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Referendum: quanto scendono davvero i costi della politica?

Uno degli argomenti nel dibattito sul referendum è il risparmio di costi della politica che ne conseguirebbe. Stimiamo un risparmio massimo per il contribuente di 140 milioni due anni dopo l’entrata in vigore della riforma e di 160 milioni a regime. Una stima, ovviamente, con margini di incertezza.

Circolano le stime più svariate sui risparmi che si otterrebbero se passasse la riforma costituzionale. In questo lavoro stimo un risparmio per il contribuente di 140 milioni due anni dopo l’entrata in vigore della riforma costituzionale, e di 160 milioni a regime. La Tabella 1 sintetizza le fonti di questi risparmi. Come sempre, queste stime sono soggette ad un ampio margine di incertezza. In particolare, la stima di alcuni di questi risparmi si basa su una interpretazione favorevole di alcuni passaggi ambigui nel testo della riforma. Sotto una interpretazione più restrittiva, i risparmi si ridurrebbero a circa 110 milioni dopo due anni e 130 milioni a regime.

Tabella 1: Sommario dei risparmi dalla riforma costituzionale

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Il seguito di questa nota  mostra i dettagli di queste stime. Per comprenderle, è  importante tenere presente che cercherò di ricostruire  il  risparmio per i  contribuenti dalla attuazione della riforma. La versione più lunga di questo articolo (scaricabile qui) mostra i dettagli metodologici.

Consideriamo ora le varie voci di risparmio della riforma.

  1. Il Senato

Cominciamo dal Senato. La Tabella 2 mostra il costo attuale per il contribuente  e i  risparmi stimabili. La riforma prevede che i membri del Senato scendano (inclusi i senatori a vita) da 320 a 100, una riduzione del 69 percento. Secondo il nuovo articolo 69  inoltre “I membri della Camera dei deputati ricevono una indennità stabilita dalla legge”. Dunque l’articolo abolisce certamente le indennità (prime due righe della Tabella 2).

Non è chiaro se il nuovo articolo 69 abolisca anche i rimborsi spese. Per   sicurezza, ipotizzo che anche tutti i rimborsi spese attuali vengano aboliti (righe dalla 3 alla 7).

Nel lungo periodo, il personale del Senato diminuirà, non però in proporzione alla riduzione dei senatori del 69 percento. Per far funzionare una istituzione come il Senato vi sono molti costi fissi: per esempio, il numero degli usceri o degli elettricisti  è quasi indipendente dal numero dei senatori. A regime è quindi ragionevole ipotizzare che il personale si riduca del 30 percento. Il risparmio per il contribuente sul monte salari sarà di 33 milioni (righe 8, 9 e 10). Ovviamente non tutta la riduzione del personale avverrà immediatamente: poiché non sono previsti licenziamenti,  il personale si ridurrà solo per attrito. Ipotizzando che in media ogni anno vada in pensione il 3 percento del personale, due anni dopo l’entrata in vigore della riforma il personale si sarà ridotto del 6 percento, per un risparmio di 7 milioni.

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Anche nelle altre spese di funzionamento del Senato vi sono numerosi costi fissi. A seconda della voce, ipotizzo quindi una riduzione dal 50 allo 0 percento.

Ci sono poi alcune spese che aumenteranno. La riforma, inspiegabilmente, ha attribuito  al Senato il nuovo compito di valutare le politiche economiche e territoriali del governo. In altre parole, il Senato si dovrà trasformare in un centro studi, tipo SVIMEZ. Inoltre, come è stato giustamente affermato, i senatori potranno lavorare solo alcuni giorni al mese; gli altri giorni, il lavoro di supporto dovrà essere assegnato alla loro segreteria, i cui ranghi dovranno venire corrispondentemente rimpolpati. Infine, i senatori che giungono da tutta Italia avranno sicuramente diritto almeno a un rimborso spese.

Sommando tutti questi risparmi e aumenti di spesa, stimo un risparmio per il contribuente di 107 milioni nel 2020 (due anni dopo l’inaugurazione del  primo Senato con le nuove regole) e di  131 milioni  a regime, diciamo nel 2030.

  1. Il CNEL

Il nuovo articolo 99 della Costituzione elimina il CNEL. Per calcolare i risparmi da questo articolo, bisogna tenere presente che il CNEL è di fatto già stato chiuso con legge ordinaria. Per esempio, nel bilancio di previsione per il 2016 il compenso per gli organi istituzionali era già uguale a 0. Nella sua  nota dell’ottobre 2014, la Ragioneria stimava un risparmio dalla riforma costituzionale di 8,7 milioni (essenzialmente, il totale delle spese rimanenti del CNEL dopo la sua chiusura “di fatto”, al netto degli accantonamenti, che sono spese una tantum).

Il risparmio effettivo sarà però  solo di 3 milioni (vd. Tabella 3).  Il motivo principale è che la riforma ha disposto  che tutto il personale del CNEL venga assunto dalla Corte dei Conti, quindi non vi sarà alcun risparmio su quel fronte.

  1. La riduzione dei compensi dei consiglieri regionali

Secondo il nuovo articolo 122 una legge della Repubblica stabilirà gli emolumenti dei consiglieri regionali, “nel limite dell’importo di quelli attribuiti ai sindaci dei Comuni capoluogo di Regione.”

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La Tabella 4 mostra i compensi attuali dei sindaci dei capoluogo regionali, e dei consiglieri regionali. Come spesso accade,  c’è un elemento di ambiguità: non è chiaro se il termine “emolumento” dei consiglieri regionali si intende solo l’indennità di carica o anche  il rimborso spese per l’esercizio del mandato.  Anche in questo caso, per sicurezza assumo l’ipotesi più favorevole alla riforma, la seconda, che comporta un  risparmio di spesa per il contribuente di 17 milioni (la  prima comporterebbe un  aggravio di spesa di  7 milioni).

  1. L’abolizione dei contributi ai gruppi consiliari regionali

La riforma (Disposizioni finali, comma 2) abolisce i contributi  ai gruppi consiliari regionali, che in questo momento valgono circa 15 milioni. È difficile pensare che essi non vengano sostituiti in parte da qualche voce alternativa, che consenta ai gruppi politici di funzionare. Un risparmio di 10 milioni appare realistico.

  1. La “decostituzionalizzazione” delle province

Come è noto, la riforma costituzionale rimuove le province dalla lista di enti costituzionali. In molti includono i risparmi dall’abolizione delle province nel calcolo dei risparmi dalla riforma costituzionale. Questo approccio non è corretto. Il motivo è semplice: gran parte delle funzioni delle province sono già state riallocate a comuni, città metropolitane, e regioni con una legge ordinaria del 2014 (la legge “Delrio”); i dipendenti pubblici non più necessari verranno gradualmente riassorbiti da altri enti pubblici; la stessa legge ha  eliminato gli emolumenti ai consiglieri provinciali. Dunque i risparmi della riforma delle province si sono già manifestati, e rimarrebbero anche se passasse il no al referendum: sono indipendenti dalla riforma costituzionale.

Tabella 2: Risparmi dalla riduzione del numero dei senatori e abolizione dell’indennità

Schermata 2016-11-22 alle 11.52.17

Schermata 2016-11-22 alle 11.52.45

Tabella 3: Risparmi  dall’abolizione definitiva del CNEL

Tabella 3 (1/2)

Tabella 3 (2/2)

Fonte: Bilancio di previsione del CNEL del 2016

Tabella 4: Risparmi dalla riduzione dei compensi dei consiglieri regionali

Fonti: siti web dei comuni capoluogo e delle regioni

Fonti: siti web dei comuni capoluogo e delle regioni

 

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54 commenti

  1. Walter Mescalchin

    quanto si risparmierebbe se rimanesse l’attuale Senato con funzioni diverse, dimezzando le indennità di Camera e Senato e togliendo i vitalizi a chi ha già copertura pensionistica ? Se oltre a questo si togliessero tutte le spese riferite ai “privilegi” dei parlamentari e si bloccassero gli aumenti dei dipendenti ? (tutto possibile con leggi ordinarie). Se inoltre i parlamentari lavorassero 4/5 giorni alla settimana, non ci sarebbero minori tempi nell’approvazione delle leggi ? E’ una questione di costi o di scelte ?

  2. Raffaele

    Faccio solo mestamente notare che solo per il CNEL deve aggiungere 10 milioni di euro… quindi mi immagino gli altri numeri… con i consigli provinciali possiamo arrivare alle cifre che dice il Ministro Boschi di circa 500 milioni…

    • Roberto Perotti

      Non capisco. Come spiego nell’articolo, già ora i politici provinciali non sono più retribuiti. E le “aree vaste” previste dalla legge Delrio e dalla riforma costituzionale sostituiranno in gran parte le attuali province. La riforma costituzionale di per sé non contiene nulla che riduca ulteriormente i costi delle province.
      Quanto al CNEL, non capisco da dove verrebbero i 10 milioni che bisognerebbe “aggiungere”. L’intero bilancio attuale del CNEL non arriva a 10 milioni (esclusi gli accantonamenti una tantum), e le spese per i personale non verranno risparmiate. E’ possibile scaricare il bilancio del CNEL al link segnalato e confrontarlo con i miei calcoli pubblicati nella Tabella 3. Quando lo fa, mi indichi per favore da dove vengono i 10 milioni che avrei occultato.

      • Buonasera Prof. Perotti, dove posso trovare il lavoro con le stime sui risparmi ottenuti dalla Legge Delrio? Leggo in una nota a piè di pagina (4) che la cifra di 350 milioni di euro è plausibile. Grazie

        • Roberto Perotti

          In realtà non credo esistano stime “ufficiali”, a meno che vi sia un documento della Ragioneria di accompagnamento alla legge Delrio, che però non sono riuscito a trovare. Dovrebbero poi esistere delle stime del Commissario Cottarelli. La cifra di 350 milioni, citata per esempio dalla ministra Boschi nel question time alla Camera dell’8 giugno 2016, mi risulta plausibile in un senso spannometrico.

  3. Intanto dai futuri e incerti risparmi possibili, dobbiamo registrare un sicuro e immediato aumento dei costi dovuti ai francobolli spesi da Renzi per spedire 4 milioni e mezzo di lettere propagandistiche agli Italiani all’estero. Ieri sono andato in Posta a spedire 5 lettere di auguri di Natale e ho speso 6 euro e rotti, per cui queste letterine natalizie di Renzi inneggianti ai risparmi della politica sono già costate 4-5 milioni…

    • Stefano

      Sono soldi a disposizione del Comitato del Sì, non certo messi a bilancio dal Governo. Polemica inutile.

  4. antonio petrina

    I 200 senatori aboliti andranno rimpolpati da un n ro adeguato di euroburocrati che dovranno analizzare e studiare le oltre 20.000 direttive comunitarie che l’UE annualmente sforna e che il nuovo Senato avrà per competenza, essendo che solo 2gg al mese non potranno i 100 senatori rimasti fare questo lavoro e quindi il risparmio andrà utilizzato per strutturare un ufficio tipo SVIMEZ.

    • Stefano

      Il nuovo Senato non dovrà analizzare le “oltre 20.000 direttive UE” (la fonte di questa cifra quale sarebbe?), ma avrà competenza solo sulla revisione delle “legge che stabilisce le Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea”, ovvero la Legge 24 dicembre 2012, n. 234.
      In pratica, potrà intervenire solo sulla legge che disciplina il processo di partecipazione dell’Italia alla formazione delle decisioni e alla predisposizione degli atti dell’Unione europea, ma non sull’attuazione delle singole direttive.

  5. Nonostante la stima per l’autore trovo il tema trattato un falso problema o semmai una questione marginale. In realtà si tratterebbe di far funzionare le massime istituzioni del paese, mentre c’è chi ci vuole far credere che bisogna risparmiare sui deputati. Triplicherei il loro compenso ma dopo aver creato procedure elettorali adeguate per selezionarli secondo criteri democratici. Chi si è messo contro i progetti di risparmio nella PA? La corte costituzionale ha bocciato iniziative lodevoli del governo di risparmio sugli stipendi alti della PA. In un altro paese UE con un debito pubblico del 21%/pil il parlamento ha annullato di un colpo quasi tutti gli extra accumulati negli anni sugli stipendi pubblici, riducendo sensibilmente la spesa corrente. Perché in paese con 132% di debito pubblico misure similari sono vietate? Che cosa bisogna RIFORMARE per rendere queste riforme legittime?

  6. L’attuale testo della costituzione prevede (art. 114) che “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città Metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”. Nel caso questa formulazione (e le altre citazioni delle Province nel testo vigente) rimanesse, non sarebbe possibile concepire un ricorso all’Alta Corte che dichiari incostituzionale l’attuale legge che invece le Province le abolisce? Quindi la questione del risparmio di spesa relativo all’abolizione delle Province nel testo della Costituzione non mi sembra da scartare.

    • PAOLO

      La riflessione di Giancarlo sull’ipotetica incostituzionalità della legge Del Rio non è infondata!

    • La legge n. 56/2014 prevede che le Province siano sostituite dalle Città metropolitana o gli Enti di area vasta e il subentro della Città metropolitana già avvenuto in diverse città quali ad esempio Roma, Napoli, Bari, Torino, Milano e Firenze dimostra che la riforma è estranea a questo passaggio.

      Le Province non verranno mai abolite per il semplice motivo che la legge non lo prevede. L’abolizione nel vero senso del termine riguarda solo l’elezione diretta dei consigli e le indennità dei consiglieri, già azzerata nel 2014 e che non ha prodotto i risparmi annunciati a reti unificate

      http://www.provincia.roma.it/news/dalla-provincia-di-roma-alla-citt%C3%A0-metropolitana-di-roma-capitale

    • Sebastiano Fabio Plutino

      Non è un’ipotesi peregrina.
      Potrebbe anche darsi che le pressioni delle province portino a far approvare una nuova legge che ponga nel nulla l’attuale dimagrimento cui sono state sottoposte, considerato che politicamente questo governo sarebbe finito e, senza un esecutivo forte, i potentati locali avrebbero buon gioco a riesumare un ente già al capolinea.

  7. Venceslao di Spilimbergo

    Chiedo venia al professore Perotti, ma in tutta sincerità temo che le sue stime siano… un po’ troppo generose per quanto concernono il risparmio per le casse pubbliche. Motivo di questa mia personalissima critica? Egli, del tutto legittimamente sia chiaro, parte da un presupposto eccessivamente ottimistico… ovvero, parte a sviluppare la sua analisi da aspettative tanto ottimali quanto ritengo improbabili. Veramente crede che non vi saranno rimborsi spese per i futuri nuovi senatori? O che vi sarà una riduzione del numero dei dipendenti del Senato, per quanto a lungo termine? O che la riduzione dei compensi dei consiglieri regionali avverrà come Egli spera, a partire dallo stesso modo di come Lei ha interpretato il testo della riforma? Non me ne voglia professore, ma temo sinceramente che andrà incontro a una amara sorpresa, nel eventuale caso della vittoria del “si” al referendum. Nel frattempo, attendendo il 04 dicembre, col suo permesso vorrei inviarle una richiesta: nella stessa meticolosa maniera con cui ha presentato le stime ottimistiche sugli eventuali risparmi a seguito della riforma, potrebbe elaborare e renderci note anche le eventuali stime pessimistiche? Ritengo infatti che sarebbe opportuno conoscere entrambe le due possibilità sussistenti in caso di vittoria del “si”, per poter meglio riflettere se valga o meno la pena sostenere questa riforma, oppure opporvisi. Ringraziandola sin da ora, le porgo i miei rispetti e i miei più distinti saluti. Suo Venceslao

  8. PAOLO

    A questo punto oltre l’ottima analisi ragioneristica gradiremmo sapere anche il suo pensiero su questo referendum?

    • roberto perotti

      Voterò sì

      • Massimo GIANNINI

        Speriamo che non voti SI per i risparmi da lei calcolati e/o non li abbia calcolati ad hoc e giusto per supportare il voto. Come dicono anche altri, per risparmiare si potevano fare molte altre cose, meglio, più utili, per legge ordinaria e senza stravolgere la Costituzione e il bicameralismo.

        • LeM

          Ha ragione. I problemi, e le soluzioni, sono SEMPRE ben altri. Ed e’ per questo che continueremo a non fare nulla, perché adesso stiamo troppo bene come stiamo (basti pensare alla enorme sproporzione di partiti/personaggi politici che sono per il no in contrapposizione ai pochi a favore del si)

        • Roberto Perotti

          Ovviamente non sono i risparmi sui costi della politica che mi faranno votare sì. E altrettanto ovviamente, se li avessi calcolati ad hoc e/o manipolati, avrei cercato di ottenere dei risparmi molto più elevati, non crede? Il governo sostiene che i risparmi saranno 500 milioni, contraddire il governo su questo numero non è esattamente il modo più intelligente di manipolare i dati a favore del sì, non le sembra?

          • Massimo GIANNINI

            Peccato che accanto al suo studio ne viene subito pubblicato un altro, su questo sito, di un funzionario ministeriale che dimostra come arrivare magicamente ai 500 milioni “governativi”… basta aggiungere 350 milioni…;-) . Tutti e due pero’ aumentate i dati della Ragioneria dello Stato di 2 o 10 volte senza dire il perché. Allora viene da domandare: a cosa serve a questo punto pubblicare questi studi? Perché un’analisi costi-benefici della riforma non è mai stata pubblicata e discussa prima compiutamente? Gli inglesi hanno un metodo che si chiama Regulatory Impact Assessment ovvero l’analisi costi-benefici e d’impatto della legislazione, mi sa dire quello della riforma costituzionale dov’è?

          • Roberto Perotti

            lavoce.info ha dato, giustamente, diritto di replica a Carlo Stagnaro; ci mancherebbe che censurasse gli interventi di dissenso dal mio articolo….. Quanto ai motivi delle differenze con le altre stime circolanti, ne parlo nel mio nuovo articolo su questo sito.

  9. Massimo GIANNINI

    Se i calcoli sono giusti si dimostra che bastava, ed era preferibile, con legge ordinaria, semplicemente ridurre le indennità e i rimborsi di tutti gli onorevoli e a livello regionale dei consiglieri. Non si tiene poi conto che i 100 senatori rimasti sicuramente lavorano meno e peggio visto che si troveranno a fare il doppio lavoro. Insomma picconare la Costituzione per un misera riduzione dei costi della politica non ne valeva la pena. Tanto più che lo stesso referendum, che magari si poteva evitare se si cercava un largo consenso nella riforma, costerà due/tre volte i risparmi.

  10. Andrea

    Esiste una stima, anche grossolana, dei “costi della politica” in totale? Perché 140/160 milioni sul totale del bilancio dello Stato sono noccioline. Vorrei capire se sono significativi almeno rispetto al “costo della politica”.

  11. Sebastiano Fabio Plutino

    Riguardo al Senato, a regime dovrebbero essere considerati i risparmi derivanti dal progressivo esaurirsi dei percettori di vitalizio, che oggi valgono 82 milioni l’anno; considerata l’età media elevata, al 2030 è verosimile che il risparmio sarà di alcune decine di milioni.

  12. Questi i conti per i costi della politica.
    Chiedo: qualcuno ha calcolato i possibili risparmi derivanti dalla riduzione delle materie di competenza delle regioni? Per esempio le competenze in materia di rapporti internazionali e commercio con l’estero.
    A seguito della riforma del titolo V del 2001 la spesa regionale è aumentata di 89 miliardi all’anno (fonte Cgia).
    Senza miglioramenti dei servizi ma solo per la ventuplicazione degli uffici.
    Adesso si cerca di tornare indietro, altrimenti il paese collassa.

  13. Buonasera, mi domandavo se oltre i costi che lei ha calcolato, esistano altri tipi di oneri come, per esempio, quelli pertinenti alle strutture, che immagino (ma forse sbaglio) funzionare a “regime” ridotto.

  14. ivan terzo

    Nei costi che andrebbero considerati non trovano posto anche le strutture? Ovvero tutto quello che è materiale e che viene utilizzato per la gestione e l’amministrazione di quanto si vorrebbe eliminare o almeno ridurre. Immagino anche che il personale, addetti vari et al verrebbero in qualche modo ridimensionati.

  15. silvio nicolini

    Dispiace non essere d’accordo con Lei, però i numeri dicono un’altra cosa. Sulle Provincie i dati al 2012 erano così composti:
    110 provincie
    110 presidenti
    890 assessori
    3920 consiglieri
    A questi vanno aggiunti circa 450 persone addette allo staff dei vari presidenti. Con costi già stabiliti per legge per quello che riguarda stipendi e gettoni di presenza, è alla voce rimborsi che i costi delle Provincie sono lievitati nel corso degli anni, come si può facilmente controllare e tutto questo ha portato a una spesa media lorda mensile di 115.000€ per Provincia che moltiplicato per 110 sono 12.650.000€ al mese e moltiplicato per 12 sono 151.800.000€ ogni anno.
    Rimangono fuori le consulenze legali, tecniche e amministrative che si possono quantificare in euro 4.000.000, si arriva quindi a un totale di 155.000.000€ di risparmio annuale con l’abolizione.
    Le persone sopra indicate, non si possono qualificare come dipendenti per il semplice fatto che sono “politici” e come tale questo costo va quantificato così.
    Su una spesa di 2,5 MLD di stipendi ogni anno per i dipendenti, è chiaro che 2,345 MLD verranno girati ad altre funzioni e amministrazioni, però, il costo “politico” di 155 milioni è un risparmio che va detto e considerato.
    C’è un’altro costo che Lei non considera, ed è quello dell’ottimizzazione dei costi, dato che le funzioni delle Province erano le stesse di Regioni e Comuni: Del Rio le ha quantificate in 650 milioni ogni anno.

    La saluto cordialmente.

  16. Un bellissimo lavoro. Grazie mille. Stavo da tempo cercando una fonte del genere.

  17. Michele

    Le riduzioni del personale del Senato non sono un risparmio (righe 8 e 9). Lo Stato (Inps, gestione separata?) dovrà pagare le pensioni, magari (?) un po’ meno degli stipendi, ma in gran parte l’uscita di cassa rimane.

  18. Questi i risparmi per i (soli) costi della politica.
    Chiedo: qualcuno ha calcolato i possibili risparmi derivanti dalla riduzione delle materie di competenza regionale?
    Dopo la riforma del titolo V del 2001 l’ampliamento delle materie di competenza regionale (ad esempio politica internazionale e commercio estero) ha comportato un aumento della spesa regionale di 89 miliardi all’anno (Cgia Mestre: http://www.cgiamestre.com/articoli/11637 )

  19. Marco

    Alcune considerazioni: nel 2015 per i senatori è stato pagato 40,2 milioni per i 315 senatori in carica sui quali è stata versata un’aliquota fiscale del 38% che ritorna allo Stato. Le diarie per 315 senatori ammontano a 36,1 milioni con un risparmio di 24,3 milioni nel caso di 100 senatori. Ci sarebbe poi la pensione da dover pagare agli attuali, circa, 300 senatori che ne avrebbero maturato i diritti. Quali costi avrebbe un ballottaggio elettorale ogni 5 anni ? Mi posso permettere di far notare che l’aereo presidenziale, un Airbus A340-500, è costato circa 175 milioni di €.

  20. Martino Ferrari

    Articolo molto interessante e ben circostanziato. Solo un dubbio: sono state calcolate le spese di viaggio (rimborsi ecc) che dovranno per forza essere rifondate ai futuri senatori? Quelle faranno presumibilmente abbassare i risparmi effettivi derivanti dalla riforma.

    • Roberto Perotti

      Grazie. Sì, sono in fondo alla Tabella 2. Ho ipotizzato rimborsi spese di vario tipo per 5 milioni annui.

  21. salvatore

    quando parlano i numeri

  22. Non emerge il potenziale risparmio dei costi della magistratura (meno costi per le numerosissime cause tra stato e regioni)

    • Roberto Perotti

      L’articolo è sui costi della politica. Vi sono molti potenziali benefici e costi della riforma che è impossibile quantificare.

      • Pietro

        Mi scusi sig. Perotti
        ma se ci sono come dice lei “molti benefici e costi che è impossibile quantificare” che senso ha l’articolo? Non sarebbe stato megli allora affidarsi alle stime di Governo? I dubbi permangono.

  23. Mario Notari

    Condivido l’osservazione del Sig. Silvio Nicolini. Ed aggiungo che a me risulta che il DDL Delrio non basti ad abolire le province, bisogna anche modificare la Costituzione. Per questo motivo il governo, contestualmente al DDL Delrio, avrebbe presentato anche un DDL costituzionale, il 1543, con il quale viene modificata la Costituzione per eliminare tutti i riferimenti alle province. Altrimenti avverrebbe come nel luglio 2013, quando la Consulta accolse il ricorso di 8 Regioni e dichiarò l’incostituzionalità delle misure con cui il Governo Monti aveva provato ad avviare il riordino degli enti di area vasta. In quell’occasione Gaetano Quagliariello dichiarò «L’odierna sentenza della Corte Costituzionale sulle province rende ancora più importante intervenire attraverso le riforme costituzionali sull’intero Titolo V, in particolare per semplificare e razionalizzare l’assetto degli enti territoriali». [Il Sole 24 Ore – 3 luglio 2013 – http://24o.it/pReFE%5D

  24. Gaspare Bisceglia

    Gentile prof. Perotti,
    a quale legge si riferisce quando scrive: “il CNEL è di fatto già stato chiuso con legge ordinaria”?

  25. Asterix

    La ringrazio Prof. Perotti per l’ottima analisi, ma una domanda semplice cosa c’entrano i costi della politica con il giudizio su una riforma costituzionale? Probabilmente abolendo il Parlamento (entrambe le camere), eliminerei i costi di personale, affitti immobili, rimborsi spese ai parlamentari, ecc.. ma avrei una riforma migliore? Molte delle voci di spesa potevano essere già razionalizzate e ridotte, ma non è stato fatto perché avevamo il bicameralismo ?? Gli sprechi della Camera sono meno odiosi di quelli del Senato? Questo è un argomento populista, che non meriterebbe neanche un fact checking posto che gli uffici bilancio del Parlamento hanno già smontato tale tema.

  26. Fausto Pettinato

    Mi permetto di segnalare che al calcolo costi dei consiglieri regionali, bisogna aggiungere gli assessori esterni. Per esempio, in Calabria i sette assessori sono tutti esterni.

    • Roberto Perotti

      Il nuovo articolo 122 però parla solo di “durata degli organi elettivi e relativi emolumenti”

  27. Vic

    Solo due appunti (il primo matita blu)
    a) non ha considerato che il taglio degli emolumenti regionali vale anche per la Giunta (Presidente e Assessori e cioè circa 12-15 persone a Regione);
    b) qualora passasse il SI, è ragionevole ipotizzare che anche le indennità delle regioni/province a statuto speciale saranno adeguate al nuovo standard.

    • Roberto Perotti

      Sul primo punto: Il nuovo articolo 122 parla solo di “durata degli organi elettivi e relativi emolumenti”. Sul secondo: data la storia delle regioni a statuto speciale, non ne sarei così sicuro. Ciò che è ragionevole per noi comuni mortali spesso è irrilevante per le regioni a statuto speciale.

  28. Quanti commenti; effetto del referendum in corso.
    Si deve rilevare (e mai se ne parla) dell’effetto indotto che deriva da un premierato che ha forti possibilità di durare per tutto il mandato.
    Che le leggi avranno molto meno bisogno che venga posta la fiducia.
    Che la riduzione del condizionamento dal parlamento ridurrà l’attività politica in corso di mandato per chi non è in sella; conseguente diminuzione del do ut des (che ha sempre effetti economici, in definitiva).
    La riduzione dei “costi della politica” si dovrebbe attendere da queste “derivate”, non misurabili, ma miliardate. Non si dimentichi la stima di Enico Letta degli italiani che vivono di politica: 400.000, in una sua intervista 2013 in LIMES.

    • Se questo dato è corretto, mostra perché si può ritenere l’analisi lodevole del prof. Perotti fuorviante: distoglie infatti l’attenzione dai veri problemi dei costi della politica. 400K che secondo Letta vivono di politica per solo XXX l’anno sono YYY di costo annuale, che qualcuno paga, e distoglie l’attenzione dai veri problemi della politica: servono procedure elettorali corrette, trasparenti, individuali, responsabili. Senza aver affrontato questo problema qualsiasi risparmio è inutile.

  29. Pietro

    Erg. Sig. Perotti,
    volevo capire se secondo lei dato che la sua analisi si basa sui dati del CNEL, che dovrebbe essere abolito, non ci sia un paradossale conflitto di interessi tra quando il CNEL sostiene saranno i risparmi e quelli potenzialmente reali.
    Grazie
    Cordiali saluti

    • Roberto Perotti

      C’è un equivoco. Io non mi baso assolutamente su “quanto il CNEL sostiene saranno i risparmi”. Mi baso su un’analisi del bilancio del CNEL, che a sua volta è deciso con la legge di bilancio.

      • Pietro

        Sig. Perotti
        la sua risposta non mi convince del tutto. Se i dati sono comunque sul bilancio del CNEL sono una stima dei costi previsti. Allora da questa analisi sembrerebbe che i costi non saranno così ridotti. Questo farebbe decadere una delle ragioni del SI. Mi chiedo però se i dati del CNEL non siano tali per smontare la tesi della riduzione dei costi per evitare di essere abolito?.
        Nel rispondere ai tanti commenti lei dichiara di votare SI. Dal suo articolo però mi sarei aspettato una sconfessione dei dati del Governo ed un’indicazione a votare NO. Mi sembra che qualcosa non torni. Cordialmente

  30. Armando

    Professor Perotti, le chiedo un chiarimento.
    Mi pare di aver capito che la riduzione delle indennità dei consiglieri regionali , prevista dalla riforma, comprenda sia le indennità di carica che quelle di funzione ed esercizio. Può spiegarmi come mai lei invece considera solo quelle di carica?
    Grazie

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