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Politica monetaria: la replica di Franco Bruni

Si potrebbero dire molte cose a proposito della preziosa attenzione  – per la quale ringrazio – con cui Francesco Giavazzi affida il commento al mio articolo al titolo di Christina e David Romer dove si ricorda che è pericoloso credere che la politica monetaria non conti. Qui affiderei la mia replica solo all’inizio del secondo capoverso del Romer & Romer: “There is little doubt that the opposite problem – an overinflated belief in the power of monetary policy – has also contributed to important policy errors”.

Banche centrali in difficoltà

Sono tanti i contributi del passato che potranno nutrire il necessario dibattito per rivedere le strategie delle banche centrali oggi in difficoltà. È sperabile che Christine Lagarde ne organizzi presto uno anche istituzionalmente. Per avere un dibattito coordinato a livello globale, dovrebbe muoversi anche il Fmi. Ci siamo così augurati anche in un policy brief presentato ai lavori preparatori del G20 2018 in Argentina (F. Bruni, J.Siaba Serrate, and A.Villafranca (2019). The quest for global monetary policy coordinationEconomics: The Open-Access, Open-Assessment E-Journal, 13 (2019-5): 1–16). Speriamo, anche se non fu tutto positivo il risultato del dibattito sulla prima revisione strategica della Bce, nel 2003, che portò a passare da un obiettivo di inflazione genericamente inferiore al 2 per cento al “prossima al 2 per cento”, la cui precisione è forse eccessiva e alla radice di parte dell’attuale problema di comunicazione e credibilità.

Asimmetria e non linearità dell’efficacia della politica monetaria

Ringrazio anche Lorenzo Bini Smaghi per quanto osserva.  So bene che ci vuol altro che il mio breve pezzo non ortodosso per “fornire l’onere della prova”. A cercar prove, in varie direzioni, servirà anche l’esperienza e l’impegno di Lorenzo. Aggiungo solo che non credo si possa facilmente invertire il ragionamento e pensare che riconoscere i limiti della politica monetaria avrebbe scoraggiato la lotta alle inflazioni del 10-20 per cento che ci videro in barricata negli anni ’70-’80 a chiedere politiche monetarie anti-inflazionistiche, a tifare per il grande (in molti sensi) Volker e poi a preparare l’euro. Nel mio L’Acqua e la Spugna. Troppa moneta: i guasti di oggi il controllo di domani (Università Bocconi Editore, seconda edizione, 2010) spiego l’acume tecnico e comunicativo con cui Volker riuscì nell’intento e sacrificò il suo posto. Credo che parte del problema stia proprio nell’asimmetria e nella non linearità dell’efficacia della politica monetaria: essa è essenziale per fermare e abbassare di diversi punti un’inflazione molto alta, molto meno per portarla da poco più dell’1 per cento a poco meno del 2 per cento.

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Lorenzo Bini Smaghi commenta la politica monetaria della Bce

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Non solo quota 100: il prezzo delle modifiche alle pensioni

  1. Aldo Ferreri

    Caro professore ,se si vuole far crescere di nuovo l’economia, occorre indicizzare le pensioni (tutte) al Pil e non fermarsi ad un parziale indicizzazione all’inflazione, come era prima del 1992. Se non si fa questo, l’Italia crescerà, se crescerà, sempre meno dell’ Europa e degli stati Uniti. Cerchi di convincersi e di convincere i suoi colleghi, che , insieme, potete intervenire presso il governo. Se si fa questo, si può anche abbassare la soglia delle pensioni d’oro.

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