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SAN PAOLO, DOVE L’IVA NON SI EVADE

La lotta all’evasione fiscale è tornata di attualità. Ma il modo migliore per incentivare il buon comportamento fiscale non è tanto il controllo e la punizione quanto la compartecipazione ai profitti. Anche per la tassa più evasa, l’Iva. Come dimostra il programma Nota Fiscal adottato a San Paolo del Brasile: un sistema semplice, automatico e che fa leva sulla tecnologia. Mentre in Italia l’impianto delle detrazioni dall’imponibile Irpef è complesso e oneroso per il contribuente.

Questa estate di passione per i nostri conti pubblici e di affannosa ricerca di misure di risanamento del debito ha riportato al centro dell’attenzione il tema della lotta all’evasione fiscale. È necessario spezzare il circolo vizioso, in cui due elementi si sostengono a vicenda: più è alta l’evasione, più devo fare ricorso a misure dure e invasive e più incrino il rapporto tra fisco e contribuenti, facendo venir meno ogni possibilità di cooperazione tra gli attori del sistema. In effetti, la cosa più fastidiosa per un lavoratore autonomo è essere considerato automaticamente un evasore. E probabilmente non è neanche utile per raccogliere più tasse. Secondo gli economisti, il modo migliore per incentivare il buon comportamento fiscale non sia tanto il controllo e la punizione quanto piuttosto la “compartecipazione ai profitti”. (1)

A SAN PAOLO SI FA COSÌ

Nel corso della discussione su questa manovra economica si è parlato molto di un aumento dell’Iva (e non è ancor detto che non avvenga davvero). L’Iva è però la tassa più evasa in quanto si crea una naturale collusione tra il venditore e il compratore ai danni del fisco: tu venditore mi fai lo sconto sul prezzo, e io compratore non ti chiedo lo scontrino-fattura. Ma oggi esistono tecnologie di facile adozione per limitare l’evasione dell’Iva e sono fondate sulla compartecipazione e sulla cooperazione piuttosto che sulla punizione.
Le adotta per esempio lo stato di San Paolo in Brasile. Il programma Nota Fiscal Paulista prevede che il cittadino registrato al programma, comunicando il proprio codice fiscale all’atto dell’acquisto di beni, riceva il 30 per cento dell’Icms dovuto dall’esercente. (2) La somma accreditata può essere usata dal cittadino in compensazione delle proprie imposte o bonificata direttamente sul suo conto corrente.
Gli esercenti hanno l’obbligo di aderire al programma, che è invece una semplice facoltà per i cittadini. Il tutto è gestito via web, ma non è necessario che l’esercente sia sempre on-line, può trasmettere i dati periodicamente. Il software è fornito gratuitamente dalla Secretaria da Fazenda.
Il consumatore non ha nessun obbligo di conservazione dei documenti fiscali emessi nei suoi confronti, che saranno inviati dall’esercente e accessibili on-line in ogni momento. Lo scontrino cartaceo è utile al consumatore solo per successiva verifica, oppure nel caso di omissione di invio online da parte dell’esercente, per denunciarlo. Per accumulare il credito, il consumatore deve semplicemente comunicare il suo codice fiscale al momento dell’acquisto, è necessario registrarsi (tutto online, in pochi minuti) solo per consultare il credito accumulato e utilizzarlo. Anche i consumatori residenti in altri stati del Brasile possono aderire al programma e accumulare crediti.

Alcuni dati (dal sito) dall’inizio del programma nel gennaio 2008 a oggi. 1 euro = 2,3 reais

Totale crediti distribuiti

R$ 3.955.311.981

Consumatori registrati

11.739.586

Scontrini “processati”

13.666.039.167

Esercizi registrati

704.683

Il programma prevede un ulteriore incentivo che si affianca alla restituzione di parte dell’Iva incassata: la distribuzione di premi sorteggiati mensilmente tra i partecipanti; finora ne sono stati distribuiti per 489.500.000 reais.
L’effetto combinato degli incentivi previsti dal programma ha portato a un incremento del gettito nei primi tre anni di applicazione pari al 23,3 per cento, con punte di quasi il 40 per cento nei settori più a rischio, come sport, tempo libero e ristoranti, secondo i dati della Secretaria da Fazenda. È un incremento notevole se consideriamo che anche il Brasile ha sofferto, seppur meno di altri paesi, per la crisi economica esplosa nel 2008. Secondo le stime del fisco paulista, al netto dei rimborsi, dei premi e delle spese di pubblicità del programma, il beneficio per le casse pubbliche a fine 2010 era di circa 800 milioni di reais annui, circa 350 milioni di euro al tasso attuale. Lo stato di San Paolo è grande quasi come l’Italia (248mila kmq), con una popolazione di 41 milioni di abitanti, e 11 milioni di consumatori registrati al programma sono davvero un numero imponente. Il Pil dello stato di San Paolo è circa di 350 miliardi di euro, quindi il gettito aggiuntivo è lo 0,1 per cento del Pil: come se in Italia, che ha un Pil di circa 1.500 miliardi di euro, un sistema analogo potesse raccogliere un gettito aggiuntivo netto di premi e rimborsi di 1,5 miliardi di euro.

DUE OSTACOLI ITALIANI

In Italia esistono le detrazioni dall’imponibile Irpef di alcune spese, considerate “meritevoli” (sanità, spese di iscrizione per l’istruzione pubblica e così via): al compratore conviene chiedere la fattura di tali spese per dedurle in sede di dichiarazione fiscale. Per godere del beneficio, che si risolve in minori imposte versate, è necessario indicare le spese nella dichiarazione annuale e conservarne i giustificativi fino alla fine del periodo di accertamento (cinque anni). Molti ritengono che si debba estendere il meccanismo, e quindi il conflitto di interessi tra venditore e compratore, a una più ampia serie di spese per limitare l’evasione. Ma nell’impostazione italiana i principali ostacoli a questa proposta sono due. Il primo: per le spese minute è oneroso tenere gli scontrini fino alla fine del periodo entro il quale il fisco può rettificare la dichiarazione fiscale, come è richiesto oggi. Inoltre per la “gestione” delle detrazioni è spesso necessario il ricorso a un professionista, con relativi costi e fastidi, che spesso vanificano il beneficio della deduzione. Il secondo ostacolo è il “costo” per l’erario, in termini di minori entrate: se per ogni euro raccolto lo stato ammette diciamo il 20 per cento di detrazioni, non elimina del tutto l’incentivo a evadere e il suo gettito si riduce se il guadagno che ricava da una minore evasione è inferiore al costo dello “sconto fiscale”.
Il primo ostacolo, come ci mostra l’esempio dello Stato di San Paolo, può essere facilmente eliminato attraverso il ricorso a una tecnologia ormai già sperimentata con successo in altri paesi. Il secondo certamente va valutato, ma la percezione di un fisco che incentiva un comportamento onesto aiuta anche nella raccolta delle tasse. Il modello brasiliano trasforma radicalmente il rapporto fisco-cittadino, creando un controllo capillare esercitato da un esercito di volontari che si applica ogni giorno in milioni di transazioni.
Il sistema ovviamente non cancella tout-court l’evasione. Crea però un forte disincentivo in quella fascia di transazioni in cui il costo della collusione tra venditore e compratore (in termini di costo di transazione, rischio, ecc.) è superiore al beneficio per il compratore. L’automatismo del beneficio, la sua facile realizzabilità tecnica sono i principali punti di forza del programma.
Soprattutto, capovolge l’impostazione degli strumenti di lotta all’evasione cui si fa spesso ricorso nel nostro paese, basati sull’inasprirsi dei controlli e dei criteri di calcolo presuntivi, che creano costi e fastidi (diretti e immediati per tutti, in termini di maggiori esborsi e tempi per la compliance; potenziali, ma gravemente iniqui, in caso di sanzioni ingiuste se non si riesce a vincere le presunzioni contrarie pur essendo nel giusto).
Se nel futuro si aumenterà l’Iva, parte dell’aumento non potrebbe tornare automaticamente sui conti correnti di chi si pretende lo scontrino? In Italia come a San Paolo del Brasile.


(1)
John List, un famoso economista di Chicago, ha presentato alla conferenza annuale degli economisti i risultati di un esperimento: anche la gente che lavora per le opere caritatevoli ruba parte delle offerte (i furti ammontano a circa il 20 per cento del totale), il modo migliore per limitare i furti non è la punizione ma la compartecipazione. I furti si riducono al 3 per cento se chi raccoglie le offerte può tenersene il 50 per cento per ogni dollaro di offerta raccolto. Lo stesso ragionamento si può fare applicato al fisco ed è alla base della deducibilità delle spese ritenute meritevoli (istruzione, sanità eccetera).

(2) La “nota fiscal” è il nostro scontrino fiscale. Il programma Nota Fiscal Paulista è illustrato in dettaglio alla pagina http://www.nfp.fazenda.sp.gov.br/, della Secretaria da Fazenda dello Stato di San Paolo (Fazenda=Tesoro). L’Icms è una specie di Iva, un tributo di competenza dei singoli stati della Repubblica federale del Brasile.

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29 commenti

  1. Gianluca Grossi

    Soluzione (in prima approssimazione): estendere il “conflitto d’interessi” a tutte le categorie merceologiche (anche la tazzina di caffè, concettualmente) per cui il percettore di bene/servizio ha interesse a richiedere all’esercente il giustificativo di spesa dotare di nuova funzionalità il terminale Eftopos in dotazione al titolare di partita Iva in modo che, all’atto dell’acquisto di bene/erogazione di servizio, il terminale invii tre messaggi: due alle controparti e uno all’Agenzia delle Entrate. La deduzione/detrazione è calcolata in automatico da specifico software.

  2. serlio

    Siamo alle solite: per essere onesti occorre un incentivo economico! Sono davvero sorpreso che in un sito come la voce.info, si trovino proposte così eticamente discutibili. Purtroppo in Italia l’evasione è uno sport di massa, praticato da tutti. Tanti moralisti se la prendono con noi professionisti sono i primi che poi alla prova dei fatti non vogliono pagare l’iva! Eppure quando acquistano un qualsiasi bene non chiedono se possono evitare di pagarla, al massimo chiedono lo sconto. Non condivido questa strada perchè sarebbe riconoscere un ingiusto vantaggio a chi paga l’iva e quindi non farebbe altro che fare il suo dovere di buon cittadino.

  3. Sandro Faleschini

    Il meccanismo “paulista” è interessante, ma richiede una forte diffusione di Internet che in Italia ancora non c’è e una popolazione capace di maneggiare i relativi meccanismi. Perché non affiancargli anche il metodo già usato in altri Paesi (da poco tempo anche in Grecia) che consente di detrarre dalla propria dichiarazione Irpef tutti gli scontrini/fatture in proprio possesso (anche per gli alimentari, il vestiario, ecc.). Così non solo non solo il cittadino cliente sarebbe il primo controllore del cittadino esercente ma quest’ultimo dovrebbe denunciare i reali incassi.

  4. Martino

    Non conoscevo il caso San Paolo, ma proprio in questi giorni pensavo a qualcosa di simile. Pensavo a quanti scontrini parlanti vanno persi e quanto che lo Stato speri proprio in questo per risparmiarsi detrazioni. A come negli Stati Uniti per alcune spese delle aziende basti l’estratto conto della carta di credito. Aggiungo all’articolo: il buon comportamento fiscale è figlio di uno stato che si comporti in modo corretto e limpido con i cittadini. Sarebbe corretto pagare le tasse in modo semplice, senza commercialisti o caaf, sarebbe limpido poter usufruire di detrazioni (36% o 55%) in modo semplice e senza dover pagare extra costi (perizie, certificazioni, “progetti” spesso molto cari rispetto al vero impegno del professionista, “ma tanto il cliente risparmia il 36%…..), non dover accumulare scartofie per anni con possibili farse (quanti scontrini parlanti non lo sono più col tempo), non pagare tasse su tasse, avere detrazioni corrispondenti alla realtà (detrarmi 120€ per l’iscrizione al nido mi è sembrata una presa in giro visto che quei soldi mi sono bastati solo per pagare l’iscrizione, e nemmeno una mensilità!!), ecc..

  5. Lino Fazio

    E’ bellissimo e semplicissimo: l’uovo di Colombo, l’ho capita persino io che sono una capra in materia. Però esiste la differenza sostanziale tra i due popoli sul fatto che forse i brasiliani si vedono ritornare i soldi versati sotto forma di welfare, mentre da noi esistono solo tagli al welfare e prebende alla “casta”. Ciò rende ancora più odioso pagare ogni tipo di tassa ed a ciò si devono aggiungere i comportamenti e le frasi del nostro primo ministro e quindi a seguire gli altri che incitano a non pagarle le tasse… Addirittura abbiamo un ministro delle Finanze che non sa che le transazioni tra privati per affitti sono soggette quantomeno ai bolli!

  6. f.m.parini

    Alla fine degli anni 70 lavorai circa un anno in brasile; la lotta era durissima per ottenere le ricevute, leggi giustificativi, per le spese sostenute. Apprendo che anche il Brasile ci sta superando in fatto di efficienza. L’utilizzo dell’informatica, dei telefonini per pagare,ecc. può rendere fattibile un sistema di contrasto d’interessi che potrebbe essere certificato da punti dell’amministrazionemensilmente, settimanalmente, annualmente o da uffici pubblici autorizzati. Automaticamente il cittadino potrebbe vedersi accreditato il bonus fiscale. Esiste già il cassetto fiscale, potrebbe essere sviluppato questo servizio.

  7. gerardo

    Mi sembra una buona idea per due ragioni. La prima è che in questo modo si combatte l’evasione fiscale, la seconda è che si ha una sorta di redistruzione della ricchezza. Mi sembra, insomma, una politica di sostegno anche al reddito. Se si allarga la base delle detrazioni fiscali automaticamente si fa crescere la quantità di danaro a disposizione di ogni cittadino.Immaginate se a fine anno fosse possibile, attraverso le spese portate in detrazione, avere 5.000,00 o 6000,00 € di rimborso Irpef. In conclusione equità e sostegno alla domanda.

  8. roberto gonzalez miragaya

    Sono belli tutti questi macchinosi meccanismi per ricuotre l’iva. Usiamo la aritmetica: se su 10 euro applico il 20% d’iva e do un inventivo del 30 % d’importo e spendo 1% in gestire il tutto: che differenza fa se abbasso l’imposto direttamente d’un 4%?, meno punitivo che così non si può. Per altro il chiedere lo scontrino è già coopartecipativo già che se paghiamo tutti paghiamo meno. E se cambiamo la natura del iva e facciamo diventare una tassa sul commercio?, il compratore ha l’incentivo di chiedere lo scontrino già che se lo fa a lui non costa niente direttamente e ci guadagna facendo pagar la tassa al venditore, è un meccanismo che più semplice non se può. Il vero problema del iva è che è una tassa che grava su i consumatori a un tipo fisso è altamente regressivo: è la natura e non la modalità di riscossione che andrebbe cambiata.

  9. filippo aleati

    Vediamola cosi’: a San Paolo I cittadini diventano esattori e si trattengono la loro commissione del 30%. C’è conflitto di interessi e quindi interesse ad allearsi con chi vende beni e servizi (per avere lo sconto) o con lo stato ( per avere la “provvigione). Ma se l’IVA fosse equa diciamo al 5-6% non sarebbero tutti d’amore e d’accordo?: nessuno avrebbe grande interesse a non pagarla o a farsela scontare. Una finanza pubblica meno sprecona e corrotta non avrebbe bisogno di tassare tanto e per I cittadini sarebbe accettabile il costo di comportamenti virtuosi.

  10. mauro maggioni

    Grazie per l’analisi. vi segnalo quello che oggi accade a Shanghai, in Cina: senza alcun automatismo o piattaforma web, il governo ha istituito un sorta di gratta e vinci sulle ricevute fiscali, le cosiddette “fapiao”. il consumatore che richiede la ricevuta ha la possibilità di grattare e vincere un rebate che il governo gli riconoscerà. non ho numeri alla mano, ma miei conoscenti sia cinesi sia stranieri, con l’introduzione di questo incentivo richiedono regolarmente la fapiao.

  11. LeM

    E’ un meccanismo troppo semplice e potrebbe anche funzionare: per questo non verrà mai attuato. La realtà è che chi legifera non ha alcuna intenzione di scontentare gli evasori: come dicevano a Napoli, “facite ammuina!”, tanto poi pagano sempre gli stessi…

  12. Federico Nuccio

    Contrariamente a come commentato sopra, la diffusione di Internet in Italia è ben superiore al Brasile e comunque, sebbene non ai primi posti, già sufficiente per utilizzare un sistema simile. Inoltre, data la peculiarità italiana ad evadere, il sistema adottato a San Paolo potrebbe inquadrarsi nel nostro paese come un modello di riferimento anche per altre transazioni soggette a imposte dirette e indirette per iniziare a invogliare la gente a comportarsi in modo corretto e vedere nel conflitto d’interesse che si viene a creare un vantaggio per se stessi e per la comunità. Quello che la classe dirigente italiana non riesce a capire o fa finta di, è che bisogna andare oltre a meccanismi puramente tecnici da ministero e adottare come giustamente fatto in Brasile nuovi strumenti quali quelli offerti dalla tecnologia per stimolare un nuovo modo di comportarsi e che non risultino troppo invasivi. Ricordo come l’azienda dei trasporti di Roma introdusse qualche anno fa un concorso a premi per chi avesse conservato(=acquistato) il biglietto del bus/metro e vide un incremento non indifferente nell’acquisto degli stessi. E’ tutta una questione di volere risolvere i problemi, nient’altro!

  13. Anonimo

    Il diritto privato di non pagare quando è ingiusto è data dall’elusione del fisco…Comunque è doveroso pagare le tasse e quindi non evadere dal fisco.

  14. adamolli arduino

    In questo contesto non solo si avrebbe un aumento delle entrate per l’IVA ma ci sarebbe anche un notevole recupero sotto l’aspetto dell’IRPEF e IRPEG che non andrebbe sottovalutato. l’IVA è pagata in tutte le transizioni commerciali e non salvo quelle dove si applica la marca da bollo. Poichè attraverso questa imposta può essere calcolato il giro di affari in un determinato settore con la diminuzione dell’evasione automatiamente emergerebbe anche tutto quel nero che poi andrebbe a incrementare le entrate fiscali con l’Irpef e l’Irpeg, ma questo in Italia, paese dove molti si credono furbetti, questo non succedera’ mai perche’ chi gestisce il potere poitico ha tutto l’interesse a far si che l’attuale sistema si perpetui all’infinito in quanto lui stesso è grande fruitore, vedi come caso gli 800.000 Euro pagati in nero con asegni circolari inferiori ai 2.500 Euro per non incorrere nel reato di riciclaggio. Il riferimento è chiaro visto che in questi ultimi giorni si parla anche di questo (appartamento davanti al Colosseo). Sarebbe compito dei mass media rendere le persone edotte di questa possibilità tutt’altro che peregrina, ma purtroppo a parte voi nessuno ne parla.

  15. beldu

    Se fosse sempre conveniente farsi rilasciare ricevuta per visite mediche private specialistiche, per es., perchè in molti non la chiedono. Anche lì il conflitto d’interessi non funziona sempre. Si dovrebbe allora usare quel sitema e il legame a forme di vincite con lotterie legate ai numeri di serie delle ricevute (vincite che per essere consistenti ed incentivanti forse dovrebbero essere legate anche ad estrazioni non su tutti gli obbligati al rilascio ricevute, ma sorteggiati a rotazione a fine anno fiscale tra le varie categorie obbligate al rilascio). Meglio di così non mi viene in mente niente.

  16. f.mParini

    L’aumento dell’iva colpirà i soliti; avremo sempre la domanda classica con o senza iva? Molti sostengono che il costo dei controlli è superiore ai vantaggi. L’aumento dell’iva produrrà la solita frase con o senza iva? I progressi dell’elettronica e dell’informatica permettono applicazioni strabilianti,normali per i non addetti ai lavori. Oggi il SISTRI potrebbe sconfiggere l’ecomafie, ma purtroppo ha un costo enorme poichè richiede strumenti di controllo presso il produttore,il trasportatore e lo smaltitore. Per ottenere l’emersione del sommerso bisogna applicare, come ha detto Tremonti, dei tagli sulle agevolazioni. Concordo, peccato che, a mio giudizio, il taglio deve essere applicato alle detrazioni per produzione reddito, pensionato e famigliari a carico e la detrazione sostituita con l’applicazione di una aliquota del 25%(da detrarre) sulle spese sostenute certificabili con la C.I. elettronica e modulanbili in funzione sia del reddito sia dei carichi di famiglia. Possono essere utilizzati gli uffici postali, delle agenzia e delle entrate, delle camere di commercio e dei CdiC o i dati letti da un lettore e scaricati nel cassetto fiscale.

  17. diana

    Ci si dimentica che chi non emette fattura non solo evade l’Iva, ma anche altre imposte..

  18. f.m.parini

    L’uscita dell’economista tedesco costringerà il governicchio a procedere all’abbassamento della tracciabilità a 500 euro ed all’uso del contante sotto i cento euro; questa è l’unica misura con effetto immediato antievasione per vitare il collasso del sistema. La visione del film su la sette rende ingiustizia agli italiani. Come si può pendere dalle sue labbra..

  19. Alessandro

    Ho una perplessità. Nell’articolo quando si parla di compartecipazione agli utili c’è la nota numero (1) in cui si fa riferimento ai lavori di John List. Nella nota si dice che “la gente che lavora per le opere caritatevoli ruba parte delle offerte (i furti ammontano a circa il 20 per cento del totale), il modo migliore per limitare i furti non è la punizione ma la compartecipazione. I furti si riducono al 3 per cento se chi raccoglie le offerte può tenersene il 50 per cento per ogni dollaro di offerta raccolto”. Scusate ma mi sembra un errore. E’ vero che il furti con la compartecipazione si riducono al 3 percento, però nel frattempo chi raccoglie le offerte trattieen per se il 50 per cento. Non credete che il 53% sia maggiore del 20%?

  20. torelli roberto

    Il sistema di San Paolo è già previsto dall’articolo 53 della nostra Costituzione. Infatti i nostri padri costituenti nel  formulare l’articolo 53 avevano previsto la deducibilità delle spese quotidiane prima di destinare parte dei ricavi globali, complessivi ed effettivi, alle spese pubbliche. Quindi è urgente attuare l’articolo 53 della Costituzione per debellare l’evasione fiscale ( 160 miliardi il mancato gettito nel 2010) e l’evasione contributiva che ammonta a 45/50 miliardi. L’attuazione dell’articolo 53 della Costituzione assegna a ciascuno la propria vera ed effettiva capacità contributiva e da progressività al sistema tributario nel suo complesso (tributi diretti e indiretti (IVA).

  21. Patrizio

    Poichè pagare le imposte è un dovere (se no si chiamavano facoltative), lo sconto ai percossi/incisi pecca di una certa illogicità. Io preferirei che ogni esercente/impresa/libero professionista fosse obbligato per poter svolgere la sua attività ad avere un lettore bancomat/carta di credito. In questo modo chi è veramente onesto potrebbe pagare tutto con strumenti traccibili: imporre soglie di usabilità al contante non elimina certo le transazioni “illegali” in contanti al di sopra di dett soglia, anzi… Due riscontri sui conti correnti e ciao agli evasori (spiccioli). Tuttavia questo è solo un lato del problema. Quello brasiliano funzionerà pure, ma è la resa dello Stato a far il suo dovere.

  22. Anna Paschero

    L’esperimento del Brasile ci conforta: un paese povero con probabile meno tecnologia del nostro, è riuscito a mobilitare 11 milioni di contribuenti e a recuperare lo 0,1% del suo PIL. L’azione, si muove secondo un principio la cui valenza costituzionale è stata più volte riaffermata dall’Associazione Articolo 53, (http://sites.google.com/site/articolo53) che è quello della deducibilità – totale o parziale – delle spese dal reddito complessivo per la determinazione della capacità contributiva ai fini dell’imposta sui redditi (IRE). Solo con la creazione di un conflitto di interessi tra venditore e compratore sarà possibile, come ha dimostrato il programma di S. Paolo, stanare la consistente sacca di evasione e ristabilire equità fiscale, redistribuendo il carico tributario .Peccato che di questo nessuno ne voglia parlare, a giustificazione del fatto che, come risulta anche dall’articolo di Corrado e Leonardi, il sistema risulterebbe macchinoso per la necessità di conservare scontrini fiscali e inefficiente per la perdita di gettito che ne deriverebbe all’erario. Due aspetti negativi, come dimostrato, facilmente superabili.

  23. Anna Paschero

    I due ostacoli italiani. La necessità di conservare scontrini fiscali è superabile con l’uso di una tessera magnetica da utilizzare per i pagamenti, che conserva traccia, con la transazione, del codice fiscale dell’acquirente e del venditore. Il secondo ostacolo, il crollo del gettito, è matematicamente dimostrabile che non esisterebbe nel caso di deduzione totale della spesa (e non solo della quota di imposta pagata sulla medesima) perchè il risparmio fiscale del contribuente che detrae la spesa è totalmente compensato dall’aggravio fiscale di chi incassa il ricavato. Si potrebbe, in una prima fase, consentire la deduzione delle spese appartenenti alle categorie maggiormente a rischio di evasione che sono ben note al fisco. Gli effetti sui conti pubblici sarebbero molto positivi: da una prudente stima risulterebbero in circa 30 miliardi annui le maggiori imposte incassate dall’erario, già al netto delle minori imposte pagate dai contribuenti onesti. Con beneficio per maggiori consumi, rilancio dell’economia ed equità.

  24. Antonio Innocenti

    I lavoratori dipendenti e i pensionati non possono evadere perchè hanno la ritenuta alla fonte. Vorrebbero, probabilmente, ma non possono. Sicché è abbastanza ovvio che l’esistenza delle altre categorie di contribuenti che hanno la concreta possibilità di evadere le imposte li faccia arrabbiare molto! I cittadini che hanno la possibilità di evadere sono: gli imprenditori, i liberi profeseionisti e i lavoratori autonomi. Questa gente, per legge, decide da se il reddito che vuole dichiarare, almeno per una parte molto consistente. La regolarità delle loro scritture contabili, da cui alla fine risulteranno i ricavi conseguiti nell’anno, dipende da quanti documenti fiscali hanno deciso di emettere o gli è stato imposto di emettere con gli studi di settore o altro metodo forfetario. Occorre ricordare che queste categorie, con le loro associazioni, concordano le imposte da pagare con il governo. E’ chiaro che una volta raggiunto il fatturato “minimo concordato ” inizia l’evasione fiscale! Quindi è il sistema che produce l’evasione fiscale! La soluzione? Deduzioni totale delle spese, le quali, formando i redditi di tutti noi, faranno emergere tutto il sommerso. Antonio Innocenti

  25. Stefano Cenni

    Forse mi sfugge qualcosa perché non è la mia materia… Oggi chi non vuol fare fattura per una prestazione di importo convenzionale 100 propone la seguente alternativa: 121 con IVA vs. 100 (o anche meno, se retrocede parte dell’IRPEF evasa) in nero. Immaginando di introdurre un programma à la Nota Fiscal la scelta sarebbe tra 121 meno una compartecipazione al gettito per 6,3 (21 * 30%), cioè 114,7 con annessa la speranza di vincere un premio alla lotteria del fisco e 100 in nero (o meno di 100). Forse che i sorteggiati mensilmente sono di importo significativo?

  26. salvatore procopio

    Buona parte dei cittadini italiani conservano nel loro portafoglio una carta regionale dei servizi con microchip. Basterebbe dotare ogni esercizio commerciale e ogni operatore con partita iva di apposito lettore di smartcard e accreditare la somma (da definire in percentuale) per compensare future imposte (perché no anche l’ici prossima ventura). E’ più facile di quanto si pensi. Si creerebbe quel giusto conflitto tra consumatore privato e azienda, che farebbe emergere parecchio sommerso. Saluti Salvatore Procopio

  27. gianluca g.

    Idea: forti imposte su beni non occultabili (case, auto..) con sconto fiscale ma solo a favore di chi dichiara un reddito coerente le imposte su case o auto restano agli enti locali e lo stato taglia i trasferimenti così lente locale ha interesse a incassare l’imposta sui beni chi dichiara troppo poco in relazione ai beni che possiede non avrebbe alcun beneficio e così aziende o persone cui si intestassero i beni per non far apparire il vero proprietario.

  28. rocchetti alessio

    Se l’ ammontare delle transazioni economiche soggette all’ iva fosse 10 per quelle attive e 6 per quelle pessive lo stato incasserebbe 4. considerato che l’ iva ha un movimento di denaro concreto allora mi chiedo? e se pagassimo TUTTI l’ iva senza detrarla? allora avremmo un entrata che da 4 passerebbe a 16. A quel punto l’ erario potrebbe concentrare le sue entrate in una sola imposta, eliminando l’ irpef che è pagata solo dalla gente onesta, strutturando in modo più coerente l’ iva che è di per se uno specchio del reddito in quanto un operaio non può comprarsi una ferrari nuova mentre un orefice forse si, ma non se può ingannare lo stato con detrazioni di comodo e poi dichiarare meno dell’ operaio stesso. L’ iva, in un modo o nell’altro, è già pagata da tutti. è il sistema di detrazioni che rende l’ economia obsoleta alle attuali esigenze cavalcando 40 anni di leggi il cui risultato è ormai sotto gli occhi di tutti. Basta solo attendere che un governo qualsiasi finisca la liquidità.

  29. Maurizio

    Tutti si arrovellano per limitare l’evasione fiscale in Italia, ma nessuno vede la vera soluzione che è davanti agli occhi di casunodi noi. A) abolire il sostituto di imposta che degrada i lavoratori dipendenti ad incapaci nella getione della propria vitae dele proprie finanze B) richiedere sempre la ricevuta, fattura o scontrino e permettere all’inestatario delle medesime, sia dipendente che imprenditore, di detrarre dal proprio reddito a fine anno tutte e spese sostenute per vivere escludeno l’iva che deve comunqe essere pagata In qesto modo tutti pgano l’iva e le tasse le paga quello che beneficia di un servizio o i un bene.

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