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Uguali, ma diversi: i pensionati secondo la riforma Di Maio

La proposta di taglio alle pensioni alte del ministro del Lavoro ripartisce i costi in maniera disuguale tra soggetti uguali, innescando probabili contenziosi. Meglio sarebbe agire sull’equità verticale, rispettando così anche il dettato costituzionale.

Proposta di taglio alle pensioni alte

Il ministro Di Maio ha di recente caldeggiato l’opportunità di tagliare dalle pensioni di importo superiore ai 4-5mila euro la quota in eccesso rispetto ai contributi versati nel corso della vita. La sua presa di posizione ha aperto una serie di questioni relative ai ritorni finanziari dell’operazione e agli eventuali vantaggi che i pensionati più poveri potrebbero trarre da questo “tesoretto”. Poco o nulla invece è stato detto sul principio di equità invocato per giustificare la politica.

La proposta del ministro fa implicito riferimento al concetto di “equità attuariale”, ovvero alla corrispettività tra la somma dei contributi versati e la somma delle pensioni ricevute nel corso della vita degli assicurati. Il taglio alle pensioni alte sarebbe ispirato a questo principio, che attualmente si applica in maniera estesa solo a coloro che hanno cominciato a lavorare e versare contributi per la pensione dopo il 1995, quando è stata introdotta la regola contributiva. I lavoratori più anziani – ricchi e meno ricchi – grazie a un’interpretazione generosa del concetto di diritto acquisito hanno potuto beneficiare di sconti che solo la vituperata riforma Fornero ha cercato di frenare, quando però era ormai troppo tardi.

Un ricalcolo che non dà equità

Per diventare operativa la proposta del ministro del Lavoro prevede che, per coloro che hanno assegni “sufficientemente” alti, si proceda a un ricalcolo della pensione (retributiva) con la regola contributiva. Il ricalcolo servirebbe a individuare l’ammontare del taglio che dovrebbe essere correlato all’eccesso di generosità garantito dal vecchio sistema. Di fatto, equivale a introdurre un’imposta patrimoniale sulla ricchezza pensionistica, ovvero proprio sulla somma complessiva delle pensioni ricevute nel corso della vita da un individuo. Disegnare l’imposta in modo equilibrato non è però un esercizio banale, soprattutto quando la base imponibile su cui si calcola l’ammontare della riduzione è l’importo annuale della pensione e non lo stock derivante dalla somma di tutte le pensioni ricevute nel corso della vita.

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Da quanto si può capire dalle sue dichiarazioni, la proposta di Luigi Di Maio ripartisce i costi della sua politica in maniera disuguale a soggetti uguali e questo apre probabilmente spazio a potenziali contenziosi che, il passato ce lo insegna, potrebbero portare alla sconfessione della politica stessa, ad esempio da parte della Corte costituzionale.

È opportuno partire da una considerazione che può apparire banale, ma non è irrilevante: la somma complessiva delle pensioni ricevute da ogni assicurato viene liquidata anno per anno e non in un solo istante. Un ricco pensionato ottantenne avrà quindi liquidato una parte più importante della sua ricchezza pensionistica rispetto a quanto non abbia fatto della sua un altro ricco pensionato, ma di qualche anno più giovane.

Supponiamo, a mero scopo descrittivo, che ci siano due pensionati ricchi che abbiano avuto medesimo reddito da lavoro, abbiano versato uguali contributi nella fase attiva della loro vita e siano andati in pensione alla stessa età. L’unica differenza tra i due è l’anno di nascita. Di conseguenza, nell’anno in cui il ricalcolo viene effettuato, i due pensionati avranno età diverse. Supponiamo che il primo abbia 80 anni e il secondo 70 anni. Sempre per amore di semplicità, supponiamo anche che entrambi abbiano un’aspettativa di vita che li porterà a vivere fino a 85 anni. Il primo pensionato ha 5 anni di tempo per restituire quanto ingiustamente ricevuto sulla base della regola retributiva. Il secondo dovrà restituire la medesima somma in 15 anni. Si potrebbero invero generare situazioni ancora più paradossali: ad esempio un pensionato che avesse già ottenuto quanto gli spetta sulla base del ricalcolo potrebbe essere chiamato a restituire più del 100 per cento della sua pensione.

Se l’obiettivo è ridurre nello stesso modo la ricchezza pensionistica dei pensionati correnti e ricchi, allora, a parità di altre condizioni, ciò comporta che la dimensione del taglio della rata annuale di questa ricchezza, ovvero della pensione, deve essere tanto più alta quanto più anziano è il pensionato. In alternativa, a parità di taglio annuale della pensione, la dimensione della restituzione del “maltolto” sarà tanto più alta quanto più giovane è il pensionato. In entrambi i casi si fatica a trovare condivisibile e praticabile una regola che tratta gli uguali in maniera diseguale.

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A difesa del provvedimento si potrebbe dire che tutte le riforme delle pensioni provocano una redistribuzione delle risorse tra generazioni. Meglio forse, allora, riferirsi ad altri aspetti dell’equità, ad esempio quella verticale, che risulterebbe anche più in linea con il dettato costituzionale.

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20 commenti

  1. Michele Lalla

    Il ragionamento proposto può essere ineccepibile, ma porta all’immobilità. Ciò che pare strano è anche quanto si fa, quando si pone una nova regola a un certo momento del tempo: “chi ha lavorato piú di 18 anni va con il vecchio regime e gli altri con il nuovo”. Questo crea subito ingiustizie. Ne consegue, alla stessa stregua di questa prassi, che non ci si può lamentare se chi è piú vecchio “restituisce meno”, è in re ipsa. Pretendere che restituiscano tutto è una ingiustizia e/o vessazione. Infine, adesso sono congetture, occorre avere il testo scritto o almeno la proposta. Se c’è “diffondetela”. I resoconti dei giornalisti non sono sempre affidabili. Infine, si può dire qualcosa anche sulla soglia: perché non partire da 3000 euro?

    • serlio

      si tratta dell’ennesimo aiuto alla casta da parte di intellettuali conniventi con questa.
      proporre uno pseudo ragionamento per bloccare i tagli ai privilegiati.
      il problema vero, non viene affrontato: ci sono privilegiati che percepiscono una signora pensione per avere “lavorato” un solo giorno, mentre i comuni mortali devono averlo fatto per almeno 30 anni…
      E’ ovvio che chi ha già usufruito di tali privilegi avrà incassato di più, ma allora perchè non obbligarlo a restituire quanto indebitamente percepito? Lo so che non si possono avere effetti retroattivi, ci mancherebbe altro, ma la casta li ha applicati con disinvoltura tante volte che solo così capirebbe cosa significa contravvenire alle regole.

      • carlo mazzaferro

        Gentile Serlio, non mi sento connivente con nessuno. Cerco di ragionare con la mia testa e con le informazioni che ho. I pensionati d’oro hanno lavorato molti anni in media, si sono ritirati dal mercato del lavoro tardi e avevano redditi alti. Tutto questo lascia pensare che per loro una correzione attuariale sarebbe bassa, non alta. Sarebbe alta per i milioni di pensionati di anzianità che sono andati in pensione a 55 anni o meno. Ma in termini elettorali è difficile pensare di abbassare queste pensioni, per qualcunque partito. Infatti nessuno ha mai toccato le pensioni in essere. Quanto al punto dell’articolo rimango convinto di quanto scritto: anche se parliamo di soggetti ricchi non si può invocare un concetto di equità che poi risulta iniquo nella richiesta del contributo a soggetti che, tra loro, sono uguali.

  2. Sergio Bondi

    Art.53 della Costituzione: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Quindi un eventuale taglio della spesa “pensionistica” dovrebbe gravare su tutti i cittadini, in ragione della loro capacità contributiva. Ogni paletto (10.000,5.000,4.000, e altri) sembrerebbe incostituzionale. Ed anche i trattamenti assistenziali andrebbero tagliati in base allo stesso principio? Visto che sono in carico all’INPS.

  3. Roberto Enrico

    Qualunque soglia 3000/2000/ 4000 diventa difficilmente sostenibile penso sul piano costituzionale. O il ricalcolo è per tutti o dubito che possa reggere. Se così fosse, come dimostrano gli studi di Patriarca, andrebbe a toccare proprio quel ceto medio / basso che rappresenta una quota consistente della base elettorale dell’attuale governo.

  4. tiziano broccati

    Ma se si adotta il criterio del ricalcolo con il contributivo, allora va rifatto per tutti quelli che hanno usufruito del retributivo, a prescindere dall’ammontare della pensione, per il principio costituzionale di uguaglianza. O sbaglio?

    • carlo mazzaferr

      Infatti. Se si volgiono tagliare le pensioni alte meglio riferirsi al concetto di equità verticale (i ricchi pagano di più dei poveri, anche in proporzione al loro reddito).

  5. Henri Schmit

    Sarà una mia limitazione ma non capisco perché la correzione delle pensioni “troppo alte” in base al criterio contributivo debba valere anche per gli anni già percepiti e non semplicemente per gli anni futuri. Sarebbe lo stesso censurato dalle Corti in base alla teoria nefasta e formalistica dei diritti acquisiti. È quella giurisprudenza il vero ostacolo a una vera riforma, al prevalere dell’equità sul formalismo giuridico. Chi conosce i principi della common law comprende l’importanza cruciale di questa massima.

  6. Tiziano Broccati

    Se si adotta il criterio del ricalcolo secondo il contributivo , si dovrebbe adottare per tutte le pensioni maturate con il retributivo, a prescindere dall’ammontare, secondo il principio costituzionale di uguaglianza di tutti i cittadini.

  7. Luigi63

    Concordo con il ragionamento di Lalla. Ed il testo di Mazzaferro mi sembra capzioso e proprio coerente con il non fare nulla (anche se immagino non sia l’intenzione dell’autore). Il ricalcolo contributivo dovrebbe semplicemente servire a capire quale sarebbe OGGI la pensione secondo questo metodo. Valutando poi la differenza con quella percepita realmente si applica una diminuzione in %. per il futuro, indipendentemente se la pensione è già percepita da 5 o 25 anni.ed io lo applicherei a tutte le pensioni, non solo quelle alte (ovviamente con riduzioni diverse).

    • carlo mazzaferr

      gentile Luigi, rimango della mia opinione. Il ricalcolo contributivo, così come proposto, è incoerente. Non sono nemmeno sicuro che chi ha pensioni alte avrebbe poi un taglio se il principio è quello attuariale. Due ragionamenti: i) si tratta di soggetti che in media sono andati in pensione tardi (e quindi dal punto di vista attuariale vanno premiati non puniti); ii) la regola retributiva su cui hanno calcolato la loro pensione è PROGRESSIVA. Questo significa che il rendimento interno della retribuzione pensionabile, nel vecchio regime, diminuisce all’aumentare del reddito. In termini attuariali i pensionati d’oro non sono tra le categorie più favorite. Lo saranno magari da altri punti di vista, ma allora si deve usare un altro concetto di equità per tagliare quelle pensioni. Altrimenti il legislatore fa solo confusione. O propaganda

  8. giorgio

    Non mi pare si possa parlare, come si fa nell’articolo, di una imposta patrimoniale sulla ricchezza pensionistica. Si tratta semplicemente di correggere una grave stortura del nostro sistema per cui un certo numero di persone gode di un trattamento economico molto elevato anche se non giustificato dai contributi versati. Quanto all’esempio fatto sulle disuguaglianze che deriverebbero in relazione all’età, vorrei osservare che in materia pensionistica questo è un fatto inevitabile. Poiché ogni persona cessa di vivere ad una età diversa ci sarà sempre chi fruisce in misura minore o maggiore dei contributi versati.
    Vorrei ancora osservare che ogni volta che si cerca di correggere un po’ le più marcate e ingiustificate differenze nei trattamenti pensionistici emergono sempre obiezioni su obiezioni sia di natura economica che giuridica che bloccano qualsiasi intervento riformatore che pure sarebbe equo e possibile.

  9. Carmine

    Tanta confusione a anche tanti dubbi . Un ricalcolo per singolo pensionato o con correttivi in relazione al reddito familiare?
    Due coniugi con pensioni di 3000 euro sarebbe sotto soglia mentre una famiglia mono reddito con pensione sopra soglia (4 o 4 K) dovrebbe contribuire ?
    E poi come invocare solidarieta senza prima mettere un limite massimo ,non superiore alla pensione massima , per gli emolumenti, rimborsi, e i benefit dei politici ?

  10. Maurizio Daici

    È poco popolare parlare di “diritti acquisiti” ma il ricalcolo prospettato pone seriamente il problema del rispetto del principio fondamentale della non retroattività della legge. Il legislatore non può operare in maniera arbitraria.

  11. Roberto Pasini

    Il tema non sono i diritti acquisiti. Se lo Stato a distanza di 20/30 anni può usare una macchina del tempo e revocare provvedimenti “non equi”, allora può valere per tutto; perché non per i vari condoni edilizi e fiscali? Se poi si vuole farlo comunque, perché solo per alcune soglie e non per tutti? Equità attuariale per tutti. Come ha messo in luce Patriarca il governo farebbe delle brutte scoperte.

  12. Stefania

    Io credo che, per evitare ingiustizie, la cosa migliore sarebbe tagliare solo le pensioni di deputati, senatori, presidenti ed assessori regionali ecc..; cioè a tutti coloro che in tutti questi anni, si sono arrogati il diritto di decidere sui loro compensi e le loro pensioni. Comprese quelle di reversibilità ai loro parenti.

  13. Savino

    Il sistema pensionistico italiano stile anni ’60 ’70 e ’80 è stato da” signori della guerra” nel terzo mondo, tant’è che i calcoli contributivi non si facevano affatto per il pubblico (era partita di giro) e si facevano, per pubblico e privato, solo sulle ultime buste paga (vergogna assoluta). Sulla base di ciò, ci si renda conto se è la Fornero da cancellare, il contributivo da cancellare o tutt’altro. Il contributivo è giustizia ed equità sociale contro la vergogna del retributivo (dei funzionari e dei militari promossi all’ultimo solo per una pensione migliore, ancora vergogna).

  14. Il sistema rischia di essere il cavallo di Troia per un ricalcolo generalizzato su base contributiva di tutte le pensioni. Cosa succederà all’ottantenne che col retributivo ha1200 Euro di pensione?

  15. Franco Tegoni

    Il limite da cui “fare giustizia” è già stato cambiato rispetto a quanto stabilito nel “contratto di governo”: 5.000 euro nel contratto, 4000/5000 nelle dichiarazioni di Di Maio. Questo dimostra l’arbitrarietà del porre limiti da cui partire. Questo è il “governo del cambiamento”!!! Ripensiamoci e mandiamoli a casa rapidamente questi mediocri casinisti!

  16. Penso che i diritti acquisiti siano uno spauracchio per i poveri mentre un taglio delle pensioni retributive fatto con intelligenza potrebbe benissimo essere costituzionale, l’unica cosa logica è cercare di calcolare (cosa non proprio facile) la differenza tra quanto percepibile su base contributivo e quanto viene ricevuto tagliando una quota ragionevole e applicandolo solo da una certa soglia di valore ( se uno prende 1000 euro che vogliamo tagliare?) , eventuali ricalcoli per i pensionati più vecchi anche se ha una sua logica significa condannarsi alla immobilità, la legge deve essere abbstanza semplice e senza troppi ghirigori

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