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I numeri di Salvini sugli immigrati? Falsi

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca a un tweet di Matteo Salvini sugli arrivi di migranti.

Il tweet di Salvini

Il tema dell’immigrazione rimane uno tra i più sentiti dall’elettorato, benché nelle ultime settimane se ne sia parlato di meno.
Chi prova a riportare il tema al centro della scena politica è Matteo Salvini, che più ne beneficerebbe in quanto segretario del partito con le posizioni più forti su sicurezza e immigrazione.
È probabilmente con questo obiettivo che il leader della Lega ha pubblicato il tweet che riportiamo:

Più 15 per cento, un dato in apparente controtendenza con quelli degli ultimi mesi, che certificano una riduzione degli sbarchi. Secondo il Viminale, il confronto tra 2016 e l’anno appena terminato è quello rappresentato nella figura 1.

Figura 1 – Comparazione mensile tra 2016 e 2017 degli sbarchi di migranti

Un po’ di (in)sano cherry picking

Come vanno d’accordo dunque i due dati? Matteo Salvini riporta cifre poco significative, in quanto relative a soli 15 giorni su 365. La brevità della serie temporale, unita al fatto che gli sbarchi sono eventi imprevedibili e legati a una serie di variabili logistiche e meteorologiche non sistematiche, fa sì che il confronto sia quasi insignificante per l’individuazione di un trend annuale o quanto meno mensile. Per comprenderlo appieno è sufficiente osservare la dinamica degli arrivi. Oggi, una settimana dopo il tweet di Salvini, la variazione sul 2017 è ancora positiva per il 15 per cento (2.749 sbarchi versus 2.393): nel frattempo, però, ci sono state (figura 2) fluttuazioni positive e negative, fino al meno 58 per cento del 15 gennaio.

Figura 2 – Sbarchi giornalieri nel 2017 e nel 2018

In appena ventidue giorni (e solo nella metà si sono verificati sbarchi), basta infatti anche un solo approdo per modificare la tendenza e quindi il confronto annuale. Spiegazione che è stata correttamente riportata dalle principali testate giornalistiche, ma non da Salvini. Si tratta dunque del classico esempio di cherry picking: il leader della Lega ha selezionato unicamente i dati a sostegno della sua tesi, ignorando quelli che invece la smentiscono.

Il segretario leghista ha riportato dunque un dato selezionato appositamente e poco significativo, dandone peraltro una contestualizzazione fuori dalla realtà. In questo modo i suoi 625 mila follower hanno ricevuto l’informazione che l’ondata migratoria avrebbe ricominciato a premere sulle coste italiane. Un contesto distorto rispetto ai fatti: in un anno gli sbarchi sono diminuiti del 34 per cento, da 181mila e 436 a 119mila e 310 migranti giunti sulle coste italiane. Una flessione cominciata a luglio, da quando Minniti ha cambiato le politiche migratorie, stringendo accordi con le comunità e la guarda costiera libiche.

Tutti negli hotel?

Salvini non si ferma qui: aggiunge che sarebbero 183.681 i migranti mantenuti negli alberghi. La stessa cifra la riporta il Viminale per quantificare il “totale degli immigrati presenti sul territorio” al 31 dicembre 2017; ciò tuttavia non significa che si trovino in strutture alberghiere. Il sistema di accoglienza italiano è complesso e basato sul decreto legislativo n. 142 del 2015, come spiegano la Camera dei deputati e pure LeNius e ValigiaBlu nei loro approfonditi dossier.

Vi è in principio l’assistenza, svolta nelle aree hotspot (a ottobre erano 4, con capienza complessiva di 1.600 persone). Al termine delle procedure di prima assistenza, screening sanitario e identificazione, il migrante può procedere con la presentazione della richiesta di asilo.

Qui avviene la prima divisione: chi non ha presentato la richiesta viene trasferito nei centri di permanenza per i rimpatri (Cpr), mentre i richiedenti asilo vengono smistati negli hub regionali di prima accoglienza (che a luglio 2017 ospitavano il 7,3 per cento dei migranti), o nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) nel caso di grande afflusso di migranti (che ne ospitavano il 77 per cento). È proprio tra i Cas, assegnati dalla prefettura, che si possono trovare anche strutture alberghiere quali soluzioni temporanee.

Vi è infine il secondo livello dell’accoglienza, cioè lo Sprar (sistema di protezione per richiedenti e rifugiati), che ospita i richiedenti e coloro che si sono già visti riconoscere la domanda ma che non dispongono di mezzi economici sufficienti. A novembre 2017 erano 31.270 gli individui ospitati dal programma, tra cui 3.110 minori non accompagnati.

Non esistono dati pubblici sul numero di migranti e richiedenti asilo ospitati negli alberghi, né è stato possibile ottenerli dal ministero dell’Interno. Tuttavia, i dati ci mostrano come sia impossibile che l’intera platea di ospiti – 183.681 persone – sia oggi negli hotel: probabilmente, lì si trova una minoranza. Di certo è che lo sarebbero in un numero ben minore se tutti i comuni italiani (e non meno del 15 per cento) partecipassero al progetto Sprar, che prevede un’integrazione più diffusa e distribuita, rispetto ai Cas. Eppure, Salvini incita i sindaci della Lega a non partecipare.

Il verdetto

Matteo Salvini cerca di riportare in auge il tema degli sbarchi e della sicurezza, inventandosi un esodo esponenziale che i numeri smentiscono da ormai diversi mesi. Non è neppure vero che quasi 200mila migranti si trovano negli alberghi italiani: anche se non è disponibile una cifra precisa degli immigrati ospitati nelle strutture alberghiere, si tratta certamente di un numero minore – visti i dati nelle varie fasi dell’accoglienza.

Nonostante quello dell’“invasione” sia un tema caro nella Lega, come dimostra anche il difensore della “razza bianca” Attilio Fontana, il tweet di Salvini è FALSO.

D’altronde eccola, l’“invasione”:

Figura 3 – Proporzione degli stranieri presenti sul territorio italiano

Ecco come facciamo il fact-checking.

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35 commenti

  1. Antonio

    A questi numeri bisogna aggiungere un 2,5% di stranieri che, pur avendo acquisito la cittadinanza italiana, non vengono percepiti come italiani (usi e costumi troppo diversi, linguaggio molto povero). La distribuzione territoriale non é uniforme, e la percezione in alcune città è che gli stranieri (non integrati) siano 1/3 degli italiani. L’impressione è inoltre che il ritmo di crescita sia molto sostenuto, all’incirca 0,5% all’ anno in media negli ultimi 15 anni. Un numero molto alto di extracomunitari inoltre vive ai margini della società, in un disordine tollerato dalle autorità ma fastidioso per i cittadini. Tutto questo rende la presenza straniera in Italia meno accettata che in altri paesi europei, dove gli stranieri sono di più ma “filano dritto” e le leggi vengono fatte rispettare (a cominciare dalle espulsioni dei non aventi diritto).

    • Lorenzo Borga

      Gentile Antonio, grazie di aver ricordato anche i cittadini di nazionalità straniera con cittadinanza italiana. Tuttavia, dall’Istat in giù, questa categoria viene compresa nella comunità italiana. Sono persone residenti nel nostro paese da diversi anni, con una carriera lavorativa stabile alle spalle.

  2. andrea siani

    Egregio studente, perchè non viene a Brescia e guarda con i suoi occhi se gli italiani sono il 90%.
    Lei è una di quelle anime belle che vive nel dorato mondo degli intellettuali di sinistra che si riempie la bocca di “gente” ma odia il popolo bue

    • Lorenzo Borga

      Gentile Andrea, in provincia di Brescia gli stranieri residenti regolari sono il 12,56% (dati Istat). A questi vanno aggiunti gli stranieri irregolari, gli stranieri non residenti e i richiedenti asilo/profughi. Si potrebbe dunque raggiungere il 16%, stimando per eccesso le proporzioni rivenute sull’intero territorio nazionale. Ovviamente la stima su base nazionale non prevede che la proporzione venga mantenuta in tutte le regioni e province.

      • Stefano

        Mi permetta ma la sua sembra la statistica del pollo di Trilussa. Nel comune di Brescia nel 2015 i cittadini stranieri residenti erano 36.527 il 18,6 % del totale e per quelli irregolari, i “fantasma” le cifre sono molto approsimate in quanto anni fa si evitavano di censire nella speranza che inoltrassero la richiesta d’asilo in qualche Paese del nord Europa ma si stima siano oltre mezzo milione in tutt’Italia. Ma ci sono dei comuni della Lombardia come Baranzate in cui la percentuale straniera regolare supera il 32%, a Telgate (prov. TO), a Fortezza (prov. BZ) o a Monfalcone (prov. GO) dove sempre i regolari sono un quarto della popolazione autoctona se poi si aggiugono quelli irregolari…

        • Lorenzo Borga

          Gentile Stefano, la mia sarà anche statistica da polli, ma non quella di Istat. Come può leggere, mi sono riferito alla PROVINCIA, non al COMUNE di Brescia. Per tutto il resto il database dell’istituto di statistica è a disposizione di tutti.

          • Massimo Gandini

            Le statistiche Istat a mio avviso lasciano il tempo che trovano. Gli irregolari sono incommensurabilmente di più di quelli stimati. Chi vive in certe zone se ne rende conto (ad esempio Piacenza zona giardini Margherita davanti stazione e tutta la zona centrale intorno a via Roma, dove ormai sembra di essere in una qualsiasi città dell’africa subsahariana)

          • Lorenzo Borga

            Gentile Massimo, in effetti le statistiche Istat non sono complete in quanto prendono in considerazione solo gli stranieri regolari residenti. Per questo nell’ultimo grafico (come in uno dei commenti precedenti) ho preso in considerazione anche le stime della Fondazione Ismu, i dati del Ministero dell’Interno e dell’Unhcr.

          • arthemis

            Chi arriva va dove spera di trovare lavoro o dove ha qualche conoscente di appoggio. In zona Milano, mi sembra che questi quartieri coincidano, in larga misura, con quelli delle migrazioni interne anni 50-80. E non abbiamo imparato nulla da allora su come gestire l’integrazione evitando la formazione di quartieri-ghetto (e, come allora, come gestire chi arriva senza un lavoro).

  3. angelo

    caro Lorenzo…saranno anche FALSI i numeri di Salvini, ma ciò che importa sono gli errori – gravi – commessi dal governo nella gestione del fenomeno, ossia la delega ai prefetti ed agli operatori (prezzolati) per la gestione dell’ospitalità hanno causato disagi nei luoghi (piccoli e grandi) ove sono stati collocati questi poveri disgraziati che in prevalenza pensano di trovare da noi condizioni di vita migliori (pia illusione). Bisogna aiutarli ad esercitare il proprio diritto a NON emigrare, piuttosto che ospitarli in questo modo.

  4. franco

    Buongiorno. Interessante l’informazione fornita da Lorenzo Borga. Quello che però non riusciamo a comprendere (con la conseguenza che crescono i consensi per posizioni cosiddette “populiste”) è che il tempo delle analisi lascia il tempo che trova oramai! la domanda che ci dobbiamo porre è: quanti ne possiamo ospitare? cioè integrare? Quanti?

    • Lorenzo Borga

      Gentile Franco, domanda interessante. Per rispondervi può essere d’aiuto la comparazione internazionale: scopriremmo che altri stati simili al nostro, ma con un sistema d’integrazione ben più strutturato, ospitano e integrano (il come è poi un’altra storia) un numero ben maggiore del nostro (anche per via dei passati coloniali).

      • Simone

        Una domanda: ospitano ed integrano CLANDESTINI? Non mi sembra, un esempio puo’ essere la Francia, che non ha problemi a chiudere le frontiere, cosi’ come l’inghilterra. Senza parlare degli stati uniti o del Giappone; paese in cui appena atterri ti chiedono quando te ne vai. Credo che il commento di Franco sia sarcastico e riassuma il malcontento di chi rispetta le regole.

      • luigi

        Buongiorno,altri stati europei ospiteranno si un numero maggiore del nostro, ma il nostro limite fisico di sopportazione di questa discussa accoglienza è data dalla superficie del territorio : Germania
        km2-353.000 / abitanti 82milioni – Francia Km2 -643000 /ab. 67milioni- Spagna Km2-505000 /ab.46milioni Italia Km2-301000 ab. 60milioni Concludendo il territorio italiano è per la maggior parte occupato da montagne ed il rapporto popolazione territorio abitabile è nettamente a nostro svantaggio, salvo accoglierli nelle maggiori isole.

        • Lorenzo Borga

          Non capisco il punto: nemmeno in Italia i clandestini sono ospitati e integrati. Per quanto riguarda la superficie abitabile in realtà non vedo in giro fenomeni di sovraffollamento, anzi la popolazione residente si avvia verso un percorso di riduzione. Ad ogni modo su questi temi sono disponibili persone ben più competenti di me a Lavoce; sono ben felice di rispondere a critiche e suggerimenti sul fact-checking, ma su altri temi vi sono professori ben più preparati.

  5. Mario Angli

    Quindi… Salvini è colpevole di cherry picking ma ha nel segmento del primo anno….. ha ragione?

    LeNius e ValigiaBlu tra l’altro non sono estattamente fonti imparziali, anzi. Sono dichiaratamente open border e volte all’accoglienza illimitata, scaricando il costo sugli Italiani.

    • Lorenzo Borga

      La verità non sta solo nei numeri, ma anche nella completezza e interpretazione delle informazioni che fornisci al tuo pubblico. Per quanto riguarda le fonti, le stesse informazioni sono state verificate e incrociate con confronti con gli addetti ai lavori e le informazioni contenute nelle ultime disposizioni di legge.

      • Mario Angli

        Grazie per la risposta. Visto che parli di verità nell’interpretazione delle informazioni, mi dici a quanto deve arrivare la percentuale di stranieri prima che si possa parlare di ”invasione” ed in quanti anni? 20%, 40% o 60%?
        In altre parole, se QUINTUPLICARE il numero di stranieri in meno di vent’anni non è invasione, allora cosa lo è? Decuplicare magari? Ovviamente il termine invasione non ha riferimenti quantitativi precisi.
        Vogliamo fare un riferimento storico magari? Al picco delle ”invasioni barbariche” i barbari all’interno del territorio romano erano il 5-6%. Queste erano invasioni. Ma passare dal 2% al 10% in quindici anni non lo è?

        • Lorenzo Borga

          Questa è una interpretazione politica che ognuno di noi attribuisce al fenomeno e al termine “invasione”. Se vuole la mia opinione, per me il termine è fuori luogo fuori luogo perché la migrazione è portata avanti con metodi non violenti ed è frutto di fenomeni ben più complessi che portano a costi e benefici. La sua valutazione non rientra nel verdetto finale del fact-checking, ma ho ritenuto fosse interessante una stima sul numero di stranieri dal momento che l’incidenza percepita dall’opinione pubblica è ben più alta (vicina al 30%).

          • Mario Angli

            Però nel ”verdetto” non dice questo. Se si fosse limitato a dire ”la percezione pubblica è che la percentuale di immigrati è del 30%, mentre i numeri dicono 10%” non ci sarebbero particolari problemi, perché quelli sono i dati. Puro fact-checking. Se nel verdetto si prende parte politica, e lo fa, fornendo una interpretazione soggettiva del termine invasione, allora non è fact-checking, è propaganda. Ha anche il diritto di esprimere la propria opinione politica, va benissimo, ma nel contesto adatto.

          • Lorenzo Borga

            Propaganda? Il fact-checking è la verifica di fonti e dati utilizzati in un testo o in un discorso. Abbiamo verificato le informazioni di Salvini, le abbiamo considerate false e abbiamo aggiunto, in più, un grafico sulla presenza di stranieri in Italia. Senza darne alcun giudizio: a ognuno la responsabilità di trarne una riflessione personale, a partire però dai dati verificati. Arrivederci.

    • Amegighi

      La mia impressione è che, oltre a chi è mosso da intenzioni di umana compassione, neanche a Fontana o Salvini o chi per esso sia realmente interessato a risolvere realmente il problema. Risolvere un problema vuol dire studiarlo, conoscerlo, capirlo, e, soprattutto, individuare delle risposte correttive e metterle in atto. Risolvere non vuol dire deviare le persone verso altri lidi. Nè vuol dire mettersi con armi e navi e “difendere il patrio territorio”. Credo sia abbastanza ridicolo per persone che escono da paesi in cui se ti va diritta ti prendi solo un colpo di machete in testa, o che attraversano a piedi il sahara per mettersi su di un gommone non sapendo neanche nuotare. Fontana si è chiesto perché scappano ? E gli “accoglitori” professionali si chiedono se tutti possono essere assorbiti ed integrati, senza entrare a fare parte del circuito di schiavi che lavorano la terra in certe regioni o essere utilizzati a fare lavori differenti da quelli che dovrebbero fare in certe imprese ? Ci chiediamo se le nostre imprese pubbliche che agiscono in Africa sono così “eco-compatibili” e fanno realmente in modo che parte dei soldi guadagnati e dati ai governi di quei paesi siano realmente utilizzati per migliorare la vita in quei paesi ? O andiamo là solo per prendere e basta come del resto fanno i cinesi, mandati da un governo del popolo e da un partito unico comunista ?
      Purtroppo nessuno, da destra a sinistra ha mai avanzato alcunché di risposta, se non banali frasi.

      • Stefano

        Già, ma se non esiste problema non c’è bisogno di trovare soluzioni. Se invece c’è un problema o la soluzione è palese e non serve discuterne, o le soluzioni proposte scontentano o chi crea il problema o da chi non è d’accordo con le varie soluzioni. Quindi, a monte, ci si dovrebbe chiedere se ci si può permettere di avere un problema e qualora non ci sia alternativa, in democrazia, giusto o sbagliato che sia, decide la maggioranza.

  6. Mario Angli

    Nota finale ”eccola l’invasione” ”gli stranieri sono SOLO il 10%”.

    Peccato solo nel 2002 gli stranieri erano 1,3 milioni di persone in un paese di 57 milioni, il 2,2% Ora sono 5 milioni in un paese di 60, il 10%.
    Quando si parla di immigrazione si parla di flussi, non di misure stock come ha fatto Lorenzo. Se il numero di stranieri è quintuplicato nel giro di 17 anni. Cosa succede mantenendo lo stesso flusso? 30% di stranieri tra vent’anni? Perchè questo dicono gli studi demografici. Vorrei chiedere dunque a Lorenzo Borga, quanto deve salire la percentuale di stranieri in Italia prima di dover dar ragione a Fontana? 20?% 40%? 50%? La demografia, come già visto passando dal 2% al 10% in meno di un ventennio, si muove in modo esponenziale.
    Oppure si vuol mettere gli italiani di fronte al fatto tra 50 anni: ”ormai siete una minoranza, ma non era invasione”.

  7. Marco La Colla

    Il problema non è solo di quelli che continuano ad arrivare, anche se in numero minore, ma di quelli che sono già da noi senza alcuna integrazione e lavoro. Ciascuno di loro ci costa circa 13.000 euro all’anno (35 x 365), ma molti di loro se potessero ritornerebbero nei loro paesi d’origine. Perché allora non proporre a chi lo desidera una somma di 4/5000 euro più il biglietto aereo per ritornarsene da dove è venuto? Con le dovute garanzie – impronte, Dna ecc.- per evitare che ritorni, si risparmierebbero migliaia di euro per ogni rimpatriato e si comincerebbe a ridurne in maniera consistente il numero. Avevo già proposto la cosa alla Farnesina, ma come mi aspettavo, non si sono degnati di una risposta.Qualcuno della Voce potrebbe analizzarla e valutarne la fattibilità?

    • Francesco

      Non penso che chi sfida la morte per venire in Europa abbia tanta voglia di tornare nel paese da cui è scappato. Inoltre, non si può rimpatriare chi chiede asilo, a meno che l’asilo venga rifiutato. In tal caso, il rimpatrio è gratis.

      • Marco Baroncini

        Scusi qui si continua a dare opinioni. Allora le dico, per conferme dirette dalla Nigeria, che molti nigeriani vorrebbero tornare a casa ma sono bloccati dalla “vergogna” di avere fallito e dai debiti contratti per venire ed un gruzzolo potrebbe essere utile per l’una e l’altra cosa. Poi si parla di rimpatri volontari quindi uno potrebbe rinunciare alla domanda di asilo e tornare a casa sua.
        Infine visto che moltissimi non hanno diritto ad asilo e simili, come mai non vengono rimpatriati “gratis”?

    • Olmo

      Questa possibilità già esiste tramite un programma dell’IOM, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che nel 2017 ha lanciato un progetto in tal senso. Stiamo parlando però di numeri molto ridotti (2500 beneficiari previsti per nel 2017) e di incentivi economici molto ridotti, 2 – 3,000 euro circa.
      Non saprei dire quanti ritorni volontari siano poi effettivamente avvenuti, ma a mio avviso sarebbero comunque marginali rispetto ai flussi in ingresso.
      http://www.italy.iom.int/it/rvar-di-cittadini-di-paesi-terzi-presenti-italia

  8. Mario Angli

    Apparentemente non si può neanche chiudere la conversazione con Lorenzo perchè il ”rispondi” è bloccato, ma ok.

    Il fact-checking è buona parte del post.Tuttavia nel momento in cui fa affermazioni del tipo ”d’altronde eccola l’invasione”, fa un giudizio, soggettivo, su quanto alta debba essere la presenza di stranieri prima di considerarla invasione. Giudizi personali, come da lei ammesso, non appartengono al fact-checking.
    Arrivederci.

  9. Edo Pradelli

    “Non esistono dati pubblici sul numero di migranti e richiedenti asilo ospitati negli alberghi, né è stato possibile ottenerli dal ministero dell’Interno. Tuttavia, i dati ci mostrano come sia impossibile che l’intera platea di ospiti – 183.681 persone – sia oggi negli hotel: probabilmente, lì si trova una minoranza.”
    Non esistono dati pubblici, Allora come si fa a dire che 183.000 è falso? E perchè il Ministero non li fornisce? Li si trova una minoranza……da dove lo rileva?

    • Lorenzo Borga

      Gentile Edo, l’assunzione nasce dal fatto che i Centri di accoglienza straordinaria (Cas), cioè le strutture tra cui possono comparire anche alberghi, accolgono il 75 per cento circa dei migranti in accoglienza. Gli hotel sono tuttavia sono una delle opzioni, a cui è preferita la collocazione in strutture gestite dalle cooperative e associazioni di volontariato. Perché il Ministero non fornisce i dati sulla natura delle strutture ospitanti? Sarebbe da chiedere a loro.

  10. Stefano

    Ma quando l’autore scrive che “Lenius” e “valigiablu” hanno dei approfonditi dossier, a cosa si riferisce se sui loro siti di approfondito non c’è assolutamente nulla tranne qualche intervento dissenziente che evidezia la faziosità di quanto asserito nell’articolo. Quando scrive che a novembre 2017 erano 3.110 i minori non accompagnati, su cosa si basa l’accertamento della minore età, se approfondimenti svolti in altre nazioni (es Germania) stabiliscono che la maggioranza di coloro non accompagnati che si dichiarano minorenni non lo sono.

  11. Marcello

    E’ talmente falso che, come minimo, ormai il 10% dei residenti è composto da non-italiani. E stiamo parlando quindi di 6 milioni di abitanti, senza considerare queli che sfugono ai censimenti. Com’è mai, se sbarcano meno di 200.000 immigrati l’anno, siamo arrivati, come minimo, a 6.000.000???? senza contare quelli che passano qua e vano negli altri stati europei. per caso è una magia?? un miracolo???

    • Lorenzo Borga

      Gentile Marcello, in effetti circa 6 milioni è la stima che riportiamo anche noi (che tuttavia comprende sia stranieri regolari residenti, sia stranieri non residenti, richiedenti asilo e immigrati irregolari. E’ bene inoltre sottolineare che la maggior parte dei flussi, almeno negli anni scorsi, non derivavano dagli sbarchi, bensì da rotte terrestri.

  12. Palmiro Portone

    Il problema non è solo di quelli che continuano ad arrivare, anche se in numero minore, ma di quelli che sono già da noi senza alcuna integrazione e lavoro. Aggiungo al commento di Marco La Colla che l’accoglienza dei migranti economici provenienti via mare e via terra non può essere permesso senza un piano che prevede un sostegno lavorativo e abitativo per queste persone.

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