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I dati economici nella crisi

L’informazione economica è vitale in una democrazia. Tanto più in tempi di una lunga strisciante campagna elettorale, quando l’informazione si trasforma spesso in propaganda e viene utilizzata per orientare l’opinione pubblica. Per questo ribadiamo il nostro impegno nell’aiutare i cittadini a interpretare i dati e la situazione economica. Ma anche noi risentiamo della crisi. E chiediamo perciò ai nostri lettori un contributo che ci permetta di svolgere meglio il nostro lavoro.

 

Ci attendono come minimo sei mesi, come massimo tre anni di campagna elettorale. In cui i veleni, i dossier, le risse sono destinati a oscurare sistematicamente i problemi delle famiglie e delle imprese italiane. In cui si metterà a frutto l’’occupazione degli spazi televisivi per condizionare gli orientamenti dell’’elettorato. Vero che i cittadini hanno sempre il “potere del telecomando”. Ma come documentato da molte ricerche presentate all’’ultimo festival dell’’economia di Trento, cui ha offerto il proprio contributo la redazione de lavoce.info, un’’informazione distorta può davvero influenzare in modo rilevante i comportamenti elettorali. Spesso non sono i cambiamenti negli orientamenti dell’’opinione pubblica a orientare la linea politica dei media, ma sono i media a condizionare le valutazioni dell’’operato della classe politica e, quindi, a influire sul voto.

L’’INFORMAZIONE ECONOMICA NELLA CRISI

L’’informazione economica è vitale in una democrazia. La crisi avrebbe potuto essere una grande occasione per migliorare le conoscenze economiche dei cittadini, più che mai interessati a capire cosa sta succedendo. I media avrebbero dovuto aiutare il pubblico a leggere correttamente le statistiche disponibili. In presenza di forti discontinuità, come in una crisi di questa portata, è sempre essenziale mettere in relazione ogni dato economico con la situazione precedente la crisi. Solo noi, con pochissimi altri, l’’abbiamo fatto. Alcune testate televisive, come da noi documentato, hanno invece scelto la strada della disinformazione, di chi presenta un rimbalzino da un crollo del 30 per cento della produzione industriale come un nuovo miracolo economico. Alcune agenzie governative hanno con troppa disinvoltura abdicato al loro ruolo di fornire le statistiche che raccolgono nel loro operato in modo asettico e trasparente. Molti politici contestano sistematicamente i dati dell’’Istat quando non fanno loro comodo. In tutte le democrazie consolidate, i dati dell’’ufficio di statistica sono patrimonio conoscitivo comune, riferimento nel dibattito pubblico.
Non possiamo, nel nostro piccolo, ovviare all’’assenza di pluralismo nei media. Ma possiamo aiutare i cittadini interessati a meglio interpretare i dati e a capire quando i politici letteralmente danno i numeri. Lo abbiamo fatto in questi anni con rubriche come “Vero o Falso?”. Lo faremo ancora di più con una finestra in home page che riporterà grafici e tabelle sull’’andamento delle principali serie economiche (prodotto interno lordo. occupazione e disoccupazione, produzione industriale e così via) mostrando il loro livello rispetto alla situazione precedente la crisi.

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IL CONTRIBUTO DEI LETTORI

Siamo una piccola azienda che fornisce servizi informativi e di commento su internet. Essendo piccoli siamo in difficoltà come tutte le altre piccole aziende che hanno scarso accesso al credito e che hanno visto ridurre le entrate a causa della crisi. Abbiamo pagato la crisi della carta stampata con un azzeramento dei contributi che prima ricevevamo in seguito ad accordi di collaborazione. Abbiamo cominciato a ridurre i costi come hanno fatto tutti i giornali. Dovremo fare di più.
C’’è poi un problema più strutturale, comune a tutti i siti di informazione economica: produciamo un bene pubblico con un prezzo zero, ma con un costo che – pur contenuto rispetto agli altri media – è nell’’ordine dei 150mila euro all’’anno. Nel processo di riduzione dei nostri costi cui ci obbliga la crisi, vogliamo però continuare a fare informazione e cultura economica esattamente come l’’abbiamo fatta fino ad oggi; anche meglio, se ci riusciremo. Vogliamo al tempo stesso diversificare le fonti di finanziamento perché sono una garanzia di indipendenza.
Per tutti questi motivi, dovremo sempre e comunque basarci su di un contributo finanziario dei lettori per sopravvivere. Nella campagna sottoscrizioni dell’’anno scorso abbiamo lanciato la formula “amici de lavoce” che ha raccolto 498 adesioni: almeno 100 euro in un’unica soluzione o 120 euro con versamenti di 10 euro al mese. La riproponiamo quest’’anno leggermente modificata: almeno 100 euro in un’’unica soluzione oppure con due versamenti di 50 euro a distanza di sei mesi. Come in precedenza ringrazieremo questi amici offrendo loro la partecipazione a un convegno a porte chiuse di mezza giornata con interventi dei redattori de lavoce.info. Abbiamo fissato l’’appuntamento a Roma lunedì 4 luglio 2011.
Oltre questa formula, sono sempre graditissimi i contributi di qualsiasi importo in qualsiasi momento dell’’anno. Come di consueto, ai sottoscrittori (della formula “amici” o meno) dopo le feste di Capodanno giungerà a titolo di ringraziamento un piccolo regalo de lavoce.info.
Siamo certi che possiamo sempre contare sul vostro interesse per l’’esistenza di una voce libera e sulla vostra generosità. Fin d’ora vi ringraziamo e vi confermiamo il nostro impegno a migliorare sempre più lavoce.info, sotto ogni aspetto.

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14 commenti

  1. fabio cavallotti

    Avete perfettamente ragione e direi che il vuoto informativo interessa non solo le materie strettamente economiche, ma anche temi legati al lavoro, al diritto, al fisco. Lavoro in un grande portale, nella redazione – guarda caso – economica, ebbene il contatto con i lettori è disarmante e preoccupante. Tfr, pensioni, contratti di lavoro, c’è un totale ignoranza, eppure la qualità della vita di molti dipende da questi istituti. C’è evidentemente una colpa – se non un dolo – da parte dei media mainstream. Gli altri, e mi riferisco all’aggregato rete, non hanno ancora un seguito vasto, sono un arcipelago, fatto di eccellenti isole, ma tra loro scollegate.

  2. DOMENICO DI PIETRO

    Il vostro sito e’ molto interessante. E’un vetrina molto qualificata. Probabilmente dovrebbe dare anche spazio alla voce e ai contributi di "ceti sociali" meno raffinati dal punto di vista della preparazione culturale sui temi economici, ma in ogni caso interessati a portare contributi dalla vita reale. Fuori dall’accademia, ma dentro la vita del paese. Per quanto concerne i contributi lancio l’idea di organizzare seminari a pagamento con quote "gestibili" a cui sarebbe proprio interessante partecipare. Resto in attesa di feed back e saluto cordialmente.

  3. Kinga

    Mi piace la proposta e vi seguo o meglio vi sostengo. Interessante l’idea di inserire un cruscotto con i principali indicatori. D’altra parte i numeri servono anche per fissare i concetti. Nello specifico, il vostro lavoro di raccolta e rappresentazione di dati ci permette di accedere ad un subset informativo non sempre di facile reperimento e di svolgere ulteriori riflessioni.

  4. Bruno Boschi

    Perché avete eliminato la formula del versamento di 10 € al mese? Mi sembrava un modo di coinvolgere maggiormente i simpatizzanti. Io penso di continuare con questa formula, a meno che ci siano validi motivi per cambiarla (es. spese di incasso o altri motivi che non so spiegarmi) Comunque, grazie per il vostro impegno. B.Boschi

  5. enrico

    Anche dalla schiera di studenti diseredati avrete un sostegno… e il nostro affetto condito da una grande gratitudine!

  6. lucamenini

    Ammesso, ma non concesso, che possano esistere dati "asettici", sicuramente non esiste informazione con tale caratteristica. L’informazione e’ sempre la "vista dell’utilizzatore" sui dati. La cosa importante e’ avere i dati a disposizione, utilizzabili per ogni scopo, e gli strumenti, soprattutto culturali, per utilizzarli.

  7. carlo grezio

    A conferma di quanto state dicendo sulla disinvoltura, incompetenza e forse volontà di dissimulare i reali andamenti economici mi sembra si possa considerare paradigmatico il comunicato Istat di oggi circa l’andamento in agosto dell’import/export, almeno così come viene riportato dai giornali. Tralasciamo la riflessione ovvia che un dato di ciclo riferito ad agosto, già dovrebbe mettere in sospetto qualsiasi operatore serio. Bene il titolo è "volano le esportazioni in agosto 2010" che non può non sembrare un dato positivo: leggete il resto per scoprire quanto in realtà l’andamento del mese di agosto sia stato negativo. Ma se uno si ferma al titolo, oppure riporta il titolo come notizia come faranno i Tg si sarà riusciti a dare una sensazione rassicurante completamente opposta al dato di realtà. Ci si potrebbe chiedere in che cosa consista la "professionalità" dei giornalisti economici. I commentatori economici e finanziari raramente hanno uno stile di approfondimento differente da quello dei colleghi dediti allo sport o al gossip. Una volta, comunque, i comunicati degli istituti avevano titoli che non tradivano i contenuti.

  8. Alessandro

    Volevo segnalarvi che nel file con la presentazione del lavoro del prof. Tito Boeri ci sono alcune pagine che non si riescono a visualizzare (quelle relative ai dati del TG1). ciao

  9. Antonio Sechi

    Grazie come sempre del vostro lavoro che continuerò a sostenere, come vostro lettore “antemarcia”.

  10. PEDRAZZA ANDREA

    E’ la prima volta che apro il vostro sito grazie al Fatto Quotidiano. Non posso che farvi i complimenti per il vostro lavoro. passo parola anche agli amici per un libero contributo finanziario di sostegno. Buon lavoro

  11. Tarcisio Bonotto

    Se l’impegno di ciascun economista, nel dare voce a molte istanze socio-economico-culturali, è encomiabile tuttavia sarebbe utile per la nazione sentire una voce collettiva a livello pubblico, degli economisti per dare indicazioni, direzione, suggerimenti e certezze di scelte, a chi di economia ci capisce poco, sia a politici sia amministratori locali e alla popolazione in generale. Sembra che non ci sia ancora questa collettività di opinioni sul da farsi per ristabilire un equilibrio economico in Italia e favorire la ripresa. Certo è che se il capitalismo ha fallito nel fornire alla popolazione locale e mondiale gli strumenti per l’avanzamento economico-sociale e progresso individuale, sarebbe necessario riformulare i principi della teoria economica, in senso più sociale. L’economia è al servizio della società, non viceversa. Saluti Tarcisio Bonotto Istituto di Ricerca Prout

  12. luigi saccavini

    E’ da un po’ che vi seguo e mi sento in debito di riconoscenza. Spero molto che lavoce.info cresca e si affermi come merita: aiuta il paese.

  13. regiu

    Mi sono avvicinato recentemente al vostro sito e ne apprezzo la varietà degli argomenti e la profondità e professionalità delle analisi. Non nascondo tuttavia un certo disorientamento che farei risalire a due aspetti: il fatto che la redazione sia costituita quasi esclusivamente da professori universitari quindi, ovviamente e giustamente, staccati dal quotidiano (vedi commento di Domenico Di Pietro). L’altro aspetto è la mancanza di un momento di sintesi che, alla fine della trattazione e dei contributi dei lettori tenti, almeno ove possibile, di individure delle indicazioni che costituiscano punti di arrivo condivisi. Comprendo l’intento di lasciare ai lettori piena libertà di costitursi la propria opinione, ma ciò toglie efficacia all’esercizio.

  14. Marco Di Marco

    I dati, anche molto importanti, sulla crisi sono spesso oscurati dal gossip. Ultimo esempio, nel giorno in cui il dato Istat sulla disoccupazione saliva di nuovo al di sopra del 10%, la notizia che occupava i 9 decimi delle prime pagine era il Bunga Bunga con la signorina marocchina di cui non ricordo il nome. Lavorando all'Istat, mando un piccolo contributo economico personale al vostro sito ringraziandovi per il rilievo che date al nostro lavoro. Almeno voi.

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