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LE DIFFERENZE DI SALARIO TRA UOMINI E DONNE

 

 

Il grafico qui sopra riporta i "differenziali salariali imputati" vale a dire la differenza percentuale tra i salari degli uomini e quelli delle donne quando si tiene conto del problema della selezione della forza lavoro, particolarmente forte in paesi come l’Italia, in cui il 46% circa delle donne in età  lavorativa ha un’occupazione a fronte di tassi occupazionali maschili intorno al 75%.
In Italia lavorano prevalentemente le donne più istruite. Questo può far apparire le disuguaglianze salariali di genere più piccole di quanto siano in realtà perché le donne con salario potenziale più basso non lavorano. Il differenziale salariale imputato rappresenta quindi una migliore misura del divario salariale.
Il divario salariale imputato tra uomini e donne in Italia risulta quindi del 26,8 per cento rispetto al 6,7 per cento realmente osservato.

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SULLA LINEA NAPOLI-BARI CORRE LA PERDITA

  1. giovanni

    érevedibili le posizioni di Spa Por Gre e Ita. Ma, così a naso, stupisce che gli Usa abbiano un differenziale così alto… spiegazioni?

  2. Antonio Gasperi

    Per tradizione gli USA non hanno un sistema di welfare degno di tal nome, quindi le fasce di forza lavoro più deboli, in particolare donne con figli, sono svantaggiate. Quanto alla veridicità delle statistiche, mi chiedo invece se tengono conto del lavoro in nero. Un saluto ag

  3. Ludovica

    Per gli USA, oltre a sesso e livello di istruzione, una variabile determinante è la razza. Essere donna, di colore, con un livello d’istruzione elementare significa percepire un salario bassissimo. Questa variabile accentua nettamente il divario salariale imputato tra uomo e donna.

  4. elena g

    I divari retributivi riportati sono davvero impressionanti e mi stupisco che abbiano generato così poche reazioni. Sarebbe forse utile spiegare in che modo avete tenuto conto dei diversi tassi di partecipazione. I divari per l’Italia possono essere spiegati in parte dalla struttura produttiva nel nostro paese. In Italia il 37% circa delle imprese ha tra 2 e 9 dipendenti (il 3,4% ha 10-19 addetti -archivio Asia dell’Istat relativo al 2008-) e i lavoratori delle imprese con meno di 15 dipendenti sono meno tutelati dalla legislazione rispetto alle grandi imprese. Questo naturalmente ricade sul potere contrattuale dei lavoratori e in particolare delle donne che sono potenzialmente più esposte a discriminazione (ad esempio salari più bassi o addirittura licenziamento dopo la maternità).

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