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IL LATO OSCURO DEL PIANO CASA

Il piano casa del governo è un’idea politicamente astuta. Il messaggio che invia agli elettori è semplice e chiaro: il governo vuole liberarvi dai mille lacci di una legislazione super-vincolistica, che vi impedisce di ampliare e abbellire le vostre ville, villule e villoni con vista mare, monti, lago, o anche solo di rialzare e protuberare i vostri appartamenti con vista sulla palazzina di fronte (quei rompiscatole del condominio permettendo). E così, in un solo colpo, il governo vi libererà da geometri e funzionari comunali che, per chiudere uno o due occhi su vincoli, codici e codicilli, vi spillano soldi che potrebbero meglio servire, che so, a tirar su una torricella pseudo-senese, o anche solo una verandina, che proprio non ci sta più niente in casa nostra, signora mia! C’è anche un’astuzia economica: incentivare (con gli aumenti di cubatura e superficie) a mobilizzare le risorse finanziarie "oziose" di chi la crisi ha risparmiato e forse risparmierà. Insomma, un tentativo, senza costi per la finanza pubblica, di solleticare i sopiti animal spirits degli italiani.
Il rovescio della medaglia purtroppo c’è. L’Italia ha una lunga tradizione di abusivismo edilizio e, con ciò, ha già intaccato il suo preziosissimo patrimonio paesaggistico e urbano (si dice che il Serruchón, descritto da Carlo Emilio Gadda sia in realtà, sia la Brianza). Ma l’Italia ha anche una consolidata tradizione di evasione fiscale, di lavoro nero e di gravi infortuni sul lavoro, specialmente – guarda caso – nel settore dell’edilizia “semi-domestica” e nelle attività connesse (idraulica, impiantistica elettrica, carpenteria metallica e falegnameria). Il rischio, allora, è che il “piano casa” contribuisca a far rampare i vecchi spiriti bestiali della semi-legalità, senza avere grande impatto sul Pil misurato e misurabile (e quindi sulle entrate fiscali). Lascio ad altri il commento sull’efficacia macroeconomica del piano. La sua filosofia sembra essere che, per uscire dalla crisi, serve che i soldi circolino in qualunque modo, mentre elevare la cultura e la pratica della legalità è un lusso per anime belle e tempi migliori. Ma c’è anche un serio rischio di lungo periodo: impoverire ancora una delle principali fonti di reddito futuro del Paese, cioè il turismo (che oggi rappresenta circa l’8% del Pil) e che già soffre sempre più la concorrenza di paesi più attenti a difendere il loro (assai meno ricco) patrimonio artistico e paesistico. Perché, a crisi finita, i turisti dovrebbero riprendere a venire in Italia a frotte se avremo ulteriormente rovinato le nostre città, i nostri borghi, le nostre campagne? … Di ville, di ville!

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UN REGALO DI OBAMA ALLE BANCHE *

19 commenti

  1. Francesco

    Insomma forse è meglio costruire in riva al mare, sulle colline, in campagna, sulle dolomiti ricoprendo il nostro paesaggio di cemento come finora accaduto oppure è meglio incentivare l’edilizia con interventi limitati, circoscritti a zone già edificate che, tra l’altro, non costono nulla allo Stato in infrastrutture? La domanda è retorica ma a qualcuno non è molto chiaro.

  2. Giuseppe Marsico

    Essendo del settore (faccio l’Architetto Libero profesionista) seguo con interesse lo sviluppo di questo "Piano casa". E’ vero, i rischi che i soliti noti approfittino di una dereguletion sono reali. Allora che fare? Niente mi sembra improponibile, vista la crisi che attanaglia il settore edilizio come gli altri. Forse riguardare con attenzione quali norme urbanistiche e soprattutto civilistiche risultano oggi obsolete, abrogarle e poi responsabilizzare e attribuire a tecnici preparati e attenti al costruito, al paesaggio, al patrimonio nazionale, ecc. la facoltà di riprendere in mano il pallino della progettazione, oggi purtroppo in mano alle imprese costruttrici e alle grosse immobiliari che trovano sempre qualche tecnico "amico" che firma e si assume responsabilità dietro la copertura della ricca committenza. Forza allora, che gli Ordini e i Collegi professionali scendano in campo in prima persona di concerto con gli organi istituzionali quali regioni, province e comuni quali garanti dell’operato dei loro associati. Solo così la responsabilità professionale dei L.P. sapendo di essere controllata/tutelata dall’organismo di riferimento in situ, starà molto più attenta.

  3. Ciannilli Luigi

    Due "piani" a confronto, non di uno stabile, ma di una specie di ‘politica economica’ all’italiana. Il primo, quanto meno, cerca di rilanciare (quanto meno ci prova) l’economia, attivando il lavoro, gli investimenti e consentendo che attraverso il lavoro chi lo ha perso possa ritrovarlo ed essere autosufficiente nella società. Il secondo mira esattamente al contrario perchè neppure si pone il problema del lavoro e dell’autonomia che esso è in grado di generare, ma mira a consolidare e anzi ampliare l’assistenzialismo e il parassitismo. Non è cosa di poco conto la differenza che passa. E neppure meraviglia che dalla "sinistra", come l’articolo letto, si inneggi più al secondo che al primo. Poi si domandano, a sinistra, perchè con tante idee e progetti brillanti, perdano voti!? Evasione fiscale ed evasione contributiva che, anche questa volta si celerebbe dietro il progetto berlusconiano. Perchè, nonostante lo abbia dichiaro e scritto già da alcuni anni in una lettera (pubblicatami) al Sole 24 Ore nessuno propone di affidare le contabilità di quelle 4 milioni di partite iva di piccoli e medi operatori direttamente all’Agenzia delle Entrate?

  4. Gian Paolo Tozzi

    E di questo provvedimento beneficeranno sempre i soliti noti: i commercianti che si sono arricchiti con gli aumenti spropositati dopo l’introduzione dell’euro, gli evasori fiscali etc. Invece il lavoratore dipendente che ha problemi a pagare il mutuo del piccolo appartamento che si è comprato con sacrifici, o, ancora peggio, chi è in affitto perchè non si è potuto permettere di comprare casa riceverà solo pedate nei denti!

  5. padanus

    Buongiorno, convidido il contenuto dell’articolo sottolineando solo che di buon gusto e di salvaguardia del patrimonio paesaggistico se ne è perso il ricordo ormai da parecchio tempo. Da qualche lustro ormai i contributi di costruzione di molte, troppe, amministrazioni locali sono una posta essenziale per coprire le spese correnti di servizi e stipendi. In pratica si sta brunciando la mobilia per scaldarsi in inverno! Fintanto che questo ricatto di bilancio sarà alla base delle scelte delle amministrazioni locali, non potranno essere evitate le contraddizioni di leggi di tutela paesaggistica che restano solo di facciata, tanto poi l’edilizia è il settore economico con cui gli amministratori più facilmente scendono a patti (expo 2015 docet e Pedemontana pure!). A quando una politica che tenga conto di una prospettiva sul futuro che non abbia come unico sbocco una delirante megalopoli da Torino a Venezia? A quando una politica che proponga l’uso delle risorse del territorio per salvaguardare il territorio consegnatoci dai nostri padri ed eredità per i nostri figli? I have a dream… bruciare le prefetture per salvare i prati ed il paesaggio: finanza derivata addio!

  6. Andrea CAU

    La chiave di lettura del suo testo mi appare quanto meno limitata di fronte a quanto avvenuto negli ultimi anni. La presenza sul territorio di fenomeni di abusivismo edilizio non è di certo da imputare ai cittadini singoli (come se il piano casa fosse la stura a "milioni di protuberanze" sull’italico territorio) ma alle ben più voraci fauci degli escavatori di ditte "perfettamente in regola" (con annesse morti bianche anch’esse "in regola"), che in pochi anni hanno sventrato il nostro territorio. Ha mai sentito parlare delle "Terrazze del presidente"? Credo di no. E’ al corrente che a 30 metri dall’Acquedotto Alessandrino (e dalla strada che da Roma conduceva al territorio dei Simbruini), il VII municipio di Roma ha dato il nulla osta a costruire l’ennesimo centro commerciale con annesse palazzine ovviamente private? Il tutto ad opera della verdissima e sinistrissima giunta di sinistra.

  7. claudi

    Il Bel Paese cosidetto non solo da letterati d’oltralpe romanticamente affascinati da ruderi ricoperti di verzure, ma anche perché il suo territorio presenta una varietà di quadri paesistici unici al mondo per bellezze naturali, per architetture pregiate di mille città e centri minori, per ‘vedute’ straordinarie, per spiagge assolate, ecc. Dopo sono arrivati i piani casa, e ancora piani casa, e poi la ‘modernità’, e poi speculazioni ed abusivismi di necessità: la devastazione del territorio. Abito a Francavilla al mare dove perfino gli ultimi 100 m di spiaggia ancora intatta è stata costruita appena un anno fa, senza che la evidente crisi delle attività turistiche balneari facessero riflettere sulle cause di una tale decadenza. Al confine Pescara che in un decennio si sono costruite volumetrie impressionanti che potrebbero ospitare abitanti per migliaia e migliaia, ma che rimangono macabramente vuote facendo temere (ma speriamo di no) una crisi che può coinvolgere costruttori e banche. E’ mai possibile che nei tempi della IT si debba procedere in maniera così grossolana e si possa procedere con interventi più mirati in grado di valorizzare le risorse largamente e presenti nel Bel Paese?

  8. Roberto ERTOLA

    Da persona di buon senso ritengo opportuna qualsiasi misura che rilanci l’economia in tempi di crisi, specie nel settore edilizio che per definizione comporta un totale afflusso ( o quasi ) di risorse sul mercato interno. Pensare che una casa con una stanza in più possa valere il 30% in meno di prima e che il piano Berlusconi possa essere causa di un crollo generale di valori di mercato delle case del 30-40% o di conseguenze negative sull’economia mi sembra almeno improbabile. I temuti scempi urbanistici non derivano dalla verandina interna, dal bagno in più per i figli o dalla copertura di un balcone o di un solarium (le vere opere che verranno fatte con questa legge e che già ora sono permesse sebbene a prezzo di qualche mancia al geometra) . Vedere in questa misura una possibilità di recessione o di cementificazione del paese è solo un modo della sinistra di opporsi a una misura che appare trasversale, di buon senso ed utile anche a chi non vota ad occhi chiusi.

  9. Francesco

    Mi fanno davvero tenerezza gli economisti che pensano al …lungo periodo. Quanta premura, quante attenzioni per questo futuro irraggiungibile (il futuro del turismo…) Ma non vi accorgete che il mondo va in un’altra direzione?Dietro alla frenesia e alla sfrenata avidità di denaro ( quantità e valore in cambio della qualità) che contraddistinguono l’agire dell’uomo moderno esiste secondo voi lo spazio per una visione a lungo termine, politica, economica o di qualunque tipo essa sia? Esite oggi una visione di lungo periodo che abbia a cuore qualcosa che non sia lucro, denaro? Io, la mia risposta credo di averla già e credo sia su queste cose che occorrerebbe riflettere per capire la vera natura della crisi economica. Bisogna ragionare come ragionano gli uomini e le donne di oggi, siano essi politici, banchieri, commercianti, operai, etc etc. Se io arrivo a far martoriare il territorio del mio comune per sistemare il bilancio con i proventi delle concessioni edilizie, ho già fatto una scelta precisa ed estrema (ho messo i soldi davanti a tutto).E’ questo il vero problema sul quale oggi dovremmo discutere.

  10. sigieri

    Ho fatto recentemente un "Viaggio in Italia" al modo di Guido Piovene; ho trovato il paese mediamente brutto: la maggior parte delle case di costruzione "recente" (dopo gli anni 60) sono state erette in totale spregio del senso estetico e in contrasto con un minimo di rispetto del paesaggio che le accoglie. Le famose città d’arte presentano livelli di degrado nella manutenzione del patrimonio edilizio preoccupanti (muri scrostati, pluviali improbabili, tinteggiature approssimative e se rinnovate di colori improbabili-ad es.i lungarni di Pisa), le strade ed i marciapiedi spesso impraticabili per le sconnessioni. 50 anni di illegalità, di abusi, di sanatorie ci consegnano un paese irriconoscibile. Certo ci sono le chiese, i musei, le gallerie, i monumenti antichi (gestiti spesso in modo approssimativo), ma tutto questo appare ancora più stridente con la situazione edilizia complessiva. Il progetto del Governo peggiorerà la situazione e magari darà il colpo di grazia.

  11. pax2you

    Si parla tanto del piano casa ma ci si dimentica che una parte del piano è costituita dalla svendita di 980.000 case pubbliche (Brunetta). Si parla di prezzi intorno a 1/3-1/4 del valore di mercato. Si riconosceranno agli inquilini gli affitti pagati in passato. Molte case popolari una volta di proprietà andranno ristrutturate. Non basta questo per rilanciare il settore? In Italia sono quasi tutti propietari. Quelli che non lo sono sopravvivono a stento. Alcuni dei nuovi propietari di case popolari rimetteranno in vendita le case a prezzi di mercato. Non e’ meglio concentrarsi sulla costruzione di case per i rimanenti affittuari che vengono strangolati da affitti improponibili? Quelli che vogliono accedere alla proprietà invece sono condannati a mutui di 20 anni come minimo. Bisogna riportare il prezzo delle case a valori umani e non di speculazione. Allora il mercao ripartirà e ci sarà meno disagio sociale.

  12. Cristiani Luigi

    A differenza di altri mi sembra che l’articolo colga in pieno il problema. Strumenti che hanno valenza positiva nel breve periodo sono stati per anni il frutto di una politica economica scriteriata e che non ha permesso al paese una reale crescita. Per pungolare la crescita nel paese ed individuare una via d’uscita a questa crisi bisogna operare sul lato dei consumatori e non solo delle imprese come intende fare il Governo attuale. Spingere i consumi come sottolineato da economisti come N. Kaldor lavorando sulla fascia bassa dei redditi dove la loro propensione marginale al consumo è decisamente più elevata rispetto alle altre fasce e produce l’effetto sul moltiplicatore molto più apprezzabile( α= 1/1-c(1-t) )

  13. Massimo GIANNINI

    Il piano non ha niente di oscuro e mi stupisco che qualcuno ci faccia dei calcoli macroeconomici sopra. L’unico obiettivo non può che essere elettorale. Un piano casa per le elezioni europee è una bella cosa. Non c’entra nulla con l’Europa, nonostante Berlusconi abbia detto che in Europa già lo vogliono copiare (ma come si fa?), ma ha un bell’effetto pubblicitario. E tutti ci sono cascati. La necessità e urgenza di un piano casa con decreto legge è ovvia: le elezioni prossime!

  14. moretta donato

    La miriade di abusivismo esistente deve essere sanato.Questo decreto sul piano casa permette una sanatoria legale all’italiana.

  15. Luca Scopigno

    Trovo deboli le sue obiezioni al Piano casa che ai più maliziosi potrebbero sembrare dettate da pregiudizi. Gli spiriti di semi illegalità, se esistono, non hanno bisogno di piani di alcun genere; in questo caso, anzi, verrebbero regolamentati regalando qualche beneficio pubblico. I turisti, poi, non verrebbero più da noi? E perché? Semmai, troveranno più spazio nelle case che prenderanno in affitto (è una battuta). Nel Belpaese, gli scempii peggiori sono pubblici e legalissimi e, nella maggior parte dei casi, sono stati voluti (o autorizzati) dagli stessi personaggi che oggi sono in prima fila contro il progetto del governo.

  16. Giorgi Silvano

    La cosa più preoccupante di questa proposta è che per l’ennesima volta in Italia anzichè rimboccarsi le maniche e dare un "carattere" all’economia del nostro paese si continua ad alimentare il settore immobiliare, che null’altro è che un evoluzione non troppo astuta dello "scavar buche per poi ricoprirle" di stampo Keynesiano. L’opposizione al piano del governo inoltre è poi più populista del governo stesso, e critica la proposta osservando che in Italia la domanda edilizia in crescita riguarda alloggi popolari: la realtà è che gli italiani non chiedono "una casa popolare", ma una casa che "possono permettersi", e le due cose sono ben diverse. Il problema vero è che esiste una bolla immobiliare (quante case sfitte si possono vedere in giro? Quanti villaggi da microvillette di 60mq sono ferme e invendute da anni?), che nessuno si è mai preso il coraggio di sgonfiare. Chiediamoci: i prezzi oggi richiesti per le case, rispecchiano veramente il valore degli immobili? Non c’è molta differenza tra gli "assets tossici" nel bilancio delle multinazionali americane e le case che molti italiani stanno acquistando al prezzo di sacrifi enormi, dovendo sostenere mutui per pagare.

  17. Luigi Zoppoli

    Al di là della sua demagogica, infima strumentalità politica il piano casa denota e conferma una visuale gretta e miope che parla alla pancia del paese, all’utilità immediata e gretta. Siamo un paese annichilito rispetto al futuro, incapaci di realizzare che quanto faremo oggi avrà riflessi e conseguenze sulla vita concreta futura di ciascuno di noi. E nello specifico del pian casa, c’è chi raglia di piano casa che da fastidio ai sinistri. Costoro, che assumendomene la responsabilità definisco imbecilli, fingono di non vedere la devastazione urbana, paesaggistica ed ambientale che rende questo patrimonio insostituibile e prezioso sempre meno fruibile da parte di tutti. Turismo compreso, settore economico che sia pure con andamente fletttente vale l’8% circa del PIL. Non capire questo, sta a significare che si è del tutto incapaci di prospettive e quindi di governare. Luigi Zoppoli

  18. Carlo Salone, Facoltà di Economia, Università di Torino

    In generale, come indicato da Manasse in altro articolo, l’eventuale impatto macroeconomico del provvedimento nel medio periodo sembra assai ridotto. Gli stessi effetti sul piano paesaggistico e ambientale non aggraveranno più di tanto una situazione già largamente compromessa. Gli aspetti che mi paiono invece meritevoli di sottolineatura sono altri: 1) il peso ideologico della proposta, che veicola in modo ruspante il modello di un capitalismo di piccoli proprietari insofferenti alle regole e dediti al proprio “particulare”; 2) la totale assenza di finalità “pubbliche” nel sedicente “piano-casa”, che trascura deliberatamente gli obiettivi di rafforzamento di un’offerta residenziale per fasce sociali deboli e che, anzi, è accompagnata da ipotesi di privatizzazione del patrimonio residenziale pubblico; 3) il riemergere della vecchia idea sul ruolo anticiclico dell’edilizia, nel bel mezzo di una crisi che proprio dalla bolla immobiliare trae origine. Un capolavoro di comunicazione populista.

  19. peppe

    Scrivo da Ischia, uno dei posti piu’ belli del Mediterraneo, che in una domenica grigia mostra tutta la sua bruttezza con il disordine di sopraelevazioni, terrazzi coperti, verande chiuse con alluminio anodizzato su case per la maggior parte abusive costruite in zone a rischio sismico e idrogeologico senza criteri elementari di abitabilità, decenza estetica ed inserimento paesistico. Se, per mera ipotesi, si "svincolasse" il territorio, nel giro di sei mesi ci sarebbe un’orgia edilizia dove la gente brucerebbe quello che resta della sua liquidità, senza peraltro la possibilità di recuperarla con una ipotetica futura rendita fondiaria. Infatti a quel punto l’isola sarebbe persa per il turismo, una mera appendice galleggiante del peggior hinterland napoletano. Non c’e’ nessuna "politica economica" nel vellicare istinti e culture retrograde, ma solo furbizia elettorale di second’ordine. La vera politica economica sarebbe invece quella di incentivare la ristrutturazione ecoedile (con criteri stringenti) del patrimonio abitativo, la beatificazione degli ambiti urbanizzati,ecc., qualificando la formazione professionale degli imprenditori edili e dei tecnici comunali.

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