Il sistema pensionistico nel Regno Unito è complesso e dal 1998 ha subito varie riforme. Da una parte, si è ampliata la platea dei beneficiari della pensione pubblica, le cui indennità forfetarie sono diventate più generose. Dall’altra, si è alzata l’età di pensionamento, incoraggiato i piani aziendali e ridotto le pensioni indicizzate al salario. L’obiettivo è fare in modo che il reddito da pensione sia adeguato. Diminuirà così il numero di pensionati che necessitano dei sussidi condizionati alla prova dei mezzi. Ma nuovi interventi sono dietro l’angolo.

 

 

Il sistema di sostegno ai pensionati nel Regno Unito è complesso e ha tre principali componenti: la pensione base statale (Bsp), le indennità legate ai salari e i sussidi sottoposti alla prova dei mezzi.

IL SISTEMA

Fin dal 1948, la pietra miliare del sistema pensionistico britannico è la pensione base statale, la Bsp, una indennità forfettaria pagabile a coloro che hanno raggiunto l’età della pensione pubblica e che hanno versato (o comunque si vedono riconosciuti) sufficienti contributi previdenziali nel corso della loro vita lavorativa. Dal 1980, la Bsp è stata ufficialmente indicizzata all’inflazione, cosicché se rappresentava il 26 per cento dello stipendio medio nel 1979, era solo il 16 per cento nel 2008. L’attuale cifra massima della Bsp è di 97,65 sterline a settimana.
Sono due, invece, i sistemi di indennità legati ai salari oggi rilevanti: i Serps, State Earnings-Related Pension Scheme, in vigore tra il 1978 e il 2002, sui quali hanno maturato diritti molti pensionati e molti lavoratori vicini al pensionamento; e gli S2P, gli schemi State Second Pension, che hanno sostituito i Serps nel 2002 e sui quali stanno maturando diritti i lavoratori attuali. Dal 1978, una serie di riforme ha reso i Serps notevolmente meno generosi, ma anche la S2P è già stata riformata, nonostante la sua introduzione relativamente recente, cosicché all’’incirca nel 2030 i diritti maturati non varieranno più con il salario e la seconda pensione diventerà sostanzialmente un ulteriore assegno forfetario in aggiunta alla Bsp.
Ai pensionati sono riservati anche specifici sussidi condizionati alla prova dei mezzi. Hanno l’’obiettivo di indirizzare maggiori risorse pubbliche ai più bisognosi. Ciò contribuisce a ridurre la povertà fra i pensionati, ma al costo di scoraggiare il risparmio privato in vista della pensione.

COSA È CAMBIATO NEGLI ANNI

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L’obiettivo primo delle recenti riforme del sistema previdenziale pubblico nel Regno Unito è stato quello di migliorare le decisioni individuali di risparmio in vista della pensione. In particolare, il timore del legislatore era che gli individui potessero avere la tendenza a non risparmiare a sufficienza e a lasciare il lavoro troppo presto per ritrovarsi poi con un reddito da pensione eccessivamente basso.
Per ovviare a questi problemi sono state introdotte riforme delle pensioni pubbliche, delle età di pensionamento e degli accordi pensionistici aziendali.
Generosità della pensione pubblica. Coloro che raggiungono l’’età della pensione da aprile 2010 accedono più facilmente alla Bsp. In particolare, le nuove regole rendono più semplice l’’accesso per chi ha carriere irregolari, come le donne che hanno lasciato il mercato del lavoro per occuparsi della famiglia. La nuova coalizione di governo ha anche annunciato che da aprile 2011 la Bsp sarà aumentata di una percentuale pari al valore più alto tra l’indice salariale, l’indice dei prezzi o il 2,5 per cento. Al contrario, la S2P è destinata a diventare meno generosa: i suoi pagamenti saranno indicizzati a una diversa misura dell’’inflazione, generalmente più bassa.
Età pensionabile. Dal 1948, l’’età di pensionamento è fissata a 65 anni per gli uomini e a 60 per le donne. Nel 1995, tuttavia, è stato annunciato che l’’età minima sarebbe stata innalzata gradualmente a partire da aprile 2010 così da equipararla a quella degli uomini entro il 2020. Per contribuire in parte ai costi di pensioni statali più generose, e anche per incoraggiare un più tardivo ritiro dal lavoro, l’’età della pensione è destinata a crescere ancora. Secondo una legge varata nel 2007 dovrebbe salire a 66 anni tra il 2024 e il 2026 e arrivare infine a 68 anni entro il 2046. La nuova coalizione di governo ha annunciato nella Spending Review di ottobre 2010 che anticiperà al 2018 la data in cui l’’età di pensionamento inizierà a crescere verso i 66 anni.
Pensioni aziendali. Dal 2012 i datori di lavoro avranno l’’obbligo di iscrivere la maggior parte dei lavoratori a fondi pensione privati che devono rispettare alcuni standard minimi. Per gli imprenditori che sceglieranno il National Employment Savings Trust, il contributo sarà pari all’’8 per cento del salario, con il 3 per cento a carico del datore di lavoro, il 4 per cento a carico del lavoratore e l’’1 per cento a carico dello Stato sotto forma di sgravi fiscali sul contributo del lavoratore. I lavoratori potranno scegliere di lasciare i piani pensionistici, se lo vorranno, ma al costo di perdere i contributi versati dal datore di lavoro. Quei lavoratori che non effettueranno alcuna scelta, resteranno nel piano. Per i lavoratori ai quali non è oggi offerta alcuna pensione aziendale, il contributo del datore di lavoro offrirà un incentivo finanziario a entrare nel piano. E più in generale è probabile che la copertura risulterà più ampia, grazie al fatto che l’’adesione a una pensione aziendale diviene l’opzione di default.
Le recenti riforme hanno dunque portato a più generose indennità forfetarie della pensione pubblica, alle quali avrà accesso un maggior numero di persone: ciò ridurrà in futuro la necessità di sussidi pensionistici condizionati alla prova dei mezzi. Le riforme hanno anche tentato di produrre una modifica nelle tipologie di pensioni, incoraggiando quelle private aziendali e riducendo contemporaneamente quelle pubbliche indicizzate al salario. Una più elevata età ufficiale di pensionamento farà anche salire l’’età in cui di fatto si lascia il lavoro, sebbene sia improbabile che ci sia una corrispondenza uno-a-uno perché alcuni lavoratori non saranno in grado di arrivare fino al nuovo limite, e altri non lo vorranno.
Non si può però dire che nel Regno Unito non ci saranno nuove riforme delle pensioni. Nonostante le riforme radicali del 1998, del 2002 e del 2007, l’’ultima delle quali doveva “garantire una nuova struttura per il sistema pensionistico inglese nel lungo periodo”, ulteriori interventi dovrebbero essere annunciati prima della fine del 2010: comprenderanno, probabilmente, l’’unificazione della S2P e della Bsp in un unico sistema forfetario universale.

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L’articolo è stato tradotto in francese su Telos-eu.com.

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