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LA RISPOSTA AI COMMENTI

Una precisazione. Mi pareva chiaro, nel contesto, che “energia termica”, contrapposta a “energia fotovoltaica” fosse una abbreviazione per “energia (elettrica da fonte) termica”. Quanto alle stime, nessuno può sapere con esattezza quanta potenza verrà allacciata con tariffe 2010. Alcuni, vedasi Corriere dell’Economia 4.4.2011, riportano stime maggiori delle mie. Nel decreto appena uscito la stima è di un costo annuo di 3,5 miliardi, penso molto prudenziale e comunque non lontano dai 4 miliardi da me citati.
Nel nuovo decreto si prevede che a fine 2016 si arriverà ad una potenza di 23 mila MW, con un costo annuo per sussidi di 6-7 miliardi di euro. La produzione di energia elettrica da fotovoltaico arriverebbe dunque a circa 28.000 GWh, il 9% di 300 mila GWh, che è tutto il consumo italiano di energia elettrica (in diminuzione da alcuni anni). Al prezzo di mercato di 65 euro per GWh la produzione italiana “vale” un po’ meno di 20 miliardi di euro: si conclude che per produrre quel 9% il costo complessivo dell’energia elettrica in Italia aumenterà del 30-35%. Aggiungendo i sussidi alle altre rinnovabili nel 2016 avremo aumentato di oltre il 50% il costo dell’energia elettrica in Italia: davvero un’ottima politica energetica! 
Ma il costo del fotovoltaico non si limita ai sussidi pagati. Nessuno sembra considerare gli effetti sull’equilibrio della rete. Un impianto fotovoltaico produce mediamente attorno a 1300 ore l’anno, cioè il 15% del tempo. Se la produzione da fotovoltaico raggiunge il 9% del totale annuo significa che quando c’è buona insolazione potrebbe fornire più del 50% di tutta l’energia richiesta. Poiché i ritiri di energia da fonti rinnovabili hanno la precedenza, tante centrali termoelettriche dovranno allora interrompere la produzione: come, visto che quelle centrali non possono essere accese e spente ad libitum? Quanti altri indennizzi saremo chiamati a pagare per compensare queste perdite?

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  1. Andrea Lozzi

    Per essere obiettivi, a decurtazione dei costi dovuti ai finanziamenti per il fotovoltaico andrebbe calcolato il risparmio dovuto al minor consumo di petrolio o metano. Per una più approfondita valutazione delle opportunità attuali si dovrebbe conteggiare e proporre anche il costo reale, a centrali finite, di una produzione elettrica tramite centrali nucleari compreso i costi per l’eliminazione delle scorie .

  2. Rino

    Se non sbaglio gli incentivi alle rinnovabili sono da mettere in relazione al fatto che nell’accordo di Kyoto ci si è obbligati a diminuire le produzioni energetiche da fonti fossili che generano CO2 altrimenti si devono pagare multe corrispondenti. Quindi il costo va calcolato al netto di tutto questo. Mentre concordo che i ritiri da fonti intermittenti siano un problema aperto che merita attenzione e che deve farci attrezzare a gestire una situazione mutata e più complessa rispetto al passato. Però con nuovi sistemi di monitoraggio e previsione e di distacco piannificato la questione si può risolvere e non sprecare fonti e risorse.

  3. Massimo

    Considerate le stime di potenza attuale installata FV sui 7000-7500MW e date le nuove tariffe onnicomprensive che praticamente conducono il settore alla grid parity nel 2016 e lasciano poco spazio a margini economici (quando positivi), come fa l’MSE a prevedere un’espansione della potenza installata a 23000MW in 5 anni e mezzo?

  4. enzo

    Condivido e apprezzo l’articolo di Ragazzi, soprattutto il coraggio di affrontare con argomenti razionali una questione che come tante altre in questo paese viene discussa con posizioni preconcette e di parte. Colgo l’occasione per considerare "il vantaggio ecologico". Ogni volta che torno a casa attraverso quello che era un campo di foraggio. Ora è coperto da una miriade di pannelli ecologici, fissati al terreno con cemento ecologico, attraversato da cavi in plastica e rame rigorosamente ecologici, ovviamente i pannelli sono in ecologico silicio. Mi chiedo, quando per evitare che siano disturbati da erbe inopportune che si ostineranno a ricrescere, quale ecologico erbicida sarà usato.

  5. Bruno Cipolla

    L’Italia ha la "fortuna" di produrre oltre il 50% della sua elettricità da fonti fossili tramite centrali turbogas (fonte: Terna) che possono essere accese e spente in pochi minuti. Semmai la sostituzione di parte del metano con il fotovoltaico potrebbe causare problemi per via dei contratti di fornitura "take or pay" (si paga la fornitura concordata anche se non la si consuma) che abbiamo stipulato.

  6. Davide Stracquadaini

    Su questo punto Prof. Giorgio Ragazzi ha ragione solo in parte…. É vero che il problema esiste ma giá con le tecnologie attuali, sforzandosi un po’, é risolvibile. GE (General Electric) ha costruito in Francia una centrale a ciclo combinato (Metano / Geotermico se non ricordo male) super veloce (ne da notizia Repubblica o il Corriere della Sera non ricordo chi dei due) ovvero capace di ridurre o aumentare la potenza elettrica erogata nel giro di minuti. Inoltre (la tecnologia esiste da tempo) l’uso di celle a combustibile permetterebbe l’accumulo dell’energia prodotta in piú dalle rinnovabili (sotto forma di idrogeno) ed usare poi quest’idrogeno nelle celle a combustibile per produrre energia quando serve (le celle a combustibile sono come batterie e quindi non si pone il problema dei tempi). Una volta in produzione i pannelli a infrarossi (sembra si parli di 5 anni per rendere tale tecnologia conveniente da un punto di vista commerciale) darebbero una erogazione di energia molto piú continua. Quindi mi pare che la risposta migliore alla sua domanda sia: i problemi di natura tecnica si risolvono, ma vi é la volontá di andare in questa direzione? Saluti Davide

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