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IMPOSTA DI SUCCESSIONE

 

L’asse delle y rappresenta la percentuale di gettito fiscale dell’imposta di succesione su gettito complessivo

L’imposta di successione è stata modificata più volte nel corso degli ultimi dieci anni. Abolita nel 2001 dal Governo Berlusconi, è stata poi ripristinata in forma attenuata per i grandi patrimoni nel 2006 dal Governo Prodi. E’ stata infatti elevata la franchigia a un milione di euro per successioni tra genitori e figli con un’aliquota del 4%. Il grafico indica che il gettito fiscale dell’imposta di successione è sempre stato modesto, particolarmente nel nostro paese, anche a causa dell’elusione e dell’evasione fiscale. Attualmente l’imposta di successione è dunque vicina ai minimi storici. Nei fatti è pagata solo dai contribuenti più ricchi; colpisce in forma molto lieve il patrimonio che, in Italia, è distribuito in modo molto più diseguale del reddito. 

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19 commenti

  1. Luca Zanetti

    Un’imposta da abolire – retaggio degli stati ottocenteschi, lo stesso grafico mostra che il trend è discendente per tutti i paesi civilizzati. Lo sviluppo di un’economia finanziaria e sempre meno ancorata a beni reali e tangibili, fa si che la stessa sia facilmente trasferibile o rappresentata da altri valori (ad esempio vale molto di più e rende molto di più in termini di benessere un posto nel pubblico impiego che ad esempio un appartamento o una piccola impresa da continuare).

  2. Enrico D'Elia

    Non sono uno strenuo difensore delle imposte di successione, perchè si tratta di un prelievo che avviene ad intervalli di tempo del tutto casuali e secondo modalità piuttosto discutibili. Ad esempio una famiglia longeva, con successioni solo tra genitori e figli ed un patrimonio prevalentemente finanziario finisce per pagare molto meno di una in cui l’impresa di famiglia passa al parente che è più adatto a gestirla e la casa va a chi ne ha più bisogno. A parte questo, il grafico mi sembra molto utile, perchè mostra come l’Italia abbia fatto recentemente alcune scelte fiscali non in linea con i principali paesi industrializzati. Per un confronto internazionale omogeneo, sarebbe necessario, tuttavia, rappresentare il prelievo pro-capite, invece del gettito complessivo. Altrimenti grandi paesi come gli USA risulterebbero inevitabilmente più duri con gli eredi.

  3. Luigi Calabrone

    Ho visto la registrazione del dibattito a Trento. Complimenti per gli organizzatori, che, nel breve tempo consentito hanno fornito molte informazioni, sintetiche e chiare, sull’argomento. Il voto finale – mi sembra votassero solo gli studenti – potrebbe essere interpretato in chiave populista/pauperistica: noi – che non apparteniamo a famiglie ricche – facciamo piangere quegli altri, che ricchi sono. Personalmente, ritengo che l’imposta sul morto, importante in passato (addirittura dal tempo dei Romani), quando gli stati avevano pochi strumenti per finanziarsi, e soprattutto non erano in grado, come oggi, di fare riferimento al reddito, più che al patrimonio, sia un residuo anacronistico, al pari dei dazi e dell’imposta sulle finestre. Per come è strutturata oggi in Italia, mi sembra un’imposta, oltre che sul morto, sul morto stupido – quello che prima di morire non si è organizzato. Inoltre un’imposta i cui criteri di gestione (costi, documentazione, ecc.) contrastano con il principio della scienza delle finanze che consiglia il massimo gettito con il minimo di spesa/fastidio per il contribuente. Quindi, imposta stupida e inefficiente, da abolire.

  4. Adronio

    I dati storici dicono che c’è correlazione fra l’aliquota dell’I.S. e la crescita del PIL?

  5. Michele Giardino

    L’imposta, storicamente tra le più antiche, assume un sistema di equilibri economici non più attuale. Se viene periodicamente ripresa, è per esigenze di gettito, banali quanto reali, che invero scoraggiano argomentazioni teoriche. Due dubbi però resistono anche alla brutalità delle necessità di prelievo. Il primo è che, tralasciando le grandi ricchezze (quasi sempre al sicuro dalle tasse), i patrimoni diciamo "di famiglia", costituiti in epoca recente, sono risparmio, cioè reddito non speso, e quindi, almeno di regola, già tassato, che viene di nuovo inciso in sostanza perché visibile: e ciò è iniquo e contraddice la stessa "ratio" di questa particolare tassazione. Il secondo è che oggi un appartamentto non più esteso di 120/130 mq. in un bel quartiere di una grande città, già raggiumge il valore-soglia di 1 milione. Tassare – per lo più – giovani eredi con lavoro precario già privi di un avvenire accettabile, non solo è il contrario di ciò che si vorrebbe, ma rischia di costringerli a liquidare .

  6. stefano delbene

    Di fatto l’imposta di successione ha perso molta della sua importanza, anche grazie al fatto che le legislazioni dei vari paesi, si badi bene, hanno permesso ai detentori di grandi patrimoni, di attuare i comportamenti elusivi che l’hanno progressivamente erosa.
    Mi chiedo però se, ovviamente riformando l’attuale legislazione assai favorevole, non potrebbe diventare uno degli strumenti di tassazione patrimoniale dei quali si sente sempre più la necessità: il trasferimento di proprietà mobiliari ed immobiliari le rende particolarmente individubili e quindi facilmente tassabili. Resterebbe all’erede la possibilità della rinuncia, con l’acquisizione da parte dello stato di beni spesso meritevoli di tutela.

  7. Giuseppe U. D.

    Sarò un romantico, ma vedere ragazzetti di 18 anni con il Porche fuori scuola, e gente che a 40 anni riceve patrimoni ingenti e gente che tutta la vita fa grandissimi sacrifici senza neanche avvicinarsi a quelle disponibilità mi sembra una ingiustizia nell’ingiustizia; chi nasce da famiglie disagiate ha molte meno possibilità di mobilità sociale, dignità, libertà, cure, soddisfazioni , in più chi riceve patrimoni, senza nessun merito , ma frutto della casualità , non si deve preoccupare di costruire quotidianamente , una pensione, una adeguata istruzione per i figli, etc. Già nasciamo uno diverso dall’altra , con abilità diverse, intelligenze diverse , attitudini diverse. Secondo me, in una comunità, mettere in circolo le eredità significa diminuire le disuguaglianze, e sono certo ,che al di la dei problemi tecnici di attuazione, ci sono i mezzi per poterlo perseguire, e rimettere il capitale a disposizione di chi lavora significa più merito e servizi per tutti. Ai valori attuali ricevero (non so quando) circa 600k euro, mia moglie figlia unica un po di più, mia figlia 4 appartamenti in citta, siete sicuri che questa distribuzione è giusta?

  8. IGP

    L’imposta di successione, come altre imposte che incidono sui patrimoni (anche di soggetti in vita…) è un’imposta di chiara matrice liberale, nella misura in cui il "MERITO" è uno dei valori fondanti di tale cultura e l’eredità non ha nulla a che vedere con il merito stesso. Oggi il 99,9% delle persone ricche non lo diventano per merito (non attraverso il reddito) bensì attraverso le eredità. D’altronde come può diventare ricco un giovane brillante, che a 35 anni, nella migliore delle ipotesi arriva a percepire 2-3.000€ netti al mese? Come fa oggi un giovane volenteroso avviare da zero una iniziativa imprenditoriale? Solo 1 caso su 1000 ce la fa, in un sistema di mercato che necessiterebbe di molte più iniziative condotte da persone capaci e non semplicmente "fortunate". Inoltre sappiamo che i consumi sono relazionati all’utilità e che l’utilità della ricchezza è "piena" solo fino ad una certa soglia (pur se per ciascuno diversa). Oltre tale soglia l’utilità della ricchezza decresce, con impatti negativi sui consumi e conseguenti effetti distorsvi causati da comportamenti speculativi. L’eredità è un retaggio feudal-vassallatico, che nulla ha a che vedere con l’economia moderna

  9. Massimo, Roma

    Quindi eviterei tutti gli pseudoragionamenti su ricchi e poveri. Io, lavoratore autonomo, devo produrre 100 per mettermi in tasca 45, perchè chi eredita 100 non ci deve pagare un euro di tasse? E’ solo la cornice sentimental-familistica tutta italiana che impedisce di porsi questa semplice domanda. E per prevenire l’obiezione degli stolti "ma su quei beni sono già state pagate le tasse" dico: anch’io pago il panettiere con quello che mi resta dopo aver pagato le tasse, ciò non significa che il panettiere non le debba pagare a sua volta. Il trasferimento della tassazione da chi lavora e fa impresa a chi detiene senza far nulla è, a mio avviso, l’unico modo per tentare di risollevare un Paese in decadimento e dare una speranza nel futuro ai nostri giovani (tutti).

  10. Vincesko

    La grave situazione economica ed occupazionale, che sarà lunga, esige una serie di provvedimenti anticrisi ed il reperimento di risorse congrue, attraverso l’adozione di un mix di misure fiscali. Una di queste dev’essere l’imposta di successione (che il liberale Luigi Einaudi considerava l’imposta più liberale, poiché favorisce l’ascensore sociale), estesa a tutti e fissata in misura congrua, ispirandosi ai Paesi anglosassoni, pragmatici e meritocratici (dove varia tra il 30 ed il 40 %), ma prevedendo una franchigia totale o parziale per la prima casa.

  11. AM

    Nutro non pochi dubbi sull’affermazione che l’imposta di successione la pagano i più ricchi. In realtà sia in Italia che all’estero questa imposta grava soprattutto sulla fascia medio-alta del ceto medio (in passato gravava in genere sul ceto medio). I poveri e la fascia bassa del ceto medio sono esentati per assenza di patrimonio o grazie alla franchigia mentre i ricchi la eludono sotto la ben remunerata regia di consulenti e di istituzioni finanziarie internazionali. Solo loro possono permettersi queste costose manovre elusive! L’elusione è oggi assai più agevole a seguito della globalizzazione. Non è un caso che i grandi paperoni dei paesi anglosassoni si siano espressi platealmente a favore di questa imposta.

  12. Stefano

    Una tassa di successione nonè equa, non è prioritaria e non é nemmeno efficace. Non è equa perché le patrimoniali in genere sono oscenità che tassano il sacrosanto risparmio; dopo aver pagato imposte sul reddito ed imposte indirette dover anche vedere una anche piccola % tagliata fa ribellare il senso di giustizia naturale innato in chiunque abbia sacrificato e risparmiato. Non è prioritaria perché ci sono parecchie altre iniziative piú redditizie per la cosa pubblica e quindi prioritarie: evasione, lavoro nero, sprechi della casta. Non è nemmeno efficace come si può notare non tanto dal basso gettito ma dall’alto costo di riscuoterla che affligge tutti i paesi, ovvero dai pochi guadagni netti per l’erario. A chi si permette di darmi dello stolto per aver usato l’argomentazione "paghiamo giá le tasse sul reddito" rispondo di andare a quel paese, quello del socialismo reale: il biglietto solo andata per Pyongyang lo offro io.

  13. giovanni

    Insomma i commentatori della voce sono in modo o nell’altro favorevoli alla tassazione del patrimonio (che alcuni indicano come ideale liberale). Evidenzio solo questo aspetto : un conto è fare i grafici per accademici e cultori della materia un conto è farlo dirigerire all’elettorato.

  14. IGP

    Combattere l’evasione in modo efficace è possibile, basta volerlo. Chi evade è spesso assisitito dai profesisonisti dell’evasione (li chiamano commercialisti, fiscalisti…in realtà sono criminali), che suggeriscono e guidano le ruberie nei confronti dello stato. Basta mandare in galera chi ruba, come sempre. Ovvio, ma solo se c’è la volontà. Perchè ci sia la volontà occorre sensibilizzare l’elettorato del paese affinchè il voto possa essere orientato a scardinare questo cancro della nostra economia.

  15. Massimo, Roma

    Senza rispondere alle argomentazioni stolte, che vedo continuano a fiorire nonostante il mio tentativo di prevenirle, vorrei qui aggiungere che nella quota che ogni mese verso all’Inps non c’è solo la mia futura pensione, ma anche le prestazioni assistenziali alla collettività. E trovo sia una profonda ingiustizia che gravino soltanto su chi lavora e produce e non sulla fiscalità generale. Con una misurata imposta di successione si potrebbero sgravare imprese e lavoratori da questi carichi, senza contare l’indubbio vantaggio per chi si presenterà alla soglia di San Pietro esibendo questa ultima, buona e sacrosanta azione!

  16. AM

    Visto che il discorso si allarga dall’imposta di successione alla patrimoniale è bene non dimenticare anche le ricchezze immobiliari e finanziarie tenute all’estero e non sempre note al Fisco. Molti cittadini italiani detengono beni all’estero sia a seguito di una razionale distribuzione dei rischi negli investimenti del risparmio sia per motivi contingenti collegati alla storia personale, al lavoro svolto all’estero (es. emigrati temporanei e frontalieri in Svizzera). Vi sono però in Italia quasi 5 milioni di immigrati residenti, molti dei quali detengono beni nei paesi di origine ignorati dal Fisco italiano. Per quanto riguarda gli immobili vi è poi il probema della valutazione. La medesima splendida casa in riva al mare che è nei sogni di tutti ha oggi un valore assai diverso se si trova in Sardegna, in Tunisia o nelle Filippine. Domani i rapporti fra i prezzi potrebbero risultare molto diversi. Negli anni scorsi sono ad es. sono molto lievitati i prezzi della case a Praga, a Ragusa di Dalmazia e a Cattaro in Montenegro. Con la globalizzazione i prezzi immobiliari di tutto il mondo, a parità di qualità (dell’edificio e dell’area geografica), tendono a livellarsi rapidamente.

  17. giovanni

    Pago la previdenza e quasi il 50% dei miei guadagni va allo stato (escludendo la previdenza). Non ho contribuito abbastanza? Perchè i soldi destinati ai miei figli dovrebbero andare a qualcun’altro? Perchè paghi la previdenza (che eroe!)? Che razza di giustificazione è mai questa? Perchè lo stato con tutte le risorse che comunque gli giungono (quasi il 50% della ricchezza prodotta) non riesce a fare una efficiente politica redistributiva? Prendiamo ad esempio il mezzogiorno. Non è stato oggetto di pesanti interventi per risollevare la situazione con grossi trasferimenti di ricchezze? Quali risultati sono stati raggiunti? Perché i soldi destinati ai miei figli dovrebbero essere gestiti da simili balordi dopo che ho già dato? Non è un dato di fatto che lo stato è altamente inefficiente nella distribuzione della ricchezza? Non è un mio diritto creare, con i risparmi già tassati, un walfare privato per i miei figli?

  18. Sam

    Per far passare la voglia di eludere il fisco ai super-ricchi con trust in remote isolette e Stiftungen d’oltralpe basterebbe che l’Agenzia delle Entrate inviasse a chi ha un reddito presunto di oltre una certa soglia una copia in regalo del libro edito Marsilio nel 2007 “Onora il padre” scritto dal compianto Tommy Berger (fondatore del Caffè Hag e di Levissima). Leggendolo si impara molto bene che a voler fare i furbi per eludere le tasse in Italia spesso si finisce per perdere tutto, anche il capitale, sciacallati e truffati dagli stessi consulenti strapagati a cui ci si è rivolti.

  19. Riccardo, Roma

    Qualcuno si potrebbe chiedere perché se erediti 100 non dovresti pagare neanche 10 per la successione? La risposta è questa: perché le tasse su quei soldi sono GIA’ state pagate. Quelle 100 sono frutto di altre 200 GIA’ tassate in precedenza. Forse l’unico ragionamento lecito è quello per i grandi ricchi. Se oggi hanno quello che hanno è per merito loro, della loro scaltrezza negli affari e perché il Pese dove vivono ha dato loro la possibilità di farlo. Per questo, e soltanto per questo motivo loro dovrebbero "donare" una parte dei guadagni allo Stato.

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