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L’eterna disputa sull’articolo 18

Di nuovo al centro del confronto politico, l’articolo 18 è un tema di discussione troppo spesso viziato dall’ideologia. Per evitare sterili discussioni,  bene allargare invece il ragionamento a tutto il tema dei contratti di lavoro. Una selezione di interventi de lavoce.info.

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Il Punto

  1. Massimo Matteoli

    La lettura del dossier è consigliata a coloro che parlano dell’art. 18 senza conoscere la realtà.
    Vere e proprie bufale statistiche sono quelle, vendute come verità rivelate, della sua applicazione ad un numero residuale di lavoratori o che gli addebitano la responsabilità della diffusione del lavoro precario.
    I dati che si leggono nel dossier possono, infatti,essere integrati da quelli forniti dalla CGIA di Mestre sui risultati del censimento 2011.
    Per prima cosa emerge la conferma sostanziale della curva dimensionale delle imprese italiane più volte evidenziata nel dossier, da cui non risulta nessun sospetto addensamento delle imprese prima della soglia dei 15 addetti..
    Estremamente interessante, poi, è che i lavoratori a tempo determinato (precari che però concorrono al raggiungimento della soglia) sono in proporzione più diffusi sul totale degli assunti nelle aziende sotto i 15 dipendenti (11,75%) che in quelle maggiori ( 10,92 %).
    Non emerge, perciò, alcun significativo spostamento statistico delle dinamiche del mercato del lavoro che possa farsi risalire all’ art. 18.
    Se aggiungiamo che i lavoratori direttamente tutelati dall’ art. 18 sono circa sei milioni e mezzo, capiamo la forza reale, tutt’altro che nostalgica ed ideologica, che gonfia le vele dell’opposizione alla proposta Renzi.

    • luca

      Ho letto per intero il dossier e anche alcuni articoli ivi citati. Se non erro, non si citano mai due fatti che mi sembrano cruciali per capire la questione. Primo, la soglia famosa dei 15 dipendenti scende a soli 5 per le imprese agricole. Secondo, anche sotto la soglia, il giudice può imporre all’azienda una salatissima compensazione fino a 14 mensilità in caso di ingiusto licenziamemto, ovvero circa 50000 euro visto che occorre includere contributi e multa INPS per ritardato pagamento, più ovviamente spese legali. Per una piccola impresa, questa cifra può essere insostenibile. Questi fatti secondo me spiegano abbondantemente perche si vede solo un piccolo scalino (che comunque è statisticamente significativo) inella distribuzione delle imprese intorno ai 15 dipendenti.

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