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Ma l’aria è avvelenata

Cosa succede nelle nostre città, stiamo soffocando per lo smog o siamo vittima di eccessivi allarmismi? E’ la domanda alla quale cercano di rispondere Andrea Boitani e Francesco Ramella con il loro documentato intervento su lavoce.info, nel quale sviluppano anche la proposta di introdurre sistemi di pagamento per la circolazione nelle aree urbane. In effetti è indiscutibile che il trend di alcuni inquinanti in Europa sia in diminuzione, anche se, come gli stessi autori precisano, questo non vale per tutti: le concentrazioni di ozono, sono, ad esempio, in costante crescita nel nostro Paese, dove raggiungono i livelli più alti di tutto il Continente. Complessivamente comunque l’’aria delle nostre città è migliorata perché si usa meno carbone, è stato tolto il piombo dalle benzine e anche il benzene è stato ridotto. L’’inquinamento urbano di oggi è inferiore a quello di trent’’anni fa ma ha anche cambiato composizione e l’’effetto nocivo dei nuovi inquinanti non è meno temibile (Composti Organici Volatili, Composti Organici Volatili Biologici, metalli, nano particelle, etc.).

TABAGISMO…

Il problema, a mio parere, va però visto anche sotto un’’angolazione diversa e per spiegarmi utilizzerò l’’esempio del fumo di sigaretta. In Italia negli ultimi anni, grazie alle campagne d’’informazione sanitaria e alla legge Sirchia, il consumo di sigarette è andato diminuendo sensibilmente, ma possiamo accontentarci? Soprattutto possiamo confrontare i dati attuali con quelli di cinquanta anni fa quando gran parte delle tossicità del tabagismo erano ancora sconosciute? I nostri genitori, quando fumavano, non sapevano tutto quello che oggi noi conosciamo sul potere nocivo del tabagismo. Lo stesso discorso vale per l’’inquinamento: gran parte degli studi effettuati sui danni causati al nostro organismo da PM 10, PM 2,5, NO2, SO2 e dagli altri inquinanti sono stati svolti negli ultimi 10 anni e hanno portato ad alcune scoperte fondamentali. E’ nota per esempio l’’azione pro-trombotica dei particolati, con l’’aumento di rischio di malattie cardiovascolari, come l’’infarto, l’ictus, le trombosi; ci sono poi rischi gestazionali, rischi per la popolazione pediatrica e per i più anziani, problematiche respiratorie.
…E INQUINAMENTO

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L’’esempio del tabagismo che ho utilizzato è però un’’analogia imperfetta: chiunque di noi, informato delle possibili conseguenze, può scegliere se fumare o meno, cosa che ovviamente non può avvenire con l’’aria che respiriamo.
L’’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che 800.000 persone all’’anno in tutto il mondo muoiano prematuramente a causa dell’’inquinamento (tredicesima causa di mortalità) e che lo smog sia oggi responsabile del 3 per cento di tutti i decessi per malattie cardio-vascolari e del 5 per cento di tutti i tumori polmonari. Oltre 350.000 morti premature dovute al PM 10 si registrano ogni anno nella sola UE. Secondo lo studio APHEIS, pubblicato nel 2006 sull’’European Journal of Epidemiology, che ha interessato 23 importanti città europee (per l’Italia, Roma), su una popolazione totale di oltre 32 milioni di persone, la riduzione delle concentrazioni di PM 2,5 a livelli massimi di 15µg/m3 comporterebbe un risparmio ogni anno di 16.926 morti premature (delle quali 11.612 per cause cardio-polmonari e 1901 per tumori polmonari). Questi dati non possono essere sottovalutati, la consapevolezza dell’’importanza dell’’ambiente e della sua tutela, della pericolosità dello smog è fondamentale. Una vastissima letteratura scientifica ha ormai chiaramente documentato che non esiste un vero valore soglia di tossicità: qualsiasi livello degli inquinanti causa danni, il loro effetto è presente anche a bassi livelli e aumenta in modo direttamente proporzionale all’’aumentare delle concentrazioni degli inquinanti. Le norme inoltre sono spesso il frutto di mediazioni: non deve quindi stupire che i valori soglia adottati dalla UE per alcuni inquinanti, come i particolati, siano sensibilmente superiori a quelli suggeriti dall’’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’’inquinamento è un’’emergenza nazionale, lo confermano gli ultimi dati dell’’Agenzia Europea per l’’Ambiente con 17 città italiane nella classifica delle trenta città Europee più inquinate, e tre fra le prime quattro (Torino, Brescia e Milano), dopo la bulgara Plovdiv. I rimedi possono essere tanti, la “congestion charge”, almeno per una città come Milano, è certamente una proposta da discutere e valutare attentamente. E’ chiaro però che, oltre a misure locali e a politiche adeguate, sono indispensabili strategie ambientali che intervengano su macro-regioni per modificare l’’inaccettabile inquinamento delle città del nostro Paese.

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La risposta ai commenti

  1. f.m.Parini

    A Barcellona gli autobus sono alimentati a metano, come in alcune città italiane, ma a Milano, no. Manca la volontà politica di operare, anche a costo d’essere impopolari; in Italia da parecchi decenni si governa per l’oggi, non per il futuro. Osserviamo il traffico milanese e non solo; autobus, autotreni, auto, furgoni eruttano milioni di particelle di carbonio sotto gli occhi dei vigili e nessuno controlla. Insediamenti pubblici..tipo palazzo di giustizia o uffici delle poste che eruttano particolato, ma nessuno si sogna d’imporre il cambiamento dell’alimentazione. Poi abbiamo una politica ottenebrata che pensa ancora allo sviluppo dell’auto e abolisce gli incentivi per il risparmio energetico. Mancano i controlli sulle emissioni sia civili sia industriali, non eisiste un piano energetico nazionale, mettono a capo di un’agenzia un medico e come se nella ricerca oncologica mettessero come responsabile un amministrativo solo perchè ha lavorato nell’industria farmaceutica. Non ci siamo, l’unico intervento serio sarebbe introdurre l’ecopass nell’area delimitata dalla circonvalazione esterna dei filobus e una politica interregionale di controlli, interventi e limitazioni.

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