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Datemi un’anatra d’appoggio e solleverò l’Europa

Il piano Juncker prevede investimenti pubblici da 300 miliardi. Come riesce il nuovo Presidente della Commissione europea a far saltare fuori questi soldi? Attraverso una leva finanziaria cinque volte superiore a quella che viene generalmente usata nei piani di investimenti pubblici.

IL COINVOLGIMENTO UNILATERALE DELLA BEI
Il neo-presidente della Commissione europea è già, a pochi giorni dal suo insediamento, un’anatra zoppa. Delegittimato dalle rivelazioni sui favori fiscali concessi, con accordi segreti, alle imprese che investivano in Lussemburgo quando era alla guida del granducato, deve stare “schiscio” nei vertici europei. Eppure gli è riuscito un miracolo: trasformare i 2 miliardi che è riuscito a racimolare nel bilancio dell’Unione in 315 miliardi, ancora di più dei 300 promessi per il suo mega piano di investimenti europei annunciato nel suo discorso d’investitura davanti all’Europarlamento. Com’è riuscito in tale straordinaria impresa? Innanzitutto ha deciso unilateralmente che la Banca europea degli Investimenti parteciperà alla stessa con 5 miliardi e mettendo in piedi un Fondo strategico. Peccato che la Bei, per ragioni di rating, eviti di concedere prestiti a investimenti che non verrebbero comunque finanziati dal settore privato, cosa ben diversa dalla lista di investimenti elencati dal piano Juncker. Inoltre la Bei è notoriamente lenta nel decidere e, dunque, il fondo strategico sarà lento nell’agire, mentre ci sarebbe bisogno di un intervento immediato a sostegno dell’economia della zona Euro. Juncker ha poi reperito garanzie per 14 miliardi nel bilancio dell’Unione, soldi già impegnati per i fondi strutturali che però la Commissione si impegna a versare al fondo strategico in caso di necessità. Con questi 2+5+14=21 miliardi si potrà così scatenare, è il caso di dirlo, l’effetto leva.
TRUCCHI CONTABILI: DA 21 A 315 MILIARDI
In altre parole, il Fondo strategico prenderà a prestito da privati o da stati e investirà queste risorse in progetti di investimento, utilizzando come collaterale la garanzia di 21 miliardi. Ad esempio, prendendo in prestito i 10 miliardi su cui si è impegnato il Governo tedesco e utilizzando il proprio capitale versato, potrà sulla carta finanziare fino a 17 miliardi di progetti. Fin qui plausibile anche se complesso (e i grafici del piano sono alquanto informativi su questa arzigogolamento). Ma il punto è quanto grande sarà questo effetto leva. Per arrivare ad attivare 315 miliardi, il Fondo strategico dovrebbe avere una leva di 15 a 1, vale a dire riuscire a raccogliere 14 euro per ogni euro del proprio capitale, peraltro solo in parte versato. Non ci risulta che fondi di investimento pubblico siano mai riusciti ad attivare una leva finanziaria superiore a 3 a 1, anche ai tempi della finanza allegra. E oggi che banche e imprese stanno riducendo il loro indebitamento, Juncker pretende invece che la leva sia 5 volte più elevata di quei massimi che, per certi aspetti, è bene augurarsi che non vengano più raggiunti. Per capire i rischi cui andrebbero incontro coloro che prestano al Fondo strategico in caso di leva così elevata, basti pensare che se il capitale investito dal Fondo si svaluta del 6,7 per cento, questo azzera il capitale complessivo, versato e non versato, del Fondo. E perdite superiori al 6,7 per cento finirebbero per ricadere interamente su chi ha prestato i soldi al fondo. Gli investimenti pubblici, a differenza di quelli privati, tipicamente hanno rendimenti sociali elevati e sono non troppo redditizi sul piano privato. Altrimenti questi investimenti verrebbero fatti da operatori privati e non ci sarebbe alcun bisogno di Juncker e del suo fondo strategico. Ma Juncker, si sa, ha una forte somiglianza con Severus Piton, il mago ambiguo di Hogwarts. A lui può riuscire di tutto. Pensando a lui, forse Archimede direbbe: datemi un’anatra d’appoggio e vi solleverò il mondo, pardon l’Europa.

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10 commenti

  1. Caro Tito concordo con le tue osservazioni. A parte il meccanismo di moltiplicazione, se non si riformano le procedure di approvazione e monitoraggio dei progetti i tempi rimangono molto lunghi per l’erogazione dei prestiti . Inoltre in paesi con gestione inefficiente delle infrastrutture come il nostro l’effetto dello shock da investimento infrastrutturale sarà ancora più lungo e con dubbiosa ricaduta sulla crescita. Nel nostro caso italiano cerchiamo di applicare analisi economiche serie sulla convenienza dei progetti, e cerchiamo di eliminare gli impedimenti burocratici, di difendere la certezza del diritto, di rafforzare le competenze progettuali , giuridiche ed finanziarie delle Amministrazioni :sono tutti ostacoli che fanno si che anche in presenza di finanziamenti non riusciamo a realizzare gli investimenti. Ne parliamo quando ne hai voglia ciao
    Remy

  2. rosario nicoletti

    Le “trovate” della burocrazia europea ricordano un po’ l’invito alla cicogna per una cena da parte della volpe. Ammettendo pure che sarà possibile accedere a qualche finanziamento, difficilmente un paese sgangherato come il nostro potrà usufruirne in tempi utili da dare impulso all’economia.

  3. Barroso-Renzi-Juncker: alla sagra della demagogia, col soldo pubblico. Quanto potrà ancora andare avanti, il fin troppo scoperto gioco di prestigio?…

  4. Pif

    Classico gioco delle tre carte…ma Juncker non è lussemburghese? Che pena basta fare i confronti con quanto hanno messo nell’economia Cina e Usa negli ultimi anni, certo così facendo l’Europa si candida ad ulteriori anni di stagnazione e ad uscire dal novero delle economie che contano.

  5. Piero

    Basta prendere i soldi nel fondo salva stati, oltre 500 mld sono depositati. Con il QE che deve essere assolutamente fatto, tale fondo non avrà più senso di esistere, i soldi in esso contenuti debbono essere immediatamente spesi, con l’effetto leva si possono fare investimenti per oltre 1500 miliardi in Europa.
    Oramai tutti i trucchi della Nerkel sono venuti alla luce, tutti hanno capito che la Bce si dovrà sganciare dalla linea dettata dai tedeschi, deve fare la politica monetaria che serve per salvare l’unione monetaria, non ha più alibi, anche noi i nostri compiti li abbiamo fatti.
    Basta con questa farsa, la Bce faccia il QE sui titoli statali e il fondo salva stati spenda i soldi che i paesi vi hanno accantonato con lacrime e sangue.
    Oggi su tale fondo solo la Spagna vi ha attinto furbescamente prelevando 50 miliardi per salvare le sue banche, come tutti possono vedere la sua economia è ripartita.

    • bob

      siamo certi che la Spagna sia “ripartita” ? Dalle mie piccole analisi di amici e conoscenti in quel di Barcellona non risulta….anzi!! L’ economia si fa con piani industriali e produzioni non con “bolle immobiliari” a dir poco patetiche

      • piero

        La Spagna e’ stata acquistata dalla Germania con 50 miliardi dati in prestito straordinario per ripulire i bilanci bancari.
        In questo modo il credito e’ ripartito e anche il pil, certo che i cittadini dovranno aspettare per i benefici.
        Al contrario da noi le previsioni sono ancora negative, ossia non abbiamo ancora toccato il fondo.

    • Maurizio Cocucci

      Lei ha scritto delle imprecisioni in merito al fondo ESM. I 500 miliardi di euro sono la capacità complessiva di prestito a fronte di 701,9 mld di capitale sottoscritto dai Paesi dell’Eurozona, dei quali sono 80,2 mld il capitale versato. Di questi l’Italia ha versato 14,33 mld su 125,40 mld che rappresentano la quota di pertinenza (17,86%). Il capitale versato non viene usato per i prestiti come molti credono, ma serve per garantire il funzionamento del fondo che si comporta come una finanziaria che emette obbligazioni sul mercato e attraverso queste raccoglie il denaro che presta agli Stati a cui vengono concessi aiuti e così è stato per Grecia e Spagna.
      Quanto alle solite insinuazioni sulla presunta sudditanza della Bce al governo tedesco sono alquanto stonate in un periodo dove si registra proprio la maggiore divergenza di opinioni tra le posizioni della Bundesbank e quelle del presidente Draghi. Non serve conoscere la lingua tedesca per verificarlo e nemmeno quella inglese visto che non passa giorno che riviste economiche tedesche e anglosassoni non sottolineino questi contrasti, anche quelle di casa nostra ne parlano spesso. Ma evidentemente c’è interesse a sostenere tesi del tutto infondate e nell’additare la Germania e il suo governo come il responsabile di una crisi che dipende da fattori endogeni. Compiti? Quali compiti avremmo fatto?

      • Piero

        La capacità di spesa del fondo supera i 500 mld, naturale che non è tutto capitale proprio vi è anche il capitale di debito, in ogni caso i soldi raccolti, sono investiti in Bund tedeschi, con i soldi dell’Italia, acquistiamo i titoli dei tedeschi.
        Per la sudditanza solo Lei è rimasto a credere che Draghi non risponda alla Merkell, in ogni caso Draghi nella conferenza dell’altro ieri ha ammesso che la Bce sta in una situazione di illegalità e che le decisioni si possono prendere anche senza l’unanimita, perché allora non fa nulla, visto che le misure annunciate a settembre e ottobre sono state un fallimento.
        Basta con questa difesa della Germania, non hanno dimostrato con i fatti di volere l’Unione europea, che escano dall’euro.

        • Maurizio Cocucci

          Io non difendo alcuno ma semmai sostengo posizioni di politica economica e monetaria. Nella mia replica ho voluto correggere alcune imprecisioni che ha scritto in merito al fondo ESM, imprecisioni che può verificare personalmente accedendo al sito istituzionale sfogliando la brochure che viene aggiornata mensilmente nella sezione “Investor Relations” e in seguito scaricandola nel formato Pdf alla voce “ESM Investor Presentation”. Li trova tutti i dati relativi all’attività del fondo con le cifre che ho scritto. Per quanto concerne la BCE io in realtà difendo l’operato e, se mi permette, l’onorabilità del presidente Mario Draghi, il quale potrà certamente condurre una politica da Lei non condivisa ma non per questo ne fa un soggetto succube di qualche governo, men che meno di quello tedesco così come della sua banca centrale visto che finora ben 2 membri tedeschi del Comitato Esecutivo si sono dimessi per contrasti con la politica tenuta nel primo caso da Trichet e nel secondo da Draghi stesso e sono note a tutti le divergenze tra Draghi e Weidmann (oltre ad alcuni altri banchieri centrali di altri Paesi) circa le misure da intraprendere in tema di politica monetaria. Il fatto è che non si vuole accettare il fatto che la Banca Centrale Europea non è una azienda privata con a capo una persona che ha il potere di decidere da solo, ma assomiglia semmai ad un condominio dove le decisioni le prende l’assemblea a maggioranza qualificata dove il presidente può solo prenderne atto.

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