Trasparenza sempre in secondo piano, prima vengono riservatezza e rispetto formalistico delle regole: è il quadro che emerge dalle audizioni della Commissione sul sistema bancario. Sarebbe ora di passare a una protezione sostanziale del risparmiatore.
Quadro desolante
La conclusione del presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, Pier Ferdinando Casini, al termine della seduta del 9 novembre, è stupefacente: “possono considerarsi superate le contraddizioni emerse dalle precedenti due audizioni”. Come dire: abbiamo chiarito, nessun problema. È vero esattamente il contrario. I problemi ci sono eccome. Il quadro emerso dalle audizioni è desolante. È composto di autorità che non si parlano, che si trincerano dietro ai cavilli procedurali per difendere il proprio operato e scaricare sull’altra autorità la responsabilità di quanto accaduto. E chi ci va di mezzo è il risparmiatore.
Falle nel sistema dei controlli
Ma proprio per questo la Commissione potrebbe rivelarsi utile, se servirà da stimolo per superare le attuali falle del sistema dei controlli.
Queste falle non riguardano tutto il sistema: non bisogna fare di tutta un’erba un fascio e pensare che sia tutto da rifare. Nessuno nega, ad esempio, che la Banca d’Italia abbia fatto le dovute ispezioni e abbia rilevato i problemi di cattiva gestione delle due banche venete, come di altre. Il problema è che la tutela della stabilità ha sempre prevalso sulla tutela della trasparenza. Il mantra della riservatezza ha impedito all’informazione di circolare. Importanti informazioni sono state tenute nascoste agli investitori, e non sono passate da un’autorità all’altra. E di questo sono responsabili entrambe le autorità, nonché il sistema di regole formalistico che dovrebbe proteggere i risparmiatori, ma non lo fa.
La Banca d’Italia ha inviato alla Consob una lettera in cui la metteva in guardia sul valore troppo alto delle azioni di Veneto Banca in vendita alla clientela, ma solo molto tempo dopo ha inviato il verbale della ispezione. E sulla Popolare di Vicenza? Silenzio. Eppure le azioni della Popolare Vicenza sono crollate da oltre 60 euro a 10 centesimi. D’altra parte, la Consob si è limitata a usare l’informazione che le è stata trasmessa per inserire qualche riga nel prospetto informativo. Ma tutti sanno che i prospetti informativi non li legge nessuno: sono lunghi decine (o centinaia) di pagine e molto tecnici. Servono solo a tutelare gli emittenti da possibili azioni legali, non certo a dare informazioni chiare ai risparmiatori.
La Banca d’Italia si trincera dietro il segreto d’ufficio, che protegge i risultati delle sue ispezioni. Ma ci dovrebbe spiegare come mai i problemi delle banche venete siano venuti alla luce solo quando la Banca centrale europea ha assunto la vigilanza diretta su quegli istituti: improvvisamente il segreto d’ufficio non è stato più un problema?
La Consob dice che avrà il potere di proibire la vendita di prodotti finanziari complessi solo dal 2018, con l’entrata in vigore della Midif 2. Ma ci dovrebbe spiegare come mai, nella sua Comunicazione del 2014, in cui sconsigliava la vendita di prodotti complessi ai risparmiatori al dettaglio, non ha incluso tra di essi le obbligazioni subordinate, che tanti danni hanno prodotto.
Ci troviamo in un sistema dove la trasparenza è sempre messa in secondo piano. Prima vengono la riservatezza e il rispetto formalistico delle regole. Sarebbe ora di superare questo approccio, passando a uno che punti di più alla protezione sostanziale del risparmiatore. Questa richiederebbe un maggiore spirito di collaborazione tra le diverse autorità, una trasmissione tempestiva e chiara ai risparmiatori delle informazioni rilevanti, nonché severe limitazioni ai prodotti finanziari da collocare al dettaglio. O è chiedere troppo?
Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.
12 Commenti