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Ma davvero si va in pensione vecchi decrepiti?

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca alle affermazioni di Giuliano Cazzola sulle pensioni.

AGGIORNAMENTO (06/06/2017)

A seguito della risposta dell’Onorevole Giuliano Cazzola, il giudizio del nostro fact-checking sulla sua dichiarazione è mutato in VERO.


Le parole di Cazzola (e il silenzio di Salvini)

Sei anni sono trascorsi dall’ultima riforma pensionistica strutturale – firmata da Elsa Fornero – e ancora le critiche e le polemiche non sembrano a placarsi. È in particolare la Lega Nord a criticare i limiti anagrafici e contributivi – considerati eccessivi – richiesti per raggiungere la pensione.

Martedì 23 maggio, su La7 durante la trasmissione DiMartedì c’è stato un lungo diverbio sulle pensioni tra il segretario della Lega, Matteo Salvini, e Giuliano Cazzola, ex sindacalista Cgil, in seguito deputato del Popolo della libertà e poi militante di Scelta civica e Nuovo Centro Destra. I due si erano già scontrati la settimana precedente, sempre a DiMartedì e ancora sulla riforma Fornero (al minuto 1:13:08). Il 23 maggio, per smentire le critiche di Salvini alla riforma Fornero, Cazzola ha dichiarato al minuto 3:45:

Nel 2016 sono andati in pensione 77mila italiani del Fondo pensioni lavoratori dipendenti in pensione anticipata, e ci sono andati – in media – a 60,5 anni. In pensione di vecchiaia sono andati 38mila. Di questi 77mila italiani, la bellezza del 40 per cento circa […], 35mila quindi la metà, sono andati con un’età compresa tra i 55 e 59 anni. […] In Italia su 100 pensioni di vecchiaia, ce ne sono 202 di anzianità, e la gente in maggioranza va in pensione a 60 anni”.

Numeri molto simili a quelli citati la settimana precedente; in entrambe le occasioni il segretario della Lega Nord non ha replicato né fornito una lettura dei dati alternativa, per quanto abbia scritto su Facebook di aver “asfaltato” il commentatore. Per questo ci limiteremo a verificare le parole di Cazzola, che ha poi rincarato la dose con un post su formiche.net.

Pensioni di vecchiaia e pensioni anticipate

La fonte è l’osservatorio dei flussi di pensionamento dell’Inps, in particolare l’ultima rilevazione sul 2016 ed il primo trimestre 2017. Prima di iniziare l’analisi è bene chiarirsi le idee sulle tipologie di assegni pensionistici, con l’aiuto della tabella 1. Le pensioni di vecchiaia richiedono in genere un requisito di anzianità contributiva piuttosto basso (20 anni) e il raggiungimento di elevati limiti anagrafici (65 anni e 7 mesi per le donne, un anno in più per gli uomini).

Le pensioni anticipate prevedono invece requisiti contributivi importanti (circa 42 anni di contribuzione), mentre i limiti anagrafici passano in secondo piano. Con la riforma Fornero hanno progressivamente preso il posto delle pensioni d’anzianità, seppur una piccola quota di nuove pensioni risulti ancora normata dalle precedenti regole: per questo l’Inps, nei suoi report annuali, le conteggia assieme nella stessa colonna e Cazzola le utilizza al pari di sinonimi.

Tabella 1

Fonte: Inps, Appendice normativa

Quanti nuovi pensionati nel 2016

Come è possibile leggere dalla tabella 2, Cazzola ha ragione nel riportare i dati sulla gestione dei lavoratori dipendenti: nel 2016 le nuove pensioni anticipate e di anzianità sono state 77.110, per un’età media di 60,5 anni; le nuove pensioni di vecchiaia sono state invece 38.143, per un’età media di 65,5. È inoltre corretto affermare che circa 35mila – 35.374 per la precisione, all’incirca il 46 per cento – delle pensioni di anzianità in decorrenza sono state raggiunte con un’età tra i 55 e i 59 anni. Per la stessa classe d’età le nuove pensioni di vecchiaia erogate nel 2016 sono state solo 732. Inps conferma anche che per il Fondo pensioni lavoratori dipendenti su 100 pensioni di vecchiaia in decorrenza vengono erogate 202 nuove pensioni anticipate.

Tabella 2

Fonte: Inps, Monitoraggio dei flussi di pensionamento

Giuliano Cazzola prende in considerazione – lo ammette lui stesso – i dati riferiti ai soli lavoratori dipendenti. D’altronde le altre gestioni – coltivatori diretti, mezzadri e coloni, artigiani, commercianti e parasubordinati – sono regolate da normative differenti e sottoposte ad aliquote contributive ridotte. Perciò non sono del tutto comparabili tra loro. Ad ogni modo, anche prendendo in considerazione tutte le gestioni pensionistiche nel 2016, al netto degli assegni sociali che per convenzione vengono conteggiati da Inps tra le pensioni di vecchiaia, i nuovi assegni di vecchiaia risultano comunque circa 35mila in meno rispetto a quelli per anzianità (84.101 contro 118.084). Anche l’età media di accesso al trattamento pensionistico per anzianità, tenuto conto della totalità delle gestioni e non solo dei lavoratori dipendenti, non varia in modo significativo da 60,5 anni, il dato citato da Cazzola.

Quanto all’ultima parte della dichiarazione di Giuliano Cazzola – il fatto che la maggioranza degli italiani andrebbe in pensione a 60 anni – si tratta di un’affermazione che non è possibile verificare perché i dati dell’Inps riportano solo il numero dei nuovi assegni pensionistici erogati e non quello dei nuovi pensionati. I numeri potrebbero infatti non coincidere per la possibilità di ricevere più di un trattamento pensionistico.

Alla luce dei dati corretti citati da Giuliano Cazzola e dei distinguo che è necessario fare in merito alla maggioranza dei nuovi pensionati, la dichiarazione risulta QUASI VERA. Verificheremo se al prossimo appuntamento televisivo Matteo Salvini riuscirà a smentire questa lettura dei dati e con quali argomentazioni: finora – in due puntate di DiMartedì – non ci ha nemmeno provato.

Ecco come facciamo il fact-checking.

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11 commenti

  1. Alessandro

    E quelli che non ci sono andati? Nel 2016 erano 115mila, ma nel 2010 211 mila, nel 2008 216 mila, nel 2006 243 mila. Sono dati Inps.
    Alessandro

  2. QW

    sono in ogni caso affermazioni con poco significato sostantvo e scientifico: primo, il valore medio è rilevante a livello aggregato ma senza senso alcun senso a livello individuale (per differenti condizioni di carriere, salute ecc.. al pensionamento e diverse aspettative di vita); secondo, all’età di pensionamento tramite pensione anticipata andrebbe agggiunto il numero di anni di contribuzione (sempre media e variazione standard)…il resto è chiacchiera da bar, sia per salvini che per cazzola…

  3. c de biase

    Incredibile il carattere approssimativo di quest’articolo (e anche di quello che ha detto Cazzola, senza con questo difendere minimamente Salvini, da me lontanissimo). A parte gli errori marchiani – attualmente gli uomini vanno in pensione a 66 e 7 mesi, indipendentemente dai contributi che però devono essere almeno ventennali, e non a 67 e 7 mesi, oppure con 42 e 10 mesi di contributi e non “circa 42”, le donne a 41 e 10 mesi (tra poco le misure diventeranno per tutti 67 e tre mesi di vecchiaia e 43 e tre mesi di anzianità, cifre assurde per chiunque non sia magistrato medico famoso et similia, purché in buona salute beninteso). Il problema è proprio questo e si fa finta, surrettiziamente, di non vederlo: non tanto i dati del 2015/16 che pure sono alti, ma l’impianto complessivo della iniqua Fornero, che tra pochissimo, a cominciare già da quest’anno, comporterà un’impennata ulteriore dei parametri pensionistici, senza nessuna flessibilità in un regime ormai in gran parte contributivo e misto (il che è una vera assurdità perché diventa una grave limitazione di libertà personale, una vera galera) e nessuno andrà più in pensione. Bisognerebbe rendersene conto e allarmarsi sul serio se si è in buona fede, se no anche i lamenti sulla disoccupazione giovanile diventano farisaici e pelosi. Se si lavorerà fino a 67, 68 e oltre anni, anche se le proporzioni non siano 1 a 1, questi poveri giovani quando vedranno un lavoro e un salario? È colpevole al massimo non capirlo o far finta..

    • Gentile utente, grazie per la segnalazione riguardo al requisito anagrafico degli uomini, abbiamo modificato il testo. Gli altri numeri presenti nella prima parte dell’articolo sono una sintesi dei requisiti anagrafici e contributivi (“circa 42” serve a rendere meno noioso il pezzo, poiché l’età richiesta a donne e uomini è differente ma comunque vicina a 42 anni di contributi). Ogni dettaglio è comunque reperibile dalla tabella sottostante e dai link al sito dell’Inps. Riguardo al resto della sua critica, riflettere sul contenuto delle dichiarazioni non è compito del fact-checking. Se ne occupa l’opinion-checking, di cui lavoce.info certo non è sprovvista, nemmeno su questo tema. La ringrazio, buona serata.

    • ER

      Ha proprio ragione. Le tabelle INPS, basate sullo scenario demografico Istat-centrale base 2007, prevedono nel 2049 un’età minima per la pensione di vecchiaia di 69 anni e 9 mesi, e per la pensione anticipata un’anzianità contributiva di 46 anni e un’età di almeno 66 anni e 9 mesi. Già tra dieci anni, nel 2027, servirà una anzianità contributiva di 44 anni e 2 mesi e 64 anni e 11 mesi d’età. Una follia.

  4. giorgio capon

    Sarebbe interessante sapere quanto pesano sulle statistiche riportate riscstti di laurea, scivoli, prepensionamenti etc. Ricordo che a volte i riscatti della laurea sono stati pagati molti anni dopo la presentazione della domanda a prezzi di saldo.

  5. Virginio Zaffaroni

    I soliti commenti fuori tsto. Questo è un fact-checking, non è un opinion-checking. Uno fa un’affermazione relativa a un dato o a un fatto; il checker (in questo caso lavoce.info lo sottopone a verifica. Punto e basta. Prima di fare commenti astrusi e livorosi si dovrebbe andare a controllare sul dizionario cosa significa fact-checking. Ciò detto, per quanto mi riguarda tra Cazzola e Salvini: 4 a 1. Tra Fornero e Salvini addirittura cappotto a danno di Salvini.

  6. c debiase

    Ancora più incredibile il carattere sedicente neutro di alcuni commenti che ignorano completamente (per malizia o vera insipienza?) che tutto è politica. La favoletta del tecnico algido ormai fa ridere. Evpurtroppo Salvini l’ha capito, a differenza di intellettuali o presunti tali.
    R ipassare qualche testo di filosofia e di storia non sarebbe male. Il vocabolario divrebbe essere di default..

    • Marco

      Se tutto è politica, occorrerebbe togliere la cittadinanza a salviniani & co., invece li si lascia sproloquiare. In effetti il suffragio universale ha dei tristi limiti.

  7. Lettore attento

    Anche se i dati sono autentici, il modo di porli può falsare la notizia.
    Come minimo si dovrebbero fornire anche i dati ISTAT sull’occupazione da 59 a 64.
    Andrebbe poi detto che l’età minima per il pensionamento è di 57 anni (14+43) se maschio con licenzia media, mentre servono 62 anni (19+43) con il diploma.
    Non guasterebbe poi ricordare che è quanto meno pittoresco il modo in cui si applica la speranza di vita (uguale per neonati e sessantenni!!).
    Ultima notazione, la riforma Fornero ha “pizzicato” persone solo perchè già bloccate dalla precedente riforma Maroni.

    • Marco

      Tralasciando il resto, non capisco la sua storia sulla speranza di vita. La speranza di vita è stimata partendo dall’età dei morti, che mediamente sono sempre nati un po’ prima dei vivi (sessantenni) e molto prima dei neonati. Non sappiamo se i neonati moriranno in media nel 2118 superando i 100 anni di aspettativa di vita, nel frattempo la durata prevista dell’assegno pensionistico la calcoliamo sui circa 80 a cui se ne vanno gli attuali anziani. Lei che altre proposte avrebbe. Ah, già flat tax al 15% e pensioni per tutti a 50 anni. Che tanto poi stampiamo la lira, immagino.

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