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LEGHISTI MIEI, FEDERALISTI IMMAGINARI

La proposta di trasferire qualche ministero al Nord inizialmente ai più era apparsa una boutade. Sta diventando una questione seria. Non dovrebbe esserlo.
Dando per scontato che costi (anche finanziari) e problemi organizzativi impediranno anche soltanto di discutere il trasferimento di ministeri significativi, il rischio maggiore è che, per non scontentare nessuno, si ripieghi su una versione soft, con la creazione di sedi distaccate e uffici di rappresentanza. Non sarebbe solo uno spreco di risorse ma diventerebbe un ostacolo a una razionalizzazione della rete periferica dell’amministrazione centrale, questa sì necessaria da tempo.
I maggiori ministeri (Difesa, Giustizia, Istruzione, Beni culturali, Economia, ecc.) hanno un’articolazione periferica che ricalca il disegno delle amministrazioni territoriali. È questa la principale motivazione della spinta a creare nuove Province: contano non tanto gli uffici della Provincia quanto una nuova prefettura, la sovrintendenza, il comando provinciale dei Carabinieri, e così via.
Bisognerebbe snellire queste reti. Soprattutto – se ne parla da almeno dieci anni – ripensare il tutto alla luce del trasferimento di competenze a Regioni ed enti locali. Ci si aspetterebbero proposte su questo da chi vuole la riduzione del peso dello stato centrale. Ma tant’è: scomparsi da tempo i marxisti immaginari di buona memoria (Vittoria Ronchey, 1975), è da un po’ il turno dei federalisti immaginari.

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  1. Filippo

    Ormai siamo tutti attaccati allo stellone portafortuna d’Italia, sperando che non ci abbandoni e ci permetta di saltare fuori da queste sabbie mobili o per lo meno continuare a vivacchiare come stiamo facendo da troppo tempo a questa parte.Chi ci governa non sa più cosa fare se non almeno due volte alla settimana annunci roboanti di miracolose cure. Mi ricorda qualcuno che,nel maggio del 1945 chiuso in un bunker di Berlino ,aspettava il soccorso di armate che esistevano solo nella sua testa. Quanto alla richiesta apertura di ministeri o sedi distaccate di essi al nord (e il nord poi cosè? La toscana no eh? Ma L’emilia romagna c’azzecca qualcosa?oppure tutto a Milan perchè Milan l’è semper Milan?) mi sembra che si sia ben oltre il patetico e ridicolo. Ma sì, facciamo aumentare il numero di dipendenti statali, diamo un lavoro stabile in un ufficio pubblico solo ai figli del nord, perchè in fondo la richiesta presuppone anche questo no? E’ terribile vedere da che classe politica di macchiette ci stiamo facendo trascinare passivamente verso il disastro.

  2. carlo grezio

    Sarebbe utile parlare di federalismo con gente seria, nel presupposto che una riforma amministrativa dello Stato debba essere correlata ad una fortissima riduzione della spesa pubblica ed ad un incremento epocale dell’efficienza della macchina pubblica. Niente di tutto questo ovviamente con i fenomeni da baraccone leghisti. Per ridurre il costo della pubblica amministrazione bisogna eliminare uno dei quattro livelli di gestione (Comune-Provincia-Regione-Stato) e ognuno di loro va razionalizzato: – a livello comunale: azzeramento circoscrizioni, comunità montane, etc; fusione obbligatoria dei piccoli comuni in comuni di almeno 15.000 abitanti; – Province: abolizione delle province delle grandi città e costituzione città metropolitane. – abolizione Regioni a statuto ordinario e speciale. – Abolizione del Senato. Le Regioni sono la struttura più inefficace, incontrollata, produttrice di debito, di dipendenti pubblici inutili, di governatori e parlamentini inutili, costosi e corrotti.

  3. vincenzo distefano

    Purtroppo nin riusciremo più ad uscire dal fango in cui ci siamo cacciati, nessun partito ha seria intenzione di ridurre i costi dell’apparato, non riuscirebbe più ad alimentare clientele e sotto clientele. Avete mai letto un programma elettorale serio che ponga questo unico articolo nel suo programma elettorate? Sistemato questo enorme problema le soluzioni per gli altri seguirebbero a cascata.

  4. paolo mussoni

    Sembra che ci sia un consenso diffuso sull’abolizione delle province, a parte il ruolo della casta politica che proprio non vuole intervenire. Ma, in effetti, nessuno si cura degli "uffici" statali decentrati (prefetture, intendenze varie, ecc. ecc.). Bassanini promosse provvedimenti di devoluzione di funzioni da questi uffici agli enti locali, con razionalizzazioni rilevanti. Poi più nulla … e nel vuoto, il federalismo immaginario del leghismo padano che, ora, su quegli "uffici" spera in nuovo rilancio.

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