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Numeri (pochi) dell’Italia a mano armata

Non c’è un dato preciso sul numero di armi regolari presenti sul territorio italiano. Certo è che in Italia pistole e fucili circolano, lo dimostra la notevole crescita delle licenze negli ultimi anni. Cosa cambierà con la riforma della legittima difesa?

Come si entra in possesso di un’arma

La legge sulla legittima difesa approvata il 28 marzo 2019, sebbene non modifichi le regole per ottenere un’arma in Italia, potrebbe portare a un cambiamento del ruolo che le armi da fuoco ricoprono nelle vite dei cittadini italiani. La riforma stabilisce infatti che la difesa è sempre legittima e che “non è punibile se si usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere la propria o l’altrui incolumità, i beni propri o altri”. La legge, dunque, potrebbe indirettamente legittimare la presenza delle armi da fuoco nelle case italiane.

Il cambiamento potrebbe essere facilitato dalle nuove regole per acquistare e detenere un’arma, riviste lo scorso agosto dal decreto legislativo n. 104/2018 con il quale, tra le altre modifiche, era stato alzato a 12 il numero di armi sportive che si possono tenere in casa (prima erano 6) e si era ridotta di un anno la validità del porto d’armi per caccia o uso sportivo (da 6 a 5 anni).

Ma come è possibile ottenere un’arma? E quanto sono diffuse le armi nel nostro paese?

Ottenere un’arma è relativamente semplice e, con la possibilità di fare la richiesta online introdotta nel decreto legislativo n. 104/2018, anche più veloce di un tempo.

Due sono le modalità: il nulla osta all’acquisto o il porto d’armi. Il primo viene utilizzato da chi vuole acquistare un’arma per tenerla in casa, dal momento che consente esclusivamente il suo trasporto dal luogo dell’acquisto fino al domicilio.

Più diffuso è il porto d’armi, di cui esistono diverse fattispecie: le più comuni sono per difesa personale, per uso venatorio o sportivo, quest’ultimo interessato dall’intervento normativo di agosto. Per ottenere il porto d’armi per difesa personale è necessario essere maggiorenni e avere una ragione valida e motivata che ne giustifichi il bisogno. L’autorizzazione, rilasciata dal prefetto, permette il porto dell’arma fuori dalla propria abitazione e ha validità annuale; questa tipologia di autorizzazione è indirizzata a professionisti che svolgono attività con un rischio elevato, come avvocati e gioiellieri.

Il porto d’armi per uso venatorio è una licenza che autorizza al porto di fucile per uso di caccia nei periodi di apertura della stagione venatoria, mentre la licenza per uso sportivo, rilasciata dal questore, permette di esercitare il tiro al volo e il tiro a segno. Queste due sono le tipologie più diffuse e coprono circa il 94 per cento delle licenze totali.

Per ottenere le licenze o il nulla osta devono essere rispettati alcuni requisiti, comprese idoneità psico-fisiche e legali. C’è però un vuoto normativo riguardo al caso in cui un soggetto divenuto legalmente possessore di un’arma, in un secondo momento soffra di una patologia psichiatrica che ne rende impossibile la detenzione: oggi questa eventuale nuova condizione psichica può essere accertata solo al momento del rinnovo della licenza.

Una volta ottenuta la licenza di porto d’armi o il nulla osta si possono detenere 3 armi comuni da sparo; 12 armi classificate ad uso sportivo sia lunghe che corte (prima del decreto legislativo di agosto erano 6); un numero illimitato di fucili e carabine con calibro e funzionamento indicati nell’articolo 13 della legge 157 del 1992.

Dopo la riforma delle norme sulla legittima difesa è stata rilanciata una proposta di legge, il cui obiettivo è quello di rendere più agevole l’iter per acquistare un’arma destinata alla difesa personale, aumentando da 7,5 a 15 joule il discrimine tra le armi comuni da sparo e quelle per le quali non è necessario il porto d’armi.

Alcuni numeri sulla diffusione delle armi in Italia

Dal primo Rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia condotto dal Censis sono emersi alcuni dati che mostrano un quadro generale, ma ancora molto vago, sulla diffusione delle armi nel nostro paese. In figura 1 sono riportate le variazioni riguardanti le licenze concesse nel corso del triennio 2014-2017. È immediato notare come la diffusione della licenza per arma a difesa personale, sia lunga che corta, si sia ridotta. È invece rilevante l’aumento che interessa le licenze a uso sportivo, pari al 47,2 per cento in più rispetto al periodo precedente. Anche le licenze per uso venatorio sono aumentate, ma in misura più limitata, pari al 7,2 per cento.

Figura 1 – Licenze per porto d’armi in Italia, per tipologia, 2014-2017

Fonte: Elaborazione Censis su dati ministero dell’Interno

È difficile ottenere un numero preciso delle armi in circolazione in Italia tra la popolazione civile, in quanto a ogni autorizzazione può corrispondere un numero ipoteticamente infinito di armi: basti considerare che sia la licenza di porto d’armi sia il nulla osta prevedono la possibilità di detenere un numero illimitato di fucili e carabine. Nel 2017, secondo i dati del ministero dell’Interno, le licenze valide erano 1.398.920. A partire da questo dato, il centro di ricerca Small arms survey ha stimato che il numero di armi regolarmente presenti nel territorio italiano oscilla tra i 4 e i 10 milioni.

Ad aumentare l’incertezza riguardo la diffusione delle armi contribuisce il fatto che esiste un’intesa attività di compravendita tra privati, che fa sì che le armi possano circolare, tra soggetti autorizzati a detenerle, senza alcun monitoraggio.

L’Italia nel contesto globale

Se confrontata con altri paesi europei con caratteristiche analoghe in termini di popolazione e ricchezza, l’Italia risulta più armata di Inghilterra e Galles (insieme) e Spagna, ma possiede meno della metà delle armi circolanti in Francia (25 milioni) e Germania (19 milioni); il trend è rispettato anche valutando il numero di armi ogni 100 abitanti (ma in questo caso il dato spagnolo è in linea con quello italiano).

Figura 2

Fonte: Small arms survey

Ciononostante, tra i paesi del G8 l’Italia si distingue per l’alto numero di morti per armi da fuoco ogni 100 mila abitanti, come indicato in figura 3: il dato si attesta intorno allo 0,71, secondo soltanto agli Stati Uniti che presentano un valore di 2,97, ma con 270 milioni di armi in circolazione.

Figura 3 – Numero di morti da arma da fuoco ogni 100 mila abitanti

Fonte: Il Sole-24Ore

Alla luce di questi dati, l’Italia non mostra un trend atipico all’interno del panorama europeo per quanto riguarda la presenza di armi regolarmente detenute da cittadini. Allarmante è invece il numero di uccisioni con armi da fuoco, che è particolarmente elevato in rapporto a quelle diffuse sul territorio.
Sarà interessante analizzare il fenomeno una volta che i cittadini si saranno adattati ai cambiamenti legislativi sulla legittima difesa, anche alla luce dell’ultimo intervento legislativo in materia di possesso d’armi.

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Il Punto

  1. Cicci Capucci

    Ogni arma detenuta presso il proprio domicilio va notificata alla Questura o ai Carabinieri, così anche gli spostamenti. Quindi i dati ci sono, eccome. Si tratta solo di aggregare i data base. Sembrerebbe cosa facile. O no?

    • Matteo T.

      Le questure non rilasciano queste informazioni che, peraltro, sono solo riferite alla detenzione di armi ad usi particolari (sportivo). Non esiste alcun database.

  2. Lorenzo

    La patologia psichiatrica. È un problema comune con la patente di guida.
    Per il porto d’armi si potrebbe dimezzare il tempo fra un rinnovo e l’altro e, con l’avanzamento dell’età, equipararlo a quello del rinnovo patenti. Per entrambe le licenze si potrebbero collegare i database con quelli della sanità e quindi prevedere il ritiro d’ufficio.

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