Non è vero che in Italia la tassazione dei redditi personali è progressiva. L’aliquota marginale cresce soprattutto nelle fasce dove si concentrano i redditi da lavoro, scoraggiando investimenti in istruzione e riqualificazione. Si può fare molto meglio
L’illusione della progressività
Nel dibattito politico viene spesso dato per scontato che l’attuale sistema italiano di tassazione dei redditi personali sia decisamente progressivo. In effetti lo è se si guarda solo alle aliquote Irpef. Ma quelle aliquote sono applicate solo a una parte del reddito. Se si guarda invece al reddito complessivo della famiglia, tenendo conto di quelli a tassazione separata, detrazioni, spese deducibili e trasferimenti, il quadro cambia completamente.
Non intendo qui argomentare in base alla definizione tecnica di progressività. Voglio invece mettere in luce gli incentivi impliciti nel sistema fiscale complessivo. Interpolando le osservazioni sul reddito imponibile e il reddito netto disponibile delle famiglie italiane (campione EU-Silc 2015, capofamiglia in età 18-50) otteniamo la curva evidenziata nella figura 1.
Figura 1 – Italia. Reddito imponibile familiare e reddito netto familiare
Non ci dice tanto quel che accade a una singola famiglia, quanto piuttosto quel che accade nell’aggregato delle famiglie: il reddito disponibile medio per un ogni dato livello del reddito imponibile medio. Possiamo poi usare la curva per calcolare l’aliquota marginale implicita nel sistema, cioè l’imposta aggiuntiva dovuta per euro in più a partire da un dato imponibile (figura 2, curva continua in nero).
La sorpresa è che l’aliquota marginale ha un andamento a U rovesciata. Aumenta fino a circa 100 mila euro e poi diminuisce. Le famiglie con reddito più elevato hanno maggiori opportunità di sfruttare fonti di reddito soggetto a tassazione separata e deduzioni in modo da minimizzare l’imposta. Di fronte a questa evidenza, le ricorrenti discussioni su progressività, flat tax o altre idee di riforma sembrano fuori fuoco. Una aliquota marginale che cresce rapidamente fino a 100 mila euro, dove si concentrano i redditi da lavoro, scoraggia gli investimenti in istruzione e riqualificazione e in definitiva contribuisce a deprimere produttività e salari. Viceversa, l’aliquota marginale decrescente sui redditi oltre i 100 mila euro, dove è più alto il peso di altre fonti, premia le rendite, le quali pesano di più nella composizione dei redditi più elevati. La curva suggerisce che l’evoluzione del sistema fiscale ha contribuito a frenare la crescita dell’economia italiana. Infatti, il sistema economico, almeno fino a un imponibile medio di 100 mila euro, fa fronte a disincentivi crescenti.
Figura 2 – Italia. Reddito imponibile familiare e aliquota marginale
Il contributo – positivo o negativo – che il fisco può dare alle opportunità di crescita dell’economia lo vediamo anche confrontando la figura 2 con la figura 3. Quest’ultima rappresenta le curve delle aliquote marginali per la Francia e per il Regno Unito. A quanto pare, nei due paesi – che crescono più dell’Italia – la configurazione di incentivi è opposta a quella del fisco italiano. Possiamo disegnare un sistema fiscale che determini incentivi migliori? Si potrebbe copiare da paesi che sono più efficienti e talvolta anche più equi, ma forse è addirittura possibile far meglio. La metodologia – che tiene appunto conto degli incentivi a guadagnare di più o di meno – è spiegata ad esempio qui. Pensando a una coppia con due figli, la curva tratteggiata in rosso della figura 2 rappresenta l’aliquota marginale di un sistema (applicato all’intero imponibile familiare) che garantisce un reddito di base universale pari a 143.00 euro annui e una aliquota fissa del 30 per cento applicata al reddito aggiuntivo fino a circa 150 mila euro, un po’ più alta dopo. L’imposta netta – cioè l’imposta meno il reddito di base – è negativa fino 14.340 euro. Il sistema rispetta il vincolo di bilancio pubblico, induce un aumento del reddito disponibile pari allo 0,5 per cento e riduce la povertà del 12 per cento.
Figura 3 – Aliquota marginale in Francia e Regno Unito
Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.
18 Commenti