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Dimezzare il Parlamento? No, meglio gli stipendi

Il Parlamento deve rappresentare i diversi interessi e punti di vista che esistono nella cittadinanza. Per poterlo fare in modo adeguato non può essere troppo piccolo. E perciò dimezzare il numero dei parlamentari italiani sarebbe eccessivo. Per ridurre le spese, meglio tagliare i loro stipendi.

PARLAMENTARI E RAPPRESENTANZA

“Dimezzare il numero dei parlamentari”. Da Pier Luigi Bersani a Silvio Berlusconi, da Mario Monti a Confindustria, tutti sembrano essere d’accordo: bisogna ridurre i costi della politica, tagliare gli sprechi, mostrare che la politica è partecipe dei sacrifici richiesti al paese: dunque “dimezzare il numero dei parlamentari”. Ma perché dimezzare? Perché non ridurre a un quarto, un terzo, o qualsiai altro numero? Si tratta probabilmente solo di uno slogan, un po’ come il famoso “milione di posti di lavoro”. Sono numeri semplici e un po’ a casaccio, che si ricordano facilmente, marketing o poco più. È comprensibile, e in un certo senso positivo, che si voglia mandare un segnale forte di discontinuità con una politica che non ha dato il meglio di sé negli ultimi anni. Ma i cambiamenti di policy, e ancora di più quelli istituzionali, andrebbero discussi e fatti con più serietà.
Prima di cambiare il numero dei parlamentari bisognerebbe innanzitutto porsi il problema della rappresentanza. Prima considerazione: il parlamento deve rappresentare al meglio i diversi interessi e punti di vista che esistono nella cittadinanza e per poterlo fare in modo adeguato non può essere troppo piccolo. Un confronto internazionale dovrebbe chiarire il punto. Il grafico di sotto mostra il numero totale di parlamentari (ossia Camera e, dove esiste, Senato) per alcuni paesi Ocse, più o meno comparabili al nostro quanto a grado di sviluppo economico e politico.

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In questa graduatoria l’Italia è seconda solo al Regno Unito e molto vicina alla Francia. Troppi parlamentari? Il grafico successivo mostra il numero di cittadini per parlamentare: ci dà un’idea più precisa dei costi che ciascun cittadino deve sostenere per mantenere in piedi il parlamento, nonché del numero di cittadini rappresentato, in media, da ciascun parlamentare. In Italia, ad esempio, ciascun parlamentare rappresenta in media circa 63mila cittadini. Dal secondo grafico emerge che i paesi più grandi hanno un numero di cittadini per parlamentare sistematicamente più elevato. (1)

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Pattern confermato molto chiaramente dal grafico successivo che mostra la relazione fra la popolazione di un paese e il numero di cittadini rappresentati in media da ciascun parlamentare (l’Italia si trova all’interno del pallino rosso con Francia e Regno Unito). La maggioranza dei paesi non si discosta di molto da una ipotetica linea a 45 gradi: al crescere della popolazione cresce proporzionalmente il numero di cittadini rappresentati da ciascun parlamentare. Posto in altri termini, i paesi più piccoli hanno, in proporzione, parlamenti più grandi. Il Belgio ha una popolazione circa otto volte inferiore a quello della Germania, ma il suo parlamento non è otto volte più piccolo, dunque (ignorando le differenze di salario) i cittadini belgi spendono di più, pro-capite, per mantenere i loro parlamentari. I confronti che spesso vengono fatti con gli Stati Uniti, con una popolazione circa cinque volte maggiore di quella italiana, possono dunque essere fuorvianti. Dovremmo piuttosto confrontarci con paesi quali la Francia o il Regno Unito. Quello che emerge è che il nostro parlamento, almeno a giudicare dal confronto con paesi comparabili, è probabilmente sovradimensionato (si colloca al di sotto della ipotetica retta a 45 gradi) ma che un dimezzamento non è giustificato. Una riduzione a 650 parlamentari in totale porterebbe l’Italia più o meno in linea con gli altri paesi qui considerati.

IL COSTO DEI PARLAMENTARI

Il grafico successivo mostra, per un sottoinsieme di paesi, il costo per cittadino (ossia il monte salari diviso per il numero dei cittadini): è abbastanza evidente che i paesi più piccoli si sobbarcano in media costi maggiori. (2)

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Dunque, i parlamenti hanno grandezze comparabili in tutti paesi e il criterio che determina la loro dimensione non è il costo pro-capite. Perché? Per due motivi soprattutto. Il primo è che per rappresentare in modo adeguato la cittadinanza non si possono avere parlamenti troppo piccoli. Chi insiste, giustamente, sul fatto che in parlamento debbano entrare categorie sottorappresentate (ad esempio le donne), non può anche chiedere di dimezzare il numero dei parlamentari senza porsi il problema di chi avrà accesso a un parlamento dimezzato. È possibile che il costo di minore rappresentanza possa essere più alto per la società del costo dello stipendio dei parlamentari? Non solo credo che sia possibile, ma anche altamente probabile.

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Il secondo motivo è organizzativo: anche i parlamenti si fondano su specializzazione e divisione del lavoro e le commissioni parlamentari istituzionalizzano proprio questa necessità. Non si può voler dimezzare il numero dei parlamentari e pensare che la qualità nello scrutinio delle leggi non ne risenta. Infine, come si evince dai grafici, l’Italia è sicuramente sovradimensionata nei confronti internazionali, ma è tutto sommato in buona compagnia: non c’è dunque nessuna anomalia italiana quanto a numero di parlamentari. Non tale, quantomeno, da giustificare un dimezzamento.
Se si vogliono ridurre le spese, meglio allora sarebbe ridurre gli stipendi anziché il numero dei parlamentari. Come ampiamente dimostrato da più parti, la vera anomalia italiana è l’entità degli stipendi dei parlamentari, non la dimensione del parlamento.

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L’ultimo grafico mostra per l’appunto il rapporto fra il salario di un parlamentare e il reddito pro-capite del paese: non credo occorrano molti commenti. Vero è che una riduzione di stipendio potrebbe, in via di principio, comportare problemi di selezione, ossia le persone più preparate, che guadagnano abbastanza al di fuori della politica, potrebbero non trovare conveniente candidarsi. Ma bisognerebbe allora chiedersi se paesi come la Francia o il Regno Unito, con salari dei parlamentari molto più bassi di quelli italiani, abbiano anche una classe dirigente politica che sfigura in confronto alla nostra. Francamente mi pare di no e il motivo, credo, sia da ricercare nella motivazione non strettamente economica che ancora spinge tante persone a occuparsi di politica. Il problema è allora piuttosto quello di rimuovere le barriere all’entrata, di cui il salario non mi sembra la componente più importante. Certo i danni fatti dal Porcellum e dall’assenza di competizione elettorale sono notevoli. Comprensibile, dunque, il bisogno non solo di dimezzare, ma di eliminare totalmente un certo tipo di politici dalle istituzioni. Ma bisogna stare attenti a non buttare via il bambino con l’acqua sporca.

 

(1) Nel grafico non ho incluso gli Stati Uniti perché il numero di cittadini per parlamentare in quel paese, con una popolazione 30 volte quella del Belgio, renderebbe illeggibile il grafico.
(2) I valori sono espresso in euro. Gli stipendi dei parlamentari sono stati convertiti in euro a parità di potere d’acquisto.

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31 commenti

  1. Luigi Calabrone

    Il meglio è nemico del bene. Quindi, se anche la soluzione di ridurre le spese per parlamentare – la prima spesa è il compenso degli stessi – è la migliore, la riduzione del numero è definitiva e sicura, la riduzione dei compensi è incerta. Comunque, il grafico più impressionante dell’articolo è quello dove risulta il rapporto tra retribuzione (non “salario” – traduzione, errata e letterale di “salary”) dei parlamentari e PIL pro capite. Da questo grafico risulta il marcio del paese – in Europa, il paese con i “salari” – le retribuzioni degli operai – più bassi. Il fatto che la politica sia divenuto il “mestiere” più remunerativo del paese ha attratto in parlamento la peggior fauna umana – come è sempre avvenuto per le bische, eccetera. Ma vedo una scarsa possibilità che i parlamentari si riducano le retribuzioni, che, tra l’altro, da decenni sono state legate a quelle dei magistrati; è stato creato un nodo diabolico che non ha molte possibilità di essere tagliato. Chi impugnerà la spada? Non vedo in giro un Alessandro.

  2. laurA

    grazie infinite…..sono mesi che lo sostengo, ma la mia platea è limitata e soprattutto spesso distratta: dobbiamo ridurre i costi, niente altro.
    Diminuendo i parlamentari gli facciamo un favore: stessi soldi e meno teste contro cui combattere per fare approvare le schifezze di leggi che scrivono.
    idem per la centrale unificata di acquisti per la SANITA’ : calmierare i prezzi è lo scopo: se accentriamo gli appalti ad un solo decisore gli mettiamo in mano il potere di definirli e non esisterà concorrenza e quindi controllo vedo del prezzo minimo di mercato!

    grazie

  3. Augusto Preta

    Concordo con il precedente commento. Meno parlamentari, meno costi indotti (sovvenzioni ai giornali, finanziamento pubblico a partiti inesistenti, portaborse, fondazioni e altre amenità del genere). Ciò detto l’analisi è seria e corroborata dalle evidenze, complimenti.

  4. Federico (estero)

    Beh, considerando che hanno dovuto istituire una commissione parlamentare per accertare un dato noto a tutti – meno che a loro – e pervenire ad un nulla di fatto….Si tratta di una situazione surreale, alla Bulgakov, per intenderci, con un parlamentare italiota – deformazione voluta- che percepisce 50 mila euro in più di un Abgeordneter tedesco ,e il sito del parlamento italiano che come un mantra indica solo qual è lo “stipendio” base. Risibile. E scandaloso. nel vano tentativo di fare passare gli italioti per ancora più fessi di quanto già non siano nel votare sempre, costantemente, irrimediabilmente, gli stessi. e che curricula! Italia…mi trovo all’estero…googlo al volo cfr. es http://www.uniteis.com/pagine_ita/archivio_notizie/110326_stipendio-parlamentari.htm
    ita stipendi ufficiali 15.707 senza contributo pensionistico 14.700
    Austria 8.655/7.664; Irlanda 8.349/7.848; Olanda 7.896/ 7.896; Germania 7.668/7.668
    Danimarca 7.263/7.263 Norvegia 7.201/ 7.057 Francia 7.065/ 5.893 Gran Bretagna
    6.629/ 6.098 Belgio 6.496 /6.496 Lussemburgo 6.124/5.879.
    da Italiano, erroneamente, ero convinto che il caffè fosse la bevanda nazionale.
    .

  5. Marino

    Il numero dei parlamentari non può essere più basso di un certo numero. Ci sono 14 commissioni permanenti, per cui calcolando un numero ragionevole di partiti (in tutta Europa si va da tre a cinque) e calcolando che il partito di maggioranza deve avere una maggioranza nelle commissioni (non puoi fare una commissione dove, per dire, tre partiti hanno un seggio ciascuno. Il partito di maggioranza sarebbe sempre…in minoranza), si va tra i 350 e i 390 deputati. Diciamo che un numero ragionevole è intorno a 450-500. Però, il numero di parlamentari è fissato in Costituzione, per cui è difficile modificarlo.
    Meglio ridurre le indennità e le spese di funzionamento. Senza contare che ci sono anche gli stipendi abnormi degli alti gradi della PA, di cui si parla poco

  6. L’unico partito che parla di dimezzamento dei parlamentari e di riduzione degli stipendi è il PD.
    L’On. Bersani ha dichiarato che oltre al dimezzamento ci sarà una legge dove lo stipendio dei parlamentari verrà ecquiparato allo stipendio di un sindaco di capoluogo di provincia (pari a euro 4.000 circa mensili).
    L’importo sarebbe decisamente al di sotto della media europea.
    E’ previsto dal programma.

    Pietro

  7. patrizio

    Meno parlamentari vuol dire anche meno democrazia, ove fossero scelti dai cittadini.
    Vanno ridotti i costi e va stabilita la incompatibilità tra il ruolo di parlamentare e tutto il resto. Poi obbligo di dimissioni per chi cambia idea; si può cambiare idea ma lasci la carica.

  8. Guido

    Direi che il dimezzamento della retribuzione e la riduzione del numero a 650 ci stanno benissimo, aggiungerei anche l’incompatibilità con altri incarichi istituzionali o libero-professionali e l’agganciamento della retribuzione alla presenza in aula e, perchè no, alla produttività. Non parliamo poi dei criteri di selezione pre-elettorale o di una Camera delle Regioni perchè già saremmo nella fantascienza.

  9. laurA

    @ augusto.
    ma dove sta scritto che dobbiamo paragli ancora tante spese? dovremo anzi cominciare a pagare piè di lista ogni cosa e a rimborso, non anticipato.
    basta non pagargli più del dovuto e tutto va a posto. Giancarlo Pagliarini scrive a loro da anni e nessuno lo ascolta.
    e guadagneranno come tutti i colleghi europei, finalmente!

  10. Margherita Grigolato

    Concordo con lo studio che è in linea con una proposta presentata a Bersani, da un gruppo di iscritti al Pd, e confermata da tempo da Civati, su una riparametrazione dello stipendio a 5.000 euro, e finchè non sarà modificata la norma di legge, l’esubero sarà versato in un fondi destinato alla disabilità, alla scuola. ecc.

  11. enzo

    una cosa non esclude l’altra , non esiste un motivo contabile o matematico, le questioni sono due è possibile ridurre le remunerazioni? (più che lo stipendio il disastro viene da rimborsi e altre amenità), è possibile ridurre i parlamentari ?Per la paghetta penso siamo tutti d’accordo senza bisogno di dire i motivi che non sono esclusivamente economici.Per quanto riguarda il numero , invece della riduzione degli onorevoli si potrebbe avere l’abolizione del senato , un vero e proprio doppione, cosa che comporterebbe , oltre che un abbattimento dei costi derivanti dall’intera struttura, un notevole snellimento e una velocizzazione della funzione parlamentare. un’altra osservazione, il numero dei parlamentari non costituisce un costo dato esclusivamente dal prodotto paghetta x n° rappresentanti, ma da tutta una serie di meccanismi di spesa legale e no atta a garantire al caro eletto la riconoscenza di gruppi di potere divoratori della spesa pubblica

  12. Alberto

    Discorso che può anche starci, ma perché mai nessuno si mette a fare queste analisi a riguardo di tutta la pletora di alti e medi funzionari e grand commis che si portano a casa cifre esorbitanti ed assolutamente ingiustificate? Perché poi non parlate mai delle enormi cifre che ci costa la presidenza della Repubblica?

  13. Massimiliano Guttadauro

    Grazie per l’analisi professor Larcinese. Come si confronta la sua analisi con quella fatta dalla Commissione Giovannini?

  14. elena scardino

    Penso che sia difficile che i diretti interessati decidano grosse riduzioni dei propri stipendi, fino a quando le norme danno a loro soltanto il potere di scelta.

  15. Vale

    Non fatevi illudere da false promesse e proposte.
    Sono loro stessi parlamentari a decidere dei loro stipendi quindi non esiste al mondo (soprattutto in Italia) che qualcuno vada contro i propri interessi.
    Al massimo quei 5k sarà il minimo e il resto dello stipendio verrà chiamato in altro modo (vedi referendum per il divieto dei rimborsi ai partiti dove è bastato cambiare nome per andare contro al voto di tutti gli italiani…. ecc).
    Ogni giorno esce uno scandalo nuovo e nessuno di queste persone paga per questi (ne rimborsa per intero il maltolto.. condoni ecc la fanno come al solito da padrona)

    Ci vuole un qualcosa di radicale per eliminare il marcio che c’è in questo paese.

    Ottimo articolo comunque, grafici “significativi”

  16. Il confronto con il Regno Unito è fuorviante, in quanto include nel numero anche i Pari, ossia i componenti della Camera dei Lord. Per quanto parte del Parlamento Inglese hanno delle regole diverse riguardo le indennità. In pratica ne ricevono solo se e in quanto partecipano ai lavori.
    E per altro la nuova riforma li porterà probabilmente a 300 (ora sono circa 760, contro i 650 dei Comuni), riducendo di molto il conteggio totale.
    Inoltre ritengo sarebbe opportuna una valutazione del costo totale degli organi parlamentari. Credo che anche in questa misura risulteremmo estremamente costosi.
    Da noi non solo alti solo gli emolumenti parlamentari, ma anche i loro benefit, nonchè gli stipendi dei dipendenti. Per non parlare dei vitalizi.

  17. Pasquale Hamel

    Con tutto il rispetto per Larcinese, rilevo un poco scientifico approccio al tema. Già il parlare di “stipendi” è fuorviante e denota una poco chiara idea di ciò che sia l’indennità parlamentare, la cui natura giuridica non é rapportabile alla remunerazione di personale dipendente. Inoltre la tesi esposta è evidentemente debole, il Larcinise sembra infatti sconoscere il lavoro parlamentare e il complesso dei costi che vi afferiscono

    • Gabriele

      Veramenti pensi che sia una tesi debole quella che i nostri parlamentari siano pagati troppo in rapporto alle loro reali capacità e sopratutto in confronto alle remunerazioni di parlamentari di altri paesi?

      Ho trovato invece il testo solido nella sua argomentazione e interessante nel riguardo del rischio associato alla riduzione del numero piuttosto del costo. L’Italia vive già in una oligarchia dove a pochi è lasciato il privilegio di accedere alla politica, senza contare il fatto che chi siede oggi nel parlamento sta facendo di tutto per far diventare sempre più difficile accedervi ad estranei. Una riduzione del numero mettere il potere legislativo nelle mani di pochissimi che molto più facilmente difenderebbe i diritti di una specifica porzione della popolazione.

  18. AM

    Concordo con l’autore sul fatto che per allinearci alla media europea dovremmo quasi dimezzare i compensi dei parlamentari. Non sono invece d’accordo sul numero, a mio parere eccessivo. E poi il Senato è un doppione della Camera.

  19. laurA

    @ augusto.
    e dove sta scritto che dobbiamo darglieli tutti quegli aiuti? bisogna ridurre e MOTIVARE caso per caso anche quelli e CHIEDERE GIUSTIFICATIVO.
    ridurre gli stipendi è solo l’inizio.
    anche i RIMBORSI ELETTORALI dovrebbero CONVERTITI in servizi di affissione, sale conferenze, uffici di servizio…..ripensamento delle risorse uname e immobiliari statali in esubero.
    facciamo lavorare la testa….

  20. Filippo Didonna

    Non sono d’accordo:
    le spese per la gestione dello stato sono una minima parte della spesa pubblica (anche se il guadagno della singola carica pubblica ha valore di esempio per il singolo cittadino).

    Inoltre il rapporto tra il numero totale di votanti ed il numero di eletti deve essere un equilibrio tra esigenza di rappresentatività ed esigenza di rapidità di decisione:
    – il caso limite di rappresentatività massima e decisionalità minima sarebbe la democrazia diretta
    – il caso limite di rappresentatività nulla e decicionalità massima è la dittatura

    Dato che per esperienza storica molti popoli in passato se esasperati dalla bassa decisionalità in tempi difficili hanno finito per scegliere volontariamente l’estremo opposto (la dittatura), sarebbe bene chiedersi se esistono vie intermedie più equilibrate.

    Gli Stati Uniti hanno 435 membri alla camera dei rappresentanti e 100 al senato (elezione a sistema maggioritario) su una popolazione di 314.145.538 abitanti.
    La Francia ha 577 deputati all’Assemblea Nazionale e 348 senatori (elezione a sistema maggioritario) su 65.447.374 abitanti.
    Il Bundestag tedesco è composto da 622 deputati + 69 delegati al consiglio federale, Bundesrat (elezione a sistema maggioritario) su 81.772.000 abitanti.
    In Spagna ci sono 350 membri al Congreso de los Diputados e 264 al Senato (elezione a sistema prevalentemente maggioritario) su 46.000.000 abitanti.
    In Italia ci sono 650 deputati e 827 senatori (elezione a sistema…

  21. Filippo Didonna

    […]
    In Italia ci sono 650 deputati e 827 senatori (elezione a sistema “porcellum”) su 60 870 745 abitanti.

    Ossia
    Stati Uniti: 587.188 persone rappresentate da ogni legislatore
    Germania: 118.339 persone rappresentate da ogni legislatore
    Spagna: 74.919 persone rappresentate da ogni legislatore
    Francia: 70.754 persone rappresentate da ogni legislatore
    Italia: 41.212 persone rappresentate da ogni legislatore

    Detto ciò, sembra che l’ultima cosa che manchi in assoluto in Italia sia la rappresentatività, mentre di sicuro sembra che manchi la capacità di prendere decisioni (per ovvi motivi) visto che il parlamento, ultimamente, non è stato capace di tirar fuori un progetto legge che fosse decente.

    Se veramente si vuole evitare di esasperare il popolo con l’indecisione del parlamento (senza portare il paese verso una nuova dittatura), una soluzione abbastanza piratesca ma improntata alla teoria dei giochi non collaborativi sarebbe, da parte del popolo, chiedere un dimezzamento del numero dei parlamentari mantenendo invariata la spesa per amministrazione pubblica (sostanzialmente promettergli il doppio dello stipendio se si “ammazzano” tra di loro) e magari terminare totalmente e senza ma il sistema del “porcellum” a favore di un maggioritario puro.

    Solo così si può sperare di instaurare concorrenza tra ogni persona che occupi uno scranno parlamentare ed evitare l’attuale sistema che rende conveniente per i legislatori solo fare “cartello”.

  22. Francesco Maria Moriconi

    si a riduzione parlamentari 15% – si a riduzione consiglieri regionali soprattutto casi eclatanti come sicilia – si a riduzione 50% stipendi parlamentari ma anche ai consiglieri delle regioni equiparate al senato della repubblica – si a drastica riduzione facilitazioni ai parlamentari e consiglieri regionali

  23. roberto

    Abbiamo rappresentanti in comune, provincia, regione, parlamento col risulato che rappresentano solo sè stessi ( e i loro compari). Trovare così tante persone degne risulta oggettivamente un problema.
    Quindi dimezziamo ( o riduciamo pure a un quarto) i nostri rappresentanti, dimezziamogli gli stipendi e mettiamo un tetto severo alle loro spese.

  24. Alfonso

    Il costo delle persone “elette” e degli organismi elettivi : stato, regione, provincia, etc, non è solo quello degli stipendi e portaborse, ma soprattutto gli sprechi che ciascun “eletto” si inventa per essere eletto e per l’inefficienza indotta da un numero eccessivo di decisori e organi decisori. Pertanto riduzione degli stipendi ma soprattutto del numero degli parlamentari (-50% ?), consiglieri regionali 8-30% ?), abolizione regioni o provincie, accorpamento comuni, e così via. Ricordo che da quando fu fondata questa Repubblica si sono aggiunte UE, Regioni, comunità montane, autority varie (non elettive)

    • andy mc tredo

      Pienamente d’accordo, aggiungerei le superconsulenze: delle due una: se sono necessarie endrebbero esodati i dipendenti delle amministrazioni, e viceversa.

  25. Valerio

    Quanti dei parlamentari in Italia fanno solo i “parlamentari”? Mi spiego. Molti, mi sentirei tranquillo nel dire la maggioranza, continuano a esercitare il loro lavoro pur una volta eletti deputati. Avvocati, notai, consulenti. Per arrivare fino agli attori. Lei crede veramente che il numero dei parlamentari sia quello efficiente?
    Dimezziamoli e impediamo loro di avere un doppio incarico. L’auto selezione ci porterebbe ad avere parlamentari piu motivati. Non sarei sorpreso nell’osservare un aumento della produttività totale.

  26. Danilo

    Io sare per l’applicazione dell’articolo 53 della costituzione. Così le entrate di tutti icittadini (politici e non politici) dovrebbero essere tassati con tasso progressivo in modo che ad un certo puntovenga a mancare il desiderio dell’accaparramento ( tanto più prendo tanto di più dò allo Stato).

  27. Euro

    Certo che il paragone potrebbe essere anche esatto ma, forse, dovremo anche considerare tra i politici tutti i consiglieri comunali, provinciali, regionali, comunità montane, unione di comuni, circoscrizioni, quanti vivono di luce riflessa dei politici quali addetti alle varie segreterie, etc. A che numero arriviamo? Possiamo provare a fare un nuovo confronto con i costi negli altri paesi?

  28. Cglorenzetti

    Ottimo saggio che smonta una formula (quella della riduzione del numero dei parlamentari ) ripetuta acriticamente un po’ da tutti e che, come accade in questi casi, sembra giusta solo perché appunto ripetuta come un mantra.
    Accanto ai diversi fattori analizzati per valutare la congruità della rappresentanza, nel caso del nostro Paese occorrerebbe porre il problema nella prospettiva della riforma del c. d. bicameralismo perfetto ( ma meglio dire ” bicameralismo paritario” ) e non nella logica della riduzione della spesa. Per ottenere la quale, come giustamente osservato, basterebbe ridurre drasticamente le indennità, i rimborsi, i finanziamenti dei gruppi parlamentari e tutti gli ingiustificati privilegi
    di cui oggi godono i parlamentari.

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