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RICICLAGGIO AL CASINÒ

Nuovi strumenti e nuove norme per combattere le organizzazioni mafiose? Forse, basterebbe non rimandare in continuazione l’entrata in vigore di quelle già esistenti. Come la legge che impone l’identificazione e la registrazione di chi cambia somme superiori ai duemila euro nei casinò e nelle sale da gioco. Perché le indagini giudiziarie hanno dimostrato che sono uno dei canali per il riciclaggio di denaro proveniente da estorsioni e commercio di droga.

 

Nuovi strumenti contro le organizzazioni mafiose, annunzia il ministro degli Interni, Roberto Maroni. Ma, nel frattempo, si rinvia l’applicazione in Italia di norme varate nel 2005 dall’Unione Europea per regolamentare le case da gioco e impedire il loro utilizzo come occasione per il riciclaggio del denaro sporco.

UNA FICHE IN CAMBIO DI DENARO SPORCO

In che modo può avvenire questo tipo di operazione? Un giocatore al casinò è obbligato a comprare delle fiches e solo con queste proporre le sue puntate e accumulare eventuali vincite. Una volta concluso il gioco, presentandosi alla cassa, si otterranno, in cambio delle fiches, assegni circolari o contanti. Chi è interessato a riciclare denaro può limitarsi a giocare pochi euro rispetto alla somma scambiata e ritornarne in possesso avendola, grazie all’anonimato, convenientemente ripulita, senza lasciare alcuna traccia. Indagini giudiziarie hanno accertato come questa la fosse familiare soprattutto per il denaro ricavato dal commercio della droga. (1) E, nel settembre 2006, una inchiesta della Dda condusse all’arresto di tredici boss mafiosi che riciclavano al casinò di Saint Vincent denaro proveniente dalle estorsioni e dai traffici illeciti. (2)
Sulla scia di una legge comunitaria del 2005, recepita dal governo italiano il primo gennaio 2008, veniva posto un limite piuttosto severo: chiunque cambiava denaro in una casa da gioco per una somma superiore ai 2mila euro (prima l’obbligo scattava a 12.500 euro) doveva essere identificato e registrato. L’entrata in vigore della norma era previsto per l’aprile del 2008, così da introdurre fiches intelligenti, predisposte per essere registrate informaticamente dai cassieri del casinò. Un sistema semplice che, veniva annotato, non avrebbe causato oneri per le case da gioco né perdite di tempo per i giocatori. 
Immediate le proteste dei gestori dei casinò italiani. La norma, si obiettò, poteva essere raggirata da operazioni frazionate inferiori ai 2mila euro, risultava punitiva soltanto per una tipologia di gioco d’azzardo e risparmiava sale poker, sale bingo e sale per le scommesse clandestine. C’era poi il rischio – veniva lamentato – della concorrenza rappresentata dalle case da gioco extraeuropee, come quelle della Svizzera, facilmente accessibili per gli italiani.
Sono state queste proteste, forse, a convincere il governo Berlusconi dell’opportunità di rinviare ulteriormente, al 21 aprile 2010, il termine imposto ai casinò per introdurre nuovi controlli e le registrazioni per chi cambia più di 2mila euro contanti.
Oggi, mentre si è alla ricerca di nuovi e più efficaci strumenti per combattere le organizzazioni mafiose, continua, dunque, a esistere la possibilità di riciclare somme illecitamente accumulate nei casinò (e nelle altre sale da gioco).
C’è bisogno di altre norme per combattere la mafia o basterebbe non rinviare l’entrata in vigore di quelle che già esistono? E dire che proprio in nome della lotta al riciclaggio si vieta l’apertura di nuovi casinò.

(1)La Repubblica, 18 agosto 2009.
(2)La Repubblica, 26 settembre 2006.

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TREMONTI BOND: UN AFFARE PER IL TESORO

  1. Domenico Mannara

    Io credo che il problema della questione è a monte. A che serve porre dei "paletti" ai casinò quando ci sono tanti altri modi per riciclare denaro sporco..?!

  2. lormar

    D’accordo e complimenti per l’articolo. Ma che speranza vi è che un ministro della lega, un partito che ritiene che in una biblioteca della Lombadia sia fuori luogo la dedica a Impastato giustiziato dalla Mafia, ascolti il suo invito a recepire una semplice norma europea antiriciclaggio? Come non pensare che si coprano anche gli squallidi interessi vestiti dei tenutari di casinò dislocati guarda caso tutti a Nord e prevalentemente in Lombardia? Se si aggiunge che quel "geniaccio " di Tremonti – tra un insulto e l’altro a voi economisti – offre a ripetizione scudi fiscali low cost a evasori, riciclatori etc. Certo che "il problema è a monte" ma "lo statista più bravo d’Italia" non se ne cale. La mafia in saldatura con i white collar è per lui un’ invenzione dei cattocomunisti e indagare sul passato della mafia tra un po’ sarà vietato se non un reato. Frustrati saluti da un liberal socialista ateo che gli imbecilli chiameranno cattocomunista.

  3. franco tomasello

    Come il Giappone insegna, il cancro è il debito pubblico, è quello tutelato dal debito pubblico (banche finanziarie, spesa pubblica). Nei momenti di crisi è caccia all’evasore incominciata nel dopo guerra e continuera’ in Italia fino alla fine dei tempi, combattuta con strutture pubbliche che producono con continuita’ studi e statistiche per trovare la soluzione finale al problema evasione. Certo se avessi una ottima retribuzione ed in successione una ottima pensione che in somma corrispondono dai 65 anni a 70 anni di vita su una possibile di 85/90 anni mi ostinerei a cercare sempre l’evasore lui paghera’ con la sua vita la mia agiata vita. Concludo,cerco l’evasore a vita in pari tempo vivo bene sulle spalle della collettivita’ che dichiaro di sostenere attimo per attimo.

  4. mlv

    Giusto, anche se mi pare che per entrare al Casinò serva un documento valido e registrazione; ora, visto che le indagini (P.M.) dicono così e che la registrazione c’è, mi chiedo se serve proprio un’ulteriore fase burocratica fatta di scartoffie o dati nei computers per scoprire l’acqua calda. Dati poi dove confluiscono tutti, buoni e cattivi, e tutti potenzialmente controllabili e soggetti ad indagini. A me pare che le presunzioni di colpevolezza ce ne siano anche troppe in Italia. Forse serve maggiore acume investigativo e sollevare il culo dalla sedia e andare sul campo ad indagare, mentre in Italia mi pare che ci si basi solo sui dati (scartoffie), fughe di notizie dai Tribunali e veleni vari sui giornali.!

    • La redazione

      Il problema è di creare deterrenza e non facilitazione al riciclaggio. Se necessario, anche con le scartoffie. In ogni caso si può entrare al Casinò anche senza giocare. La questione fondamentale è quella di essere registrato al momento del ritiro delle fichès.

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