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CONTI SEPARATI TRA EURIBOR E MUTUI

Con l’entrata in vigore dell’euro, l’Euribor è diventato il tasso al quale le banche primarie scambiano tra loro i depositi interbancari a termine denominati in euro. Ma ha anche un’influenza immediata sui tassi variabili dei mutui. E un parametro così importante per la vita dei cittadini europei viene calcolato non in base a dati oggettivi ripresi direttamente dal mercato e con procedure a esso integrate, ma in base a contributi volontari delle stesse banche. Il dubbio è che possa essersi stabilizzato un sistema di calcolo inadeguato e inefficiente.

Dovrebbe essere scontato presumere che nell’ambito della comunità finanziaria tutti sappiano cos’è il tasso Euribor. Da tempo, ho promosso un dibattito all’interno della Associazione italiana degli analisti finanziari (Aiaf) incentrato sul problema dell’Euribor, ma penso che sia utile una discussione più ampia.
Appare opportuno spiegare chiaramente ai cittadini le problematiche tecniche, poiché l’Euribor ha un impatto immediato sui tassi variabili dei mutui che le banche applicano ai loro clienti.

CHE COS’È L’EURIBOR E COME VIENE CALCOLATO 

Euro Interbank Offered Rate rappresenta il benchmark di riferimento per l’euro e per i relativi mercati dei capitali. Con l’entrata in vigore della nuova moneta europea il 1° gennaio 1999 per i 12 paesi aderenti al Trattato, è diventato il tasso al quale le banche primarie scambiano tra loro i depositi interbancari a termine denominati in euro. Viene considerato comunemente affidabile e significativo per il semplice fatto storico che fa riferimento a un grande mercato integrato con una singola moneta, per la partecipazione di un elevato numero di primarie banche con rating creditizio di massimo livello, per un codice di condotta consolidato e per un comitato indipendente di esperti del marcato, lo Steering Committee, che sovraintendono all’applicazione del codice di condotta e monitorano lo sviluppo del mercato. Il comitato è sponsorizzato sia dalla Federazione delle banche europee (Fbe) che rappresenta gli interessi di circa 4.500 banche in ventiquattro stati membri dell’Unione Europea, nonché di Norvegia, Svizzera e Islanda, sia dalla Financial Markets Association (Aci).
Il processo di calcolo è diviso in quattro fasi: contribuzione, verifiche preliminari, calcolo e pubblicazione. Entro le ore 10.45 le banche del panel inseriscono volontariamente i propri dati in pagine di contribuzione telematiche del sistema informativo della società Reuters Ltd. I dati   possono essere corretti e aggiornati fino alle ore 11. Allo scoccare di quest’ora, gli addetti al calcolo della società Reuters lanciano le procedure di elaborazione che calcolano una media semplice dei dati scartando il 15 per cento delle contribuzioni di valore maggiore e il 15 per cento delle contribuzione di valore inferiore. Il calcolo viene ritenuto valido se almeno dodici soggetti hanno contribuito. In caso contrario, la Reuters si prodiga con telefonate e contatti diretti a sollecitare la contribuzione. (1)
A questo punto, per calcolare l’indicizzazione di un mutuo a tasso variabile le banche negoziano come addendo al tasso variabile (l’Euribor) uno spread aggiuntivo che sostanzialmente quantifica il costo del merito creditizio, ovvero del rischio, del mutuatario.

I DUBBI SULLA PROCEDURA

Perché i cittadini europei sono costretti a sottoscrivere con le banche contratti di mutuo a tasso variabile che prevedono di utilizzare l’Euribor come parametro di indicizzazione, quando questo parametro appare storicamente influenzato dal fluttuare del rischio di credito tra le controparti bancarie? In altre parole, perché chi sottoscrive il mutuo, attraverso il tasso Euribor, viene assoggettato a pagare un costo che è in relazione non a un rischio proprio, bensì al rischio di merito creditizio tra banche, e ciò per tutto l’arco temporale di esistenza del mutuo? Il metodo di calcolo con cui viene elaborato il tasso Euribor potrebbe dar luogo a inefficienze o addirittura a rischi di manipolazione da parte del sistema bancario?
Ciò che lascia più perplessi nella procedura è che il dato Euribor viene calcolato come contribuzione volontaria e non come sistema di calcolo integrato al suo mercato sottostante. Un parametro così importante per la vita dei cittadini europei viene calcolato non in base a dati oggettivi attinti direttamente dal mercato e con procedure a esso integrate, ma in base a contribuzioni volontarie, eventualmente sollecitate da una telefonata e potenzialmente soggette anche a un rischio di intervento discrezionale.
Il comitato garante della produzione del tasso Euribor, che viene definito “indipendente”, si riunisce di norma un paio di volte all’anno a Bruxelles ed è composto da esponenti e rappresentanti delle banche contributrici. I tassi Euribor (1 mese, 3 mesi e 6 mesi) costituiscono di fatto una “metrica” di riferimento in area euro per tutto il mondo finanziario e per l’economia europea in generale. Ma se analizziamo attentamente la serie storica, emerge che questa presenta numerosi picchi, con forti discontinuità e che le variazioni improvvise e rilevanti non sono un caso isolato. Come mostra il prospetto dei maggiori incrementi del tasso Euribor a partire dal 1 gennaio 1999 fino al 29 novembre 2007, data in cui si è avuto l’incremento più eclatante: + 15,35 per cento rispetto al giorno precedente.

 

Ci pare che variazioni giornaliere di questa consistenza potrebbero rivelare una certa criticità del parametro e del sistema con cui viene calcolato, oppure un problema di efficienza del mercato interbancario sottostante. O anche di una combinazione di entrambe le ipotesi. Tanto più che l’impatto di tali variazioni dell’Euribor sui mutui a tasso variabile è sempre immediato e molto significativo.
Il parametro viene generalmente accettato come un tasso istituzionalizzato, ma i dubbi sulla procedura di calcolo e sul modo in cui viene utilizzato per i mutui restano.
Vista la sua rilevanza sociale , sarebbe utile promuovere una serie di studi indipendenti volti a verificare la reale significatività storica del dato Euribor rispetto al complesso delle transazioni avvenute sul sistema interbancario.
Il dubbio legittimo è che possa essersi stabilizzata una procedura di calcolo inadeguata e inefficiente, che offre al pubblico degli utilizzatori un risultato meno significativo di quanto dovrebbe essere. E per di più penalizzante per chi ricorre ai mutui bancari.

(1) Per dettagli vedi: www.euribor.org

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COMMENTO A “UNA POLITICA FISCALE CONTRO LA CRISI”

10 commenti

  1. Roberto Ferulano

    Mi pare che il rischio di credito (ossia di fallimento di una banca) non sia stato mai storicamente così importante fino a marzo 2008 (fallimento Bear Stearns). C’è sempre stata una differenza (spread) tra l’Euribor e il tasso di riferimento della BCE. Questa differenza, implicitamente, incorporava certamente il rischio di credito. Siccome, però, le banche non falliscono (verità messa in discussione solo recentemente) questa differenza risultava sempre piccola (meno dello 0.5%). Ora le cose sono cambiate, ma con il senno di poi sono buoni tutti a ragionare.

  2. Zeno Ordan

    Qual è la posizione delle banche centrali dei Paesi CEE in merito a tale modalità di calcolo? Vista l’attuale situazione è auspicabile un intervento diretto, se attuabile, per rendere maggiormente veritiero il dato e non più definito unicamente da banche che possono loro stesse essere in difficoltà ed agire conseguentemente.

  3. casalinga veneziana

    Vi ringrazio per le spiegazioni che date sempre su tutti gli argomenti che riguardano i consumatori vorrei se possibile però che mi spiegaste bene questa cosa: mia figlia ha acceso un mutuo bancario per 200.000.000 di LIRE nel 1999 a tasso variabile. Dal 1° gennaio di quell’anno ( la rata è mensile) c’è stato,piccolo ma c’è stato, un aumento finché si arriva all’odierno che da una rata di circa 400€ mensili siamo arrivati ad una di 640€ sempre mensili. Alla Banca, questa è la novità, le hanno detto che molto probabilmente dal prossimo mese avrà una riduzione rata di circa 40-50 € mensili. Ora io mi chiedo come sia possibile avere un aumento di oltre 240€ mensili (dal tasso iniziale del 4-4,5% all’attuale 7-8%) mentre adesso lo riducono di così poco essendo andato l’Euribor giù del 3%? mi potete dare dei chiarimenti e dirmi che cosa potrei dire alla Banca? Scusate ill mio scrivere ma sono una semplice casalinga e i termini finanziari non sono il mio forte.

  4. Bojan Buric

    Sarebbe altrettanto interessante capire la procedura di calcolo di EURIRS e la (eventuale) relazione con le dinamiche di EURIBOR. Posso capire le repentine fluttuazioni di EURIBOR ma non quelle di EURIRS a 30 anni.

  5. Massimo GIANNINI

    In commenti precedenti avevo scritto che per dare un contributo vero alle famiglie bastava sganciare i mutui dalla indicizzazione all’EURIBOR. Quest’ultimo infatti è un parametro favorevole alle banche, volatile e non facilmente controllabile da chi ha sottoscritto un mutuo. In pratica è un parametro stabilito esclusivamente nell’interesse degli erogatori di mutui. Un semplice parametro d’indicizzazione, in vigore in alcuni paesi europei, è quello basato su rendimenti o indici dei titoli di stato. E’ sicuramente un parametro più equilibrato e trasparente, meno volatile e "indipendente" rispetto alle parti che negoziano il mutuo. Domandiamoci un po’ perché non lo si voglia adottare?

  6. Andrea Dossena

    A minare ulteriormente la presunta "oggettivita’" dell’euribor vi sono anche andamenti quantomeno sospetti in occasione di alcune date importanti. Ad esempio, da un paio d’anni con un tempismo impressionante si assiste negli ultimi giorni di novembre (+0.64 il 29 novembre 2007, +0.218 il 27 novembre 2008 per quello a un mese) a un’impennata dell’euribor, che dopo pochi giorni ritorna sui suoi passi. Il fatto che l’euribor di (fine) novembre sia usato per calcolare la rata dei mutui di dicembre e quindi per chiudere i conti annuali delle banche e’ ovviamente una pura coincidenza.

  7. Piero Torazza

    Il problema, a mio parere, non è tanto l’ Euribor, in quanto è ovvio ed inevitabile che il sistema bancario ci marci sopra essendo una autocertificazione! Il problema è che la mancanza di portabilità reale, spesso bloccata anche dal governo in cambio di altri fattori (es. compensare la Robin Tax), non consente ad un mercato disinformato e disarmato di funzionare efficacemente.

  8. Alessandro Torresan

    Simili interrogativi erano stati sollevati dal Financial Times qualche mese fa a proposito del LIBOR: http://ftalphaville.ft.com/blog/2008/04/16/12362/a-loss-of-faith-in-libor-for-desking/

  9. Luca Segala

    Può forse non sembrare giusto che il costo del denato per la clientela includa anche il rischio di credito del settore bancario (che è diverso dal rischio di controparte), ma ‘Euribor rappresenta il costo opportunità per le banche ed è quindi la base per determinare il costo del denaro per la clientela. Con l’attività di credito la banca eroga migliaia di finanziamenti per diversificare il rischio ed ottenere economie di scala, ma non riesce ad eliminare il rischio sistemico che non tanto il singolo, ma più crediti non possano essere recuperati. Implicitamente è come se una parte del costo del credito derivasse non solo dalla rischiosità di colui che riceve il prestito, ma anche dalla rischiosità di tutti gli altri ai quali la banca ha erogato credito. Ma questo rischio sistemico è anch’esso un costo per la banca che viene diviso tra tutti crediti proprio perchè da essi deriva. Se poi il metodo di calcolo è poco trasparente o genera risultati troppo volatili (curioso siano state riportate solo quelle positive), basterebbe demandarne il calcolo ad un’autorità pubblica che garantisca correttezza e trasparenza.

  10. Antonio Lo Nardo

    E’ difficile dare una risposta certa alla casalinga veneziana: occorrerebbe leggere le clausole del contratto di mutuo. Va però tenuto presente che nella maggior parte dei casi le variazioni dei tassi hanno un impatto forte sulle rate iniziali del mutuo, e questo effetto va via via diminuendo man mano che si arriva alla scadenza finale (cosiddetto piano di ammortamento francese).

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