Lavoce.info

La forza dei dati nella discussione sulle pensioni

di Giuliano Cazzola

Trattamenti di anzianità e di vecchiaia

Ringrazio l’autorevole lavoce.info e Lorenzo Borga per aver commentato il ricorrente diverbio televisivo tra il sottoscritto e Matteo Salvini in tema di pensioni e in particolare sugli effetti della riforma Fornero del 2011. Soprattutto – in un tempo sciagurato come quello in cui stiamo vivendo dove tutto diventa un’opinione – sono particolarmente grato che abbiano trovato conferma i dati statistici – ufficiali – da me inutilmente citati, in trasmissione, anche a costo di dover alzare la voce. Contesto però la considerazione contenuta nel brano di Borga riportato di seguito: “Quanto all’ultima parte della dichiarazione di Giuliano Cazzola – il fatto che la maggioranza degli italiani andrebbe in pensione a 60 anni – si tratta di un’affermazione che non è possibile verificare perché i dati dell’Inps riportano solo il numero dei nuovi assegni pensionistici erogati e non quello dei nuovi pensionati. I numeri potrebbero infatti non coincidere per la possibilità di ricevere più di un trattamento pensionistico”.

Come risulta dalle tabelle alle pagine 19 e 20 del Report del coordinamento attuariale Inps, da quando è entrata in vigore la vituperata riforma sono state erogati (con riferimento alle gestioni considerate e con l’esclusione del pubblico impiego e degli iscritti all’ex Enpals) 600mila nuovi trattamenti di anzianità (con un’età alla decorrenza di poco superiore ai 60 anni) contro 300mila di vecchiaia. Quindi è VERO (non QUASI VERO) ciò che ho scritto rispetto al prevalere, nei flussi recenti, del pensionamento di anzianità.

Per di più, nel primo caso (anzianità) il 78 per cento sono maschi, mentre nel secondo (vecchiaia) le donne sono 200mila, per il semplice fatto che, a causa della loro condizione nel mercato del lavoro, è in generale difficile che le lavoratrici siano in grado di cumulare l’elevata anzianità contributiva necessaria per conseguire il pensionamento anticipato. Sono pertanto costrette ad attendere l’età di vecchiaia quando sono sufficienti 20 anni di versamenti (l’anzianità contributiva media al pensionamento di una lavoratrice è pari a 25,5 anni). E sono le sole che hanno visto aumentare il requisito anagrafico in misura rilevante grazie alla sua equiparazione a quello degli uomini. Certo, se si osservano i dati dello stock (si veda la tabella a pagina 5 del Report) sono ancora in numero maggiore (nei settori considerati dei lavoratori dipendenti ed autonomi) i trattamenti di vecchiaia: 4,8 milioni contro 4,3 milioni (si perdoni l’arrotondamento delle cifre). Il fatto è che – stando alla pensioni vigenti al 1° gennaio 2017 – l’onere sostenuto per le prime è di 43 miliardi, mentre per le seconde è di 90 miliardi.

Riforma Fornero e disoccupazione giovanile

Devo poi confessare che i commenti mi hanno profondamente rattristato. Se anche lavoce.info è frequentata da persone che tirano diritto sulla strada del pregiudizio e si rifiutano persino di guardare in faccia alla realtà, almeno quando si parla di pensioni, mi domando se valga ancora le pena di continuare a combattere.

Mi preme solo ricordare che è un’altra leggenda metropolitana (anzi una chiacchiera da bar Sport) quella per cui l’aumento dell’età pensionabile sarebbe la causa della disoccupazione giovanile. Ci sono state, in proposito, ricerche empiriche che anche in questo caso allego. In particolare, segnalo un dato dell’Inapp (l’ex Isfol) secondo il quale solo il 2,2 per cento delle imprese del campione considerato avrebbe cambiato il piano di assunzioni in conseguenza della riforma Fornero. Nella stessa ricerca vengono riassunti gli esiti – tutto sommato convergenti nello smentire le analisi correnti – di altre iniziative sul medesimo tema.

 

La risposta del fact-checker

di Lorenzo Borga

Gentile Onorevole Cazzola, la ringrazio per la sua precisazione: il tema dell’accesso al trattamento pensionistico in Italia è sottoposto a innumerevoli strumentalizzazioni e post-verità da alcuni anni a questa parte. Verificare dati e numeri su un tema tanto caro ai cittadini è dunque prioritario, per distinguere ciò su cui vale la pena dibattere e ciò che invece altro non è che pura speculazione. I dibattiti andati in scena su La7 durante le puntate della trasmissione Di Martedì sono state una buona occasione per farlo.

La ringrazio inoltre per la sua precisazione. Confermo i numeri da lei citati sui trattamenti pensionistici totali dal 2011 ad oggi, seppur non del tutto comparabili con i dati riportati nel fact-checking (ma comunque non in modo tale da sovvertire in modo significativo il rapporto). La sua dichiarazione appare dunque VERA.

Nel fact-checking non abbiamo sottoposto a verifica la sua smentita in trasmissione della frase citata da Salvini per cui l’ammontare dei posti di lavoro all’interno del mercato sarebbe fisso e proprio per questo aumentare l’età pensionabile comporterebbe una conseguente riduzione dei posti di lavoro per i più giovani. Solo negli ultimi mesi infatti iniziano ad essere pubblicati studi di valutazione degli effetti della riforma Fornero sulla occupazione giovanile. C’è quello di Inapp da lei citato, c’è “A clash of generations” dell’Inps e c’è anche lo studio condotto da Marco Bertoni e Giorgio Brunello di cui è stato pubblicato un resoconto su lavoce.info.
I risultati sono dunque oggetto di discussione professionale tra economisti che a volte raggiungono conclusioni differenti. Non si tratta dunque di chiacchiere da bar Sport.

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Il Punto

  1. Qualewelfare

    Ci sono le chiacchiere da bar sport e c’è l’ideologia, che è una brutta bestia specie quando si fa finta di ignorarla…Allora, l’on. Cazzola si dispiace per i commenti e cita la ricerca INAPP, che nell’abstract suona così: “Sulla base di tali evidenze sembra dunque confermata l’ipotesi che l’allungamento dell’età di pensionamento abbia generato una contrazione di nuova occupazione. (!! punti esclamativi miei) L’applicazione di semplici modelli di regressione permette poi di verificare in che misura queste mancate assunzioni si sono accompagnate a uno spiazzamento generazionale e a modifiche nell’organizzazione del lavoro all’interno delle aziende. I risultati delle stime indicano che a seguito della riforma vi sono state una contrazione dell’occupazione dei giovani con meno di 35 anni (!!!) e una parallela riduzione nell’uso dei contratti a tempo determinato, mentre è aumentata la quota di lavoratori coinvolti in attività di formazione professionale.” Temo sia difficile utilizzare questo studio per perorare gli argomenti dell’on Cazzola. In più tutti (meglio, coloro non accecati dall’ideologia..) sanno che durante la grande recessione il crollo dell’occupazione giovanile non è solo dovuto al cambiamento di strategia di assunzione delle aziende, bensì alla terminazione/non-rinnovo di contratti a termine. Come dice giustamente la replica del fast checker, il dibattito è perlomeno aperto sul punto (!!) si veda anche CNEL, RAPPORTO SUL MERCATO DEL LAVORO 2013-2014, pag. 57-80

  2. Qualewelfare

    Se vi vuole andare oltre le chiacchiere da bar, ma non solo quelle, forse è meglio riproporre la questione nei termini di:
    i) la riforma Fornero-Monti,
    in combinazione con
    ii) la riforma Sacconi 2009 +
    iii) la riforma Sacconi 2010
    (entrambe approvate dal governo di centro-destra che includeva PDL e, udite udite, Lega Nord….oltre all’on.Cazzola naturalmente) +
    iv) la peggiore recessione degli ultimi 80 anni hanno determinato un aumento dell’occupazione over 55 e contestuale riduzione dell’occupazione nelle fasce 15-24 anni e 25-34 anni.
    Lezione per chi ha a cuore le sorti di questo paese (e delle sue giovani generazioni): il punto cruciale non è che elevare l’età pensionabile produce necessariamente effetti negativi sull’occupazione giovanile, ma il farlo rapidamente in tempi di grave crisi economica ha effetti devastanti come quelli che possiamo facilmente osservare.

  3. Pier Francesco Veronica

    Sono nato a dicembre del 1952, sono dovuto uscire dal mondo del lavoro nel 2015 (35 anni di contributi) ,percepirò la pensione il 1°dicembre 2019. Vi stupirete ma non mi lamento più di tanto. Al contrario provo una certa irritazione di fronte a quei politici che intessono lodi, panegirici alla legge Fornero, forse anche confortati dal fatto di esserne al riparo dai suoi effetti… Mi sembra il caso dell’ on. Cazzola. Quanto ai dati da lui e da altri autori citati, ad un normale cittadino come me, ricordano le messe di libri e gride sulla scrivania dell’Azzeccagarbugli: più che altro elementi decorativi atti ad impressionare favorevolmente il povero cliente!
    Poi si può sempre continuare a dire che gli italiani mangiano ogni anno mezzo pollo a testa e, parimenti, continuare ad affermare che a 60 anni si va in pensione!
    Per quanto riguarda “la chiacchiera da bar” (altro che il transatlantico di Montecitorio dove si affannano le menti più lucide del Paese) continuo a pensare che solo un’economia in forte espansione può contemperare la permanenza degli anziani e l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Come dire: se tutti stanno seduti o si porta qualche sedia in più o gli ultimi arrivati resteranno in piedi. Un ultima cosa: evitiamo di dare un assist a Salvini affermando che il problema non esiste.
    Pier Francesco Veronica
    Novara

    • maurizio

      Non vedo in giro nessun politico in parlamento tessere lodi della legge Fornero, anzi gli stessi che la votarono ne parlano male. La tanto vituperata legge ha lasciato la cosiddetta “opzione donna”che consente ad una donna di 57 di andare in pensione con 35 anni di contributi con il calcolo contributivo

  4. c dinola

    Cazzola non legge lavoce.info sulla quale però ama ribattere. Gli segnalo a proposito di pensioni appunto su lavoce un articolo del 19 aprile scorso, con l’invito, del tutto amichevole mi si creda, a lui come a tanti altri che hanno raggiunto una certa età, e a cui io auguro di cuore altri cento anni di vita, a riposarsi un po’ e a lasciare un po’ di spazio ai giovani. Vero che l’occupazione in massima parte sono le politiche economiche nazionali e globali a crearla , ma lasciare qualche posto libero aiuterebbe. Molto. Proviamo e vediamo se è vero..

  5. angelo rota

    ma intanto perche non abrogare la legge che permette il cumilo lavoro e pensione? non risolverebbe il problema ma certamente sarebbe un aiuto a risolverlo

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