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CONTROMANO IN AUTOSTRADA

Il governo ha una politica contraddittoria verso il settore autostradale. Critica le concessionarie per gli investimenti insufficienti e per i flussi di cassa dirottati verso operazioni finanziarie. Ma alla fine decide solo un rinvio di quattro mesi degli incrementi delle tariffe. Mentre il decreto anti-crisi contiene norme che modificano radicalmente la normativa Cipe e il suo obiettivo di mantenere i profitti delle concessionarie entro un livello congruo rispetto al capitale investito. Abolito anche l’obbligo di trasmettere gli schemi di convenzione alle Camere.

Il ministro Tremonti ha recentemente espresso forti critiche nei riguardi delle concessionarie autostradali: investimenti insufficienti e in grave ritardo, flussi di cassa dirottati verso operazioni finanziarie o dividendi. Ha anche accennato a una tesi sviluppata in un mio recente libro (1): gran parte della rete sarebbe già stata ampiamente ammortizzata alla fine degli anni Novanta. Si sarebbero potuti abolire i pedaggi, o devolverli come imposte allo Stato, se non fosse per una infelice privatizzazione.

UN RINVIO VANTAGGIOSO

Alle critiche ha fatto seguito un modestissimo intervento: il rinvio di quattro mesi degli incrementi tariffari autostradali, saranno in aprile invece che a gennaio.
Per contro, nello stesso articolo 3 del decreto legge 185, il decreto “anti-crisi”, vi sono altre misure a favore del settore. Viene abrogata la norma voluta da Antonio Di Pietro che prevedeva l’estinzione delle concessioni per quei concessionari che non aderissero alla convenzione unica. (2) Inoltre si prevede che “le società concessionarie, ove ne facciano richiesta, possono concordare con il concedente (cioè con l’Anas) una formula semplificata del sistema di adeguamento annuale delle tariffe di pedaggio basata su di una percentuale fissa, per l’intera durata della concessione, dell’inflazione reale (…)”. Se si lascia la facoltà di scelta alle concessionarie, è ovvio che aderiranno solo se ritengono il cambiamento a loro favore. Poiché si tratta di un mutamento che avrà effetti sull’intera durata della concessione, possono ricavarne un vantaggio enormemente maggiore del costo di rinviare di quattro mesi l’adeguamento delle tariffe.

POLITICHE INCOERENTI

C’è da chiedersi allora quale sia veramente la politica del governo verso questo settore. Da un lato, le critiche di Tremonti e il rinvio degli adeguamenti tariffari mandano all’opinione pubblica un segnale di severità del governo. Dall’altro, si introducono norme, di cui il pubblico non può percepire la rilevanza, che vanno in direzione opposta. Ricordiamo, per inciso, che le concessionarie inspiegabilmente non furono incluse nei settori colpiti dalla “Robinhood tax”.
Quanto alla “formula semplificata” di ancoraggio all’inflazione, ne abbiamo già criticato (articolo 1, articolo 2) l’applicazione alla nuova convenzione di Autostrade, principalmente perché stravolge tutta la normativa elaborata dal Cipe negli anni. Questa perseguiva l’intento di regolare le tariffe con l’obiettivo di contenere i profitti delle concessionarie entro un livello “congruo” rispetto al capitale investito, anche mediante la revisione periodica dei piani finanziari. Se si applica la “formula semplificata” viene invece a cadere ogni possibilità di contenere i profitti e l’intero beneficio dell’incremento del traffico resta acquisito alla concessionaria, per tutta la lunga durata delle concessioni.
Negli interventi precedenti lamentavamo anche l’assenza di una politica uniforme per il settore: l’articolo 3 del “decreto anti-crisi” non rimedia a questa carenza, lasciando alle singole concessionarie di optare per il regime tariffario da loro preferito. Non dovrebbe essere invece il governo a stabilire quale sia il regime tariffario da applicare a tutte?
Infine, per quanto riguarda la trasparenza, viene abolito l’obbligo di trasmettere gli schemi di convenzione alle Camere. Aspetti così rilevanti come convenzioni e tariffe restano sempre più oggetto di accordi bilaterali tra Anas e concessionarie, le convenzioni sono considerate contratti tra due società (anche l’Anas è una spa) e pertanto documenti riservati, viene escluso il vaglio del Cipe e del Nars.

(1) Giorgio Ragazzi, I Signori delle autostrade, Il Mulino.
(2) Articolo 2, commi 87 e 88, legge 286/2006.

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UNA POLITICA FISCALE CONTRO LA CRISI*

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  1. Andrea Colletti

    Buon articolo che pero ha il limite di non spingersi più in là. Basterebbe vedere la vicinanza politica dei signori delle auostrade con l’attuale governo nonché come alcuni facciano parte dei "furbetti dell’Alitalia" come Toto (un nipote dei quali é anche deputato), Benetton e altri. In poche parole é tutta una operazione di facciata che può essere fatta anche grazie al fatto che l’informazione in Italia non esiste.

  2. M.Giberti

    Basta scorrere l’elenco degli Azionisti di CAI per ritrovare quasi tutti i nomi di chi da decenni sta spolpando il nostro povero paese profittando delle privatizzazioni e concessioni dei beni pubblici sconsideratamente svendute a debito negli ultimi anni e sistematicamente depredate. Il governo sembra più che complice addirittura sottomesso a questa gruppetto di profittatori; Berlusconi,, uno dei primi sfruttatori di concessioni, sembra quasi succube e obbligato a favorirli in base a chissà quali compromissioni o ricatti. Leggevo che sembra che addirittura Putin stia cercando di fermare i suoi "furbetti" meglio definiti come "oligarchi". Potrà mai accadere da noi? Depredando il paese stanno depredando la gente che comincia a non farcela più a nutrire con il suo lavoro questa congrega di parassiti. Se si rendono conto che stanno ammazzando la gallina, che intendono fare? Io penso che si tengano sempre pronti a scappare lontano a godere finalmente quello che hanno così immoralmente guadagnato a scapito nostro. Forse è meglio augurarselo; sarebbe il male minore.

  3. Sergio

    Ma tra i soci CAI, con il 12,5% del capitale, non c’è ATLANTIA spa, ex-Autostrade spa ?
    Se così è, potrebbe essere una spiegazione…

  4. Massimiliano Amirfeiz

    Nell’articolo dice: "Infine, per quanto riguarda la trasparenza, viene abolito l’obbligo di trasmettere gli schemi di convenzione alle Camere. Aspetti così rilevanti come convenzioni e tariffe restano sempre più oggetto di accordi bilaterali tra Anas e concessionarie, le convenzioni sono considerate contratti tra due società (anche l’Anas è una spa) e pertanto documenti riservati, viene escluso il vaglio del Cipe e del Nars." Credo che questa cosa sia molto grave, in quanto nega al parlamento di effettuare i controlli del caso, e all’opinione pubblica di informarsi. Le chiedo se puo’ essere piu’ esplicito ed indicarci dove e con quale articolo/comma si sia proceduto a questo "scippo". Ho provato a cercare nel Decreto Legge 185/2008 "anti-crisi" ma non sono riuscito a trovare il punto relativo.

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