Rimpiango i miei tempi andati,
quando me li porgevano contati,
gratis, i soldi in banca dal cassiere:
danzavan le sue dita agili e leggere.

Allor era la mancia in mille lire
e ringraziato venivo a non finire;
oggi se porgo d’euro un mezzo
ricevo solo accenni di disprezzo.

Lucravo al tempo gli interessi,
buongiorno, dicevano i commessi,
le spese non mi pareano esose,
c’era modo di far quadrar le cose.

Io le bollette, con le cifre in lire,
me le pagavo senza innervosire,
pure l’affitto non sembrava caro,
ora le rate hanno un sapore amaro.

In bus bastava poco pel biglietto,
oggi se salgo col caro pargoletto,
poi gli compro due gusti di gelato
quasi mi trovo al verde consegnato.

Costava pure il pieno di benzina,
ora se accelero rischio la rovina,
caro il cornetto con il cappuccino,
si beve acqua, costa troppo il vino.

Com’era bella l’Italia del contante
allor parea la busta più pesante,
il ventisette era un bel dì di festa,
non s’era usi ognora alla protesta.

Prima al denaro davo l’ attenzione
oggi la card m’induce tentazione,
e quando arriva l’addebito mensile
mi scordo d’esser d’animo gentile.

O banca mia, ora prelevar mi costa,
il bollo pago e pur l’invio per posta,
zero interessi: il conto che salasso!
Terrò i miei soldi sotto il materasso!

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