Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca a un tweet di Matteo Salvini sugli arrivi di migranti.
Il tweet di Salvini
Il tema dell’immigrazione rimane uno tra i più sentiti dall’elettorato, benché nelle ultime settimane se ne sia parlato di meno.
Chi prova a riportare il tema al centro della scena politica è Matteo Salvini, che più ne beneficerebbe in quanto segretario del partito con le posizioni più forti su sicurezza e immigrazione.
È probabilmente con questo obiettivo che il leader della Lega ha pubblicato il tweet che riportiamo:
Record di sbarchi di clandestini in gennaio: già 841 da inizio anno (+15% rispetto all’anno scorso).
E negli alberghi ne stiamo mantenendo 183.681.
Non vedo l’ora che mi diate la possibilità di fermare questa INVASIONE, organizzata e finanziata per cancellare la nostra cultura.— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 15 gennaio 2018
Più 15 per cento, un dato in apparente controtendenza con quelli degli ultimi mesi, che certificano una riduzione degli sbarchi. Secondo il Viminale, il confronto tra 2016 e l’anno appena terminato è quello rappresentato nella figura 1.
Figura 1 – Comparazione mensile tra 2016 e 2017 degli sbarchi di migranti
Un po’ di (in)sano cherry picking
Come vanno d’accordo dunque i due dati? Matteo Salvini riporta cifre poco significative, in quanto relative a soli 15 giorni su 365. La brevità della serie temporale, unita al fatto che gli sbarchi sono eventi imprevedibili e legati a una serie di variabili logistiche e meteorologiche non sistematiche, fa sì che il confronto sia quasi insignificante per l’individuazione di un trend annuale o quanto meno mensile. Per comprenderlo appieno è sufficiente osservare la dinamica degli arrivi. Oggi, una settimana dopo il tweet di Salvini, la variazione sul 2017 è ancora positiva per il 15 per cento (2.749 sbarchi versus 2.393): nel frattempo, però, ci sono state (figura 2) fluttuazioni positive e negative, fino al meno 58 per cento del 15 gennaio.
Figura 2 – Sbarchi giornalieri nel 2017 e nel 2018
In appena ventidue giorni (e solo nella metà si sono verificati sbarchi), basta infatti anche un solo approdo per modificare la tendenza e quindi il confronto annuale. Spiegazione che è stata correttamente riportata dalle principali testate giornalistiche, ma non da Salvini. Si tratta dunque del classico esempio di cherry picking: il leader della Lega ha selezionato unicamente i dati a sostegno della sua tesi, ignorando quelli che invece la smentiscono.
Il segretario leghista ha riportato dunque un dato selezionato appositamente e poco significativo, dandone peraltro una contestualizzazione fuori dalla realtà. In questo modo i suoi 625 mila follower hanno ricevuto l’informazione che l’ondata migratoria avrebbe ricominciato a premere sulle coste italiane. Un contesto distorto rispetto ai fatti: in un anno gli sbarchi sono diminuiti del 34 per cento, da 181mila e 436 a 119mila e 310 migranti giunti sulle coste italiane. Una flessione cominciata a luglio, da quando Minniti ha cambiato le politiche migratorie, stringendo accordi con le comunità e la guarda costiera libiche.
Tutti negli hotel?
Salvini non si ferma qui: aggiunge che sarebbero 183.681 i migranti mantenuti negli alberghi. La stessa cifra la riporta il Viminale per quantificare il “totale degli immigrati presenti sul territorio” al 31 dicembre 2017; ciò tuttavia non significa che si trovino in strutture alberghiere. Il sistema di accoglienza italiano è complesso e basato sul decreto legislativo n. 142 del 2015, come spiegano la Camera dei deputati e pure LeNius e ValigiaBlu nei loro approfonditi dossier.
Vi è in principio l’assistenza, svolta nelle aree hotspot (a ottobre erano 4, con capienza complessiva di 1.600 persone). Al termine delle procedure di prima assistenza, screening sanitario e identificazione, il migrante può procedere con la presentazione della richiesta di asilo.
Qui avviene la prima divisione: chi non ha presentato la richiesta viene trasferito nei centri di permanenza per i rimpatri (Cpr), mentre i richiedenti asilo vengono smistati negli hub regionali di prima accoglienza (che a luglio 2017 ospitavano il 7,3 per cento dei migranti), o nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) nel caso di grande afflusso di migranti (che ne ospitavano il 77 per cento). È proprio tra i Cas, assegnati dalla prefettura, che si possono trovare anche strutture alberghiere quali soluzioni temporanee.
Vi è infine il secondo livello dell’accoglienza, cioè lo Sprar (sistema di protezione per richiedenti e rifugiati), che ospita i richiedenti e coloro che si sono già visti riconoscere la domanda ma che non dispongono di mezzi economici sufficienti. A novembre 2017 erano 31.270 gli individui ospitati dal programma, tra cui 3.110 minori non accompagnati.
Non esistono dati pubblici sul numero di migranti e richiedenti asilo ospitati negli alberghi, né è stato possibile ottenerli dal ministero dell’Interno. Tuttavia, i dati ci mostrano come sia impossibile che l’intera platea di ospiti – 183.681 persone – sia oggi negli hotel: probabilmente, lì si trova una minoranza. Di certo è che lo sarebbero in un numero ben minore se tutti i comuni italiani (e non meno del 15 per cento) partecipassero al progetto Sprar, che prevede un’integrazione più diffusa e distribuita, rispetto ai Cas. Eppure, Salvini incita i sindaci della Lega a non partecipare.
Il verdetto
Matteo Salvini cerca di riportare in auge il tema degli sbarchi e della sicurezza, inventandosi un esodo esponenziale che i numeri smentiscono da ormai diversi mesi. Non è neppure vero che quasi 200mila migranti si trovano negli alberghi italiani: anche se non è disponibile una cifra precisa degli immigrati ospitati nelle strutture alberghiere, si tratta certamente di un numero minore – visti i dati nelle varie fasi dell’accoglienza.
Nonostante quello dell’“invasione” sia un tema caro nella Lega, come dimostra anche il difensore della “razza bianca” Attilio Fontana, il tweet di Salvini è FALSO.
D’altronde eccola, l’“invasione”:
Figura 3 – Proporzione degli stranieri presenti sul territorio italiano
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