I risultati 2016 delle prove Invalsi nella scuola primaria e secondaria mostrano le solite differenze territoriali. Ma non alle elementari, dove i punteggi sono sostanzialmente omogenei. Dai dati sembra emergere una diversa modalità di aggregazione degli alunni per scuole e classi fra Nord e Sud.
I risultati delle prove Invalsi 2016
L’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) ha presentato il Rapporto nazionale 2016 sulle rilevazioni degli apprendimenti in italiano e matematica degli alunni delle classi seconda e quinta della scuola primaria, della classe terza della scuola secondaria di primo grado e della classe seconda della scuola secondaria di secondo grado. Lo stesso Rapporto sottolinea che vi sono marcate differenze territoriali nei risultati.
Gli alunni della seconda elementare, tuttavia, presentano esiti sostanzialmente equilibrati sia per quanto riguarda le conoscenze di italiano che di matematica. Solo l’aggregato Sud e isole (Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) presenta uno scostamento di qualche entità, soprattutto per l’impatto della Calabria, il cui punteggio – corretto per il cheating – è di182 in italiano e di 186 in matematica.
Un secondo aspetto importante è rappresentato dal fatto che la dispersione dei punteggi risulta abbastanza simile fra i territori.
Figura 1 – Distribuzione dei punteggi della prova di matematica – Classe II primaria
Alla sostanziale omogeneità delle condizioni di partenza nel percorso formativo, si contrappongono gli esiti conseguiti negli anni successivi. Sembra che mano a mano che la scuola pubblica avanza nel percorso educativo, gli andamenti cambino in relazione alla latitudine. Al secondo anno delle superiori le regioni del Nord tendono a collocarsi sopra la media, al Centro sulla media, mentre le regioni meridionali si trovano sotto la media. Fra Nord Ovest e Sud-isole la differenza di punti per la matematica raggiunge il valore di 25. Agi estremi, i 220 punti del Trentino risultano superiori di ben 45 a quelli della Sardegna (al secondo anno della primaria la differenza è di soli 3 punti).
Un discorso sostanzialmente analogo può essere ripetuto per l’italiano.
Figura 2 – Distribuzione dei punteggi della prova di matematica – Classe II secondaria secondo grado
Le evidenze che emergono dal Rapporto Invalsi del 2016 confermano quanto riportato da tutte le precedenti rilevazioni, iniziate nel 2008.
Due osservazioni diventano a questo punto immediate. Anche se le condizioni di partenza degli alunni sono sostanzialmente le stesse fra Nord e Sud, lo Stato non sembra comunque in grado di garantire gli stessi risultati territoriali, nonostante l’uniformità delle normative e della distribuzione degli insegnanti in rapporto agli alunni. Ovvero, lo Stato non è garanzia di eguale trattamento (al pari o peggio delle regioni e dei comuni?).
La seconda riguarda la polemica estiva sulle lodi alla maturità. Nelle regioni meridionali, dove maggiore è la presenza di studenti con punteggi bassi che vengono comunque promossi, l’unica possibilità per distinguere quelli più bravi è riconoscere loro voti proporzionalmente più alti di quelli che avrebbero ottenuto nelle scuole del Nord.
Formazione delle classi a Nord e a Sud
Ma perché l’istruzione pubblica genera esiti così penalizzanti per le regioni meridionali, con evidenti riflessi sul capitale umano e sociale che vanno ben oltre i punteggi Invalsi e i voti alla maturità?
Se le iniziali abilità degli alunni di seconda elementare sono sostanzialmente le stesse ovunque, le differenze di esiti possono essere attribuite alla diversa qualità delle scuole, del corpo insegnante assegnato a ogni classe o degli alunni all’interno della classe.
Il rapporto Invalsi suddivide la variabilità dei risultati nelle tre componenti. Le evidenze sono sostanzialmente le stesse per la seconda e per la quinta elementare, così come per le diverse materie.
Figura 3 – Seconda primaria – Scomposizione della variabilità dei risultati- Matematica
Al Nord o al Centro la scelta della scuola o della classe influiscono poco sui risultati, perché questi dipendono essenzialmente dalla abilità del singolo all’interno della classe. Una analoga variabilità assoluta nel Mezzogiorno si polarizza invece sulle scuole, è comunque elevata a livello di classi, mentre risulta molto più bassa fra gli alunni. Ciò potrebbe significare che fra Nord e Sud cambia la modalità con cui si aggregano gli alunni per scuole e classi.
Al Nord la distribuzione è sostanzialmente casuale: oltre l’80 per cento della variabilità degli esiti è riconducibile agli alunni; al Sud le singole scuole tendono invece a reclutare o selezionare alunni con capacità meno difformi fra loro e a raggrupparli per classi più omogenee.
Ciò che occorre sottolineare è che la segregazione degli alunni per capacità ha conseguenze sia sul piano sociale che sul processo di apprendimento. Da alcuni studi risulta che “la segregazione tra classi in termini di background socio-economico-culturale penalizza gli studenti più deboli. Per contro, una composizione equieterogenea delle classi, permetterebbe a tutti gli studenti di usufruire dell’effetto dei pari e raggiungere risultati migliori”.
Gli squilibri sociali e l’arretratezza del Sud cominciano con la formazione “discrezionale” delle classi alle elementari?
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