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SE LA FINANZA SUPERA IL LIMITE

I mercati finanziari sono importanti per lo sviluppo economico. Ma un settore finanziario troppo grande ha conseguenze negative sulla crescita. Come dimostra il fatto che in tutti i paesi che soffrono di più le conseguenze della crisi i prestiti al settore privato oltrepassano il 110 per cento del Pil. Necessaria dunque una regolamentazione che allontani rischi simili: standard di credito più restrittivi potrebbero portare benefici in termini di stabilità e crescita economica.

L’idea che il sistema finanziario rivesta un ruolo essenziale nella promozione dello sviluppo economico si può ricondurre ai lavori di Walter Bagehot e Joseph Schumpeter. L’evidenza empirica sulla relazione tra finanza e crescita risale invece agli anni Sessanta, quando Raymond W. Goldsmith dimostrò una correlazione positiva tra la dimensione del sistema finanziario e la crescita economica nel lungo periodo. (1)

I RISCHI

Goldsmith non fece però nessun tentativo di stabilire un rapporto di causalità tra le due variabili, molti economisti rimasero perciò dell’idea che il sistema finanziario fosse semplicemente una conseguenza dello sviluppo economico. Negli anni Novanta furono invece pubblicati molti articoli che dimostravano l’esistenza di un rapporto di causalità tra finanza e crescita economica. Al giorno d’oggi la maggioranza degli economisti è convinta che i mercati finanziari siano importanti per lo sviluppo economico. (2)
C’è però il rischio che il sistema finanziario diventi “troppo” grande. Già negli anni Settanta Hyman Minsky e Charles P. Kindleberger enfatizzarono la relazione tra finanza e volatilità macroeconomica e negli anni Ottanta James Tobin suggerì che un settore finanziario sovradimensionato corre il rischio di sottrarre talenti ai settori più produttivi dell’economia. (3)
Più di recente, Martin Wolf ha fatto notare che negli ultimi trent’anni il settore finanziario negli Stati Uniti è cresciuto sei volte più velocemente del Pil, chiedendosi se non ci sia qualcosa di sbagliato in una situazione in cui “la finanza invece di essere un servitore è diventata la padrona dell’economia”. (4)

LA SOGLIA DA NON OLTREPASSARE

In un articolo intitolato “Too Much Finance?” forniamo una verifica empirica dell’idea che sistemi finanziari che diventano troppo grandi abbiano conseguenze negative sulla crescita economica. (5)
I nostri risultati suggeriscono che quando i prestiti al settore privato oltrepassano il 110 per cento del Pil, un’ulteriore espansione del sistema finanziario inizia ad avere un effetto negativo sulla crescita economica. Il nostro articolo dimostra anche che il settore finanziario ha amplificato la recessione globale causata dal fallimento di Lehman Brothers nel settembre 2008. Infatti, tutti i paesi che stanno avendo problemi in seguito alla crisi hanno una dimensione del sistema finanziario che si trova al di sopra della nostra soglia del 110 per cento del Pil.
Questi risultati hanno importanti implicazioni per la regolamentazione del settore finanziario. L’Institute for International Finance (un’organizzazione che ha come obiettivo quello di difendere gli interessi del settore finanziario) sostiene che i nuovi standard di capitale imposti da Basilea III avranno un effetto negativo sui profitti delle banche e che ciò porterà a una contrazione dei prestiti e della crescita economica. (6) I nostri risultati, invece, suggeriscono che vi sono molti paesi nei quali standard di credito più restrittivi potrebbero portare dei benefici in termini di stabilità e crescita economica.

(1) Si vedano, rispettivamente, Bagehot, W. (1873), Lombard Street: A Description of the Money Market, History of Economic Thought Books, McMaster University Archive for the History of Economic Thought.
Schumpeter, J.A. (1911), A Theory of Economic Development, Harvard University Press.
Goldsmith, RW (1969), Financial Structure and Development, Yale University Press, New Haven.
(2) Levine, R. (2005), "Finance and growth: Theory and evidence", in P Aghion and S Durlauf (eds.), Handbook of Economic Growth, 1(12):865-834.
(3) Rispettivamente, Minsky, H. P. (1974), "The modeling of financial instability: An introduction", in Modelling and Simulation, 5, Proceedings of the Fifth Annual Pittsburgh Conference, Instruments Society of America, 267-272.
Kindleberger, C. P. (1978) Manias, Panics, and Crashes: A History of Financial Crises, Basic Books, New York.
Tobin, J. (1984), "On the efficiency of the financial system", Lloyds Bank Review, 153:1-15.
(4) Wolf, M. (2009), "Why dealing with the huge debt overhang is so hard", Financial Times, 27 January.
(5) Arcand, J. L., E. Berkes, and U. Panizza (2011), “Too Much Finance?”, unpublished.
(6) Institute of International Finance (2010), "Interim report on the cumulative impact on the global economy of proposed changes in the banking regulatory framework", IIF Washington DC.

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MAMMA, HO PERSO IL TURISTA

  1. Angelantonio

    Bisogna quindi arginare la speculazione sui mercati finanziari, se ho capito bene. Non sarebbe il caso allora di proporre una sorta di Tobin Tax versione conflittualista? Non parlo della tassa versione compatibilista caratterizzata da un’aliquota bassa (e penso alla ttf di 0.05 di cui si parla in questi giorni) che ha sostanzialmente lo scopo di fare cassa. Parlo invece di una tassa con un’aliquota alta che scoraggi e riduca le speculazioni.

  2. mirco

    La cosa è semplice: per dirla con Marx, senza essere marxisti, se il sistema è denaro- merce-denaro, naturalmente si tende ad arrivare ad un punto in cui la finanza rompe gli argini. Oggi a livello planetario, non esiste più il capitalismo in quanto tale, tanto che il conflitto non è più quello tra operai e proprietari delle fabbriche ma tra settori i produttivi(operai e imprenditori insieme )contro i feudatari della finanza ( fondi sovrani e banche speculatrici) che sono diventati più forti delle banche centrali ( il paragone tra il re di francia che non controlla il paese e i suoi feudatari che sono più ricchi e potenti calza benissim. benissimo). Pertanto non è possibile attuare una politica economica da parte degli stati attarverso la curva monetaria. In più l’europa non è ancora uno stato unito che possa atuare politiche economiche unitarie (Fiscali e di spesa). Urge una legge bancaria internazionale che limiti l’attivita speculativa delle banche.

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