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HA VINTO IL BUON SENSO

L’accordo di domenica 2 maggio evita un arretramento storico del processo di integrazione europea. Non sarà perfetto, ma dà alla Grecia una possibilità di risanare la finanza pubblica, evitandole di continuare a pagare un altissimo prezzo per finanziarsi sui mercati. Sembra scongiurata anche l’eventualità di una disgregazione dell’area euro. E la Bce può ora accettare i titoli di stato greci come garanzia nelle operazioni di finanziamento, indipendentemente dal rating, evitando una grave crisi di liquidità delle banche greche.

L’accordo di domenica 2 maggio evita un arretramento storico del processo di integrazione europea. Non sarà perfetto, ma dà alla Grecia una possibilità di risanare la finanza pubblica, evitandole di continuare a pagare un altissimo prezzo per finanziarsi sui mercati. Lo scenario estremo di una disgregazione dell’area euro sembra scongiurato. L’accordo ha anche favorito la decisione della Bce di accettare i titoli di stato greci come garanzia nelle operazioni di finanziamento, indipendentemente dal rating: si è così evitata una grave crisi di liquidità delle banche greche.

FINANZIAMENTI IN CAMBIO DELL’AGGIUSTAMENTO FISCALE

Dopo mesi di affannate discussioni, la Grecia ha finalmente raggiunto uno storico accordo con il Fondo monetario internazionale, la Commissione UE e i paesi dell’Unione monetaria europea (Ume). Storico poiché si tratta del primo piano di salvataggio di un paese dell’area euro, per l’eccezionale dimensione dei fondi messi a disposizione (110 miliardi di euro) e per l’ampio numero di paesi e istituzioni coinvolte. Una semplice analisi costi-benefici mostra come il buon senso abbia prevalso sulle ancestrali paure tedesche e sulle astratte analisi di alcuni economisti.
L’esistenza stessa dell’Ume è stata salvata da una crisi dai costi altissimi, che si stava propagando ad alcuni paesi europei, in primis Spagna e Portogallo. Qui la curva dei Cds, Credit Default Swap), si era già invertita, cioè le scadenze più brevi risultavano più costose, segno indiscutibile di un grave stato di tensione. L’ironia della sorte ha voluto che fossero gli Stati Uniti a salvare l’Europa, prima aumentando considerevolmente le risorse del Fondo monetario internazionale e poi esercitando una fortissima pressione sul governo tedesco affinché non rischiasse di far cadere il sistema economico-finanziario mondiale, ancora convalescente, in una situazione potenzialmente catastrofica.
È bene ricordare che i prestiti erogati dal Fmi e da altri organismi internazionali, che non si qualifichino come aiuti allo sviluppo delle aree più povere del globo, sono sempre stati rimborsati. Questo perché godono di una implicita seniority, che nasce dall’altissimo costo di non onorarli in termini di credibilità internazionale. Ciò implica che i prestiti concessi dai partner europei potrebbero rivelarsi un buon affare, visto che per loro il costo del finanziamento è di due-tre punti percentuali inferiore al 5 per cento che viene fatto pagare alla Grecia. Insomma, la solidarietà europea non è un “regalo” ai greci, come alcuni lamentano.
Il pacchetto di finanziamenti è accompagnato da significative correzioni di rotta nella gestione della finanza pubblica ellenica, tra tagli di spesa (contenimento degli stipendi dei dipendenti pubblici ed innalzamento dell’età pensionabile) e incrementi di entrate (aumenti di Iva e accise). Il percorso di rientro del deficit è ambizioso: solo per quest’anno la correzione del rapporto deficit/Pil dovrebbe essere di circa 5 punti; dall’attuale 14 per cento il rapporto dovrebbe scendere sotto il 3 per cento nel 2014. Qualcuno dirà che le misure adottate non sono sufficienti. Qualcun altro dirà che non sono realistiche, visto anche il malcontento sociale che inevitabilmente desteranno. Tuttavia, ci sembra che, al di là dei dettagli, l’unico approccio costruttivo consista nel dare alla Grecia una possibilità di risanare la finanza pubblica, evitandole di continuare a pagare un altissimo prezzo per finanziarsi sui mercati, ciò che naturalmente avrebbe reso impossibile qualsiasi ipotesi di aggiustamento dei conti. L’erogazione dei fondi prestati sarà subordinata a un monitoraggio trimestrale sulla attuazione delle misure correttive, per evitare un ovvio effetto di azzardo morale.  
La Germania, notoriamente restia a siglare l’accordo, ha ottenuto in cambio la convocazione di un vertice straordinario dei capi di Stato per il prossimo 7 maggio, al fine di riscrivere in senso restrittivo le regole fiscali di appartenenza all’Ume. Indipendentemente dal merito delle proposte che si faranno (che ancora non conosciamo), vale la pena di ricordare ai tedeschi che nel 2005 furono loro a volere ammorbidire l’applicazione delle norme del Patto di Stabilità e Crescita (deficit pubblico non superiore al 3 per cento del Pil e debito non superiore al 60 per cento), dopo che negli anni precedenti non ne avevano rispettato i precetti, riuscendo così a evitare le sanzioni previste.

UN AIUTO AL SISTEMA BANCARIO GRECO IN PERICOLO

Il piano di intervento concordato domenica 2 maggio viene anche in aiuto del sistema bancario: una parte dei fondi stanziati (10 miliardi) dovrebbe finanziare un fondo di stabilità per il settore finanziario. Come abbiamo già osservato, oggi le banche greche sono pesantemente indebitate nei confronti della Bce a fronte di titoli di stato greci. I recenti downgrading dei titoli di stato ellenici avevano creato una situazione estremamente pericolosa. Tanto che la Bce stessa, in seguito al piano concordato domenica, ha sospeso, solo per i titoli di stato greci, le soglie minime applicabili ai titoli perché siano accettati come garanzia nelle operazioni di finanziamento alle banche. Secondo le regole della Bce in vigore fino a ieri, in base al giudizio di Standard and Poors i titoli di stato greci non sarebbero più stati consegnabili come collaterale: il rating S&P è BB+ contro un minimo di BBB- per essere accettati; il rating di Fitch è al limite (BBB-) e quello di Moody’s (A3) è poco sopra il minimo (Baa3). Ulteriori esitazioni nella messa a punto di un piano di risanamento delle finanze pubbliche greche, con l’assistenza della comunità internazionale, avrebbe potuto portare ad ulteriori downgrading. In assenza della sospensione ad hoc concessa dalla Bce, ciò avrebbe potuto creare una crisi di liquidità gravissima del sistema bancario greco, con inevitabili ripercussioni su altre banche europee. Non è un caso se venerdì scorso Moody’s stessa ha declassato l’affidabilità finanziaria delle nove maggiori banche greche. Sarebbe opportuno che la Bce si prendesse la responsabilità di decidere in autonomia quali titoli considera degni di essere consegnati come garanzia per concedere prestiti alle banche, anziché affidarsi alla discrezionalità delle agenzie di rating, la cui reputazione è stata duramente messa alla prova dalla crisi finanziaria. Il provvedimento di ieri è forse il primo passo in questa direzione, ed è stato propiziato dal positivo giudizio espresso dalla Bce sull’accordo di domenica. 
Un eventuale default della Grecia si sarebbero sicuramente traslato sui conti della Banca centrale europea. Pertanto è stato molto più saggio prestare i soldi alla Grecia in modo chiaro e trasparente piuttosto che continuare a sovvenzionare le banche elleniche, che (per ora) possono indebitarsi in maniera illimitata all’1 per cento presso la Bce consegnando titoli che gli rendono ben oltre il 10 per cento, imponendo alla Banca centrale stessa di sopportare un rischio altissimo. Il rischio di credito di cui la Bce si fa carico nelle operazioni di politica monetaria, e di cui ben pochi sembrano accorgersi, non è teorico, ma assai concreto. Basti ricordare che nel solo 2008 la Bce ha dovuto accantonare quasi sei miliardi di euro a fronte di dieci miliardi di prestiti non rimborsati da cinque banche (tre sussidiarie di banche islandesi, una banca olandese e la tedesca Lehman Brother Bankhaus AG), garantiti da Asset Backed Securities che si sono poi rivelate illiquide.

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LA RISPOSTA AI COMMENTI

16 commenti

  1. Lorenzo

    Più che il buon senso mi pare abbiano vinto gli interessi di Francia e Germania. In fin dei conti i maggiori acquirenti di bond greci sono stati gli intermediari finanziari di questi due paesi, che avrebbero subito ripercussioni pesantissime da un default della Grecia. Sarkozy è stato subito a favore del piano salvataggio, mentre la Merkel ha fatto finta di porre resistenza per un paio di giorni per via delle elezioni in Germania. "Salviamo" la Grecia oggi per non dover mettere a punto piani di salvataggio per Deutsche Bank, BNP Paribas e Societé Generale domani.

  2. ANGELO MATELLINI

    Il giudizio positivo della redazione de lavoce è chiaro, ma le questioni poste da Luigi Zingales sul sole 24 ore sono secondo voi da respingere? A me sembrano sensate soprattutto perché non potremo permetterci altri casi Grecia nel corso del 2010 e se accadesse? La tesi di Zingales mi sembra più prudente per l’intero sistema.

  3. Simone

    Premetto di non essere un esperto, come credo la maggior parte dei lettori de "lavoce", ma vorrei azzardare alcune osservazioni. innanzitutto concordo con il giudizio positivo sull’intervento di sostegno finanziario alla Grecia promosso dai paesi membri dell’ UE. Lasciare il paese nelle mani del solo Fondo Monetario Internazionale credo sarebbe stato oltre che un vero fallimento del progetto di consolidamento dell’Unione stessa (che a mio parere è proprio nei momenti di difficoltà dei suoi membri deve mostrare la propria compattezza), una sentenza di condanna, mi si passi la forza dell’espressione, a morte per la Grecia stessa. Meno concorde sono sulla contropartita richiesta: come si può pretendere che una economia sopravviva e si riprenda se si intacca con interventi di riduzione dei salari il potere d’acquisto della popolazione?soprattutto in una nazione a modello di welfare familistico, che sulle famiglie appunto, e quindi sui lavoratori, scarica il peso dei bisogni? di questo nessuno si è finora occupato, a causa del carattere emergenziale della situazione, ma credo sia piuttosto rilevante. Simone

  4. Francesco Burco

    …. lo Stato greco rifilava alle sue banche la carta igienica che emetteva in contropartita di debito pubblico. Le banche greche rifilavano la carta igienica alla BCE che in cambio le rifinanziava (da quanto ho capito aumentando l’offerta di moneta). A quel punto le banche greche rifinanziavano lo Stato greco acquistando debito pubblico e via a spirale? Praticamente era o è un matrimonio incestuoso fra lo Banca centrale e lo Stato greco. Ma questo giochino lo fanno pure altri paesi? A quando l’ondata inflattiva sui beni di consumo? gli immobili sono gonfi, le azioni si sono rigonfiate, l’oro è gonfio, gli aumenti di produttività prima o poi si esauriscono…. a quando la catastrofe?

  5. Marcello Battini

    L’intervento a favore della Grecia era inevitabile. I costi per l’economia europea potrebbero essere elevati, ma non ci sono alternative. E’ importante poter valutare la capacità produttiva del paese Grecia, perchè è da essa che dipende il successo del finanziamento internazionale. Per quanto mi riguarda, mi sento di suggerire, a garanzia dell’operazione di salvataggio, il diritto dell’unione europea di rivalersi, con pieno potere statuale, nei confronti di una parte del territorio greco. Anche così la UE potrebbe cominciare a esistere come stato unitario, e unico.

  6. lorenzo de ferrari

    Questa crisi mi pare molto strana e rende molto complicato prevederne lo sviluppo. Alcune considerazioni: 1) la costruzione europea avrebbe dovuto, nelle aspettative di quasi tutti, prevenire questo tipo di crisi (ricordiamo la discussione sui famosi "sacrifici di Maastricht" ai tempi di Prodi e Ciampi? Invece, sembra essere stato tutto quasi inutile se non controproducente. 2) La crisi di un debitore – almeno uno relativamente piccolo, come la Grecia – dovrebbe, in condizioni normali, incidere poco sul sistema finanziario complessivo. I titoli greci dovrebbero cadere di valore, e i titoli delle entita’ piu’ direttamente interessate (tipo banche francesi). Gli investitori dovrebbero spostare i loro investimenti su titoli alternativi, che dovrebbero percio’ guadagnare. Invece, oggi anche Wall Street – che dovrebbe essere relativamente poco legata all’economia greca – ha preso una sberla. Cosa significa? Non e’ che tutto il sistema finanziario internazionale ha ormai raggiunto una dimensione cosi’ sproporzionata alle necessita’ dell’economia reale che e’ diventato altamente instabile per cui ogni crisi, anche piccola mette in crisi tutto il sistema?

  7. giacomo

    Il botto delle Borse di oggi dimostrerebbe, a mio avviso, proprio il contrario di quanto scritto e commentato. Grazie

  8. volty

    «Una semplice analisi costi-benefici mostra come il buon senso …» Qualcuno l’ha fatta? Come la si potrebbe fare, sulle basi probabilistiche che la Grecia riuscira’ a ripagare e rientrare sotto il 3%? Sono d’accordo che non si tratta di regalo alla Grecia, si tratta di un regalo alla NATO ed era la ragione per cui la fecero entrare nel cerchio ristretto del Euro. Cosi’ si spiega anche la notizia che pur con la crisi la Grecia destina (quest’anno) il 5% del Pil per armamenti. Se la ragione e’ questa (geostrategica) forse perderemmo senza neanche sostenere una guerra – un semplice collasso finanaziario. Comunque direi che ben venga tutto cio’ se ci fosse serieta’ e potenziale umano (non so se il solo turismo bastera’). Argentina stava molto meglio sotto ogni punto di vista (soprattutto prospettiva di ripresa). Speriamo bene.

  9. maria di falco

    Ma perchè non esiste una società di rating europea? O perlomeno, perchè non esiste una società di rating con effettive garanzie di indipendenza, che vede magari sedere nel suo consiglio di amministrazione personalità veramente indipendenti? Ma non vi sembra una contraddizione che la società di rating che ha dichiarato i titoli di Stato della Grecia spazzatura sia una società che essa stessa ha collocato sul mercato mondiale i titoli subprime che hanno provocato la crisi dello scorso anno?

  10. lantan

    A me risulta che l’Italia dovra’ contribuire all’accordo del 2 maggio con una quota di 9 miliardi di euro! Stiamo tagliando le mense ai bambini della scuola infantile ed elementare… Qualcuno puo’ spiegarmi – e spiegarci, perche’ non penso di essere il solo – da dove prenderemo questi soldi? Perche’ mi risulta, da quanto capisco io di economia e finanza (cioe’ poco piu’ che zero) che "con questo meccanismo l’Italia, che sarà chiamata a contribuire con circa nove miliardi potrà iscrivere a bilancio un credito verso la Grecia, contestualmente per reperire i fondi da trasferire ad Atene dovrà aumentare il proprio debito in misura corrispondente." E se Atene non dovesse restituire i 9 miliardi – cosa non probabile ma probabilissima! -come la mettiamo? Rifacciamo una versione europea della crisi americana del 2008?

  11. sigieri

    Un aspetto che mi sembra non sufficientemente rilevato è la carenza di monitoraggio dell’andamento economico e finanziario della Grecia da parte della Commissione CEE e la BCE dal momento della sua adesione all’euro ad oggi, tanto più che ufficialmente era stato ammesso subito dopo che i dati che avevano reso possibile tale ammissione erano stati "taroccati". Possiamo permetterci queste negligenze? Sulle agenzie di rating US non c’è da aggiungere molto, meglio darsi da fare subito per creare a livello europeo una o più agenzie totalmente indipendenti che attribuiscano il rating a debitori e titoli con metodi e procedure di valutazione completamente in chiaro; agenzie sottoposte loro stesse a valutazioni basate su i track records dei giudizi emessi negli anni.

  12. steiner.wald

    Buon senso sì, buon senso no, comunque restano forti dubbi dove erano i meccanismi di controllo, dove è un autority europea che vigila sulle derive default, e se poi succede ad altri, che so Irlanda o Portogallo, eppoi cosa succede ora in Grecia ai segmenti di popolazione che subiranno più di altri i contraccolpi della crisi. E’ vero che nessuno è più sicuro al giorno d’oggi, se sono sufficienti tre pazzi furiosi che si fanno saltare a far crollare certezze economiche, ma qualcosa sfugge sempre di più, si lascia che una bolla o una deriva abbia a crecere, poi si approntano gli strumenti utili non a una strategia di crescita comune ma di speculazione dei gruppi del momento. Ci sarà da divertirsi

  13. luigi del monte

    Non sono un esperto di economia, non ho letto l’articolo ma immagino su cosa si basa visto i numerosi articoli pro salvataggio. Ho letto però l’art del vostro collega sui PIGS, interessanti i dati: il 25% degli occupati è pubblico contro il 15 dell’eurozona. secondo me, aiuti o non aiuti, loro avrebbero dovuto licenziare in tronco il 10% dei pubblici per rapportarli alla media europea fecendo riforme di efficienza. Perché stringere tutti la cinghia quando basta che la stringe solo una parte (quella inefficiente)? Perché aiutare anche questa volta le banche? Ci sono interessi europei e nazionali ma la compravendita di bond greci tra le banche e gli emettitori è una cosa privata… se uno strozzino finanzia sempre più un’azienda in difficoltà questa prima o poi fallirà. E’ colpa dell’azienda o dello strozzino? Dello strozzino che sapeva a cosa andava in contro, avrei preferito un vero collasso della finanza così le varie Goldman, Fitch ecc sarebbero fallite e non nazionalizzate e portate ad una crisi profonda e loro adesso con guadagni cospiqui. Meglio il default o come dice il sole24ore un parziale default a scadenza.

  14. gia-set

    Forse vado controcorrente ma non sono sicuro che il buon senso abbia vinto. Gli scioperi e gli scontri di ieri dimostrano che i popoli mediterranei amano il sole e il dolce far niente. Anziché rimboccarsi le maniche e dire ok siamo salvi ora diamoci da fare, protestano. Un amico tedesco con il quale avevo avuto uno scambio di battute sui ritardi della Signora Merkel mi ha detto: "Ma scusa sono io a dover andare in pensione a 70 anni per permettere ad un greco di andarci ancora a 55?" Non fa una piega. E se succedesse all’Italia? Speriamo che Tremonti o chiunque altro al suo posto riesca ad evitarcelo con una politica del rigore, perchè se la stessa cosa accade a noi temo che il grande esercito di scansafatiche e di parassiti che vive in Italia farà le stesse cose (se non peggio). Il problema è tutto qui. Nel mondo ci sono paesi che "producono" e altri che "consumano solo". Tutto il resto: le tasse, l’evasione fiscale, la giustizia, sono chiacchiere. La verità è che qualsiasi governo industrializzato potrebbe gestire lo stato dignitosamente e secondo la diligenza del buon padre di famiglia con gettito a -30%, cioè la percentuale di sprechi e ruberie che avvengono ovunque.

  15. Giuseppe Vittucci

    Sinceramente mi sarei aspettato più lungimiranza da parte dei governi. Da un lato, il tasso di interesse a cui il prestito verrà concesso mi sembra sinceramente troppo elevato. Il 5% contro l’1% che gli altri Paesi pagano in media per accedere ai mercati del credito (4 punti percentuali non sono pochi…). Dall’altro, non permettere che la BCE monetizzi direttamente il debito greco, ma accetti a garanzia del finanziamento al sistema bancario titoli greci, permette alle banche di appropriarsi del differenziale del tasso di interesse (ben nove punti percentuali, come notato giustamente nell’articolo). Soldi che potevano al contrario essere usati per alleggerire gli oneri dello Stato greco. Finalmente, imporre alla Grecia in un momento come questo una disciplina di bilancio troppo rigida non può non generare tensioni sociali gravi (quelle viste sono per me solo l’inizio…) e aggravare la recessione (se il PIL crolla, qualsiasi sia la buona volontà dei governanti, il rapporto debito/PIL cresce…). Questo, da parte di tedeschi e francesi, è non solo stupido, ma anche dannoso, visto che più della metà del debito greco (120 miliardi dei 236 totali) è in mano loro.

  16. Alessandro Pagliara

    Sarò banale, ma la verità e che Italia, Grecia, Spagna e Portogallo erano abituate a una moneta debole, a un tasso di cambio che concede svalutazioni in pochi mesi o settimane, insomma un’economia che cresceva sui numeri alla grande in realtà poco molto poco…ma le aziende riuscivano a pagare i debiti e il commercio con l’esportazioni ci rendevano grandi. Una moneta forte serve solo ai Tedeschi &C., non a noi stati meridionali…anche se l’euro è uno le economie Europee sono almeno 4-5. Riflettiamoci

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