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A MILANO SI VOTA SULL’AMBIENTE

In concomitanza con la consultazione nazionale, i milanesi sono chiamati a pronunciarsi anche su cinque referendum cittadini. Il più rilevante di questi è sicuramente quello sul dibattutissimo Ecopass, ma ve n’è un altro, altrettanto cruciale, che riguarda direttamente l’inquinamento e la qualità dell’ambiente. Si tratta della riduzione delle emissioni del principale gas clima-alterante, l’anidride carbonica.

In questo weekend i milanesi avranno un motivo in più per non far mancare il quorum ai referendum nazionali. Saranno infatti chiamati ad esprimersi anche sui cinque quesiti cittadini promossi dall’associazione Milano si Muove per i quali è richiesto un quorum più contenuto, al 30 per cento. Il più rilevante di questi è sicuramente quello sul dibattutissimo Ecopass, ma ve n’è un altro, altrettanto cruciale, che riguarda direttamente l’inquinamento e la qualità dell’ambiente. Si tratta della riduzione delle emissioni del principale gas clima-alterante, l’anidride carbonica.
È ragionevole e auspicabile attendersi dai milanesi un pronunciamento che costituisca un chiaro e pressante invito all’amministrazione a procedere nell’adozione di politiche e misure efficaci per rendere Milano più pulita, vivibile e sostenibile. Da questo punto di vista il neosindaco Giuliano Pisapia può sentirsi confortato da analisi e studi che la precedente amministrazione gli lascia in eredità.

RIFORMARE L’ECOPASS?

Sul fronte Ecopass è stato detto e scritto molto e sarebbe bene muoversi per tempo prima che l’aria e le menti si offuschino in occasione dell’accumularsi delle prime polveri. Notiamo solo che la commissione di saggi nominata dall’ex-sindaco Letizia Moratti, a conclusione dei propri lavori nel marzo scorso, ha fornito delle indicazioni di cui ci auguriamo il nuovo sindaco farà tesoro. (1) Indicazioni che, per inciso, sono coerenti con quanto prevede il primo quesito referendario cittadino ed anche con quanto si legge nel programma elettorale dello stesso Pisapia laddove si dice che “bisogna ridurre la congestione e l’uso dell’auto privata in città attraverso un mix di interventi: pedaggio di congestione…”. (2)
Ma vi è un altro tema su cui la prossima giunta sarà chiamata ad intervenire e per il quale potrà beneficiare del lavoro fatto durante la legislatura precedente. Si tratta della riduzione delle emissioni di CO2 del 20 per cento al 2020, in linea con le direttive europee. Mentre nel caso delPM10 le origini sono essenzialmente due, il traffico prima e le caldaie a gasolio poi, e gli impatti sono più immediati e percepibili, nel caso della CO2 l’impatto è sul riscaldamento globale le cui conseguenze per i milanesi sono date essenzialmente dalle “sole” ondate di calore ma le cui cause sono molteplici e variegate. Ciò rende il problema complesso da trattare e gli interventi molteplici e diversificati.

UN PIANO ENEGIA GIÀ  PRONTO

A questo proposito, sepolto nei cassetti dell’assessorato cittadino all’ambiente giace un rapporto frutto di un significativo studio condotto nel 2009 (di cui chi scrive è stato il responsabile scientifico) e concluso poco prima del famoso summit di Copenhagen sul clima, ad opera di un gruppo di ricercatori dello Iefe – il centro di ricerca sull’economia dell’energia e l’ambiente dell’Università Bocconi – congiuntamente con Amat, l’Agenzia mobilità, ambiente e territorio del Comune. (3) I principali risultati del Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima furono presentati pubblicamente in un’unica occasione nel novembre 2009 sotto la gestione dell’allora assessore Massari, appena subentrato ad Edoardo Croci, ex-assessore ed uno degli artefici dei referendum cittadini. (4) Il team di ricerca quantificava nello studio le emissioni di CO2 ridotte del 20 per cento rispetto al loro livello del 1990 che costituiscono il target da raggiungere nel 2020 e proiettava le emissioni tendenziali a quella data, in assenza di qualsiasi intervento correttivo. In quell’anno si sarebbe dunque venuto a creare un gap tra le emissioni tendenziali e quelle ridotte che andrebbe, da qui ad allora, colmato con idonee politiche e misure. Lo studio individuava le misure idonee che il Comune potrebbe/dovrebbe adottare, ne quantificava il contributo in termini di riduzione delle emissioni e per quanto possibile ne valutava anche il costo. Ecco dunque che vi erano misure nei trasporti – dalle nuove linee di metropolitana al car sharing e car pooling fino alla mobilità ciclistica – e misure nel settore residenziale – tra cui interventi sui combustibili nei sistemi di riscaldamento (gasolio e olio combustibile) – ed ancora risparmi energetici negli immobili comunali, teleriscaldamento, pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici, fino alla piantumazione urbana. Insomma, un insieme di misure coerenti ordinate in base al proprio contributo di minori emissioni e di costo: un vero e proprio Piano clima. Un piano d’azione con obiettivi e interventi quantitativi chiaramente individuati, che permetterebbe di inserire in un contesto coerente e rigoroso quanto delineato ancora una volta nel programma di governo del nuovo sindaco: “ Le acque e il verde possono riqualificare il paesaggio urbano ma anche essere la migliore strategia per affrontare i cambiamenti climatici. (..) È possibile usare meno energia aumentando l’efficienza, modernizzando gli edifici e creando reti di cogenerazione e teleriscaldamento, per il recupero dei cascami energetici. È possibile ridurre il consumo di energia inquinante favorendo il ricorso alle energie rinnovabili”. Se il quesito referendario numero 4 otterrà il supporto della maggioranza dei cittadini votanti, la neo-costituita giunta avrà già a disposizione, se vorrà, gli strumenti per intervenire efficacemente e senza indugio. Sarebbe uno spreco di risorse della collettività non giovarsene.

(1) La relazione conclusiva della commissione. Si veda anche Eco dalle città.
(2) I quesiti si trovano sul sito dell’Associazione MilanoSiMuove che li ha promossi. Il programma elettorale del sindaco Pisapia.
(3) La sintesi tecnica e l’intero rapporto. Chi scrive è stato il responsabile scientifico dello studio.
(4) Si veda la segnalazione.

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CHI HA PAURA DELLE PROVE INVALSI? *

  1. Pietro

    L’unico quesito serio era il 4°, cui fa riferimento l’articolo (Riduzione emissioni gas serra) e per il quale vale la pena di dire “Sì”. Un NO deciso ad Ecopass o simili con purtroppo anche un no a piste ciclabili. A mio avviso avrebbero dovuto essere separati, il primo quesito è un mix deleterio. Un “Sì” anche al 3°, forse nell’idea dei promotori era di salvare l’area Expo dalla lottizzazione e dalla svendita dell’area post Expo da parte dell’amministrazione Moratti che si pensava vincesse (altrimenti in quesito era inutile). Ritengo, comunque che un’amministrazione efficiente e seria dovrebbe avere il coraggio di attuare certi provvedimenti senza bisogno di sprecare soldi nei referendum.

  2. Francesca

    Non sono stati sprecati soldi per il referendum a Milano, visto che e` avvenuto nella stessa data del referendum nazionale. E pensare che sia inutile andare ad esprimere la propria opinione (occasione che non ci viene data molto spesso, anzi…) per dare una svolta green a una citta` da sempre molto “grey” mi sembra assurdo.

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