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Credo che la BCE abbia fatto il massimo per allentare la crisi dell’euro. Essa si trova al centro di una situazione oggettivamente conflittuale: ad esempio, per la Germania sarebbe opportuna una rivalutazione dell’euro mentre per gli altri paesi (Francia inclusa) una svalutazione aiuterebbe a recuperare competitività. Se la BCE intervenisse acquistando valuta estera, indebolendo così il cambio e creando nuova base monetaria, i rapporti già difficili con la Bundesbank potrebbero diventare incendiari. E’ difficile poi negare che esistano notevoli rischi per i saldi Target 2. Non si vede come le banche irlandesi o greche (o italiane?) potranno riuscire a rimborsare, tra meno di tre anni, i prestiti ricevuti dalla BCE. In via di diritto eventuali perdite dell’eurosistema devono essere coperte pro quota da tutte le BCN azioniste della BCE. Tuttavia, nella sostanza, la Bundesbank si trova con un credito di 500 miliardi verso gli altri paesi dell’UME e chi può dire cosa succederebbe a questo credito se qualche “grosso” paese fosse costretto ad uscire dall’euro?

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  1. Antonio Aquino

    Non si comprende il senso di una svalutazione dell’euro, visto che la bilancia dei pagamenti corrente complessiva dell’area euro si prevede in avanzo per circa 100 miliardi di dollari nel 2012, a fronte di disavanzi dell’ordine di 600 miliardi di dollari per gli Stati Uniti e di 20 miliardi per il Regno Unito. Lo squilibrio competitivo é all’interno dell’area euro, e si é accumulato per effetto di un aumento del costo del lavoro molto più forte in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia che in Germania. Secondo le stime dell’OECD (Economic Outlook, novembre 2011, p. 60), fra il 1999 e il 2011 il costo del lavoro é aumentato di circa il 30 per cento in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, rispetto alla Germania. Essendo impensabile di poter riequilibrare i rapporti di competitività all’interno dell’area euro mediante forti riduzioni del costo del lavoro in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, perché non farlo mediante un aumento significativo dei salari in Germania? Soltanto in questo caso sarebbe opportuna anche una svalutazione dell’euro.

  2. Enrico Z.

    se posso permettermi di intervenire, credo che si stia discutendo delle ciliegine quando la torta sta marcendo… il punto è che l’attuale sistema finanziario non è sostenibile perchè poggia su un impianto teorico sbagliato; non è pensabile avere una moneta non sovrana, una politica monetaria imbrigliata e una ventina di politiche fiscali diverse… quindi occorre: 1) trasformare la BCE in una vera banca centrale 2) abbandonare l’ideologia del pareggio di bilancio che è aberrante 3) limitare la libera circolazione dei capitali e riformare il mercato finanziario che ha snaturato il ruolo della MONETA come mezzo di pagamento trasformandola in merce 4) recuperare l’insegnamento keynesiano e ri-comprendere che il fine della moneta è il suo fine…, in altre parole che la finanza deve essere al servizio dell’economia di produzione di beni e servizi e la sua accumulazione improduttiva è dannosa per il 99% del sistema (elite finanziarie e suoi adepti esclusi). L’alternativa al punto 1) e la dissoluzione dell’euro e il ritorno (quanto prima) alle monete nazionali!

  3. Mario D.

    In una unione monetaria le bilance commerciali (BC) dei partecipanti possono essere pareggiate solo con movimenti dei livelli dei prezzi relativi. I disavanzi possono essere anche cronici (perchè compensati dalla fiscalità o dall’assistenza, perchè le zone ricche acquistano le proprietà site nelle povere, perchè le povere diventano aree marginali basate sull’autoconsumo). Per ripianare le loro BC i paesi debitori potrebbero ridurre i salari (riforma mercato del lavoro) e spostare l’imposizione tributaria dalle imposte dirette alle indirette, realizzando nel breve periodo un effetto simile a quello di una svalutazione monetaria. L’alternativa è che i paesi in avanzo aumentino la loro spesa pubblica e/o diano briglia alla dinamica salariale. Altra questione è il rimborso dei saldi del sistema T2, questi sono generati da due fattori: il primo è la segmentazione del mercato del credito (fuga di capitali dai paesi in crisi) e il secondo è il credito di ultima istanza della BCE al sistema bancario dei paesi in crisi.

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