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Quando l’abilitazione non è sinonimo di merito

Un sistema di selezione dei docenti universitari basato su abilitazione nazionale e concorsi locali non dà la garanzia di scegliere i migliori candidati. Anzi può dare risultati opposti se le singole commissioni perseguono obiettivi diversi dal merito.

Commissioni e merito

Il sistema dell’abilitazione scientifica nazionale (Asn) è stato introdotto con lo scopo di creare una selezione su base nazionale dei candidati alle posizioni di professore ordinario e associato, prima della loro partecipazione ai concorsi banditi localmente dai singoli atenei. Teoricamente, un sistema a “due stadi” dovrebbe dare maggiori garanzie sulla qualità del sistema universitario nazionale. Infatti, anche se il singolo ateneo volesse perseguire una selezione del personale universitario secondo logiche diverse dal merito, grazie alla Asn, i candidati non meritevoli verrebbero a priori esclusi dalla competizione del concorso locale.

In realtà, il sistema non garantisce il raggiungimento di questi obiettivi se la commissione incaricata per la selezione non premia il merito.

Abbiamo preso in esame il lavoro svolto nelle ultime due tornate di abilitazione scientifica nazionale dalla commissione 13B4 (“Finanza aziendale” e “Economia degli intermediari finanziari”). Contrariamente a quanto sarebbe lecito attendersi, i dati non evidenziano differenze in termini di produzione scientifica tra chi ha ottenuto l’abilitazione e coloro a cui è stata negata.

Figura 1

La figura 1 mostra alcune metriche comunemente utilizzate per la misurazione della qualità della produzione scientifica: il numero medio di prodotti di fascia A (Anvur), di articoli classificati dalla Abs come “3” o superiori e di prodotti dotati di impact factor. Questi indicatori, rappresentati dalle prime tre colonne del grafico, non sono diversi tra soggetti abilitati e non, a suggerire che non sia stato il merito scientifico il fattore guida nell’attribuzione dell’abilitazione.

Se non il merito, che cosa ha guidato la scelta? La quarta colonna della stessa figura divide i candidati tra coloro che sono attualmente incardinati all’interno della medesima area concorsuale e soggetti non classificabili come tali (“fuori Ssd”) poiché impegnati presso atenei esteri o in altri settori. E mostra in modo netto che l’appartenenza allo stesso settore concorsuale è fortemente associata alla probabilità di ottenere l’abilitazione. In altre parole, da questi dati sembra emergere che l’unico fattore determinante nel conseguimento dell’abilitazione scientifica non sia il merito scientifico, ma l’appartenenza al medesimo settore concorsuale.

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Confronto tra interni ed esterni

Si potrebbero naturalmente avanzare alcune critiche.

In primo luogo, si potrebbe obiettare che i candidati provenienti da altri settori non sono stati abilitati in quanto semplicemente meno meritevoli. In realtà la figura 2 mostra che forse è vero il contrario, dal momento che gli indicatori scelti per misurare la bontà della produzione scientifica sono migliori per i candidati “fuori settore”.

Figura 2

La seconda possibile eccezione riguarda il principio della coerenza con le tematiche investigate all’interno del settore scientifico. Si potrebbe infatti eccepire che i candidati incardinati sotto settori diversi dal 13B4 possano essere sì produttivi, ma non sui temi inerenti al settore. Per fugare questo dubbio, la figura 3 mostra i medesimi indicatori riportati nella figura 2, restringendoli tuttavia alle sole riviste scientifiche classificate dal ranking Abs sotto la categoria Finance.

Figura 3

La figura 3 mostra che non esistono differenze nella produzione scientifica di area tra chi è incardinato nel settore 13B4 e chi invece proviene dall’esterno. Di nuovo, sembra che il principale criterio utilizzato per concedere l’abilitazione non sia stato il merito scientifico, ma l’appartenenza al medesimo settore, suggerendo l’esistenza di una deliberata volontà protezionistica volta all’esclusione dalle future selezioni nei concorsi locali i candidati provenienti dall’estero o da altri settori.

Si potrebbe infine sostenere che gli indicatori considerati nei grafici 2 e 3 non rappresentino una buona misura del merito scientifico. La figura 4 mostra allora i risultati della medesima analisi condotta prendendo in esame un settore concorsuale scientificamente non distante: il 13A1 (Economia politica).

Figura 4

In questo caso, la commissione sembra aver utilizzato criteri diversi. In particolar modo, mentre non vi è alcuna differenza tra soggetti già incardinati nel medesimo settore concorsuale e soggetti “fuori Ssd” (quarta colonna), gli indicatori medi di produttività scientifica dei soggetti abilitati sono tra il 60 e il 70 per cento superiori a quelli dei candidati ai quali è stata negata l’abilitazione.

Il caso del settore 13B4, che difficilmente può essere considerato isolato, sembra confermare il timore che un processo a “due stadi” non garantisce necessariamente una maggiore considerazione del merito nei processi di selezione universitaria.

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In realtà, risultati migliori si potrebbero avere se i singoli atenei fossero completamente responsabili dei loro processi di selezione. In cambio di una maggiore autonomia decisionale, ogni università dovrebbe sostenere un costo maggiore (ad esempio, in termini di minori fondi dallo stato) nel caso di adozione di politiche di selezione poco orientate al merito.

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  1. Michele Lalla

    Mi limito solo a due osservazioni. Cominciamo dalla Figura 1: le differenze tra abilitati e non abilitati sono rilevanti, perché i secondi hanno molti lavori fuori SSD, magari hanno anche alti IF; infatti, i candidati di settori affini partecipano sperando di accelerare. La figura 2 conferma l’ipotesi che quelli fuori SSD hanno alti IF, ma questo è il problema generali: i settori hanno confini specifici, altrimenti un medico potrebbe insegnare “Finanza Aziendale”, perché, come è noto, le loro riviste hanno alti IF. Quello che si evince e ho capito dall’esame di giudizi delle Commissioni, che hanno operato ancora i vecchi canali di fatto; nei settori a me affini, soprattutto gli ordinari giovani, hanno agito come e peggio dei vecchi. Eeeh! Il solito cambiare tutto per non cambiare niente. La Commissione c’è perché esprime i suoi giudizi (personali), altrimenti facciamo scegliere dal computer? Lo scandalo, invece, sta nell’enorme massa di gente preparata, competente, che continua a ottenere idoneità e resta dove sta: una offesa al lavoro di ricerca e all’impegno e nessuno si è premurato di evidenziare il problema e di fare proposte e pressioni per migliorare la progressione di carriera. Penso a quelli che prima hanno tanto baccagliato.

  2. Francesco

    La commissione di “Economia politica” come esempio virtuoso? Ci sarebbe da discutere, proprio per il modo in cui si giudica in base a parametri che definire oggettivi è alquanto ingenuo, come ad esempio la famigerata “lista di riviste di classe A” decisa dall’ANVUR. Bisognerebbe avere piuttosto il coraggio di dire che i sistemi di abilitazione “di massa” andrebbero aboliti. Numeri più bassi di volta in volta, per forzare le commissioni ad assumersi la responsabilità di leggere i lavori. Questa è la posizione di svariati premi Nobel, altro che la teologia di metriche più o meno raffazzonate.

  3. Max

    Sarebbe opportuno anche considerare una “dummy” per il possesso dei titoli. Gli abilitati e i non abilitati hanno i titoli nella stessa proporzione?

  4. Federico Leva

    Mi pare che questi grafici dimostrino solo che probabilmente nelle abilitazioni non esiste la temuta dittatura della VQR, delle famose liste di riviste e dei vari vituperati indicatori quantitativi.

  5. Massimo Aria

    L’articolo non tiene conto del processo di autoselezione che esiste a monte della procedura. Se non posseggo i requisiti minimi (le famose mediane) allora non faccio domanda e mi escludo a priori. Quindi la valutazione delle commissioni è fatta solo su una parte (“numericamente” più produttiva) di potenziali aspiranti. Ne deriva che tutti questi grafici comparativi sono affetti da una distorsione. Infatti una comparazione quantitativa (if, fascia a, ecc.) non è la più adeguata se si confrontano due gruppi in cui c’è già stata una “scrematura” quantitativa in partenza. Per distinguere tra i candidati (tutti comunque produttivi), la commissione è chiamata a valutare i titoli, la coerenza e la qualità dei lavori e solo marginalmente la consistenza numerica.

    • Marco Antoniotti

      La “auto-selezione” pre-domanda c’è stata sicuramente. Ma, dato che “Contrariamente a quanto sarebbe lecito attendersi, i dati non evidenziano differenze in termini di produzione scientifica tra chi ha ottenuto l’abilitazione e coloro a cui è stata negata.”, il problema rimane e permane.

  6. Giuseppe Damora

    Qual è la domanda di ricerca? La validità della ASN? E come si esprime un giudizio con un campione pari 0,5% della popolazione (1 settore su 190 esistenti)? Quanti sono i casi presi in considerazione per le elaborazioni delle figg. 1,2 e 3? E tali casi coprono l’intero universo delle domande prodotte? Parimenti, le elaborazioni della fig. 4 sono lavorate su quali numeri? E, di nuovo, tali casi coprono l’Intero universo? Ed i dati da dove provengono? Sono pubblici? Il database è certificato? Come si sono ottenuti questi dati? E’ possibile averli? E’ possibile replicare l’esperimento ed estenderlo? Non credo che la domanda di ricerca – almeno me lo auguro – sia relativa all’operato di una singola commissione. Certo, se così fosse, il campione sarebbe significativo. Volendo fare una valutazione completa si avrebbe bisogno dei dati di tutti i candidati di tutti i settori o per lo meno di un numero significativo di domande in più settori, eventualmente campionate rispetto alla numerosità originaria dei settori. E poi una domanda su tutte: “meritano riconoscimento e, dunque, contano le conoscenze di qualunque tipo oppure le competenze?”. I non abilitati potrebbero avere titoli eccellenti ma non “congruenti” con il settore. D’altronde, la figura 5 (SC 13A1) sembra restituire l’immagine di un settore che rimette meccanicisticamente il merito ad un sapere non specificatamente identificato, dato che non si qualifica come specialistico degli appartenenti al settore.

  7. Marco Antoniotti

    L’ASN va abolita.

  8. Savino

    Affidereste ancora il futuro di vostro figlio nelle mani dei baroni truccatori di concorsi?

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