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LE PENULTIME SORPRESE DI UN DECRETO CHE CONTINUA A CAMBIARE

Per permettere un’ulteriore mediazione tra il governo e gli enti locali, il decreto sulla fiscalità municipale è stato parzialmente riscritto. Questo articolo è stato scritto e pubblicato su questo sito prima del voto negativo in Commissione di giovedì 3 febbraio e prende in considerazione il testo uscito dal confronto tra Governo e Comuni. Questa versione è più precisa sulla gestione del Fondo sperimentale nella fase transitoria. Ma risulta quantomeno discutibile il dichiarato superamento di un sistema a finanza derivata. L’aliquota Imu rimane fissata a livello centrale. I comuni hanno ottenuto lo sblocco dell’addizionale Irpef, la maggiore compartecipazione sulle sanzioni e l’estensione dell’imposta di soggiorno.

Giovedì 3 febbraio la Commissione bicamerale sul federalismo fiscale si è pronunciata negativamente sul decreto relativo alla fiscalità municipale. Questo articolo è stato scritto prima del voto in Commissione. Il voto era slittato di una settimana, e il decreto era stato parzialmente riscritto, per permettere un’ulteriore mediazione tra le parti, in particolare tra il governo e gli enti locali. A seguito della riscrittura, l’Anci ha dato parere favorevole al provvedimento. Ma è evidente che le vicissitudini di questo provvedimento riflettono anche il particolare momento politico che il Paese sta attraversando e dipendono fino a un certo punto dai contenuti del decreto stesso. Ma quali sono le novità intervenute dopo il confronto con l’Anci rispetto al testo originale, già commentato in precedenza? Ecco le principali.

IL FONDO DI RIEQUILIBRIO

Il decreto fornisce qualche informazione in più sulla costituzione e la gestione del Fondo sperimentale di riequilibrio, che nella fase transitoria (tre anni, cioè dal 2011 al 2014) sostituisce il Fondo perequativo. Il Fondo è ora alimentato dal gettito o, a seconda del tributo, da una quota del 30 per cento del gettito, di una serie di imposte erariali sul possesso e il trasferimento degli immobili (le stesse già elencate nella vecchia versione del decreto). A questi si aggiunge una quota del gettito della nuova cedolare secca sugli affitti, che in opzione, sostituirà la tassazione di questi redditi nell’Irpef. Tale quota è pari al 21,7 per cento nel 2011 e al 21,6 per cento nel 2012, ma potrà essere variata ex post dal governo al fine di garantire il rispetto dei saldi di finanza pubblica. Le risorse previste da questa operazione, per il 2011, si aggirano intorno agli 8,5 miliardi di euro. Maggiori informazioni si hanno anche sul riparto del Fondo, che verrà destinato per il 30 per cento in base al numero di residenti, con modalità diverse per i comuni che esercitano in modo associato le funzioni fondamentali. I criteri per il riparto del restante 70 per cento verranno definiti con successivo decreto ministeriale, sulla base delle stime dei nuovi fabbisogni standard che nel frattempo dovrebbero essere effettuate dalla Sose in collaborazione con l’Ifel. In questa nuova versione, i comuni ottengono anche una compartecipazione al gettito Irpef dei propri residenti in misura pari al 2 per cento, per un cifra complessiva pari a circa 3 miliardi di euro.
Due osservazioni. La prima è che benché la relazione tecnica al decreto e la comunicazione politica parlino di “nuove” risorse a favore dei comuni, in realtà il saldo è a somma zero: ogni risorsa in più è compensata da una riduzione di medesimo valore dei trasferimenti erariali. Dunque, nulla cambia in termini di risorse complessive per l’insieme dei comuni, anche se ci potrebbero essere ora differenze a livello di singolo ente a seconda dei criteri di riparto che saranno decisi per il Fondo. La seconda osservazione è che si tratta, in tutti i casi, di risorse non modificabili da parte dei Comuni, nei fatti dei semplici trasferimenti.

COMPARTECIPAZIONI DALL’EMERSIONE DI IMMOBILI

Risorse veramente aggiuntive per i comuni potrebbero venire dall’attività di accertamento e dall’emersione di immobili non accatastati. Qui infatti il decreto quadruplica le sanzioni contro i contribuenti disonesti e aumenta la compartecipazione dei comuni al gettito addizionale risultante. A questi fini, i comuni ottengono anche l’accesso alle banche dati ministeriali relative ai propri contribuenti.

CEDOLARE SECCA SUGLI AFFITTI

Per quanto riguarda la cedolare secca sugli affitti (un’opzione per i contribuenti), già prevista nella versione precedente del decreto, la novità è che la aliquota viene ora definita al 21 per cento, con una agevolazione al 19 per cento per i contratti a canone concordato relativi ad abitazioni situate in comuni ad alta tensione abitativa. Come si è già detto, il decreto stabilisce anche un’aliquota di compartecipazione al gettito, specificando che a partire dal 2014, questo potrà anche essere devoluto interamente ai comuni, sempre a fronte di un eguale riduzione dei trasferimenti.

IMPOSTA DI SOGGIORNO

Novità di rilievo riguardano la possibilità di introdurre un’imposta di soggiorno (fino a 5 euro per notte di soggiorno) che viene ora estesa non solo a tutti i comuni capoluogo ma anche alle unioni di comuni e ai comuni di particolare rilevanza turistica. Il gettito resta vincolato a interventi in materia di turismo, ma con un’estensione a tutti i servizi pubblici locali relativi, rendendolo dunque nei fatti più liberamente fruibile da parte dei sindaci.

SBLOCCO DELL’ADDIZIONALE

I comuni hanno ottenuto anche il parziale sblocco dell’addizionale comunale sull’Irpef, bloccata dal ministro Tremonti due anni fa. In particolare, i comuni che non l’avevano usata prima, potranno ora imporre l’addizionale fino a un massimo dello 0,4 per cento in due anni. Il governo si è anche impegnato a emanare un decreto, nel giro di sessanta giorni, che regoli la situazione anche per gli altri.

 LE NUOVE IMPOSTE MUNICIPALI

Novità anche per quello che riguarda le nuove imposte municipali (propria e secondaria) che verranno introdotte a partire dal 2014. Per l’imposta municipale propria, che incide su tutti gli immobili eccetto quelli destinati ad abitazione principale del proprietario (o di colui che gode del diritto reale sull’immobile), viene ora definita l’aliquota di riferimento, senza più rimandarla a una decisione annuale autonoma del governo. In particolare, l’aliquota ordinaria viene fissata allo 0,76 per cento con possibilità di variazione dei comuni fino allo 0,3 per cento (lo 0,2 per cento per gli immobili sottoposti ad aliquota dimezzata, sostanzialmente gli immobili locati). L’incremento moderato dell’aliquota rispetto a quella attuale massima dell’Ici (lo 0,7 per cento) è stato ottenuto eliminando la riduzione dell’aliquota alla metà per gli edifici commerciali prevista in precedenza. I Comuni possono ancora introdurre questa agevolazione per gli edifici commerciali, ma con decisione autonoma. Dato che la nuova Imu deve finanziare la eliminazione dei redditi fondiari dalla base imponibile dell’Irpef (per circa 1,7 miliardi) questo implica un regalo per i contribuenti persone fisiche e un aggravio per le società.
Una seconda novità sull’Imu è che non si prevede più che i tributi erariali sul trasferimento degli immobili scompaiano, diventando parte della base imponibile della nuova imposta. Questi rimangono, ma i comuni ottengono una compartecipazione al gettito che contribuisce a finanziare il Fondo sperimentale.
Infine, l’imposta municipale secondaria, che sostituirà la Tosap e altre imposte municipali minori, diventa ora obbligatoria e non più facoltativa.

COSA CAMBIA

La nuova versione del decreto fornisce risposte ad alcuni interrogativi ed è più precisa rispetto alla gestione del Fondo sperimentale nella fase transitoria. Ciononostante, il dichiarato superamento di un sistema a finanza derivata risulta quantomeno discutibile. L’aliquota dell’Imu rimane fissata a livello centrale e gli spazi di manovra per i comuni sono molto ridotti. Le novità ottenute dai comuni, quelle che probabilmente li hanno convinti a cambiare parere sul decreto, sono lo sblocco dell’addizionale Irpef, la maggiore compartecipazione sulle sanzioni e l’estensione dell’imposta di soggiorno a una cerchia più ampia di soggetti.

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  1. antonio petrina

    Il decreto emendato dal relatore La Loggia in accordo con ANCI prevede all’art. 1 co.3 la compartecipazione dell’irpef già dal 2011 ed extra Fondo sperimentale di riequilibro ( per tutti gli eell il 2%. : Repubblica l’ha stimata in 4 miliardi) : se così fosse è un buon " viatico" per i comuni, costretti a tagli certi con poche risorse per i progetti dei bilanci 2011 ed in questa fase transitoria.

  2. angelo

    Chi vota Lega Nord è cosciente per chi vota? Penso di no perchè se fosse così nessuno darebbe un voto a questo partito che partorisce un federalismo comunale da fare accapponare la pelle. Dicono che i cittadini, se non sono contenti della giunta comunale non gli rinnova il voto. Frasi idiote e prese in giro! Ammettiamo che una giunta del comune X faccia scelte devastatrice sul territorio pur di far fare affari ai vari costruttori amici degli amici: piscine, centri commerciali, case e palazzi per fare la città 2. Ammettiamo che i cittadini che hanno a cuore il buon funzionamento delle amministrazioni siano scontenti di queste cementificazioni. Cosa fanno? Dopo 4 o 5 anni danno il voto alla opposizione che per queste questioni fa opposizione fantasma? Nel frattempo il comune X cementifica fregandosene di leggi e vincoli statali che le varie soprintendenze hanno messo negli anni. Questo non è federalismo questo è fare gli affari senza regole, perchè le regole le mette la giunta del comune X. Non è così? Andatelo a raccontare ai babbei creduloni della polenta con osei che sono contenti e sereni solo a riempirsi la pancia. (Benito Monti)

  3. lantan

    Diamo atto a lavoce.info (sito che secondo me occorre visitare almeno una volta al giorno per garantirsi una corretta informazione) di aver descritto in modo chiaro il provvedimento sul federalismo che ha tenuto in fibrillazione la maggioranza. Pero’, alla fine, fatti due conti, le tasse aumentano per tutti, o no? A me sembrerebbe di si’, perche’ le tasse centrali non vengono decentrate neanche in parte alle amministrazioni locali: semplicemente si aggiungono altre tasse per dotare le amministrazioni locali di risorse autonome. Ecco che rispunta l’Ici (si chiamera’ Imu ma la sostanza non cambia), arriva l’imposta di soggiorno, etc.. Cioe’, alla fine, dovremo pagare la tassa "Bossi". Se e’ questo il federalismo, ha fatto bene Napolitano a rispedirlo al mittente!

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