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Catricalà, Fini e il futuro dell’Italia

L’Antitrust è la più importante e delicata fra le autorità indipendenti. Per questo la nomina del presidente spetta per legge ai presidenti di Camera e Senato. Sorprende quindi che Antonio Catricalà abbia accettato di abbandonarne la presidenza per trasferirsi alla Consob. Anche perché difficilmente potrà lì adottare il metodo che ha introdotto all’Antitrust. Resta poi il nodo di chi andrà al vertice dell’Autorità garante del mercato e della concorrenza. Gianfranco Fini si è detto convinto della necessità di più concorrenza in Italia. Speriamo che non si smentisca.

La legge che ha istituito l’’Autorità garante della concorrenza e del mercato assegna ai presidenti della Camera e del Senato la responsabilità di designarne il presidente. Non accade per il presidente della Consob, né per il governatore della Banca d’’Italia. Il Parlamento ha evidentemente voluto sottolineare che l’’Antitrust è la più importante e delicata fra le autorità indipendenti, più della stessa Banca d’’Italia. Un ruolo rafforzato nel 2005 dalla legge per la tutela del risparmio che ha affidato all’’Antitrust la competenza per la concorrenza fra le banche, prima una (inopportuna) prerogativa della Banca d’’Italia.

DALL’ANTITRUST ALLA CONSOB

Sorprende quindi che Antonio Catricalà abbia accettato di abbandonare la presidenza dell’’Antitrust a due anni dalla scadenza del suo mandato per trasferirsi alla Consob. Catricalà è stato un buon presidente ed è persona di grande rettitudine, ma questa volta ha compiuto un errore. Innanzitutto, accettando l’’offerta del governo egli ha minato l’’indipendenza dell’’Autorità. Come scriveva domenica 27 giugno Franco Debenedetti sul Sole-24Ore, indipendenza significa anche non far dipendere il proprio futuro professionale dalle decisioni del governo. Per questo motivo lo statuto di altre istituzioni indipendenti – un esempio è la Riksbank, la banca centrale svedese – non consentono ai membri del proprio consiglio di accettare, a fine mandato, alcuna nomina governativa. Ma soprattutto Antonio Catricalà non potrà trasferire alla Consob il metodo che egli ha introdotto all’’Antitrust. Nei cinque anni della sua presidenza ha cambiato l’’Autorità, limitandone il ruolo di “giudice” e ampliando l’’attività di concertazione preventiva con imprese e governo. Questo in Consob sarà impossibile: la concertazione richiede tempi e modi incompatibili con l’’esigenza di non muovere i prezzi di mercato. Non so se Antonio Catricalà abbia riflettuto su questo aspetto prima di accettare la presidenza della Consob. Qualunque siano state le sue motivazioni, i cittadini hanno il diritto di conoscerle.
Presentando la scorsa settimana la relazione annuale dell’’Antitrust, il presidente della Camera ha detto: “Per consentire al paese di crescere è fondamentale consolidare e rilanciare i processi di liberalizzazione. Bisogna sfrondare la foresta pietrificata di privilegi, corporativismi e particolarismi che continuano a gravare sulla nostra economia”. (…) La concorrenza spinge le aziende a migliorare la qualità dei servizi e a contenere costi e prezzi e in questo modo dà un contributo determinante allo sviluppo. Se ne avvantaggia il mercato, cioè i consumatori, che finalmente hanno un’alternativa e quindi la possibilità di scegliere il servizio di cui usufruire in base al valore del rapporto qualità/prezzo”.
Penso che a queste parole Gianfranco Fini creda davvero. Spero di non dovermi ricredere quando leggerò il nome della persona che egli contribuirà a designare alla presidenza dell’’Antitrust.

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11 commenti

  1. Vito Tanzi

    Bravo Francesco, non avrei potuto dirlo meglio. Aspetteremo la decisione di Gianfranco Fini. La concorrenza vera e’ proprio l’olio di cui ha bisogno il meccanismo piuttosto arruginito dell’economia italiana.

  2. Giuseppe

    Non so se il dott. Catricalà abbia compreso bene quale ruolo e quale attività andrà a coprire nella Commissione. Certo è che in questo paese non sempre alle persone che hanno ampiamente dimostrato di essere equilibrate e capaci viene dato il giusto riconoscimento. Sono anche mie le perplessità evidenziate dal prof. Giavazzi. Sinceri auguri al dott. Catricalà

  3. billi

    Condivido pienamente le riflessioni del Prof. Giavazzi sull’opportunità di ricevere una nomina governativa a due anni dal termine del proprio incarico. se a questo si aggiunge la bizzarra esternazione sull’art. 41 della Costituzione, proveniente da un fine giurista, temo che la sorte delle autorità indipendenti non potrà essere diversa dalle altre istiuzioni di questo Stato devastato.

  4. Catricalà, Fini e il Futuro che non c'è...

    Da qualche parte ho letto che nel processo di invecchiamento di un corpo vitale, quello che, brutalmente semplificando avviene, è la progressiva "mineralizzazione" dei tessuti associata ad una più scarsa circolazione di ossigeno e sangue… Ecco: io credo che questa vicenda spieghi anche perchè l’Italia stia morendo… Soprassediamo per un attimo al tedio di sapere che "ai vertici" non ci si arriva né per merito né per competenza, accettando, realisti come siamo, che merito e competenza sono ingredienti necessari ma non sufficienti (anche se in Italia non sono neanche necessari…) e quindi "sorvoliamo" sulla questione dell’indipendenza. Parliamo della nomina in sé: Lamberto Cardia ha 68 anni. La domanda che faccio è: perchè non è a casa a godersi i nipotini? La sua controparte britannica, il Cheo del London Stock Exchange, Xavier Rolet, ha 49 anni e cioè 20 (dicasi venti)anni in meno, e, cosa non certo di secondaria importanza, nella sua vita si è occupato solo di finanza e mercati. Dice: ma il Presidente della Consob è una figura di garanzia. Ok. Ma la domanda successiva è: quanto ne sa di finanza e mercati? E di derivati? Ma davvero l’Italia può proseguire in questo modo??

  5. Marino

    "Fateme capì". L’antitrust che dovrebbe garantire la concorrenza non fa un accidente, pardon, "concerta tra imprese e governo" mentre in altri paesi retti evidentemente da dittature bolsceviche anticapitaliste come gli USA l’antitrust ha fatto letteralmente a pezzi una compagnia come la Bell, e corifei e turiferari adesso ce la menano con il terzo comma dell’art. 41 perché permetterebbe al governo di "ridurci come la Corea del Nord" (detto da un troll su un blog che leggo) e non dà una protezione costituzionale alla concorrenza. far funzionare l’antitrust nominando persone indipendenti e competenti, invece no…

  6. marta

    L’antitrust è una barzelletta in questo paese partendo dal presupposto che il presidente del consiglio è un monopolista e che niente scalfisce la sua posizione in totale e assoluto conflitto d’interessi. Ed è solo la punta dell’iceberg. Se all’autorità per la concorrenza Catricalà non ha mai puntato il dito contro questi monopolisti-liberisti, cosa farà alla Consob dove gli intrecci tra gli azionisti sono uno scandalo? Lavorerà per la trasparenza e la legalità? Bah In questo paese le nomine agli alti apparati statali sono il gioco dei bussolotti… Si sposta il bussolotto senza che niente cambi. A proposito di immarcescibili personaggi. Ho visto le immagini trasmesse in tv della relazione di Cardia alla Consob. Dio mio, sembrava una riunione di un pensionato. Penso che il più giovani tra i presenti avesse minimo 65/70 anni. In un mondo che cambia alla velocità della luce, che si serve di tecnologie sempre più sofisticate, che ha bisogno di visione com’è possibile che la finanza italiana sia gestita da ottuagenari. Veramente i giardinetti con i nipotini sarebbero d’uopo. Grazie Marta

  7. gianni leoncini

    Quanto si apprende sul valzer delle nomine non è niente di nuovo rispetto a quanto fin qui visto: manager e dirigenti di vari enti vengono trasferiti da uno all’altro senza tener conto dei risultati della loro attività, ma con ricche prebende e favolose buonuscite. Quello che si aggiunge allo scandalo è che nello stesso vengono coinvolte quelle personalità che dell’equilibrio, della capacità professionale e dell’interesse della comunità nazionale dovevano esserne custodi e interpreti. Con quale credibilità continueranno a operare e che credibilità potranno avere le loro determinazioni o interventi. E’ pur vero che si lega l’asino dove vuole il padrone e che "tengono famiglia" ma non dimentichiamoci che ai cittadini vengono richiesti sempre più sacrifici resi ancor più insopportabili dalla constatazione che è sempre pantalone che tira la carretta sulla quale molti banchettano allegramente.

  8. Massimo Uretra

    Le due asserzioni secondo cui: 1) Catricalà è stato un ottimo presidente dell’AGCM e, 2) ha ampliato l’attività di concertazione preventiva con imprese e governo; sono palesemente in contraddizione tra loro. Invero, Catricalà è criticato dagli addetti ai lavori proprio per aver abbandonato un metodo antitrust abbracciandone uno "regolatoro", ed ogni caso assai meno rigoroso, che mal si concilia con i casi antitrust.

  9. Sam

    L’Autore osserva che “Catricalà non potrà trasferire alla Consob il metodo che egli ha introdotto all’Antitrust”. Mi permetto di dissentire. Anzi, sono certo che è stato scelto per la Consob proprio nella certezza che applicherà il già ampiamente collaudato “Metodo Catricalà”: fare indagini conoscitive che durano 36 o 48 mesi, stampare libri bianchi pieni di robe roboanti che nessuno legge, fare conferenze stampa annuali con grandi auliche dichiarazioni di principî sui massimi sistemi, e – all’atto pratico – comminare multe pari allo 0,01% del fatturato delle imprese birichine. Perché in fondo è questa la core competence richiesta a chi aspira al vertice di autorità di garanzia in Italia: garantire i controllati che al dunque non farà nulla di concreto tale da disturbarli seriamente.

  10. bellavita

    Sono lieto di sentire un giudizio positivo sul personaggio. Io mi ero fatto una idea opposta, rilevando l’inerzia dell’antitrust sull’accordo oligopolistico per non mettere a gara le nuove frequenze del digitale terrestre: accordo che ci porterà prima o poi a una sanzione UE.

  11. iosoio

    Volevo solo far osservare che la "controparte" britannica della Consob non è il London Stock Exchange ma bensì, anche se non per molto, la Fsa (Financial Service Authority) al cui vertice siede Lord Adair Turner.

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