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EVOLUZIONE DELLO SPREAD ITALIA-SPAGNA

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C’è indubbiamente una dimensione europea della crisi del debito e l’offensiva diplomatica del nostro Presidente del Consiglio in questi giorni è molto importante.
Tuttavia non dobbiamo mai perdere di vista i ritardi con cui il nostro paese sta reagendo alla crisi. Nei mesi scorsi abbiamo sempre guardato all’evoluzione dello spread fra Btp e Bonos perché in grado di isolare le differenze fra le politiche seguite nei due paesi di fronte alla crisi del debito e perché rimuove gli effetti degli interventi della Bce a sostegno di Italia e Spagna. Come si evince dal grafico, il differenziale tra i due spread è cresciuto di oltre 200 punti negli ultimi sei mesi, mentre, in termini assoluti, il rendimento dei nostri titoli di stato è aumentato, negli ultimi 6 mesi, di oltre 200 punti base. Una diminuzione del divario con i Bonos spagnoli è avvenuta dopo la nomina di Mario Monti come Senatore a vita e la settimana successiva come Presidente del Consiglio, fino quasi ad azzerarsi nell’ultima settimana di novembre. Questo effetto di credibilità personale del primo ministro è però evaporato rapidamente e, con la formazione del nuovo governo in Spagna il 23 novembre, il divario è tornato a salire. Il varo della manovra italiana a inizio dicembre ha portato a una nuova riduzione ma relativamente contenuta e temporanea. La conversione del decreto in legge prima di Natale non ha portato a miglioramenti dello spread che ha raggiunto fino a 200 punti di differenza a fine dicembre. Attualmente i nostri titoli di stato decennali pagano circa 160 punti in base in più di quelli spagnoli. Le scelte della Bce prima del vertice europeo, che permettono ora di utilizzare anche prestiti immobiliari come garanzie, hanno contribuito a questo miglioramento della condizione relativa della Spagna, in quanto le banche spagnole hanno forti problemi di liquidità. Il problema delle banche italiane è diverso. Sono imbottite di titoli di stato e hanno come maggiori azionisti le fondazioni bancarie che ostacolano la loro ricapitalizzazione. Un problema su cui torneremo.

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LA PAROLA AI NUMERI: RAPPORTO DEBITO/PIL

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LA RETORICA DEL 5 PER MILLE

16 commenti

  1. Roberto A

    Perchè non mettete sul grafico il punto in cui è stato votato il rendiconto che non venne approvato? E’ quello in punto in cui va fatto il confronto corretto con il governo Monti, visto che quello che è successo dopo sullo spread è stato dovuto all’instabilità politica e non per la credibilità o meno del governo per la presenza di Berlusconi o per la sua politica.

  2. Tommaso Sinibaldi

    Lo spread è sui titoli decennali suppongo: sarebbe comunque il caso di dirlo. Che cosa c’è sulle ordinate ? Punti percentuali di spread? Non mi torna: lo spread tra titoli italiani e spagnoli non può aver raggiunto i 500 punti base, come si leggerebbe dal grafico. Errore?

  3. Giorgio

    E’ da un po’ di tempo che mi domando che informazioni si possano trarre dall’andamento degli spread se non si conosce, e non si sovrappone ai grafici dello spread, l’andamento degli acquisti della BCE. Voi cosa ne pensate? Il picco corrispondente alla sostituzione di Berlusconi con Monti ad esempio a me sembra molto anomalo… Per essere chiari: non è che la BCE si è distratta dall’Italia negli ultimi giorni del Governo Berlusconi? Non è che in questi ultimi due-tre giorni è stata molto attiva nel sostenere i prezzi dei nostri titoli di stato? Cordiali saluti.

  4. hk

    Osserviamo quindi che lo spread e calato per l’aspettativa di una proposta tedesca non come efetto della manovra del già decorato senatore a vita professor Mario Monti.

  5. Paolo

    Buongiorno, ha senso calcolare lo spread con un riferimento molto variabile (La differenza BTP-BUND aveva un significato ben preciso prima che gli interessi tedeschi aumentassero)? Non sarebbe meglio a questo punto parlare solo di interessi, ed inserire i grafici degli interessi di tutti i paesi UE? Per quanto riguarda lo spread Italia, Spagna, può riguardare tanti fattori questa variazione.

  6. Roberto A

    Oggi lo spread con la Spagna è a 70 punti… Toc toc, effetto Berlusconi?

  7. Osvaldo Forzini

    Il sig. Roberto scrive “Oggi lo spread con la Spagna è a 70 punti… Toc toc, effetto Berlusconi?”, se ho capito è una “polemica” su quando si diceva “dimesso Berlusconi spread calerà di 200 punti”, cosa poi non avvenuta. Sembrerebbe quindi che il problema non era Berlusconi!? (!? non è un errore). La mia riflessione è che le sue dimissioni non erano da prendere come la magica bacchetta, epperò erano “una pre-condizione necessaria”. Voglio essere chiaro: a me non scandalizza quando Silvio definisce “culona” la Merkel in una telefona privata (mi scandalizza di più che sia divenuta pubblica, quando non vi era motivo), perché in privato tutti ci esprimiamo diversamente: di sicuro nelle loro telefonate private Merkel e Cameron danno dei nani a Silvio e Sarkozy. Però, come abbiamo potuto vedere, nelle sedi internazionali Berlusconi aveva credibilità zero e veniva bellamente ignorato. Ed alche il più cieco vede il costante conflitto di interessi che ha inondato il Parlamento.
    Esempio: asta mancata per le frequenze TV, dice Silvio che tanto andava deserta, può anche essere vero (ne ha scritto Massimo Giannini su Repubblica Affari e Finanza di lunedì), ma se devi fare l’interesse del paese (come dovresti), allora non te le prendi gratis, piuttosto non le assegni e le metti da parte per tempi migliori, quando lo Stato può prenderci qualche euro. Oppure, sei sicuro che nessuno si presenti? Bene, fai l’asta con regole corrette, poi ti presenti come Mediaset ed offri solo 10 mila euro, te le prendi (se hai ragione…) lo stesso quasi gratis, ma avendo rispettato le regole.

  8. Roberto A

    Guardi Forzini, oggi siamo a 115 punti di spread con la Spagna,in questo momento. Certo che la mia era una polemica, si è fatto credere per mesi che sarebbero bastate le dimissioni di Berlusconi per far calare pesantemente lo spread e così non è stato. Si è fatta purtroppo tanta demagogia in questi tre anni, non solo da parte di Berlusconi ma anche e soprattutto da parte di chi lo ha avversato in maniera sbagliata e demagogica, anche in molti casi facendo disinformazione. Ora spero almeno che la si finisca di farlo e ci si attenga ai dati. Con Berlusconi, in questi 3 anni di crisi, il nostre deficit è stato più basso della media UE, il nostro debito è cresciuto in percentuale, meno di quasi tutti gli altri paesi europei e della Spagna. Ma molti continuavano a dire che il governo Berlusconi avesse sforato i conti, che avesse portato il bilancio dello stato allo sfascio e altre amenità simili. Ecco a cosa mi riferisco. Cominciamo a fare informazione seria e a guardare i dati concreti e non a fare sparate demagogiche. Io ancora sto effetto Berlusconi-Monti non l’ho visto… Monti ora la sua manovra l’ha fatta, ma nessun effetto ancora.

  9. giuseppe

    La tesi del Prof Boeri non la condivido a pieno. Lo spunto è interessante, però un po’ forzato, cioè poco analitico a mio avviso. Non si considera che lo spread, in realtà, è più legato a vicende europee che italiane, con varie novità, speranze, smentite su EFSF, ESM, Bce ecc ecc. Io credo che la tesi sostenuta dal Professore, sia stata sempre: lo spread Italia-Spagna è dovuta all’inazione del governo Berlusconi, ed in particolare alla scarsa credibilità politica ed internazionale del Berlusca. Nel momento in cui si dimette, viene sostituito da un tecnico, l’Italia deve tornare a pagare meno della Spagna, il giorno stesso in cui si dimette. Non è che poi lo spread Btp-Bonos, torna a salire perchè vincono i popolari in Spagna; non ha senso un’analisi di questo tipo. Il professor Boeri, anche in altri articoli, ha evidenziato che i fondamentali dell’Italia son migliori rispetto alla Spagna; Papi’s tax è stato definito il rendimento aggiuntivo rispetto ai bonos spagnoli. Nel momento in cui sul quinquennale (e non solo) abbiamo spreads ancora elevatissimi su tal fronte, emerge automaticamente che quella analisi è frutto di errore ed approssimazione.

  10. giuseppe

    Io credo che la svolta del governo tecnico sia positiva; però allo stesso tempo ritengo che ancora ci sia della demagogia anche da parte di importanti conoscitori del mondo economico ad affrontare determinate tematiche relative ai mercati. Se proprio vogliamo cogliere il dato politico, con l’ottica dei mercati, dovremmo dire che il giorno dopo le dimissioni di Berlusconi lo spread è arrivato a 375, in quanto si aspettava le elezioni; dunque campagna elettorale, con probabile nuovo governo, spostato molto a sinistra, che ha terrorizzato i mercati. Cioè la lettura è stata: con il voto si può solo peggiorare una situazione già grave. Non c’era soluzione migliore del governo tecnico, ma chi affermava che lo spread Btp-bund sarebbe sceso di 200 punti solo con le dimissioni del premier o che lo spread Btp-Bund fosse attribuibile all’ex-premie, non capisce i mercati e non coglie le aspettative degli stessi, vero elemento fonadamentale della finanza.

  11. Massimo GIANNINI

    Credo che continuare a gardare allo spread come “indicatore” di politiche economiche o bontà dei governi in carica all’interno di un paese a in confronto tra paesi é non solo fuorviante ma anche scorretto economicamente. scrivere che “Nei mesi scorsi abbiamo sempre guardato all’evoluzione dello spread fra Btp e Bonos perché in grado di isolare le differenze fra le politiche seguite nei due paesi di fronte alla crisi del debito e perché rimuove gli effetti degli interventi della Bce a sostegno di Italia e Spagna” non é corretto sia in termini di concetto di correlazione sia di causa effetto. Infatti l’evoluzione dello spread non “isola” niente a) perché la correlazione non é provata b) perché potrebbe essere più influenzato da riallocazioni di portafogli internazionali e di banche (che hanno bisogno o meno di collaterali) che da considerazioni sul rischio paese pure c) gli effetti delle operazioni della BCE sono sicuramente diversi sui vari paesi e su ammontari di stock di debito pubblico diversi (un conto é operare su debito Spagnolo o Belga e un conto su ammontari di debito italiano…) d) se qualcuno poi crede alle aspettative razionali, spread e manovre non c’entrano…

  12. G.

    Lo spread dei tassi di interesse internazionali del debito pubblico non è altro che un meccanismo di stabilità valutaria entro i termini di indicatori di profitto del commercio internazionale (range-profit) simile ad un paniere valutario (l’ECU)…

  13. MICHELE

    Si parla sempre di Spread come se fosse il toccasana della situazione, così come oggi c’è Monti e le cose devono necessariamente cambiare. Ma chi la detto? Forse perchè Monti è più bello, è piu elegante di berlusconi. Ma non vedete che da anni nessuno investe in Italia, gli italiani vanno all’estero a investire perchè non credono all’Italia, vedi la burocrazia per aprire una fabbrica, è impossibile licenziare, non si riesce a liberalizzare nulla (vedi farmacie, taxi ecc. compreso giornalisti per non parlare dei professori che una volta che hanno la cattedra non gli schioda nessuna dal loro posto.

  14. Marco

    A me pare che affibbiare al debito pubblico la colpa dell’attuale crisi sia insensato. Porto all’attenzione due tipi di dati. 1. nei primi anni 90 il debito pubblico superò il 120% in rapporto al PIL e l’economia reagì bene superando tranquillamente la fase critica (1). 2. Forse il problema di oggi non è tanto il numeratore del rapporto, ma il suo denominatore che, voglio ricordare, non è da paragonare al reddito nazionale lordo. Infatti, l’eccesso di spesa pubblica magari deriva da una crisi di debito privato. Faccio notare alcuni dati come la produzione industriale che ha avuto un picco di -15 punti nel 2009 con un PIL reale di -5 nello stesso anno (2). Inoltre, tale deficit di produzione ha influenzato la bilancia delle partite correnti il cui saldo negativo dal 2007 al 2008 è più che raddoppiato e dal 2007 al 2011 addirittura triplicato (3). E sappiamo quanto la domanda estera (esportazioni) ha sempre influenzato il nostro sistema produttivo. Che la crisi sia invece dovuta ad una rinuncia delle nostre esportazioni verso i paesi UE che sono diventate importazioni, soprattutto dalla Germania? E che ci manchino le leve monetarie e valutarie che abbiamo ceduto alla BCE?

  15. Maurizio

    Per confrontare l’andamento dei due spread dobbiamo tener conto anche di altri fattori (ad es debito complessivo,) e delle variazione del peso che ogni singolo fattore acquisisce nella mente degli investitori al variare delle condizioni internazionali. Lo differenza di spread italia spagna è destinata ad allargarsi perché da una parte abbiamo un paese tutto sommato piccolo con debito limitato ecc ecc. L’italia invece ha un debito enorme, e basa tutto sulla sua forza industriale che però vale sempre meno per via della continua delocalizzazione degli impianti produttivi, della fuga dei cervelli, della fuga dei capitali. Con l’ingresso di nuovi attori nei medesimi mercati in cui l’Italia viene vista come potenza industriale si avrà un ridimensionamento delle capacità di risanamento dell’Italia, almeno nella percezione degli investitori e dunque verrà considerato molto difficile se non impossibile il risanamento delle finanze pubbliche. Qualcuno dirà ma se questi italiani avendo già il record di pressione fiscale, avendo avuto tassi sul debito ancora accettabili, non sono riusciti a risanare come faranno ora che non potranno metter più nuove tasse, che dovremo pagare tassi altissimi sui titoli di stato?

  16. Emilio Quinto

    I grafici dell’articolo certificano una volta di più la situazione critica nella quale si trova l’Italia. A mio avviso, il divario crescente nello spread tra i due paesi più che alle differenze tra la situazione finanziaria tra le banche italiane e quelle spagnole (che hanno comunque anche loro seri problemi, visto la grande esposizione sui titoli di stato portoghesi) si deve alla maggiore “sfiducia” degli operatori finanziari circa l’entità e i tempi di uscita dalla crisi economica dell’Italia. Sul nostro paese sembrano pesare in maniera negativa tre elementi: forte recessione nel 2012 (-2/3% del Pil) in parte dovuta anche alla manovra finanziaria del governo Monti che colpirà duramente i consumi; la concreta possibilità che il quadro economico resti negativo (o stagnante) anche nei prossimi anni quando entreranno in vigore le nuove norme Ue sui vincoli di bilancio (particolarmente duro per noi risulterà l’obbligo di ridurre annualmente di 1/20esimo il debito pubblico); un quadro politico che rimane comunque instabile, visto che il mandato di Monti ha una scadenza naturale nel 2013 ma che potrebbe durare di meno qualora cercasse di toccare – concretamente – interessi consolidati.

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