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FRATELLI D’ITALIA, COMPRATE BPT?

Comprare i Btp per salvare il paese: è un invito che gli italiani si sono sentiti rivolgere da più parti in questi giorni. È un ragionamento corretto? Sostituendo i depositi bancari con titoli di Stato si rischia di spostare il problema di liquidità dal governo alle banche. Un effetto netto positivo duraturo si avrebbe solo se gli italiani liquidassero asset stranieri oppure rinunciassero a parte del loro consumo attuale per comprare i titoli di Stato. Le spese per interessi diventerebbero così una forma di redistribuzione interna invece di un trasferimento di risorse all’estero.

Da qualche giorno si è aperto in Italia un dibattito sulla possibilità che i risparmiatori italiani possano contribuire a migliorare la situazione finanziaria del paese comprando titoli del debito italiano. Solo per citare due esempi, basti pensare all’iniziativa di Giuliano Melani e al richiamo di Fausto Panunzi a un patriottismo economico vigile e critico. (1) Ma al di là del concetto di patriottismo economico, in termini economici il ragionamento di chi dice “i risparmiatori italiani possono aiutare a risolvere i problemi correnti dell’Italia” non fa una piega. O quasi.

PIÙ RISPARMIO PER GLI ITALIANI

L’Italia ha uno stock di debito (detto marketable) di circa 1.600 miliardi di euro e la crisi è cominciata quando alcuni investitori – banche estere (come Deutsche Bank, Bnp e altre), ma non solo – hanno cominciato a liquidare le loro posizioni verso il settore pubblico italiano. Questo ha generato un’impennata nei rendimenti dei titoli italiani. Sembra dunque chiaro che qualora nuovi investitori interessati a comprare debito si affacciassero all’orizzonte, l’effetto spread si ridurrebbe e con esso la crisi di liquidità e il dubbio di insolvenza.
A parte i cinesi, soluzione insperabile, di recente l’accento è stato posto sul ruolo cruciale del popolo dei Bot (e dei Btp). Tuttavia il ragionamento è meno lineare di quanto possa sembrare.
Paolo Manasse ha messo in evidenza come, quando si acquistano titoli sul mercato secondario, la controparte da cui si compra sia di solito ignota. (2) Quindi, non è chiaro se con il loro acquisto i risparmiatori italiani stiano riducendo la dipendenza del paese da finanziatori esteri o semplicemente liberando banche italiane da asset semi-tossici. Ma questo non è questo il punto cruciale. (3)
Anche una situazione in cui gli italiani sostituissero i loro depositi bancari con titoli di Stato non sarebbe foriera di soluzione: rischierebbe di spostare il problema di liquidità dal governo alle banche che vedrebbero ridursi la loro disponibilità di risorse.
Un effetto netto positivo duraturo si avrebbe solo se gli italiani liquidassero asset stranieri per comprare i titoli di Stato. O rinunciassero a parte del loro consumo presente, meglio ancora se le rinunce si concentrassero su beni importati. Se così non fosse, la soluzione non funzionerebbe. Una semplice riallocazione del risparmio tra attività domestiche rischia solo di spostare il problema da un settore all’altro dell’economia: una soluzione non efficace, visto che le banche in crisi di liquidità non si potrebbero rivolgere all’estero per reperire i fondi.
La dipendenza del paese dai finanziatori esteri può essere ridotta soltanto finanziando l’acquisto di titoli di Stato grazie a nuovo risparmio interno (generato ex-novo tramite meno consumo o liquidando attività estere). In questo modo si ridurrebbe anche il pagamento degli interessi all’estero. Come già negli anni Novanta, le spese per interessi diventerebbero una forma di redistribuzione interna (tassi di interesse più alti significano tasse più alte, ma anche rendimenti più alti per i detentori del debito), piuttosto che un trasferimento di risorse del paese verso l’estero.

Leggi anche:  Extraprofitti: una tassa sbagliata

(1) Si veda, rispettivamente, “Comprare Btp, tanti si alla campagna, ma servono riforme” e “Il patriottismo economico è un’altra cosa”

(2) http://www.economonitor.com/blog/2011/11/italians-buy-italian-debt/

(3) La proposta originale di Melani invitava gli italiani a dare mandato alla propria banca di acquistare i titoli di Stato sul mercato primario e nel quadro di una strategia di lungo periodo.

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14 commenti

  1. Giorgio Di Maio

    L’invito del signor Melani a dare mandato alla propria banca di acquistare i titoli di Stato sul mercato primario e nel quadro di una strategia di lungo periodo come è evidente è mirato a salvare lo Stato, cioè la nostra società, da una cura alla greca che solo nelle intenzioni di chi la propone appare risolutiva. L’effetto sulle banche italiane francamente mi pare di secondario interesse, visto anche il loro comportamento che meriterebbe un discorso a parte. Tuttavia vi scrivo perché secondo me sarebbe utile sviluppare l’idea del signor Melani che in pratica ripropone soluzioni da tempo di guerra, ed è in una condizione simile che ci troviamo. Ad esempio lo Stato potrebbe emettere titoli di lunga durata con un rendimento reale predefinito ovvero agganciati all’inflazione italiana e riservati ai cittadini italiani. In mancanza di liquidità, lo Stato potrebbe anche emettere “nuova moneta”, ad esempio ITA-euro (dalle AM-Lire), che potrebbe immettere nel mercato attraverso i suoi pagamenti e recuperare attraverso le imposte. Tutto ciò in attesa di una stabilizzazione a livelli accettabili del mercato del debito o del recupero della sovranità monetaria. Cordiali saluti.

  2. IlDuca

    Come vedete l’idea di riprendere un po’ il modello francese, dove i lavoratori dipendenti dedicano un giorno (mensile credo) del proprio salario allo stato, non percependo stipendio, facendo si che invece , in Italia quel giorno (o quei giorni ipotizzando una soluzione bimensile) il salario sia erogato in Tds (magari a zero commissioni). Magari con qualche limite, ovvero il non rivenderli sul mercato entro un tot di tempo? saluti

  3. fulvio gnesda

    Perchè non dare la possibilità di investire ciò che oggi viene accantonato nei fondi pensione in BTP ad un tasso fisso, una specie di fondo garantito? L’esperienza dimostra, con buona pace dei gestori, che il risultato sarebbe molto migliore. Il fondo aziendale a cui aderisco da quasi 25 anni è a testimoniare che se tutti avessero avuto la possibilità di farlo ci avrebbe guadagnato non solo lo Stato ma anche il lavoratore. Persino il fondo a comparto garantito non ha garantito un bel nulla.

  4. Davide Bolcioni

    Sulla falsariga di questa e di altre proposte, lo Stato potrebbe pagare, per alcune voci di uscita, riaprendo emissioni precedenti di BTPi, i BTP indicizzati all’inflazione europea. Riaprendo emissioni precedenti si avrebbero tassi noti a priori e indipendenti dalle ansie dei mercati, mentre l’aggancio all’inflazione salvaguarderebbe il potere d’acquisto. Per gli stipendi dei dipendenti pubblici e affini si potrebbe pensare a una franchigia pari a tre-quattro volte la pensione minima, fatta salva la quale il 20% dell’importo sarebbe corrisposto in BTPi. Inoltre tutto l’importo superiore a, diciamo, dieci volte la pensione minima sarebbe corrisposto in BTPi. Un 20% sembra adeguato per i fornitori. Gli emolumenti per le cariche elettive potrebbero avere una proporzione di BTPi superiore, sperando che ciò leghi l’interesse degli eletti alle sorti dello Stato in modo tangibile e diretto. Per le pensioni, d’altro canto, si dovrebbe introdurre, per evidenti motivi anagrafici, una proporzione inferiore, magari legata all’età. Occorrerebbe contestualmente eliminare il superbollo sul deposito titoli o almeno escluderne i BTPi

  5. Piero

    La soluzione che il debito pubblico fosse tutto nelle tasche degli italiani, sicuramente avrebbe bloccato l’attacco verso i nostri titoli. Dobbiamo chiederci perchè non vi sia stata una campagna in tale senso. Abbiamo assistito ad una campagna tendente alla caduta del governo, che alla fine ha avuto successo? Gli italiani si devono chiedersi se Monti abbia davvero la bacchetta magica, se aggiungerà al nostro panorama tributario una imposta in più chiamata patrimoniale per sostenere la finanza e deprimere ancora di più i redditi e quindi i consumi; tutto il contrario di ciò di cui ha bisogno l’Italia, ma forse non la Germania che non si può permettere lo sfascio dell’euro.

  6. giuseppe

    Riferendomi ai commenti qui su riportati, è palese che di soluzioni intelligenti alla crisi del debito ce ne sono: quella del ITA-euro mi sembra la più ragionevole. Mi chiedo però se siano altrettanto accettabili da parte della misteriosa Eurozona, che a parer mio sembra voler trovare tutte le soluzioni pur di non adottare quella veramente risolutiva… Anzi, pare che dall’ultimo G20 sia stato reintrodotto il rischio di cambio nei paesi dell’Area Euro, già eliminato prima della nascita dell’euro: che non sia questa la soluzione risolutiva?

  7. maurizio mauri

    Se fossi il ministro del tesoro farei anche così: costruirei dei pacchetti di beni immobili di proprietà pubblica da vendere ma con pagamento in pacchetti di titoli pubblici da conferire a un fondo ammortamento debito pubblico. Nazionalizzerei immobili industriali e aziende agricole improduttive inoperosi/sfitti da più di 5 anni e predisporrei un bando internazionale per imprenditori sotto i 40 anni che vogliono mettere a frutto i loro capitali e le proprie competenze per proporre produzioni in settori già maturi con nuove tecnologie, dopo X anni di attività che hanno prodotto effettivi ricavi l’immobile diviene di proprietà dell’imprenditore. Ci sono dei corsi di laurea che producono laureati fasulli e senza sbocco professionale concreto? Chiudiamo e diamo i locali a università straniere di provata efficenza per fare corsi di laurea di livello internazionale nei settori dove abbiamo più lacune, con corsi tenuti in lingua inglese.

  8. silvano

    Aumentiamo l’export, aumenta l’inflazione (adottiamo delle misure perchè l’aumento sia inferiore ai benefici ottenuti sul PIL con l’aumento dell’export), il debito europeo perde valore. E aumentiamo i salari in misura proporzionale con l’inflazione, così anche le famiglie potranno sostenere meglio le rate dei loto prestiti. Che ne pensate? Anche perchè non si vede il motivo per cui un’economia non molto forte nell’area euro debba avere una moneta (sua espressione) così “forte”.

  9. Alessandro Pagliara

    Tutti gli analisti sono concordi con il dire che i fondamentali del Paese Italia sono migliori di molti altri paesi (Spagna, Inghilterra, Irlanda, Portogallo, e forse perfino la Francia). Tranne che per il problema della bassa crescita, problema che non è però un’assoluta novità, anzi. Mi domando come si possa fermare la speculazione di banche che posseggono 300-400 miliardi di debito con una BCE che al massimo gioca su 80-100 miliardi. In questo caso guardiamo al problema non alla sua causa, ma se continuiamo ad assicurare titoli, obbligazioni e fondi in generale… Il prezzo più che dal titolo, obbligazione o fondo è dettato dal contratto assicurativo. Quindi deleghiamo ad un’assicurazione (swap) il prezzo che non si forma più sul mercato. In questi casi o deleghiamo la BCE ad emettere swap senza agire sul debito ma su una sua minuscola parte e pilotando i giochi, oppure vietiamo gli swap. Un’altra soluzione è quella di agire massicciamente sul debito, ma si sa, i tedeschi sono restii a farlo. Un ultimo commento: la Germania con la sua rigidità di pensiero ha già perso 2 guerre. Siamo proprio sicuri che siano i migliori strateghi ai quali affidarsi?

  10. beppe caravita

    Effetto politico dal basso e soglie quantitative. Spacciare per giudizio su una possibile iniziativa una pur corretta ma sola analisi parziale sui vasi comunicanti (banche-cittadini, cittadini-estero) è gravemente insufficiente, anzi fuorviante. Il mio punto di vista per esteso su questa nota è qui. Vi invito ad allargare il tiro.

  11. GIUSEPPE MARIO MINNELLA

    Partendo dal principio che noi viviamo in un Paese ricco con uno Stato povero (parole non mie), c’è poco da dire, questa è una storia che è molto meglio risolvere in famiglia quindi, invece di vendere il nostro debito all’estero invogliando con tassi sempre in aumento gli speculatori, il debito visto che lo abbiamo prodotto, ce lo paghiamo. Sfruttando l’attaccamento degli Italiani al proprio “campanile”, secondo me il debito dovrebbe essere posto in capo alle Regioni le quali, dovrebbero offrire una proposta di investimento ad un rendimento decisamente minore (+0,5 rispetto al tasso di sconto BCE del momento) ai propri cittadini residenti ma se si vuole anche aperto ai flussi esterni. Una parte dei risparmi andrebbe a copertura del debito Pubblico, il resto si potrebbe destinare anche ad interventi sul territorio, alle infrastrutture alla ricerca etc. etc che modernizzerebbero e rimetterebbero in sicurezza la nostra Nazione oltre a dare risposta immediata al problema dell’occupazione, si porranno le basi per sviluppi futuri del proprio territorio anche con soluzioni consorziate tra Regioni vicine evitando ai nostri figli di cercare altrove fortuna e lavoro.

  12. Rossano Zanin

    Suggerirei di far riemergere capitali nascosti al fisco sia in Italia sia all’estero obbligando ad investire su titoli di stato quinquennali almeno l’ 80% delle somme ad un tasso predefinito del 2%. L’obbligo potrebbe essere imposto anche ai beneficiari del recente scandaloso scudo fiscale che al prezzo di un misero 5% hanno ripulito fior di miliardi di euro di evasione fiscale. Rientrerebbero nella legalità somme infruttifere posteggiate da qualche parte che sarebbero investite in debito pubblico ad un tasso decente sia per lo Stato sia per gli aderenti allo scudo; questi ultimi avrebbero l’obbligo di mantenere i titoli almeno fino a scadenza, in caso di vendita anticipata le somme verranno tassate con un’aliquota del 20%, come fosse tutto Capital Gain. Il risultato è accettabile sia per lo Stato sia per i soggetti scudati che pagherebbero l’imposta solo se disinvestono prima.

  13. Domenico Di Bisceglie

    Riposto qui un modesto suggerimento: e se modulassimo la temutissima tassa patrimoniale in modo tale da imporre a coloro che sarebbero soggetti passivi della stessa un acquisto, per un valore pari alla tassa da pagare, di titoli del debito pubblico italiano, con interesse di mercato e obbligo di mantenerli fino a scadenza o comunque per un certo periodo di tempo? Questo avrebbe molteplici vantagggi: non sarebbe una norma a effetto “espropriante” ma sinallagmatico, ridurrebbe la necessità per l’Italia di ricorrere al mercato in situazioni sfavorevoli, e al tempo stesso non ci metterebbe sotto il giogo di FMI e consimilari, potrebbe essere reiterata (chiaramente cum grano salis) a seconda dei bisogni contingenti del Tesoro, coinvolgerebbe maggiormente i detentori di grandi patrimoni e liquidita’ nella sorveglianza della gestione della cosa pubblica, ed infine… Coi tempi che corrono, un investimento “sicuro” al 5/7% annuo (con tassazione bassissima oltretutto) non pare proprio una cosa da buttar via. In definitiva si avrebbero risultati migliori rispetto all’acquisto volontario o all’introduzione di nuove tasse,con un impatto negativo sull’opinione pubblica nettamente inferiore.

  14. Davide Muratori

    Il debito pubblico per l’Italia è una droga:più se ne ha più se ne vorrebbe. Si rende indispensabile rompere questo circolo vizioso creatosi fra la necessità di finanziamento che lo stato ha e l’indebitamento conseguente. Solo indirizzando il risparmio degli Italiani verso forme d’investimento produttivo, che generino profitto, dato dalle attività industriali controllate dallo stato, anche in regime di monopolio, questo risparmio può essere fonte di risorse sane. Credo diversamente da altri che lo stato debba essere imprenditore, e che debba esserlo in quei settori strategici di grande rilevanza, capaci di generare utili certi, rendite da utilizzare in sostituzione degli introiti fiscali, così da ridurre la pressione fiscale, ad iniziare dalle famiglie e dai lavoratori perecari dandogli modo di essere più attivi sul mercato in qualità di acquirenti,favorendo così anche le imprese avendo esse clienti con più possibilità di acquistare beni. Acquistare titoli del propio paese è segno di fiducia, corrotti e corruttori tradiscono questa fiducia, dobbiamo liberarcene.

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