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Quanto ci costerà rinunciare al Ttip

Le preoccupazioni sul Ttip sembrano ignorare gli strumenti di garanzia e tutela disponibili nella Ue. Infondate anche le critiche sulla scarsa trasparenza del negoziato. Un suo fallimento potrebbe privare l’Europa del ruolo guida nella identificazione degli standard di sicurezza su molte materie.

Trasparenza della Commissione sul trattato

Il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partership), come tutti i più recenti accordi commerciali dell’Ue, copre anche aree importanti di natura non puramente commerciale, quali gli standard sanitari e tecnici per i prodotti, i servizi, la tutela degli investimenti, gli appalti pubblici, la protezione dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. Il Ttip è parte della politica commerciale dell’Ue che mira a espandere i mercati di sbocco di prodotti e servizi europei tramite accordi con paesi terzi, anche al fine di ovviare alle difficoltà, ormai croniche, del Doha Round dell’Organizzazione mondiale del commercio. Mai come in questo caso, i negoziati sono stati oggetto di dibattiti e di contestazioni provenienti da diversi ambienti della società civile, alle quali le istituzioni europee hanno risposto con una sorprendente rapidità e in modo fattivo. Alle critiche, inizialmente fondate, di scarsa trasparenza dei negoziati la Commissione ha replicato dedicando un sito internet al Ttip che contiene dettagliate indicazioni sui vari temi in discussione. Si tratta di un’innovazione epocale: nessun altro Stato o organizzazione parte di un negoziato ha mai pubblicato informazioni così dettagliate, inclusi gran parte dei testi negoziali.

Tutele europee e rischi di un mancato accordo

Alcune preoccupazioni, invero, sembrano esagerate: ad esempio, il meccanismo di soluzione delle controversie sugli investimenti fra Stati e stranieri (Isds nell’acronimo inglese), almeno nella proposta europea, lascia ampi spazi ai contraenti di tutelare i loro obiettivi di pubblico interesse (per esempio, protezione dell’ambiente e dei consumatori) e prevede precise regole etiche e di condotta per gli arbitri che saranno incaricati delle decisioni. In base alla proposta dell’Ue, saranno selezionati dagli esecutivi dei contraenti, senza possibilità di scelta da parte delle imprese ricorrenti. Altro esempio: nel settore dei servizi non vi è alcun obbligo di privatizzare servizi di interesse pubblico, né si impedisce agli stati di recuperare la proprietà di servizi precedentemente privatizzati. Spesso le critiche sembrano ignorare o sminuire gli strumenti di garanzia e tutela disponibili nell’Ue. Per esempio, l’eventuale creazione di un organo tecnico Unione-Stati Uniti atto a procedere con il ravvicinamento, quando possibile, degli standard tecnici e sanitari e promuoverne il mutuo riconoscimento non potrà impedire la normale attivazione delle procedure di formazione degli atti dell’Unione, che prevedono la partecipazione del Parlamento europeo. Ancora: il negoziato non è condotto segretamente da organi tecnici sprovvisti di qualsiasi obbligo di “accountability”. I negoziatori sono funzionari della Commissione che hanno ricevuto un mandato da parte del Consiglio (organo partecipato dai governi degli stati membri) e, oltre a ricevere costantemente dal Consiglio indicazioni e raccomandazioni riguardo agli obiettivi negoziali, devono riferire periodicamente al Parlamento europeo circa l’andamento delle trattative. Posto che, una volta concluso, il Ttip dovrà essere sottoposto all’approvazione del Consiglio e del Parlamento europeo, si comprende come tali direttive e raccomandazioni debbano essere tenute in particolare considerazione dai negoziatori. Peraltro, anche i ventotto parlamenti nazionali potrebbero essere chiamati ad approvare il testo dell’accordo, qualora il contenuto non fosse riconosciuto di esclusiva competenza dell’Ue. È sottovalutato il ruolo del Ttip nell’adottare standard minimi quanto alla tutela del lavoro e dell’ambiente (non vi è nessun obbligo di ridurre le protezioni esistenti), mirando nel contempo a rafforzare l’importanza della tutela della concorrenza e limitando le condotte discriminatorie delle imprese di Stato. Le preoccupazioni di chi osteggia il Ttip ricordano in parte quelle sollevate all’entrata in vigore del Wto (World Trade Organization – Organizzazione mondiale del commercio) e che a ventuno anni di distanza si sono dimostrate, per la gran parte, infondate: per esempio, la sicurezza alimentare nell’Unione Europea non è stata pregiudicata; così come nessun stato del Wto ha dovuto privatizzare servizi fondamentali (non esistono norme in questo senso negli accordi). A parte considerazioni sui vantaggi economico-commerciali, la mancata conclusione del Ttip priverà il Parlamento europeo, ed eventualmente i parlamenti nazionali, della possibilità di condurre dibattiti informati valutandone accuratamente vantaggi e rischi, impedendo così la possibilità di migliorare il grado di consapevolezza degli interessati. Rinunciare al Ttip potrebbe significare, per l’Ue, abbandonare la leadership nella identificazione degli standard di sicurezza alimentari e di altre materie delicate. L’integrazione economica, sia pur in un momento difficile per gli accordi commerciali, non si fermerà certo con l’eventuale fallimento del Ttip: gli Stati Uniti, con la conclusione dell’accordo Trans-Pacifico (Tpp) – che ha diversi aspetti simili al Ttip – e la Cina, con il Rcep (Regional Comprehensive Economic Partnership – un mercato di 3 miliardi di persone), hanno dimostrato le proprie intenzioni. Quale sarà il ruolo della Ue in caso di un accordo fra le due potenze del Pacifico?

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28 commenti

  1. Franco

    Ho cercato di farmi un’opinione leggendo a favore e contro il TTIP e sono decisamente contro. Mi sembra che, dopo aver perduto l’elettronica (eravamo leader quando Nokia vendeva legname), la chimica (un Nobel come Natta negli anni 50 oggi è inconcepibile), ci sia rimasta, oltre a qualche PMI di nicchia, l’eccellenza alimentare che, con il TTIP, verrebbe messa a rischio. Certo, nulla è obbligatorio però, con la fame di soldi che abbiamo, la veduta cortissima dei nostri responsabili, c’è da temere fortemente che, per un po’ di soldi subito ed un po’ di PIL, si svendano anche i pochi tesori rimasti.

    • Claudio Dordi

      Penso che vi sia bisogno di un dibattito piu’ onesto, in Europa ed in Italia, sul TTIP. Putroppo, invece, ci troviamo di fronte a un dibattito ideologico. Una domanda: cosa sarebbe successo all’Italia senza la UE, il WTO, i vari accordi commerciali? E’ cosi’ sicuro che non avremmo perso comunque elettronica, chimica ed altro?

      • SpeculaThor

        Si tracci in grafico di 50 anni del saldo delle partite correnti italiane in parallelo al grado di flex dei serpentini serpentoni sospensioni sino al cambio fisso euro. Nn ci son dubbi. Le nostre debolezze strutturali endogene ci avrebbero deindustrializzato comunque ma molto più lentamente. Euro è una Lira Sopravvalutata ed un Marco Svalutato (vedi Target2 che Germ tenta di tener sotto controllo imponendoci Austerity). Germ ha sfruttato Unione Doganale+Marco Svalutato x distruggerci.
        Draghi Helsinky 2014 confessò in audio : con cambio fisso dobbiamo svalutar internamente (taglio salari) per salvar €. Surplus Europeo vs Usa (quasi tutto Tedesco, è che ha tenuto Euro forte x molto tempo) gli Usa se lo pagano semplicemente Stampando xrchè han la Valuta Riserva Mondiale. Lavoriam x loro gratis e ci crediam pure più furbi. PS:Lei sottovaluta ENORMEMENTE la partita GeoPolitica Usa vs Cina.
        Cordialità

      • Franco

        Grazie della risposta. Credo che abbiamo perso elettronica e chimica per colpe nostre (mancati investimenti, scelte politiche, sistema finanziario inadeguato e tante altre cause). Credo che la globalizzazione sia cosa buona, come il WTO e la vera concorrenza. Purtroppo il TTIP mi sembra tutt’altro; la competizione va bene in ogni settore ma non nell’agricoltura di qualità o nelle eccellenze alimentari se comporta rinunce alla qualità o alla sicurezza.

  2. Maurizio Cocucci

    Io non sono contrario ad un accordo di libero scambio, anzi sono ben favorevole, ma a condizione che sia vantaggioso per entrambe le parti. Certo, non pretendo che lo sia per l’Italia o la UE solamente. Ma le trattative non sono andate in questo senso se prima un ministro tedesco afferma che “come europei non possiamo sottostare alle richieste americane”, seguito da un messaggio su Twitter del nostro ministro Calenda che conferma una rigidità da parte USA e subito dopo il governo francese è ancora più drastico sul giudizio in merito ai negoziati. Concorderà che un trattato è un po’ come chiedere un mutuo, sicuramente le prospettive di fondo sono positive, ma così come a fronte di un finanziamento è bene considerare le condizioni, così lo è per un trattato di libero scambio. Se finora non ci si è messi d’accordo su nulla dopo 14 rounds di incontri su 27 aree tematiche, significa che è come se per una richiesta di mutuo, le condizioni poste dalla banca fossero del tutto diverse da quelle accettabili dal cliente. A quel punto di quale occasione o addirittura perdita parliamo? Poi, mi consenta, se abbiamo oggi una certa forma di trasparenza, questo è grazie alle molte proteste che vi sono state un po’ dappertutto, non certo per gentile concessione della Commissione Europea. Infine, diversamente da quello che lei sostiene, sia CETA che TTIP sono accordi misti, quindi non di esclusiva competenza della Unione Europea, ma vanno coinvolti anche i singoli parlamenti.

    • Claudio Dordi

      Un negoziato internazionale ha successo se la valutazione degli effetti positivi supera quelli negativi (e fra gli effetti non ci sono solo quelli economico-commerciali). Le ho gia’ scritto in risposta ad un suo messaggio che, spesso, gli argomenti negoziali controversi si risolvono negli ultimi rounds negoziali. E’ vero che vi sono divergenze negoziali, ma e’ sufficiente per abbandonare il tavolo dei negoziati? Come fa ad essere cosi’ sicuro del fatto che il trattato sara’ sicuramente negativo? Perche’ questo pregiudizio? Sulla trasparenza: sono d’accordo con lei, ma nell’UE sono anni che si discute del tema. Quanti altri paesi pubblicano informazioni sui negoziati? 0 (zero!). Perche’? Lo spieghero’ in uno dei miei prossimi articoli. Quanto agli accordi: non ho mai sostenuto che non siano misti. Ma non lo sappiamo ancora. Il Consiglio, per il CETA, ha proposto la formula di accordo misto, ma, come le ho scritto nella mia risposta ad altro commento, c’e’ anche la Corte di Giustizia che deve esprimersi in materia. Infine: anche gli accordi commerciali misti entrano in vigore con l’applicazione provvisoria (approvazione di Consiglio e Parlamento), come e’ accaduto con l’accordo con la Corea del Sud. L’applicazione definitiva avviene con il completamento delle procedure nazionali

      • Maurizio Cocucci

        Credo che non ci comprendiamo prof.Dordi, io ho anche scritto esplicitamente che non ho alcuna posizione preconcetta contro CETA e TTIP se questi rispettano i nostri standard di sicurezza. La posizione rigida non è da parte nostra, ma della delegazione USA. La mia replica al precedente articolo della dott.ssa Lisciandro era relativo a due imprecisioni che a mio avviso erano state scritte o comunque erano sottintese nel testo. Il ministro Gabriel non ha dichiarato che il governo tedesco ha intenzione di togliere il mandato alla Commissione Europea, come invece ora sembra intenzionato a voler fare quello francese. La replica di Gabriel era semplicemente una sua valutazione, valutazione che nel giro di pochi giorni ha avuto eco anche altrove, soprattutto da parte francese con il trio: Hollande, Manuel Valls e Matthias Fekl (viceministro al Commercio Estero). Anche il nostro ministro Calenda ha dovuto ammettere che da parte USA c’è una posizione eccessivamente rigida. Quindi, scusi, Lei alla luce di questo chiede a me come mai sono perplesso nel confronti del TTIP? Comunque, il punto che a me preme particolarmente è la pertinenza di questo genere di trattati. Io leggendo gli artt.3, 4 e 6 del TFUE li considero misti, non “UE-only”, così è anche l’interpretazione ad esempio dei governi francese, austriaco e tedesco, Calenda sostiene che lo è sicuramente il TTIP ma non il CETA. Aspettiamo il giudizio della Corte di Strasburgo sull’accordo con Singapore.

  3. Santo cielo. Ma avete letto il testo del TPP? Sembra peggiore di quanto pensato. Il WTO? dall’entrata in vigore del 2001 e in simbiosi con la crisi finanziaria del 2008, sono state chiuse in Italia 600.000 aziende produttrici e commerciali e 270.000 imprese agricole con 3.850.000 disoccupati quasi reali.
    Stiamo impazzendo? La migliore ricetta è l’AUTOSUFFICIENZA ECONOMICA per ogni paese. La politica dei trattati WTO è stata redatta da 400 multinazionali e dall’Ufficio del Presidente USa. Di chi faranno gli interessi?
    Prodi, come Commissario europeo, intervistato sulla questione multe di 350 milioni di dollari alla UE per mancata importazione della carne USA, agli ormoni della crescita, disse: “Come facciamo a leggere 27.000 pagine di trattati?”.
    Sembra ci sia molta ingenuità nel trattare e valutare questi trattati come beneficio per gli EUROPEI. Abbiamo delle norme molto superiori agli USA, in tutti i settori e una surplus commerciale. Qual’è il motivo di accettare il trattato USA? Nessuno.

    • SpeculaThor

      TTIP son 3 questioni dove disaccordo è massimo.

      Agricoltura: Francia ed Italia vorrebbero tutelar prodotti tipici da contraffazioni (parmigiano ecc) e bandire Ogm made in Usa.

      Appalti Pubblici: lEuropa con sistema unico appalti permetterebbe multinazionali Usa di competere anche a livello provinciale e comunale, senza reciprocità nel frammentato territorio confederale americano.

      Sistema Arbitrale di risoluzione controversie commerciali: oggettivamente (cioè indipendentemente dal fatto che io sono contraril) aumenta potere delle multinazionali limitando quello dei governi e dei parlamenti.

    • Claudio Dordi

      Sono ammirato nella sua capacita’ di leggere un accordo, come il TPP, che consta di centinaia di pagine (migliaia, se analizza le questioni piu’ importanti, contenute negli allegate) e di trarne conclusioni cosi’ nette: peccato che numerosi studi affermino inl contrario. Il WTO non e’ entrato in vigore nel 2001, ma nel 1995. Lei vuole l’autosufficienza economica, magari ispirandosi al Venezuela? Sulla carne agli ormoni non ci sono state “multe” ma semplicemente autorizzazioni a rappresaglie commerciali, cioe’ l’incremento di alcuni dazi da parte degli USA.

    • gianmario nava

      definisca i confini di un “paese”!
      l’italia? la lombardia? la provincia di monza brianza? l’europa a 6? a 12? a 28?
      e l’ucraina intera o smangiucchiata dalla russia?
      i cantoni svizzeri? la confederazione? o li raggruppiamo per religione? per lingua?
      l’raq è un paese? e malta? come sta in piedi malta?

  4. SpeculaThor

    Sì purtroppo ha ragione il processo di integrazione economica andrà avanti. Cioè andrà avanti la guerra Geopolitica tra Usa (con Ttp e Ttip) e Cina (Recep e One Belt). Il Wto ormai sta sfuggendo di mano agli Usa che avvertono Europa “non date status di Economia di Mercato alla Cina”. Su questo punto concordo con gli Usa anche se loro lo fanno x ragioni gepololitiche mentre io penso al dumping legalizzato che velocizzerebbe la distruzione delle Pmi. Andrà avanti purtroppo anche la distruzione dell’Ex Ceto Medio Occidentale causata “in gran parte” dalla Globalizzazione (oltre che dalla Disoccupazione Tecnologica ormai Accelerata rispetto al 900). E poco importa che i paesi emergenti stiano meglio se questo implica che noi stiamo e staremo sempre peggio. Andrà avanti il Commissariamento delle Democrazie da parte delle Lobby del Grande Capitale che si compra o minaccia i Governi (anche, ma non solo, con le Borse pilotate), e controlla gran parte dei mass media e degli economisti travestiti da scienziati sociali. Inoltre con la clausola sulle Dispute (che continuate stranamente ad ignorare: perchè ?) il Potere delle Multinazionali sulla gente aumenterà ulteriormente. Questo non è Marxismo fuori secolo (fallito nel precedente). Questo è buon senso che tutti possono capir senza Dettagli. Disse in video la Marcegaglia tempo fa: son materie troppo complesse perchè la gente possa capire. Ovvero: ci pensiamo noi. Da qui la Segretezza che si è “un pò ridotta” SOLO DOPO forti pressioni.

    • Claudio Dordi

      La segretezza negoziale non e’ per il fatto che le materie sono troppo complesse. Ci sono diverse giustificazioni, che cerchero’ di illustrare in un prossimo articolo.

    • gianmario nava

      ” E poco importa che i paesi emergenti stiano meglio se questo implica che noi stiamo e staremo sempre peggio. ”
      Ma lo sa che il ceto medio occidentale, in mancanza della creazione di un ceto medio nei paesi emergenti, rischiava e rischia di essere spazzato da guerre globali?
      E quanto costerebbe mentenere il resto del mondo in posizione subordinata per prote4ggere il nostro benessere?
      In temini economici e in termini morali?
      A meno di fare pagare a loro i muri prossimi venturi!
      Il localismo contro il globalismo si spaccia per protezione dello stile di vita ma è un cavallo di troia del fascismo prossimo venturo.

      • fdg

        Mah, a me pare che il “fascismo prossimo venturo” e il rischio di “guerre globali” siano più probabili nella situazione attuale. Si, “poco importa che i paesi emergenti stiano meglio” perché quando togli benessere a chi l’ha conquistato, anche con fatica, non puoi non aspettarti una qualche reazione. Sempre che questa strategia abbia una reale giustificazione. Ma una revisione critica delle strategie di globalizzazione no? Ma non è che l’ottua ideologia oggi sia un’altra?

        • massimo M

          Giustissimo fdg . L’agitazione dello spauracchio della guerra a mo’ di “Cavaliere dell’Apocalisse”, oltre a valere poco come argomentazione, sicuramente farà scarsa presa su un ceto medio occidentale al quale è stato appena tranquillamente detto di prepararsi a scomparire. Circa l’altro immarcrescibile argomento, i “muri”, c’è da considerare , al contrario, che potrebbe trattarsi di un’occasione di rilancio per gli investimenti pubblici 🙂 !

  5. giovane arrabbiato

    Già. Peccato. Niente pollo al cloro o OGM a basso costo, e industria alimentare italiana acquistata da multinazionali e poi trasferita in Cina. Peccatone.

    Globalisti…

  6. Da studi recenti risulta che nessun vantaggio reale verrà all’Italia dalla eliminazione dei dazi doganali. Diversi significati assumono i vincoli sulla etichettatura dei prodotti alimentari che non avranno più traccia sulla provenienza geografica dei prodotti ma solo meti simbolo del produttore. L’UE è accerchiato commercialmente dagli Usa è della Cina è l’unico vantaggio sarà a favore della centralità Usa negli scambi internazionali. Unico motivo per il nostro governo è favorire gli investimenti ma le norme sugli arbitrati è sul contenzioso ci farà partire sempre da una posizione di sudditanza economica.Meglio non approvare il Ttip. Non ci guadegneremo ne in maggior export ne in maggiori investimenti i dazi import export fra Usa e Italia delle categorie di merci di maggior scambio già oggi si equivalgono. Sul piano del lavoro già i sindacati Usa avevano contestato la concorrenza dei mercati del Pacifico. Stesso risultato in termini di minor lavoro necessario sarà subito dai lavoratori Italiani. Già Bill Wenders è oggi la Clinton propendono per una minore dislocazione delle industrie all’estero qualora portino svantaggi in termini di occupazione.Ciò significa mettere un limite alla globalizzazione. No agli arbitraggi sul costo del lavoro.No al Ttip. Inoltre gia il parlamento Ue ha dichiarato che l’economia cinese non è una economia di mercato ma di stato.Conclusione No al Ttip

    • SpeculaThor

      Premesso che son contro Ttip.
      Premesso che cmq verrà cmq firmato col nome cambiato quando le acque elettorali si saran calmate perchè le Multinazionaĺi son Sopra i Governi (es. Lotta Ue vs Tesoro Usa è tra 2 Lobby x Interposta Persona). Premesso tutto ciò.
      Perchè Gov Francia e Germania attaccano mentre Gov Italia & Nostra Classr Dirigente lo Difendono ? Son dei masochisti che nn vedon le cose semplici che scriviamo ? CERTO CHE NO.
      Italia purtroppo ha una debolezza finanziaria che và ben oltre gli Ide (citati altrove anche dall’articolista e da te). Debolezza che implica uno Scambio che nn si può scrivere.
      Neppure da me che son Nessuno.

    • Claudio Dordi

      Sarei lieto di ricevere gli studie che lei cita. Gli studi che ho condotto io, per esempio, evidenziano come le tariffe ponderate delle esportazioni italiane sono le piu’ alte (esclusa la Spagna, che esporta molto meno negli USA). Pensi che solo nel settore abbigliamento ci sono picchi tariffari del 32%. Etichettatura: le norme sulla tracciabilita’ dell’UE non saranno intaccate. Secondo: lei lo sa che tutti i prodotti importati negli USA devono recare il “made in”? Terzo: lei lo sa che l’Europa sta introducendo normative per obbligare i produttori a evidenziare il “made in” (che ancora non e’ obbligatorio?). Quarto: lei lo sa che in questi accordi ci sara’ la possibilita’ di promuovere la protezione, in via esclusiva, delle indicazioni geografiche, che ora negli USA sono molto difficili da tutelare? (chieda le difficolta’ ai vari produttori delle nostre indicazioni geografiche). Quinto: lei afferma che la UE e’ accerchiata commercialmente da USA e Cina. Lei sa che il surplus della bilancia commerciale dell’EU vs US e’ di oltre 120 miliardi di euro? Lei lo sa che, con il vecchio regime di contenzioso sugli investimenti, nel 35% dei casi vince lo Stato, nel 27% vince il ricorrente e il resto viene risolto con dei negoziati? Di quale sudditanza parla? Lei sa che, invece, fra i paesi Europei, e’ proprio l’Italia che, potenzialmente, ha piu’ da guadagnare? Lo sa che la Germania ha un elevato suprlus commerciale vs. gli USA? Come fa a concludere che non ci guadgneremo?

  7. emilio sacerdoti

    Caro Claudio ho letto il tuo eccellente articolo con cut concordo pienamente,Un caro saluto,
    Emilio Sacerdoti

  8. Giorgio

    Mi sembra ovvio che un accordo tra USA e un Europa debole e divisa su tutto non possa che portare benefici solo agli Americani. Le barriere doganali sono già molto basse e quindi si tratta di concordare standard comuni su alimentazione, sicurezza, tutele della oratori Etc. Diversi studi dimostrano un vantaggio economico risibile per l Europa. I modelli di sviluppo sono in alcuni settori troppi diversi . Porto l esempio della agricoltura : in un mercato libero saranno le grandi multinazionali americane ad avere dei vantaggi o i piccoli produttori italiani con una media di 20 ettari di terreno ? Non ci vuole la laurea per capirlo.

  9. SpeculaThor

    Per caso ho appena letto il commento di Wolfgang Münchau (Financial Times, non di certo un esponente dei centri sociali) sul fatto che anche in Austria gira male contro Ttip e Ceta. Eccolo.

    We are living at a time when people are considering voting for extreme policies like Brexit, and extremist politicians like Trump, Le Pen, or various Austrian characters on the right. This is a response to the failures of the globalised economy since 2008. An intelligent response cannot consist of doubling down on what was done before then: more free trade, lower taxes for multinational companies, and more loss of democratic control. What we are seeing is not a flaw in democracy, but democracy in action: the system is rebelling.

  10. Difficile dare un giudizio oggettivo senza averne le conoscenze dettagliate.
    Non si può essere che favorevoli ad accordi che portino vantaggi alle singole parti.
    Alcune considerazione comunque posso farle.
    a) non credo si possa parlare di che il negoziato è avvenuto con TRASPARENZA.
    b)Perchè il trattato commerciale è stato messo in crisi da prese di posizione tedesche e francesi? Quali sono state le argomentazioni?
    c) perchè l’Italia è d’accordo?
    d) E’ vero che in Europa un prodotto può essere messo in vendita solo dopo che si sia provato che non sia dannoso per la salute, mentre negli USA questo non è un obbligo?

  11. Buona sera , credo che nella regione italica direi se non fossi italiano e mi considerassi piacevolmente europeo , non abbiamo molte materie prime risorse , l’indotto agroalimentare ed agroturistico comporta milioni di occupati e questa è e rimane uno di comparti da tutelare .e che ancora deve svilupparsi .Sono convinto che il mondo è globalizzato e nel supermercato ci sarà il prodotto economico industrializzato o il prodotto dop , Pero’ a questo punto dimeticodi essere un padre di famiglia e voglio pensare all’aspetto commerciale di questo trattato …. noi produciamo nel sud europa tanti alimenti dop eccezzionali tanto che credo possano già oggi essere esportati o gia avviene questo ( scusate i miei pochi dati ) dall’altra parte ho l’industria del cibo USA che vuole sfondare la porta …. e in tutto questo noi non possiamo trattare l’accordo ? dai vs commenti mi sembra di capire che sono irremovibili ? mi piacerebbe avere maggiori chiarimenti a riguardo .L’unico aiuto che posso fornire con dei dati e che noi siamo grandi produttori di olio extra vergine di oliva ma sembra che gli italiani stiano acquistando maggiormente oli di non nostra produzione ma piu’ economici .

  12. Maurizio Cocucci

    Io suggerirei di fare una analisi anche alla competitività della nostra economia, perché non vorrei che le aspettative in merito ai vantaggi presunti di un accordo di libero scambio con gli USA rimanessero tali se non addirittura controproducenti. Qualche dato per spiegare il mio punto di vista. Nel 2015 l’Italia ha esportato negli Stati Uniti merci per 36 miliardi di euro. La Germania ben 114 mld. Il tutto senza TTIP. Considerando che la bilancia commerciale è comunque a nostro favore, non è che poi va a finire come con il mercato asiatico, Cina in primis, dov’e da grande opportunità si è invece rivelata un boomerang considerando il deficit commerciale? Tra l’altro sempre nel 2015 l’Italia ha esportato in Cina beni per 10,5 mld mentre la Germania (sempre lei!) ben 71 mld? Ovvero, non è che se non recuperiamo competitività dal TTIP noi prendiamo le briciole o addirittura vedremo peggiorare la bilancia commerciale importando più di quanto avviene oggi? Riassumendo, ben vengano gli accordi di libero scambio ma non perdiamo di vista la questione competitività perché un conto è non essere ai livelli dei tedeschi, altro è avere un simile gap come i due esempi mostrano.

  13. SpeculaThor

    Lipper, una agenzia specializzata di Thomson Reuters (come al solito: non populisti estremisti centri sociali comunisti ignoranti emotivi) ha appena pubblicato un outlook intitolato The end of Globalization ? copio ed incollo con maiuscolo su alcune parti……
    n our Global Economic and Markets Outlook for 2016 Q4, due to be presented to clients next month, we consider the consequences of a significant downturn in global trade. Looking across the major economies, we find that a sharp FALL IN GLOBAL TRADE would LOWER POTENTIAL GROWTH. BUT, interestingly, it would RAISE THE LABOUR SHARE – workers would be less exposed to competition from overseas. So workers get a larger share of a smaller pie. THE FLIP SIDE, of course, is that OWNERS OF CAPITAL GET A SMALLER SHARE OF A SMALLER PIE. We find that a period of growing isolationism would be DISASTROUS FOR EQUITY INVESTORS.

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