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Più religione e meno scienza in tempo di crisi

Dall’11 settembre in poi, la situazione geopolitica è diventata estremamente complessa. Come reagiscono i cittadini? La minaccia di attacchi terroristici è percepita come concreta. Aumenta la diffidenza verso gli altri. E la religione è una dimensione sempre più importante. Insieme alla famiglia.

La minaccia fantasma

Secondo il Global Terrorism Database, i morti per attentati terroristici nel 2001 e nel 2014 risultano distribuiti come indicato nella figura 1:

fig1canova

A partire dall’attacco alle Torri Gemelle nel 2001, la situazione internazionale è andata intricandosi in un gomitolo molto difficile da sbrogliare. Una banca dati interessante, almeno per esplorare in modo descrittivo alcune tendenze, è la World Value Survey, un’inchiesta che dal 1981 consente di monitorare l’evoluzione dei valori sociali di riferimento in quasi cento paesi che coprono, di fatto, il 90 per cento della popolazione mondiale.
Nell’inchiesta del 2014, una domanda è proprio dedicata alla paura di subire attentati terroristici e le oltre 86mila risposte mostrano un clima a dir poco teso: il 22,5 per cento degli intervistati dice che si tratta di una minaccia concreta e il 39 per cento si dichiara molto preoccupato.
All’interno della Wvs è poi possibile considerare l’evoluzione nel tempo di alcuni temi legati alla questione, grazie alla presenza di dati che coprono un periodo piuttosto lungo, dal 1981 fino al 2014. Non sempre l’inchiesta contiene le stesse domande, né i diversi quesiti sono somministrati in tutte le ondate, ma è comunque possibile seguire alcuni percorsi di pensiero abbastanza interessanti. Si tratta di temi non strettamente connessi al terrorismo, ma che toccano dimensioni delicate, quali la religione e i suoi valori di riferimento (per qualsiasi credo), la fiducia negli altri e nel futuro.

Il diavolo probabilmente

Abbiamo individuato alcune variabili sulle quali concentrare l’attenzione, perché sono quelle per cui esistono più informazioni e perché offrono interessanti spunti di riflessione.
Un primo fatto curioso è che, nel periodo 2010-2014, più del 50 per cento delle persone (il 53,34 per cento, per l’esattezza) dichiara di credere nell’inferno. Non è disponibile, per il periodo considerato, la statistica riguardante il diavolo, ma nel quinquennio 1994-1999, il 40 per cento dei rispondenti dichiarava di credere in Satana (o similari), in forte crescita rispetto al lustro precedente, in cui la percentuale si fermava al 28 per cento.
Una sfera interessante su cui la Wvs raccoglie molte informazioni riguarda la percentuale di importanza attribuita, nella vita, a diversi valori. La figura 2 mostra il confronto in percentuale tra famiglia e religione, concentrandosi solo sulle persone che rispondono: “molto importante”:

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fig2canova

 

Il trend delle persone per cui la religione è molto importante è crescente e ha registrato un picco nel periodo 1999-2004, il quinquennio che, di fatto, ha aperto una nuova stagione geopolitica dopo l’attentato alle Torri Gemelle.
La crescente importanza data a Dio e alla religiosità si evince anche dalle figure 3 e 4.

fig34canova

Sul totale delle 340mila osservazioni, le persone che si considerano religiose sono sempre sopra la metà, di nuovo con un bel balzo registrato agli inizi degli anni Duemila, dove si è registrato anche un picco delle persone che rispondono con il valore massimo alla domanda: “Quanto è importante Dio nella tua vita?”.
Una dimensione interessante da esplorare riguarda quella della fiducia e, in particolare, abbiamo considerato quella più valida euristicamente: il rapporto con il vicinato.
La Wvs chiede agli intervistati quanto gradiscono avere certi vicini e i risultati non sono particolarmente incoraggianti:fig5canova

Quasi la metà di chi risponde dichiara di non volere come vicini gli omosessuali.
Le percentuali sono più basse per altre categorie: persone di etnia diversa, migranti e persone di una differente religione. I dati evidenziano comunque un trend crescente di sfiducia e diffidenza, con percentuali comunque vicine al 20 per cento del campione.
Se si guarda alla domanda generale sul livello di fiducia, negli ultimi cinque anni si nota come solo il 25 per cento delle persone dice di fidarsi del prossimo, mentre oltre il 70 per cento seleziona l’opzione: “non si è mai prudenti abbastanza”.
Che fare? Nell’inchiesta del 2014, una domanda chiede se, forse, non è il caso di dare meno peso alla scienza in favore della religione: oltre al fatto che quasi la metà delle persone risponde sì, desta piuttosto stupore che il 25 per cento, in una scala 1-10, si posiziona intorno all’8. Come si può nutrire fiducia quando una porzione importante della popolazione non crede nella scienza? Che Dio ce la mandi buona.

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  1. Ma non dica ‘che Dio ce la mandi buona’, perché dio non c’entra niente con le cose del mondo. dio non esiste. E’ una pura invenzione, umana; ma un’invenzione; nulla di reale. Ha mai visto colui intervenire in qualsiasi modo per migliorarci la vita? Avrebbe assistito immobile, alla combustione di milioni di prigionieri dei tedeschi, oppure centinaia di milioni di persone ammazzate dal comunismo internazionale? Non è avvenuto, perché non esiste alcun dio convenzionale; ma nemmeno un qualche patrocinatore provvisorio dell’esistenza. Ecc.

  2. Carlo Barone

    Mettere insieme in un trend unico paesi africani e usa, scandinavia e medio oriente, senza chiedersi se il trend è davvero comune, è una sciocchezza grande come una casa.

  3. chiara rivetti

    “che dio ce la mandi buona ” è una chiusa geniale. Complimenti !

  4. Sergio Ascari

    Complimenti per il coraggio di affrontare un tema così scomodo e (come dice proprio il survey) controcorrente.
    In effetti sarebbe utile vedere come la tendenza si articola per aree geografiche, ho dato un’occhiata veloce al sito ma non ho saputo trovare risposta. Temo però che la tendenza sia generale.
    Non sono uno specialista, ma la tendenza è stata comunque già notata dal celebre libro di Huntingdon, “Lo scontro delle civiltà”, di cui costituisce un caposaldo. Purtroppo quel grande libro è molto citato ma poco letto, forse perché troppo scomode alcune frasi sulla natura della civiltà occidentale. Così molti lo citano come una specie di iettatore, da cui difendersi (con spirito superstizioso, non so se religioso) toccando ferro, legno o qualcos’altro.
    Pochi ammettono che solo una seria rivalutazione della razionalità potrà difenderci da catastrofi al cui confronto la seconda guerra mondiale potrebbe impallidire.
    Credo che nel mondo religioso ci sia chi è d’accordo. Purtroppo la maggioranza non è così.
    Forse qualcuno ha studiato come la diffusione dell’informazione, via TV e internet, abbia purtroppo l’effetto collaterale di diffondere irrazionalità, superficialità e panico.

  5. Sergio Ascari

    Complimenti per il coraggio di affrontare un tema così scomodo e (come dice proprio il survey) controcorrente.
    In effetti sarebbe utile vedere come la tendenza si articola per aree geografiche, ho dato un’occhiata veloce al sito ma non ho saputo trovare risposta. Temo però che la tendenza sia generale.
    Non sono uno specialista, ma la tendenza è stata comunque già notata dal celebre libro di Huntingdon, “Lo scontro delle civiltà”, di cui costituisce un caposaldo. Purtroppo quel grande libro è molto citato ma poco letto, forse perché troppo scomode alcune frasi sulla natura della civiltà occidentale. Così molti lo citano come una specie di iettatore, da cui difendersi (con spirito superstizioso, non so se religioso) toccando ferro, legno o qualcos’altro.
    Pochi ammettono che solo una seria rivalutazione della razionalità potrà difenderci da catastrofi al cui confronto la seconda guerra mondiale potrebbe impallidire.
    Credo che nel mondo religioso ci sia chi è d’accordo. Purtroppo la maggioranza non è così.
    Forse qualcuno ha studiato come la diffusione dell’informazione, via TV e internet, abbia purtroppo l’effetto collaterale di diffondere irrazionalità, superficialità e panico.
    Quanto alla percezione del terrorismo, vedi Kahneman!

  6. Francesco

    Credo che, per quanto riguarda l’Occidente democratico, la crescita dell’irrazionalismo in tutte le sue varianti sia l’unico effetto prevedibile della assoluta mancanza di valore cognitivo e formativo delle competizioni elettorali. Se la seduzione non viene mai contemperata da un discorso razionale, basato su cifre, sui duri fatti, su correlazioni sensate, che cosa mai possiamo prevedere ne venga fuori?

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