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Se per Renzi il buco dell’Etruria è poca cosa

Ritorna il fact-checking de lavoce.info. Passiamo al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca a Matteo Renzi e alle sue dichiarazioni sulle perdite di Banca Etruria.

Cosa ha detto Matteo Renzi

La vicenda di Banca Etruria è stata riproposta dai media a seguito del racconto di Ferruccio De Bortoli sulla presunta richiesta da parte di Maria Elena Boschi a Federico Ghizzoni per l’acquisto della banca aretina da parte di Unicredit, di cui Ghizzoni era amministratore delegato.

È tornato sull’argomento anche Matteo Renzi, il quale domenica 14 maggio durante un’intervista a L’Arena su Rai1 ha detto (al minuto 1:44:57):

Le sembra possibile che il problema delle banche in questo paese sia una piccola banca di provincia ad Arezzo […] le cui perdite valgono l’1,9 per cento delle perdite delle banche popolari, e non i veri scandali clamorosi che ci sono stati? Da Siena, alle banche venete e pugliesi”.

La dichiarazione è vaga e lascia spazio a molte interpretazioni. Abbiamo quindi chiesto ai principali enti che si occupano di temi bancari se la percentuale citata dall’ex Presidente del Consiglio fosse contenuta in una loro analisi, pubblicazione o comunicato stampa. Ci siamo rivolti a Banca d’Italia, Consob, Abi, Mediobanca e all’Associazione nazionale delle banche popolari: nessuna di loro ci ha confermato l’origine del dato. Abbiamo inoltre contattato telefonicamente il portavoce di Matteo Renzi, il deputato Michele Anzaldi, per appurarne l’origine e l’interpretazione originale, senza ricevere alcuna risposta. Proprio per l’incertezza sul senso della dichiarazione di Renzi abbiamo prodotto due giudizi, sulle interpretazioni a nostro parere più probabili.

La dichiarazione risulta vaga soprattutto sul concetto di perdita. Faremo quindi riferimento alla definizione più tradizionale del termine, ossia alla differenza negativa tra ricavi e costi di esercizio.
Inoltre, non è chiaro a quale anno il segretario Pd faccia riferimento. Gli ultimi dati disponibili sulle perdite delle banche popolari si riferiscono al 2015, anno in cui tuttavia Banca Etruria ha pubblicato due bilanci in quanto sottoposta prima ad amministrazione straordinaria e poi al procedimento di risoluzione. Il primo bilancio si riferisce al periodo antecedente la risoluzione, quindi dall’1 gennaio al 22 novembre (freccia verde). Il secondo è il bilancio di Nuova Banca Etruria, un ente-ponte sgravato dai crediti deteriorati e operativo nei soli ultimi 38 giorni dell’anno (freccia gialla). I dati sul 2015 che seguiranno si riferiscono alla Banca Etruria pre-risoluzione e sono quindi da considerarsi approssimati per difetto. Riporteremo per completezza anche i dati del 2014.

Fatte tutte queste premesse metodologiche, ecco i numeri di fonte Mediobanca. I dati si riferiscono alle 37 principali banche popolari nel 2014 e alle 32 nell’anno successivo, che possiamo considerare una buona approssimazione dell’intero settore. Per il 2014 facciamo riferimento al Focus sulle banche popolari, mentre per il 2015 a dati anticipati dall’ufficio stampa e non ancora pubblicati; li abbiamo integrati con i dati sul settore bancario di Banca d’Italia contenuti nella Relazione Annuale.

Prima ipotesi: Renzi si riferiva al bilancio non consolidato

Il bilancio non consolidato di Banca Popolare dell’Etruria (freccia rossa) ha registrato nel 2014 una perdita di 526 milioni di euro e nei primi undici mesi del 2015 (freccia verde) una di 625 milioni. Negli stessi anni, il risultato totale delle principali banche popolari è in negativo rispettivamente di 4,6 miliardi e 1,42 miliardi di euro. Nel 2014 la perdita della banca toscana rappresenta l’11,46 per cento del totale, mentre nel 2015 addirittura il 44 per cento. Una percentuale, quest’ultima, probabilmente approssimata per difetto poiché frutto del rapporto tra la perdita di Banca Etruria nei primi undici mesi e la perdita annuale del settore. In entrambi i casi le percentuali – molto differenti fra loro per la forte riduzione delle perdite del settore nell’arco dei due anni – rimangono distanti dall’1,9 per cento citato da Matteo Renzi. Alla luce di tali dati dunque la sua dichiarazione secondo la prima ipotesi appare lontana dalla realtà, e dunque FALSA.

Seconda ipotesi: Renzi si riferiva al bilancio consolidato

C’è una seconda interpretazione possibile: forse, Renzi si riferiva ai bilanci dei gruppi bancari e non delle singole banche popolari (cioè ai bilanci consolidati e non ai singoli). Si tratterebbe in effetti di un confronto maggiormente significativo per valutare l’incidenza della banca aretina sulle perdite. Tuttavia, come è possibile osservare dalla timeline dei bilanci, Banca Etruria non ha pubblicato il bilancio consolidato del 2014, né quello aggiornato a novembre dell’anno successivo. Prenderemo quindi in considerazione l’unico dato disponibile su questo periodo, ossia quello sui primi nove mesi del 2014 (freccia arancio).

Fino a settembre 2014 le perdite del gruppo Etruria ammontavano a 126 milioni, mentre il risultato netto consolidato delle popolari ha superato a fine 2014 i 4 miliardi di euro di perdite. Il gruppo Banca Etruria rappresenta il 2,98 per cento del totale, un numero vicino al dato riportato dal segretario Pd. Partendo ancora dai bilanci consolidati 2014, un’altra ipotesi potrebbe essere calcolare l’incidenza delle perdite di Banca Etruria sulle sole banche popolari in perdita, e non sul risultato netto di settore: anche in questo caso si ottiene una percentuale vicina all’1,9 per cento. Tuttavia, bisogna notare che questi sono risultati di un rapporto tra due dati con orizzonti temporali diversi (9 mesi contro 12), e quindi difficilmente confrontabili. Inoltre, perché citare i dati consolidati del 2014 quando sono a disposizione i dati non consolidati del 2015? Alla luce di ciò il dato dell’1,9 per cento può comunque apparire parzialmente confermato dai numeri per la seconda ipotesi, e dunque QUASI VERO.

In conclusione, tra un dato falso secondo la prima ipotesi e uno quasi vero, gli elementi in nostro possesso ci portano a definire la dichiarazione di Matteo Renzi come FALSA. Se anche per il 2014 Etruria è stata poca cosa nell’universo problematico delle banche popolari, la stessa cosa – alla luce delle informazioni disponibili – non può essere affermata per il 2015.

Ecco come facciamo il fact-checking.

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  1. Michele

    Solo un’ipotesi: Renzi dice che “le perdite valgono l’1,9 per cento delle PERDITE delle banche popolari”.
    Voi avete sommato gli esercizi di TUTTE le banche, sia quelle in perdita che quelle in attivo, rilevando che il dato finale è in perdita.
    Mi aspetto che la somma degli esercizi delle sole banche IN PERDITA (e quindi, tecnicamente, la somma delle perdite) risulti in un dato finale ancora maggiore (in termini assoluti), che potrebbe portare a un dato in percentuale più vicino a quello dichiarato.
    Oppure sbaglio qualcosa io nell’interpretazione della dichiarazione di Renzi o nella metodologia che avete applicato?

    • Lorenzo Borga

      Gentile Michele, esatto. Prendendo in considerazione solo le banche popolari in perdita il denominatore del rapporto diviene più grande e quindi la percentuale si assottiglia. In ogni caso, al di fuori della seconda ipotesi in cui abbiamo specificato, si tratta di percentuali che non sono vicine all’1,9%.

      • Simone

        In questo caso, quale sarebbe la percentuale?
        Grazie

        • Lorenzo Borga

          Per i bilanci consolidati 2015 le perdite di Etruria sulle perdite lorde del settore sono il 24%; sui bilanci consolidati 2014 circa il 2,6%. Per i bilanci consolidati 2015 non esiste il bilancio consolidato di vecchia Banca Etruria, per i bilanci singoli 2014 non sono a disposizione dati sui bilanci del settore.

  2. Henri Schmit

    Ottimo lavoro! Ma il dato verificato è di poco conto. Non l’errore che trasforma 2,98 in 1,9, o l’imprecisa definizione del dato stesso, ma l’intenzione evidente di sminuire la gravità della situazione in BPEtruria è da biasimare come un inaccettabile “alternative fact”. Più in generale non sono i numeri dei NPL e delle perdite banciarie, ma la loro causa, la spiegazione perché sono tre volte la media eurozona, che conta. Perdite e NPL sproporzionati stanno per arricchimento occulto o comunque immeritato di alcuni, che nessuno tocca, e di cui nessuno parla. E questo il vizio profondo del paese (soprattuto ma non solo del settore bancario – e ben oltre i 4 + MPS + 2 istituti sotto i riflettori), di cui nessuno vuole parlare e che difficilmente emerge dalle statistiche.

    • Michele

      Assolutamente d’accordo. Cercare di sminuire quantitativamente il problema relativo a Banca Etruria è l’applicazione di un classico strumento retorico: non avendo argomentazioni solide sul merito si cerca di sminuirne l’importanza cercando nel contempo di distogliere l’attenzione dal vero scandalo che sta tutto e solo nel aver dichiarato comportamenti (nessun interessamento) che poi sono stati smentiti dai fatti

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