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Le tasse saliranno nel 2016 e negli anni seguenti

Con l’approvazione della legge di Stabilità 2016 nei due rami del Parlamento e in attesa della pubblicazione della nota tecnico-illustrativa definitiva da parte della Ragioneria generale dello stato si può comunque calcolare in che misura l’impegno preso dal governo di ridurre le tasse sarà rispettato nel 2016 e negli anni successivi. I dati complessivi di variazione delle entrate e delle uscite dello stato presentati dal governo a ottobre sono stati complessivamente rispettati anche dopo il dibattito parlamentare, con l’eccezione del rinvio (proveniente dal governo) del taglio dell’Ires al 2017 per far posto alle voci del cosiddetto “pacchetto sicurezza” (ad esempio, i 500 euro ai diciottenni e gli 80 euro alle forze dell’ordine).

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Le tasse caleranno dunque nel 2016? Come si vede dal grafico, la risposta è – in breve – no.  Sia nel 2016 sia negli anni successivi (2017 e 2018) le entrate totali delle pubbliche amministrazioni dopo la legge di Stabilità non caleranno e anzi continueranno ad aumentare. Saliranno di 10,6 miliardi nel 2016 rispetto al 2015 (da 788,7 a 799,3 miliardi), di 20,7 miliardi nel 2017 rispetto al 2016 e di 25 miliardi nel 2018 rispetto al 2017.
Ma allora il premier prende in giro tutti gli italiani quando dice di aver tagliato le tasse con la legge di Stabilità 2016? Solo un po’. Le entrate totali continueranno ad aumentare (il che non dovrebbe succedere quando si “tagliano le tasse”), ma aumenteranno meno di quel che sarebbero aumentate senza la legge di Stabilità 2016. Le due curve riportate nel grafico – che descrivono l’andamento delle entrate totali prima e dopo la legge di Stabilità 2016 – indicano che senza la legge di Stabilità 2016 le tasse sarebbero aumentate ancora di più: di 28,7, 25,8 e 23,5 miliardi, rispettivamente, nel 2016, 2017 e 2018. Le misure contenute nella legge di Stabilità 2016 (taglio dell’Imu sulla prima casa e altre misure per il 2016, taglio dell’Ires per il 2017) porteranno a contenere di alcuni miliardi (l’entità è pari alla distanza tra le due curve del grafico) l’aumento di tassazione che si sarebbe verificato “naturalmente”. Dove il “naturalmente” non ha nulla di naturale ma si traduce in “per colpa degli aumenti di tasse decisi dai governi precedenti (incluso il governo Renzi nel suo primo anno di vita)”. Fermo restando che una parte preponderante del taglio di tasse è il disinnesco delle clausole di salvaguardia.
Si sarebbe potuto fare di più in termini di riduzione del carico fiscale? Sì, a patto di ridurre di più la spesa pubblica che invece – con il modicum di spending review realizzato e con gli aumenti di spesa del “pacchetto sicurezza” – finirà per aumentare di 9 miliardi fino a un totale di 840,6 miliardi nel 2016.

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17 commenti

  1. Francesco

    1- sono termini nominali o reali?
    2- perche’ non misurare le entrate in % di pil, come vorrebbe il buon costume?
    Perche’ in realta’ un rialzo di 10-15 miliardi in termini nominali potrebbe essere un CALO di tasse a fronte di una stima di crescita del pil… Mi sorprende davvero questo modo di presentare i dati.

    • 1) Sono dati in termini nominali. Il governo stima un’inflazione (deflatore del Pil) all’1,5 per cento nel 2016. Vedremo. Per ora l’inflazione è vicina a zero.
      2) Lascerei fuori il buon costume. Un rialzo di 10-15 miliardi delle entrate dello Stato rimane un rialzo anche se sale il Pil. Nel caso in cui il Pil aumenti più delle entrate, scende la pressione fiscale, cioè il rapporto tra entrate e Pil. Ma le tasse (= soldi versati dai contribuenti) salgono lo stesso. E’ algebra.

      • Matteo

        Contesto anche io questa definizione di “aumento delle tasse” guardando i dati nominali. Se nessuno aumenta aliquote o tariffe o accise o altro ma, anzi, le taglia, abbiamo un abbassamento delle tasse. Che poi in termini nominali ci sia un aumento si spiega sostenendo che “c’è un aumento del gettito”. Altrimenti, se il governo avesse addirittura aumentato le aliquote, cosa si sarebbe detto? Che ha “più che aumentato le tasse”?

        • Caro Matteo, contesti pure, ci mancherebbe.
          Contestare l’algebra è però ciò che De Gaulle avrebbe chiamato un “vaste programme”.

          • Matteo

            Algebricamente, e per completezza d’informazione, può pubblicare il grafico col rapporto entrate/pil per i prossimi anni?

          • Matteo

            Le posso però chiedere la pubblicazione dei dati relativi alla pressione fiscale stimata per i prossimi anni come rapporto entrate/PIL?

  2. Gabriele

    Si potrebbe sostenere, semplicemente, che si ampliata la base impositiva, dunque è diminuita la tassazione pro-capite…

  3. Alessandro Butte

    Caro Prof. Daveri, anche i rapporti sono “algebra”. E il valore assoluto delle entrate fiscali ha un valore in se solo se rapportato al PIL. Inoltre le previsioni sulle entrate fiscali si appoggiano necessariamente alle previsioni sul PIL. Per farla breve, cosa direbbe di un esecutivo che, senza cambiare alcunché, di fronte ad un crollo del PIL si rallegra per la diminuzione delle tasse?

    • Anche i rapporti sono algebra, ovviamente. Ma non è algebra dire che bisogna guardare solo ai rapporti e non alle grandezze nominali: e perché mai? Nel grafico (che è un grafico, non un trattato di scienza delle finanze) mi sono limitato a fare (non l’aveva ancora fatto nessuno) qualche conto sulle conseguenze per le entrate totali delle scelte effettuate nella legge di stabilità sulla base dei dati disponibili. E ho notato che l’ammontare totale di queste entrate non scenderà. Punto. Avrebbe dovuto farlo il governo ma non l’aveva ancora fatto. Fatto questo primo conto si possono calcolare tutti i rapporti che vogliamo e fare ragionamenti più sofisticati.

      • Matteo

        Prof. Daveri, forse (forse) notare l’aumento dell’ammontare complessivo delle entrate può anche essere interessante in sé, ma nessuno qui si riesce a capacitare del perché non si sia spinto un pelo più in là, ossia nell’analizzarne le cause. Fermarsi dove si è fermato lei per poi buttare in pasto a noi semplici cittadini l’affermazione “le tasse aumenteranno nel 2016 e negli anni seguenti” non può che far credere che il governo stia di nascosto aumentando le aliquote o inventandosi nuove tasse.
        Gli stessi dati che lei fornisce, peraltro, dimostrano che la pressione fiscale è destinata a diminuire (non mi metto a discutere l’effettiva probabilità di certe stime di crescita del pil, ma prendo i dati per quelli che sono).

        Si potrebbe inoltre notare che, stando alla sua modalità di analisi, un qualsiasi governo che non volesse essere accusato di aver aumentato le tasse solo perché è aumentato il gettito dovrebbe implementare dei sistemi di sterilizzazione degli aumenti di gettito legati all’aumento del Pil. Mi chiedo se esista un qualsiasi paese al mondo che lo faccia.

        • Le rispondo ancora nonostante il suo tono sia piuttosto scortese (tra l’altro dietro il velo dell’anonimità). Non “butto in pasto a semplici cittadini” ho solo fatto un semplice calcolo da cui si vede che le entrate fiscali aumenteranno nel 2016, un segno del fatto che malgrado le riduzioni di imposta della legge di stabilità nel 2016 i soldi che lo Stato preleverà dalle tasche degli italiani saranno maggiori di quelle prelevate nel 2015. Le varie cose che mi attribuisce di aver implicato o pensato o fatto pensare sono sue interpretazioni, per me un po’ complicate ma legittime come tutte le interpretazioni. In ogni caso non c’entrano con il mio commento al grafico.

  4. Eccoli. Entrate/pil in % = 48,2 nel 2015, 47,5 nel 2016, 47,3 nel 2017 e 47,4 nel 2018. Numeri ottenuti nel caso in cui il Pil (nominale) aumenti del 2,9 per cento nel 2016, del 3 per cento nel 2017 e nel 2018

  5. Thomas Fazi

    Ciao Francesco. Scusa, dove hai preso i dati per le entrate/uscite in milioni per l’anno 2016 e seguenti? Nella Nota di Aggiornamento al DEF mi pare che il dato in milioni si trovi solo per il conto dell PA a legislazione vigente, non per il percorso programmatico, che invece mi pare che presenti solo il dato in relazione al PIL? Grazie!

  6. Lucio M

    Esimio prof. Daveri. Leggendo la sua rappresentazione dei dati ne consegue che lei semanticamente ritiene opportuno definire “aumento delle tasse” qualsivoglia aumento del gettito nominale.

    Ergo le chiedo, sarebbe coerente con il suo uso dell’espressione “aumento delle tasse” dire che ogni paese del mondo in cui il gettito all’anno X+1 rispetto all’anno X sia aumentato di almeno 1 unità di misura contabile, abbia alzato le tasse?

    Si rende conto che con tale scelta lei in pratica si troverebbe a dire che quasi ogni paese del mondo, quasi ogni anno, ha aumentato le tasse?

    Si rende conto che usare l’espressione “aumento delle tasse” riferendosi al mero gettito nominale è un errore, e che basterebbe riferirsi, per l’appunto, al gettito?

    Le chiedo quindi cortesemente, perchè non rileva l’opportunità di modificare il testo sostituendo nel titolo alla parola tasse la parola gettito?

    Mi auguro che colga l’ambiguità del titolo che mal si sposa con l’idea diffusa anche in letteratura di definire taglio delle tasse una riduzione (o eliminazione) di aliquote e/o quantomeno una riduzione complessiva del rapporto gettito / PIL

    • Caro signor Lucio M, grazie per l’Esimio, prima di tutto. Posso concordare con Lei che la parola “tasse” possa essere intesa in vari modi. Ma, malgrado la Sua cortesia, non cambierò il mio titolo. Provo a spiegarLe perché con un esempio.
      Quando paghiamo “le tasse” due volte all’anno, a cosa ci riferiamo con questa espressione? Io all’ammontare di tasse che devo versare allo Stato, non alle aliquote o ad altri concetti più sofisticati come la pressione fiscale. il mio titolo richiama dunque questa accezione del termine. Non ci trovo dunque nessuna imprecisione terminologica. Grazie dell’attenzione.

  7. Sento di poter affermare che non esiste alcuna interpretazione necessaria all’anamnesi del prof. Daveri.
    Se nel 2016 Io (esempio i contribuenti italiani) devo versare 10,6 miliardi in piú rispetto al 2015, (considerando anche che mi sarà ridotta la TASI sulla casa) e prevedendo di avere un reddito simile a quello 2015, Il maggior gettito di 14 miliardi per esclusione sarà dovuto a maggiori tasse o aumento delle tasse e non a maggior gettito di diretta comseguenza di un mio maggior reddito (Pil). Ha ragione Daveri é asettica matematica.

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