Lavoce.info

Con lo split payment cresce il gettito Iva*

La misura che prevede che sia la stessa pubblica amministrazione a versare l’Iva dovuta dai suoi fornitori ha determinato un recupero di gettito di circa 2,2 miliardi nel 2015. I flussi provvisori per i primi mesi del 2016 confermano questa tendenza. Un successo contro l’evasione dell’imposta.

Iva e pubblica amministrazione

Sull’evasione dell’Iva, e delle altre imposte, sarà disponibile entro qualche settimana la Relazione ufficiale, redatta da un’apposita commissione, che verrà allegata alla Nota di aggiornamento al Def. Il documento, tuttavia, sarà aggiornato presumibilmente fino al 2014. A partire dal 2015, la legge di stabilità ha previsto una serie di interventi puntuali per contrastare l’evasione dell’Iva. In particolare, contro il mancato versamento dell’imposta da parte dei fornitori della pubblica amministrazione è stato introdotto il cosiddetto split payment, norma in base alla quale si stabilisce che sia la Pa stessa a versare l’Iva e non il fornitore. L’Agenzia delle Entrate ha approntato una procedura (descritta nel dettaglio in La finanza pubblica italiana – Rapporto 2016) per verificare se effettivamente la misura ha prodotto un aumento di gettito nel 2015. L’eventuale aumento è dato dalla differenza tra il maggior gettito proveniente dai versamenti della Pa e il minor gettito dei suoi fornitori, conseguente alla loro minore Iva dovuta. La riduzione può generare due diverse fattispecie per il fornitore:

  1. l’Iva dovuta è non inferiore a quella detraibile; in questo caso si osserverà solamente una flessione dell’Iva versata;
  2. l’Iva dovuta è inferiore a quella detraibile; in questo caso non essendoci capienza, il fornitore andrà a credito – che potrà essere recuperato o con una compensazione o con un rimborso.

La pubblica amministrazione, nel 2015, ha versato 7.265 milioni di Iva a titolo di split payment. Occorre valutare se i versamenti siano stati superiori o inferiori alla minore Iva dovuta dei fornitori. Per i rimborsi si dispone del dato puntuale, riferito esplicitamente allo split payment, che ammonta a 607 milioni di euro. Per valutare il gettito dell’Iva e le compensazioni si è utilizzata un’analisi controfattuale che stima cosa sarebbe successo se lo split payment non fosse stato introdotto. La platea dei contribuenti è stata perciò scomposta in due sotto insiemi: coloro i quali vendono alla pubblica amministrazione e quelli che operano soltanto con i privati. La figura 1 illustra le dinamiche dei versamenti effettuati dai due sottoinsiemi: si divaricano proprio a partire dal 2015, in coerenza con l’ipotesi che lo split payment abbia comportato una riduzione di versamenti da parte dei fornitori della Pa.

Leggi anche:  Tra cuneo fiscale e fiscal drag i conti non tornano

Figura 1 – Importo a debito Iva versato tramite F24 – Variazioni rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente.

Schermata 2016-09-13 alle 10.06.19

I conti del 2015 e del 2016

La conferma che la divaricazione descritta dal grafico dipende effettivamente dall’introduzione dello split payment è venuta da una analisi statistica che ha anche consentito di quantificare la riduzione dell’Iva dovuta dai fornitori in 3.974 milioni di euro, nel periodo febbraio 2015-gennaio 2016. Per quantificare l’aumento delle compensazioni si è adottata una procedura analoga, ottenendo una stima dell’incremento, per i fornitori della Pa, di circa 506 milioni di euro. La tabella 1 sintetizza i risultati. Sommando la minore Iva a debito con l’incremento delle compensazioni e dei rimborsi stimati si ottiene un valore pari a 5.087 milioni che risulta inferiore di circa il 30 per cento rispetto all’Iva versata dalla Pa con lo split payment, pari a 7.276 milioni. Da ciò deriva un incremento del gettito stimato in 2.189 milioni. Si può quindi concludere che lo split payment ha determinato un recupero di gettito di circa 2,2 miliardi, presumibilmente dovuto alla riduzione delle possibilità di omettere versamenti da parte dei fornitori della Pa.

Tabella 1 – Sintesi degli effetti stimati dello split payment

Schermata 2016-09-13 alle 10.06.53

Per fornire una prima indicazione prospettica sul recupero del rispetto della legge fatto registrare nel 2015 sono stati analizzati i dati provvisori dei flussi 2016, da gennaio a maggio. Nel periodo in esame si registra che i versamenti dovuti allo split, di competenza del 2016, ammontano a 2,9 miliardi circa, con un incremento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente di circa 2 miliardi. Contemporaneamente le compensazioni, dal lato dei fornitori Pa, sono aumentate di 452 milioni. Si tratta di dati parziali, che necessitano di ulteriori analisi, che a loro volta potranno condurre a considerarsi definitive solo quando si avrà la disponibilità della voce dei rimborsi. Tuttavia, tassi di incremento del gettito così importanti possono indurre a presuppore che l’introduzione della norma abbia innestato un miglioramento strutturale dei versamenti Iva a partire dal 2015.

Leggi anche:  Assistenza agli anziani: la riforma c'è, va messa in pratica

* Gli autori prestano la loro attività presso l’Ufficio studi statistico-economici, Agenzia delle Entrate.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Il concordato preventivo? Funziona se è solo per contribuenti "infedeli"

Precedente

Più nonne in pensione, più mamme al lavoro?

Successivo

Il Punto

  1. Henri Schmit

    In Europa la froda IVA costa 159 miliardi di euro . In Romania l’incidenza è del 37% dell’IVA totale, in Italia il 27%, come nel RU (piattaforma commerciale internazionale), la Francia è al 14%, la Germania al 10,5%, il Lussemburgo è al 3,7%, la Svezia paese inventore della tassa a cascata sui consumi al 1,3%. Una quota del così detto ‘gap’ è fisiologica, legata ai fallimenti, gran parte del resto è elusione, evasione o truffa favorita da un sistema inutilmente complicato che punisce gli onesti e permette ai furbi di arricchirsi e spesso – in Italia – farla franca. http://www.leparisien.fr/economie/en-europe-la-fraude-a-la-tva-coute-159-milliards-d-euros. Se c’è più frode IVA in Italia, lo Stato non è innocente, uno Stato tirannicamente spietato con i deboli, debole con i potenti, con i grandi gruppi.

    • L’evasione dell’iva viene facilitata dal salto dell’iva dovuto al principio del regime di tassazione nel paese di destinazione. Questo era un principio transitorio, in attesa di applicare il principio del paese di origine. Oggi, per la scelta della Germania è divenuto il principio definitivo.
      Per quanto concerne lo spilt, è una forzatura fatta dal governo italiano alle legge comunitaria dell’iva, il primo ricorso alla corte di giustizia, farà saltare questa legge. Il governo vuole incrementare il gettito, facendo pagare ai comuni subito l’IVA e incrementando il credito alle imprese, il flusso finanziario per il rimborso verrà rinviato di almeno un anno. Per le imprese che lavorano con la pubblica amministrazioni vi sono requisiti di partecipazione molto severi, possono non pagare l’IVA solo per l’importo di 10.000 euro.
      Ma di quale evasione si parla, è una legge per incassare tour court.

  2. Filippo Crescentini

    L’introduzione dello split-payment è conseguita all’accoglimento di una delle proposte avanzate da Vincenzo Visco e dalla associazione NENS-Nuova EconomiaNuovaSocietà, fondata dallo stesso Visco e da Pierluigi Bersani. Per ridurre ulteriormente l’evasione dell’IVA bisogna accogliere tutte le proposte di NENS e richiamare Vincenzo Visco a fare il ministro delle Finanze.

  3. Henri Schmit

    Interessante l’articolo di Visco su NENS relativo al caso Apple, citato nel commento. 20 anni fa VV propose, presumo a livello UE, una common consolidated corporate tax base. Proposta giusta, ma non risolutiva, perché la competizione a ribasso si concentrerà sul tax rate. Bisogna guardare quello che succede in Svizzera, dove in sostanza la base di calcolo delle tasse è federale, ma i tax rate sono cantonali. E l’UE è ovviamente, almeno per il momento e forse per molto tempo ancora, meno federale della Confederazione.Conclusione: In nessun’ipotesi c’è alternativa all’efficienza e alla competitività fiscale del paese. L’unica cosa che si possa e si debba imporre a tutti i paesi Ocse è la trasparenza e nell’UE pure la condivisione delle regole di calcolo dell’imponibile. Nel futuro ci potrebbe pure stare una common european corporate tax, come tassa minima che va all’UE e alla quale si aggiungono le tasse nazionali in competizione fra di loro, esattamente da modello elvetico. Non sarà facile e non bastano slogan moralistici, che piacciono tanto ai giornali ma confondono solo le idee.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén