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Parole per il nuovo governo

L’analisi testuale del contratto di governo tra M5s e Lega suggerisce che il futuro esecutivo punterà a intercettare la crescente domanda di assistenzialismo. Il Movimento 5 stelle sembra così essere riuscito a imprimere la direzione principale al testo.

Un contratto rivisto più volte

Nella mattina di venerdì 18 maggio è stata diffusa la versione definitiva del “contratto” di governo fra Movimento 5 stelle e Lega. Trenta punti che vanno dal funzionamento del governo e dei gruppi parlamentari alll’università e ricerca, per un totale di 57 pagine. Il contratto è stato sottoposto al voto degli iscritti del M5s sulla piattaforma Rousseau e approvato con un plebiscito del 94 per cento degli utenti.
Durante la settimana si sono susseguite diverse versioni del contratto. La prima, una bozza datata lunedì 14 maggio alle ore 9.30 e pubblicata dall’Huffington Post martedì 15, conteneva due punti particolarmente controversi: un meccanismo di uscita dall’euro e la richiesta alla Banca centrale europea di cancellare 250 miliardi di debito italiano. Si proponeva infatti di introdurre “specifiche procedure tecniche di natura economica e giuridica” in grado di consentire a singoli stati dell’Eurozona di “recuperare la propria sovranità monetaria”, o di “restarne fuori attraverso una clausola di opt-out permanente” per avviare un “percorso condiviso di uscita concordata” là dove sia espressa “chiara volontà popolare”. Il documento ipotizzava poi il “congelamento” e la “cancellazione” dei buoni del Tesoro poliennali in seno alla Bce, per una cifra quantificata attorno ai 10 punti percentuali dell’attuale debito italiano. Nella stessa giornata di martedì una nota congiunta di M5s e Lega affermava che la versione del contratto diffusa dall’Huffington Post era stata superata e che “la moneta unica non è in discussione”.
Una seconda bozza, datata 16 maggio alle ore 19, è stata diffusa nella giornata di giovedì 17. I due punti più controversi su euro e Bce risultavano interamente rimossi. Il testo finale ricalca molto questa versione e tocca temi centrali della campagna elettorale di M5s e Lega, quali reddito di cittadinanza, flat tax e riforma della legge Fornero, e conferma alcune novità già presenti nella prima stesura, come la creazione di un comitato di conciliazione per dirimere le controversie sul programma di governo. Fa notizia anche ciò che il contratto non dice, in particolare per quanto riguarda le coperture delle misure fiscalmente onerose proposte al suo interno, come emerge dall’analisi dell’Osservatorio dei conti pubblici italiani.

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L’analisi del testo

Più che un vero e proprio piano programmatico, il contratto di governo costituisce una dichiarazione di intenti volta a non deludere le aspettative degli elettori. In quanto tale, il testo getta luce sulle ragioni che hanno guidato i due movimenti politici alla vittoria del 4 marzo, più di quanto non dica sulle misure che il futuro governo riuscirà effettivamente ad attuare. Un’analisi testuale del contratto permette così di identificare alcune parole chiave che hanno segnato il successo elettorale di M5s e Lega e di tracciare un quadro dell’equilibrio di potere interno al futuro governo.
Una volta rimossi punteggiatura e “stop words” (parole che per la loro alta frequenza sono ritenute poco significative, quali articoli, preposizioni e congiunzioni), tre figure aiutano a dare un’immagine sintetica del contratto di governo. La prima mostra la frequenza assoluta dei trenta termini più ricorrenti all’interno del contratto. La seconda è una “wordcloud” dei termini che compaiono almeno quindici volte nel testo, dove la dimensione delle parole è proporzionale alla loro frequenza relativa. La terza un “network graph” che mostra la co-occorrenza dei trenta termini più frequenti in finestre di cinque parole.

Figura 1 – I 30 termini più ricorrenti del contratto di governo

Figura 2 – Wordcloud dei termini che compaiono almeno 15 volte nel testo

Figura 3 – Network graph dei 30 termini più ricorrenti del contratto di governo

I dati riassumono bene il tentativo di segnare un’inversione di rotta e le ragioni del successo elettorale di M5s e Lega. Mostrano inoltre il peso relativo delle due parti nella stesura dell’accordo.
L’ampia presenza di due termini normativi, come “occorre” e “necessario”, dà indicazione del carattere volitivo che si è cercato di imprimere al testo, a marcare un distacco dalle precedenti esperienze di governo. Lavoro, tutele, garanzie, servizi e sviluppo si fanno largo in un quadro di intervento statale massiccio, ben esemplificato dai tanti richiami a “stato”, “paese” e “nazione”. Non è un caso che i termini “occorre” e “necessario” si trovino spesso in combinazione con il verbo “garantire” e la parola “risorse”. I numerosi riferimenti ai “cittadini” si inscrivono all’interno della tradizionale ricerca di una connessione diretta, lontana dalle logiche dei corpi intermedi, fra i due movimenti politici e il loro elettorato. Non manca un’attenzione particolare alle “imprese”, tema caro a entrambi gli schieramenti. È interessare anche notare come rimangano per lo più assenti parole chiave dell’elettorato di destra – specie quelle legate a ordine pubblico e immigrazione – e di sinistra – la parola “diritti” è usata poco e in maniera vaga. In sintesi, pur valorizzando i punti di contatto con la Lega e facendo concessioni in tema di flat tax e immigrazione, il M5s sembra essere stato in grado di imprimere la direzione principale al testo, che evoca uno statalismo inedito per il Carroccio ed è difficilmente riconducibile a una posizione univoca sull’asse destra-sinistra.
Nessuno sa come (e a quale costo) le promesse di campagna verranno attuate. Ma il testo del contratto suggerisce che la cifra determinante del futuro governo sarà il tentativo di intercettare la crescente domanda di assistenzialismo in Italia. Una domanda che negli ultimi anni non ha trovato risposta e che ha un peso elettorale molto rilevante.
Tutto da verificare, invece, è che gli intenti espressi nel contratto siano in grado di soddisfare questa domanda nel rispetto delle regole dell’Eurozona e incontrando il favore degli investitori.

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12 commenti

  1. Savino

    Italiani, soprattutto al sud, ma non solo, troppo legati ad un’idea di Stato-mamma
    Così, tutto è dovuto: il reddito, la pensione, la casa, i contributi UE, statali o regionali, l’esonero dal ticket sanitario, la borsa di studio ecc.
    La globalizzazione e l’allargamento dell’area UE hanno smascherato e reso nudo l’italiano medio evidenziando i propri vizi e l’inesistenza di responsabilità

    • alesssandro bortolini

      Sono d’accordo con la sua osservazione.. Diamo la colpa del nostro disastro alla UE, alla Germania e all’euro, quando in realtà siamo vittime delle nostre manchevolezze. Una classe di governo miserabile ha ridotto il Paese in uno stato pietoso. Abbiamo avuto a disposizione un ventennio di tassi ai minimi storici e potevamo fare riforme radicali per recuperare il gap di produttività, per riformare la giustizia, la pubblica amministrazione, il fisco e ridurre il debito. Nulla è stato fatto.

  2. L’idea che tutto si possa fare senza indicare le risorse ci porta ad una sola conclusione: il debito pubblico crescerà, in barba alle future generazioni che si vedranno appesantite da un fardello insostenibile. La nostra generazione verrà maledetta in futuro dai nostri figli, nipoti e pronipoti.

    • Marcomassimo

      Ma, sai il debito degli stati è SEMPRE esistito; dopo la prima e dopo la seconda guerra mondiale l’Italia, come tutti gli altri Stati, si sono ritrovati con debiti devastanti; però dopo qualche anno ne sono usciti; per questo che non stiamo qui a pagare in Italia il conto, sicuramente salato dei 100.000 scudi romani della battaglia di Canne; il fatto nuovo è che con l’ordine monetarista-liberista globale il debito pubblico (e per la verità anche privato), della maggior parte dei paesi avanzati, è divenuto una costante, un pilastro del sistema da cui uscire è praticamente impossibile; qualcosa che si estende per decenni e tendenzialmente per secoli è probabile che all’alba del 2° secolo del millennio, qui come negli USA, staremmo ancora a pagare gli interessi delle spese pubbliche folli degli anni 80′; anni che guarda caso corrispondono all’avvento del Reganismo ed alla prima fase della affermazione del nuovo ordine liberista.
      Quindi quando le Vestali del Pensiero Unico (spesso lautamente prezzolate da interessi potenti) vi parlano di debito, abbiate uno sguardo più lungo e storico e considerate tutte le variabili in giuoco e pensate che nessun Pensiero Unico nella Storia considera di norma un problema da tutti i suoi punti di vista perchè ovviamente non ha INTERESSE a farlo.

  3. Egisto

    Bellissima ed interessante idea. Ottima l’analisi.
    Le propongo di valutare uno studio simile anche per i curricula dei nuovi ministri (e anche ai sottosegretari?), così da individuare quali sono stati gli aspetti nelle esperienze lavorative e di studio che ne hanno permesso la selezione. Uno studio del genere forse aiuterebbe ulteriormente a capire questa alleanza giallo-verde

  4. Giuseppe

    E’ notorio che entrambi gli schieramenti abbiamo raggiunto il loro obiettivo di governo con false promesse. Appare evidente che chi lavora dovrà farsi carico anche di chi aspetta l’assistenzialismo promesso durante le elezioni. Sarà un ulteriore incentivo all’aumento dei fannulloni. Giovani con la buona volontà preferiscono il lavoro anzichè prendere la disoccupazione dall’Inps.

  5. Henri Schmit

    Interessante la key word analysis in un teatro politico dove prevalgono discorso, comunicazione, apparenza, promesse su atti, fatti, adempimento e realizzazione.

  6. Marcomassimo

    Dopo la crisi del 2007 il tasso di disoccupazione in Italia è rimasto alto; molta gente ha perso il lavoro ora si arrangia alla meno peggio; alcuni sono emigrati; certo è facile per un professore o anche uno studente bocconiano mettersi dalla parte (e magari anche al soldo) dei potenti e parlare con snobismo della massa becera, ignorante e passiva che cerca assistenzialismo; però, forse farsi un giro fra le periferie potrebbe essere a volte più istruttivo che rivoltare carte e statistiche; Keynes sapeva bene che il cosiddetto libero mercato è intrinsecamente incapace di generare la piena occupazione e che lo stato a volte ha il dovere di far ripartire la macchina; che non tutto lo statalismo è di per sè dannoso; certo il povero Keynes mai avrebbe potuto immaginare un l’incubo di un mondo come quello odierno; strapotere della finanza, debiti pubblici stabili ad alti livelli per decenni e tendenzialmente per secoli, diseguaglianze assurde e in più il pasticcio di una moneta senza stato che genera naturalmente squilibri; al vedere questo spettacolo irreale gli sarebbero venute meno le speranze forse avrebbe compiuto gesti inconsulti; direi di non affibbiare alla gente della strada colpe che non sono sue e le responsabilità di un sistema di cui non sfrutta certo vantaggi.

  7. Savino

    Assieme alle notizie preoccupanti di poliotica ed economia leggo anche che metà degli italiani andranno in vacanza quest’estate.
    Hanno protestato una domenica sola e per loro basta questo. Hanno lasciato l’Italia un mare di guai per le loro scelte e ora se ne vanno in vacanza.

  8. MTJ

    Disciplina, serietà, meritocrazia, autocritica, buona volontà, ascolto. Sono (anche) queste le parole che dovrebbero essere frequenti nel lessico della politica di qualità. Non è così e, temo, non lo sarà.

  9. Savino

    Dati Urispes: 6 milioni di doppiolavoristi in nero e 2.350.000 pensionati che svolgono una attività in nero, il tutto sottrendo lavoro ai nostri giovani.

  10. Federico Leva

    Avevo notato anch’io l’assillante ricorrere dell'”occorre”. Ma l’ho interpretato in maniera opposta: è un sintomo di appartenenza all’establishment e di totale continuità.

    “Occorre” è la parola delle impotenti enunciazioni di principio. Per esempio, è tipica dei discorsi di qualsiasi Presidente della Repubblica.

    Ecco una dichiarazione in cui ce n’è uno ogni due frasi:
    http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=149

    Ben tre in un discorso di una paginetta:
    http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Comunicato&key=3057
    7 in un messaggio di fine anno:
    http://presidenti.quirinale.it/Scalfaro/documenti/sca_disc_31dic_94.htm

    L’analisi linguistica ci dice che il governo sventolerà molte bandiere ma concluderà poco o nulla. La speranza è che, come sempre, il programma sia carta straccia.

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