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RINNOVABILI SENZA SUSSIDI AD OGNI COSTO

La riforma dei meccanismi di sostegno alle energie rinnovabili regge sul presupposto di rendere il sistema di incentivi più efficiente e meno costoso per famiglie e imprese. Ma così non sembra, almeno nella transizione. La strada per ridurre i costi del sussidio è un vero riordino delle politiche di promozione della crescita. Che consideri la relazione tra energia primaria e applicazioni d’uso e la relazione tra energia rinnovabile prodotta e consumata. Oltre a rendere evidente il costo del sussidio.

L’attenzione del mercato continua a essere catalizzata sul costo del sussidio alle rinnovabili elettriche e, in particolare, sull’effetto indotto dalla forte crescita di impianti fotovoltaici sulla spesa dei consumatori per sostenere l’energia solare. (1) Tuttavia, è bene osservare il quadro in una giusta dimensione.

LA POLEMICA SUI COSTI DELLE RINNOVABILI

Il rumoreggiare sul fotovoltaico è forse eccessivo se si considera che nel 2010, su un costo complessivo del sussidio alle rinnovabili elettriche di circa 3,4 miliardi di euro (125 euro per MWh consumato), solo il 24 per cento è imputabile al solare fotovoltaico. (2)
È vero che il fotovoltaico ha un costo del sussidio mediamente superiore ad altre energie rinnovabili (410 €/MWh contro una media di 125) e soprattutto che tale costo è in Italia superiore rispetto ad altri paesi europei. Nel 2010, contro una spesa italiana di 410 €/MWh per sussidio al solare fotovoltaico tradizionale (cristallino, ndr), in Germania i consumatori hanno speso ben la metà (210 €/MWh), i francesi 370 M€/kWh, spagnoli e inglesi 380 €/MWh. Oltre a un riallineamento del sussidio al costo, è necessario che gli incentivi vengano rivisti anche per rallentare fenomeni speculativi di installazione di soluzioni poco efficienti e soprattutto per non ostacolare l’ingresso nel mercato delle innovazioni incrementali che caratterizzano fortemente lo sviluppo della tecnologia fotovoltaica mondiale.
Tuttavia, è altrettanto vero che se le altre tecnologie pesano di più sulla spesa complessiva (nel 2010 come visto il 76 per cento) bisognerebbe prestargli molta più attenzione. Il decreto legislativo, come detto nel precedente articolo, annulla il meccanismo dei certificati verdi prevedendo il passaggio alle aste al ribasso, a partire dal 2012. (3) Determina, altresì, un periodo di transizione 2011-2015, in cui il meccanismo resta in vigore, ma ne cambiano le regole. La modifica, con una mossa a sorpresa, ha probabilmente innalzato il costo del sussidio nel periodo di transizione. Il decreto, infatti, conferma l’obbligo di ritiro da parte di Gse dei certificati verdi eccedenti per il rispetto della quota d’obbligo a carico dei produttori/importatori convenzionali, prevedendo che il prezzo di ritiro sia pari al 78 per cento di 180 euro – prezzo dell’energia nel mercato e non più al prezzo medio dei certificati verdi scambiati in passato. Pertanto il costo del sussidio delle eccedenze sarà più alto rispetto a quello registrato nel 2008-2010 a regolazione vigente prima del decreto. (4)
Una bella sorpresa e ci chiediamo quanto consapevole considerando che l’articolo 45, comma 3, della legge 122/10 prevedeva che “al fine di contenere gli oneri generali gravanti sulla spesa energetica di famiglie e imprese (…) con decreto del Mse, sentita l’Aeeg (ma è stata sentita?) (…) si assicura che l’importo complessivo derivante dal ritiro da parte di Gse dei certificati delle produzioni in eccedenza, a decorrere dall’anno 2011, sia inferiore del 30 per cento rispetto a quello relativo alle competenze 2010 (…)”.
Tuttavia, nel 2010 il prezzo di ritiro era pari al prezzo di scambio dei certificati verdi degli anni precedenti e non al prezzo di vendita dei Cv nella titolarità di Gse, cioè al prezzo massimo di scambio in caso di eccesso di domanda rispetto all’offerta. Si tratta di una differenza di ben 24 €/MWh, un aumento del 27 per cento del prezzo di ritiro dei certificati in eccedenza. Probabilmente è stata rallentata almeno nel breve la crescita del fotovoltaico, ma è stata altresì aperta una strada per accelerare, da qui al 2015, quella delle altre tecnologie.

CONCILIARE STRATEGIA DI CRESCITA ED EFFICIENZA

Il decreto ribadisce che la strategia italiana di sviluppo delle rinnovabili è segnata dagli accordi europei ratificati con la direttiva 2009/28/Ce (il decreto Romani): nell’arco dei prossimi dieci-quindici anni l’Italia dovrà coprire il 17-20 per cento del proprio consumo finale di energia con fonti rinnovabili. Il consumo energetico riguarda tutte le applicazioni e usi: il riscaldamento, il raffrescamento, il carburante per auto, l’illuminazione, l’alimentazione di processi industriali, e non solo l’elettricità come troppo spesso sembra dalle opinioni che emergono nel nostro paese quando si discute di rinnovabili.
È chiaro che un obiettivo di questa dimensione, laddove i costi delle rinnovabili risultassero più elevati rispetto al mercato dell’energia (in assenza di sussidi), non può e non deve essere perseguito a qualsiasi costo. Soprattutto oggi, quando la situazione è diversa dal passato in quanto: a) è possibile sfruttare una pluralità di risorse (sole, vento, acqua, calore geotermico) ma anche prodotti della riconversione agricola, rifiuti, scarti dell’industria e dell’agricoltura con rendimenti energetici interessanti e una maggiore efficienza derivante dall’integrazione (si pensi alla co e tri generazione); b) le tecnologie rinnovabili sono molto meno costose rispetto al passato; c) i mercati dei prodotti e finanziari delle rinnovabili sono in generale molto più maturi; d) il decisore politico ha molte più informazioni e numerosi esempi internazionali a cui fare riferimento nelle scelte sulle misure di sostegno.
La strada maestra per ridurre i costi del sussidio, non limitando l’obiettivo di sviluppo degli investimenti in rinnovabili, è una riforma vera delle politiche di promozione della crescita.

Una riforma che, anziché procedere per “tentativi” (numerose modifiche e forte discontinuità nei contenuti) e con una logica a “spezzatino” (che accontenta/scontenta operatori in specifici mercati delle tecnologie o delle applicazioni) abbia una visione d’insieme, almeno in tre direzioni:

–         la relazione tra energia primaria e applicazioni d’uso, smettendola una volta per tutte di guardare solo alla generazione elettrica;
–         la relazione tra energia rinnovabile prodotta e quella consumata prestando interesse al bilancio dell’energia (rendimento, trasformazione, rete) e al consumatore (informazione, certificazione di qualità, green pricing);
–         ultima direzione, ma non per importanza, rendere evidente il costo del sussidio che la collettività (sotto forma di maggiori prezzi finali o di aggravio in componenti dedicate della bolletta energetica) dovrà sostenere nel breve e lungo termine per continuare il percorso di crescita delle rinnovabili nelle proprie “scelte” di consumo. Condizione che rende necessaria l’integrazione delle quantità di sviluppo previste nel piano nazionale di azione con la valutazione economica della crescita da parte del regolatore.

(1)Gli incentivi riconosciuti agli impianti fotovoltaici (cosiddetto Conto energia) sono erogati da Gse in relazione all’energia elettrica prodotta, indipendentemente dall’uso, e sono interamente recuperati attraverso la componente A3 della tariffa elettrica, applicata a famiglie e imprese. 
(2) Nel 2010 la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili incentivata a livello nazionale deriva da quattro meccanismi di sostegno: a) il conto energia per la produzione da impianti solari fotovoltaici; b) il meccanismo della quota d’obbligo con mercato dei certificati verdi per la produzione da impianti alimentati da tutte le fonti rinnovabili di medio-grandi dimensioni; c) la tariffa onnicomprensiva per la produzione da impianti a qualsiasi fonte di piccole dimensioni; d) la tariffa di acquisto dell’energia prodotta dagli impianti rinnovabili in convenzione cosiddetta Cip6.
(3) Si consideri che il meccanismo dei certificati verdi origina l’ammontare più elevato di spesa per il sostegno al consumo di elettricità rinnovabile (circa il 46 per cento nel 2010). 
(4) L’aumento dell’energia soggetta a obbligo ricadente sui produttori di energia convenzionale, per effetto dell’inclusione delle importazioni (prevista dal 2012 ex c. 2 art. 25, del nuovo decreto), è in grado di compensare solo in minima parte la graduale riduzione della quota d’obbligo nel periodo transitorio 2013-2015. Tale condizione, unitamente a una crescita dei certificati verdi in scadenza e in contrattazione, aumenterà la quantità di energia ritirata da Gse. 

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LA RISPOSTA AI COMMENTI

13 commenti

  1. Giank

    Secondo me state sbagliando qualcosa… al di là dei dubbi del decreto, il prezzo di riferimento su cui calcolare il valore del CV al 78% non è 180, ma 180 – prezzo di vendita dell’energia nella disponibilità del GSE (attorno a 66), quindi il 78% di circa 114…

  2. Fabio Tinelli

    Segnalo un’imprecisione (almeno mi sembra dalla lettura della Legge): il prezzo di ritiro dei Certificati Verdi da parte del GSE, che in un mercato di quote dove l’offerta supera la domanda è l’importo del sussidio è pari al 78% non di 180 €/MWh ma del prezzo medi degli ultimi tre anni che è attorno agli 85-90 €/MWh.

  3. filippo di giambattista

    Da quanto letto nei giorni scorsi sulla stampa (mi riferisco in agli aticoli di Mucchetti sul Corriere) ho capito che da quest’anno la quota relativa la fotovoltaico ha preso il sopravvento in maniera incontrollabile 2,4 migliardi contro 1,5 per i certificati verdi. E potrebbe ultriormente aumentare. Nel vostro articolo mi sembra che questo non sia evidenziato forse per un eccesso di fiducia verso il settore? Condivido comunque le altre considerazioni. Saluti Filippo Di Giambattista

  4. Paolo Moretti

    Gli incentivi alle fonti rinnovabili come il fotovoltaico costano ai cittadini molto meno di altre forme di finanziamento in campo energetico. E’ quanto sostiene uno studio di Confartigianato.

  5. sniper

    In molti dicono che la politica delle rinnovabili attuale non va bene. Le rinnovabili sono un valido aiuto, ma non sono altro che la "quarta gamba": adesso bisogna preoccuparsi delle altre tre. Abbiamo spostato la mega multa ma sappiamo già che dovremo pagarla. Guardo alle foto di pannelli fotovoltaici e di carburanti bio, ma non possiamo fare affidamento su di loro: le prime per il costo energetico che la cella non restituirà, i secondi perché si sottrae terreno all’alimentazione umana. Bisogna spingere l’eolico. Non parliamo di geotermico che puzza oppure biomassa che inquina e produce CO2. Vorrei tanto sentir parlare di risparmio, questa gamba è basilare per l’economia energetica, non ne parla nessuno. Eppure le tecnologie ci sono e non protesta nessuno se vengono imposte anche per decreto.

  6. marco

    Vi sono ottime prospettive di buona efficienza negli impianti di solare a concentrazione (Rubbia), geotermico (in Italia esperienze significative), biomasse, cogenerazione, ecc. Perché invece si insiste a voler buttare via soldi con il fotovoltaico (che importiamo dalla Cina) costosissimo e inutile o l’eolico, altrettanto poco efficiente e aleatorio? Oltretutto stiamo rovinando zone verdi da preservare in un paese che non ha proprio bisogno di altro sfruttamento. Ormai è evidente che molti impianti sono speculazioni di grosse società anche straniere che hanno trovato una gallina sicura da spennare a spese di tutta la collettività.

  7. Rete Imprese Venete per il Solare

    Condividiamo le tesi del suo intervento, tuttavia vorremmo ricordare che secondo i nostri calcoli circa 2/3 degli incentivi ricevuti ritornano nelle casse dello stato (ovvero della collettività) sotto forma di tasse o altri benefici. Vista la vostra competenza in materia ci piacerebbe avere anche la vostra opinione sulle stime che trovate qui http://impresevenetesolare.it/web/node/14 Inoltre sarebbe corretto ricordare anche i costi sanitari legati alle patologie dipendenti da inquinamento da combustibili fossili e i costi del "non fare" legati ai cambiamenti climatici.

  8. Ruggero Revelli

    Le caratteristiche del fotovoltaico sono: diluizione intermittenza imprevedibilità. In pratica, ognuna di queste caratteristiche implica, per un consumo razionale, extracosti che vanno aggiunti all’investimento solo produttivo. Occorrono reti utilizzate poi solo 1000-1500 ore all’anno, accumuli proporzionati, sistemi di generazione sulle 24 ore di pari potenza da affiancare. Quindi incentivi al fotovoltaico sono solo uno spreco di risorse. Per ogni posto di lavoro nel fotovoltaico, se ne perdono 5 negli altri settori (v. studio dell’Università di Salamanca in proposito).

  9. Francesco Rustichelli

    Sarebbe interessante discutere *davvero* di sussidi e di sprechi. Magari partendo da qui: http://www.aspoitalia.it/blog/nte/2011/04/04/ecco-come-i-sussidi-per-lenergia-ci-stanno-rovinando/ Per non parlare dei soldi nostri che, direttamente o meno, dovrebbero finire al nucleare.

  10. Andrea

    La tesi di fondo dell’articolo è condivisibile. E può essere rafforzata in base a due elementi: 1) gli oneri del conto energia PV devono essere aggiornati alla luce di quello che sta accadendo negli ultimi mesi (2,4 miliardi previsti per il 2011, secondo AEEG). Inoltre, vanno considerati (e citati pubblicamente, da chiunque abbia senso di responsabilità collettiva) come oneri sull’intera durata dell’incentivo (20 anni per l’installato 2010, altri 20 anni per l’installato 2011 e siamo al 2031, e così via). Il boom di installazioni PV di questi mesi, dovuto all’assenza di una regia degli incentivi alle rinnovabili, sta quindi determinando un indebitamento per noi utenti di elettricità a lungo termine dell’ordine dei 40 miliardi e se questa politica dovesse continuare saranno superati i cento miliardi per l’installato al 2016. 2) Seppur promettente, non c’è solo il fotovoltaico. Ci sono anche le rinnovabili termiche e le tecnologie e interventi per l’efficienza energetica. Che offrono altrettante se non maggiori prospettive e hanno un fabbisogno di sostegno con uno zero in meno. Se ne parlerà alla II Conferenza sulle rinnovabili termiche del 19-20 aprile cfr http://www.amicidellaterra.it

  11. Attilio Melone

    Soltanto un breve commento, sebbene l’argomento appartenga ai tre primari del Secolo. Ho lavorato nel settore energetico, nucleare incluso, per una vita ed ancora me ne occupo. Ricordo che nel 1980, a Venezia, Beniamino Andreatta (uomo straordinario) lanciò una provocazione delle sue prefigurando la possibilità un avvenire "tutto elettrico e tutto nucleare". Pensava all’effetto serra, naturalmente, ma voleva anche scuotere il velo dei luoghi comuni di tutti quanti: nuclearisti ed anti. Non so come si esprimerebbe oggi, ma sono certo che sarebbe assai accorato. C’è un dannato bisogno di risparmiare non soldi (non bisogna sprecarli, sia ben chiaro!), ma risorse, siano esse ambientali in senso comune o di altro genere. Le fonti rinnovabili sono indispensabili quanto lo è la ricerca sulle stesse fonti, sulla fissione, sui nuovi utilizzi, innovativi e tecnologici, delle biomasse. Ecco l’unica possibile strategia enrgetica. Gli altri sono borborismi da anlfabeti. Complimenti per il suo lavoro analitico. "Conoscere per decidere" non si stancava di ripetere Einaudi: è sempre stato difficile, ma lo è ancora di più nella civiltà non dell’uinformazione,della trasmissione.

  12. pierfranco parisi

    Non è un commento, ma una segnalazione da trasmettere a chi di dovere. E’ a me noto che a Besozzo VA all’interno dell’ex stabilimento Sonnino esiste una centrale elettrica che sfruttava un piccolo salto del fiume Bardello e che a suo tempo alimentava le attività dello stabilimento. Oggi malgrado la sete di rinnovabili mi risulta non venga utilizzato. Ignavia da parte del Comune oggi proprietario dello stabilimento. Non economicità dell’impianto? Non so, ma penso valga la pena che qualcuno ci guardi dentro e per questo lo segnalo. Pierfranco Parisi

  13. alberto bazzan

    L’ENEL e’ riuscito a rendere obbligstori, e gestiti da loro stessi, gli incentivi al solare fotovoltaico. E questo sta’ inquinando tutta la lolgica energetica. Facciamo chiarezza. Il petrolio/gas/carbone ricevono molti incentivi diretti ed indiretti, chi li conta mai? Il nucleare, gia’ dallo scorso anno non conviene piu’ economicamente e il suo costo sta’ crescendo! Ora che hanno finalmente dovuto ammettere la sottovalutazione dei rischi (Fukushima non e’ scoppiata a causa di terremoto/tsunami, bensi’ a causa di procedure di sicurezza ritenute perfette, e invece clamorosamente sbagliate!) L’equazione energetica corretta e’: 1) risparmiare energia, si puo’ tagliare il 20% vivendo meglio! 2) Utilizzare il solare termico semplice, i tubi sui tetti, che qulunque lattoniere sa’ montare e che hanno un break even di 3 mesi e che produce acqua calda e riscaldamento/raffrescamento, 3) installare il fotovoltaico per quello che resta (meno del 30%) e che serve per luce, TV, lavapiatti e lavatrice, con poche batterie tampone, un generatore di emergenza a gas ed un contratto di scambio con la rete (senza incentivi). Quali di questi punti richiedono ENEL?

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