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IL TEMPO DELL’EPIDEMIA MEDIATICA

La paura dell’epidemia è radicata nell’essere umano e prevale sulla comunicazione basata sull’evidenza e sugli elementi scientifici disponibili. Esempio eclatante quanto accaduto con l’influenza aviaria. Una storia che rischia di ripetersi con il virus H1N1, anche se nei paesi già colpiti la sua incidenza è stata bassissima. E se gli allarmi del passato hanno permesso l’avvio di reti di sorveglianza adeguate e la crescita della cultura della prevenzione, speriamo che in futuro diminuiscano i falsi allarmi e si possa comunicare il rischio reale senza provocare allarmismo.

 

influenza è un problema importante e ogni anno si ripresenta con i suoi altissimi costi sanitari e sociali. Quest’anno poi c’è una ulteriore brutta sorpresa: a fianco ai “normali” virus stagionali, se ne è aggiunto uno assolutamente nuovo, che è stato capace di acquisire geni dai virus influenzali degli uccelli e da quelli dei suini.
Quali i possibili imminenti scenari per il nostro paese?

SCENARIO N. 1

Il virus suino si diffonde molto rapidamente nella popolazione giovane e adulta, fino a raggiungere un picco nel mese di dicembre per poi scemare nel mese successivo, quando inizia l’epidemia stagionale che permane, come di consueto, fino agli inizi di aprile. La velocizzazione dei contagi favorisce la crescita di virulenza del virus, casomai anche sviluppando qualche ulteriore mutazione. Si procede quindi a una intensiva campagna di vaccinazione di massa, a partire da fine ottobre fino a dicembre. La vaccinazione, insieme alle altre misure, riesce ad attutire l’impatto dell’epidemia riducendo la mortalità e la morbosità delle complicanze.

SCENARIO N. 2

Continua a esaurimento la trasmissione modesta del virus suino, le infezioni restano clinicamente molto moderate, non vi sono nuove mutazioni virali, l’incidenza dell’influenza è da 10 a 30 volte inferiore della ricorrente “stagionale”, l’epidemia si spegne a Natale per far posto al virus stagionale che inizia il suo consueto percorso. La vaccinazione contro il virus suino non viene fatta e il trattamento antivirale viene riservato ai casi di infezione nei soggetti ad alto rischio di complicanze batteriche.

COSA FARE, ALLORA?

Il principio di precauzione richiederebbe di sposare lo scenario peggiore e di prepararsi a una epidemia violenta: limitazioni agli spostamenti e riduzione degli eventi di comunità; campagna per il lavaggio delle mani e per le misure di distacco sociale; acquisizione di farmaci e vaccini in quantità e preparazione di piani urgenti specifici.
Ma nella maggioranza degli oltre cento paesi dove, da febbraio a oggi, il virus si è trasmesso, l’epidemia suina è ormai finita. L’incidenza è stata bassissima: da dieci a trenta volte inferiore a quella “stagionale”. Anche in Messico, primo paese colpito, l’epidemia è terminata a fine luglio. Ed è in fase calante anche negli Usa e in Inghilterra. In tanti mesi, pochi casi: decine di migliaia, confrontati con i milioni dell’abituale influenza stagionale. E senza vaccinazione e drastiche misure sociali.
Appare quindi chiaro che il nuovo virus ha un andamento analogo ad altri virus influenzali epidemici: nelle fasi interepidemiche si trasmette in maniera strisciante mentre esplode in epidemia per circa due mesi, ma con una “forza” molto più moderata di quella “normale” dell’influenza stagionale. (1)
È indubbio che sia necessario essere pronti, ma anche considerare la molto probabile ipotesi che la stragrande maggioranza delle contromisure epidemiche non saranno necessarie: non chiuderemo scuole, né comunità, non useremo farmaci profilattici né ci vaccineremo, anche perché, speriamo, l’epidemia andrà al suo termine prima che il vaccino sia realmente disponibile.
In conclusione: tanta cautela, drastica riduzione della comunicazione terroristica, continua e cauta sorveglianza, continua preparazione silenziosa al peggio, ma anche concreta visione di un fenomeno “morbido” analogo ad altri del passato trascorsi in silenzio.

FALSI ALLARMI E AFFARI

L’allarme epidemico è, ed è sempre stato, un formidabile propagatore di paura: ben al di là degli elementi scientifici disponibili, la paura dell’epidemia appare ben radicata nell’essere umano e prevale sulla comunicazione basata sull’evidenza.
Ma se la paura era razionale nelle epoche in cui le epidemie erano ricorrenti e mortali per intere fette di popolazione, meno logica è oggi, quando le tecnologie, le conoscenze, i sistemi di sorveglianza garantiscono da improbabili catastrofiche epidemie. E invece sistematicamente assistiamo a epidemie mediatiche, ove l’allarme va ben al di là del rischio reale, con conseguenze nefaste per la popolazione e per l’economia.
Solo negli ultimi dieci anni, in Italia, ne abbiamo viste parecchie.
L’allarme mucca pazza, che ha fatto crollare il mercato delle carni per un bel periodo senza che la nuova variante di morbo di creutsfell-jacob abbia fatto registrare un singolo caso nel nostro paese.
L’allarme Sars, il nostro comunissimo virus del raffreddore, che ha prodotto una catastrofe economica (commerci interrotti, aeroporti chiusi, viaggi proibiti) ma per fortuna solo quattro casi importati in Italia, tutti guariti.
L’allarme più grande è stato senza dubbio quello dell’influenza aviaria: un cataclisma mediatico durato sei mesi senza che vi sia stata alcuna trasmissione del virus H5N1 da uomo a uomo.
Abbiamo assistito a teatrini che oggi appaiono in tutta la loro comicità: un ministro della Salute che si precipita in soccorso a poveri cigni in cattive condizioni di salute; gli ombrellini anti pioggia fecale da stormi di anatre migranti in vendita a Napoli; l’astensione dal consumo di carne di pollo; centinaia di prime pagine dei quotidiani per mesi; un inferno di trasmissioni televisive; grande disorientamento della popolazione e anche dei medici.
Certo, c’è stato chi ha gongolato molto e, molto verosimilmente, non è stato estraneo all’epidemia mediatica. Industrie farmaceutiche sull’orlo della crisi sono state capaci di coinvolgere i politici dei paese ricchi alla corsa di “chi compra di più”, offrendo all’opinione pubblica la falsa assicurazione che il farmaco avrebbe protetto dall’epidemia. Istituzioni specializzate, laboratori, reparti infettivi, veterinari, hanno avuto una splendida occasione per auto-valorizzarsi e ottenere risorse, posti, dipartimenti.
Gli allarmi citati hanno però fatto bene anche all’intero sistema salute. Finalmente sono state avviate adeguate reti di sorveglianza, è drasticamente migliorata la capacità diagnostica clinica e di  laboratorio, è cresciuta la cultura della prevenzione.
C’è da sperare che tutto questo contribuisca anche a diminuire falsi allarmi futuri, che diventi meno impunibile la speculazione mediatica e commerciale, che si possa comunicare il rischio reale senza provocare allarmismo. Una cosa difficile in un mondo dove l’informazione è globalizzata e quindi poco governabile.

(1) Vedi ultimo aggiornamento www.ECDC.europa.eu

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  1. CICCARELLI MAURO

    Una valutazione reale e confrontabile credo che possa essere fatta con i paesi come Nuova Zelanda, Australia ed altri che hanno vissuto il Virus in inverno, cioè nella stagione in cui l’organismo umano è più soggetto ad ammalarsi. Di ciò non ci sono notizie comprovate, là si vedrebbe la reale incidenza del virus.

  2. giuseppe attademo

    Leggendo l’articolo del dr Donato Greco, di cui conosco da tempo il valore professionale, si è rassicurati specialmente quando si puntualizza che nei Paesi dove il virus ha colpito per prima "l’epidemia è terminata a fine luglio" – Su altri siti invece si continua a sostenere che anche negli USA l’epidemia è ancora giornalmente in crescita- C’è un semplice grafico che faccia vedere graficamente e chiaramente la diminuzione o l’aumento dell’epidemia settimana per settimana ? Su quale sito trovarlo ? Complimenti per la chiarezza e la sintesi . Buon lavoro. Giuseppe Attademo.

  3. bellavita

    Nel mondo globalizzato è ancora più governabile di prima. Da parte degli uffici stampa delle grandi case farmaceutiche. che cominciano a dare notizia di tanti morti in paesi poco controllabili ma con autorià sanitarie molto venali, poi spargono l’allarme nei paesi ricchi inducendo il più corruttibile a annunciare che ordinerà subito una provvista di vaccini. Succede tutti gli anni e sono gli stessi metodi della propaganda di guerra.

  4. Marcello Pucciarelli

    … non credo sia utile trarre conclusioni affrettate. Non facciamo allarmismo, ma non diciamo neanche che l’influenza "è in fase calante anche negli Usa e in Inghilterra". L’ultimo rapporto settimanale del CDC afferma invece che l’attività negli USA è aumentata. Nessuno sa se la suina seguirà il tipico corso di una influenza stagionale, e la questione non si può liquidare con parole, pur condivisibili, sull’allarmismo. Il problema di che cosa devo fare "io", un cittadino qualunque, potrò solo risolverlo scommettendo sull’uno o l’altro scenario, ma questo riguarda quasi esclusivamente me. La cosa che riguarda tutti è cosa devono fare gli operatori sanitari, e quelli che mandano avanti servizi essenziali: devono vaccinarsi oppure no? Lo Stato deve predisporre una campagna di vaccinazione, impegnare risorse, ordinare, acquistare, fare scorte, dare indicazioni su ciò che dovrebbero fare questi soggetti, o bastano i consigli di Topo Gigio?

  5. Roberto Farneti

    Che l’epidemia in Messico sia “finita” è tutto da dimostrare, come confermano i dati del Ministero della salute nonostante sia finita la stagione invernale. In Gran Bretagna e negli Stati Uniti c’è stata una prima ondata (fuori stagione) su cui non è il caso di fare previsioni. I dati del Ministero australiano dicono che gli ILI (influenza- like illness, con una preponderante presenza di A/H1N1v) nel 2009 sono simili a quelli del 2008 e un po’ inferiori a quelli del 2007. Dire che l’incidenza del virus pandemico è stata “da 15 a 30 volte” inferiore a quella stagionale è affermazione che andrebbe sostanziata, dove ad esempio? Se. Greco non esclude lo scenario numero 1, vuol dire che neanche lui è in grado di fare previsioni. Tutto il resto è molto opinabile e anche inopportuno. La posizione di Greco non è minoritaria dentro l’Iss?

  6. PF

    Per Giuseppe: il grafico lo trovi qui -> http://www.cdc.gov/flu/weekly/

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