Lavoce.info

CHI FA OPINIONE SUGLI IMMIGRATI

Secondo un sondaggio della primavera 2007, il 73 per cento degli italiani ritiene che l’immigrazione abbia un impatto negativo sul paese. Opinioni sulle quali incidono in modo rilevante aspetti sociali e culturali, influenza degli organi di informazione compresa. Ma l’importanza della relazione tra mass media e opinione pubblica non deve offuscare il ruolo giocato da eventi reali, come l’incidenza dell’immigrazione clandestina nelle diverse aree geografiche. Un’analisi che per gli Usa riserva qualche sorpresa. Ma che da noi è impossibile, perché mancano i dati.

Anche nel mezzo della crisi finanziaria il tema dell’immigrazione continua ad attirare molta attenzione, soprattutto in Italia. È di qualche giorno fa la proposta da parte dei senatori della Lega Nord di bloccare per due anni i flussi di immigrati regolari nel nostro paese.
È dunque opportuno farsi un’idea più chiara sulla posizione dell’opinione pubblica su di un tema così cruciale. E non bisogna essere Berlusconi per convincersi che l’opinione pubblica sulle questioni all’ordine del giorno costituisca -a seconda delle circostanze- un vincolo stringente o un volano decisivo per le politiche attuate dal governo in carica.

IMMIGRATI E OPINIONI

Secondo la teoria economica un afflusso maggiore di immigrati con un certo tipo di qualifiche professionali dovrebbe avere effetti negativi sui salari e sull’occupazione di quei cittadini residenti che hanno un livello simile di qualifiche. A tale proposito, una recente letteratura (1) giunge alla conclusione che l’opinione degli individui a proposito dell’immigrazione è sistematicamente correlata con la loro posizione sul mercato del lavoro, in maniera coerente con quanto suggerito dal modello economico. Ad esempio un recente contributo di Anna Maria Mayda (2) mostra come nei paesi in cui gli immigrati hanno qualifiche più basse della popolazione originaria i cittadini sono tanto più favorevoli ad una limitazione del numero di immigrati, quanto più il loro livello di istruzione è basso: questo è ad esempio il caso dell’Italia. Un articolo recente di Giovanni Facchini e Anna Maria Mayda (3) ottiene poi il risultato che, in quegli stessi paesi, l’avversione nei confronti dell’immigrazione cresce al crescere del reddito individuale: ciò può essere spiegato dal fatto che -con un sistema tributario progressivo- il finanziamento di un’espansione dello stato sociale a vantaggio degli immigrati ricade in misura maggiore sugli individui più ricchi.
La correlazione tra istruzione e opinione sull’immigrazione potrebbe però essere spiegata da fattori culturali, cioè dal fatto che la diffidenza verso gli immigrati come individui “diversi” è probabilmente meno intensa, quanto più elevato il livello di istruzione. Ma –come sottolineato da Facchini e Mayda- i fattori culturali da soli non sono capaci di spiegare il risultato empirico secondo cui la relazione tra livello di istruzione e sentimenti anti-immigrazione diventa di segno positivo quando gli immigrati hanno qualifiche più elevate della media della popolazione nativa.
L’analisi statistica dà il suo meglio nell’analizzare le correlazioni a livello microeconomico; molto più ostico spiegare le differenze nell’opinione pubblica “media” sull’immigrazione tra i diversi paesi. E ci sarebbe di che spiegare: un recente sondaggio raccolto dal Pew Center (4) mostra differenze vertiginose tra l’Italia e gli altri paesi occidentali. Secondo questo sondaggio il 73% degli italiani intervistati ritiene che l’immigrazione abbia un impatto negativo sul paese, e solo il 17% pensa che l’impatto sia positivo. A titolo di confronto, il paese occidentale con il dato più vicino all’Italia è la Gran Bretagna, con un 48% di valutazioni negative e un 44% di positive.

GLI EFFETTI DELLA TV

Certamente non mancherà chi voglia attribuire questa differenza di opinioni alla debolezza dell’economia italiana nella competizione internazionale. Penso invece che gli aspetti sociali e culturali siano più rilevanti. Come sottolineato qualche mese fa da Tito Boeri su Repubblica (5), i media potrebbero giocare un ruolo importante, tenuto conto del fatto che il tema dell’immigrazione non è politicamente neutro, ma tipicamente favorisce i partiti conservatori. Giornali e televisioni i cui proprietari hanno una collocazione ideologica a destra potrebbero essere indotti a coprire di più il tema dell’immigrazione, affrontandolo con toni sistematicamente negativi e spostando così i voti a destra.
Non si può tuttavia escludere l’ipotesi più benigna, secondo cui i cittadini stessi scelgono di ricevere le notizie dai media ideologicamente più vicini: non si tratterebbe di persuasione ma di libera scelta. Ciò può valere anche nei confronti macro tra i diversi paesi: forse gli italiani sono in media poco aperti ai contatti con gli stranieri, e i media semplicemente si adeguano a queste preferenze.
Tornando al livello micro, un’analisi che sto conducendo con Facchini e Mayda su dati raccolti negli USA dal consorzio CCES (6) durante la campagna elettorale del 2006 mostra la presenza di correlazioni importanti tra il telegiornale della sera preferito e le opinioni sul tema specifico dell’immigrazione clandestina, anche controllando per fattori come il reddito, l’istruzione e le idee politiche della persona intervistata. Ad esempio chi guarda abitualmente Fox News, il canale di Rupert Murdoch, ha l’8% di probabilità in più (rispetto agli spettatori abituali di CBS, ABC o NBC) di essere contrario al disegno di legge Kennedy-McCain, il quale prevedeva un iter di regolarizzazione per gli immigrati clandestini. Il risultato sorprendente è che i spettatori abituali di CNN hanno lo stesso atteggiamento negativo di chi guarda Fox News. Ciò può essere spiegato dal fatto che –pur su un canale televisivo dalla fama liberal- il telegiornale di CNN è condotto da Lou Dobbs, notorio per le sue posizioni intransigenti sul tema. A proposito di selezione versus persuasione, ogni tentativo di controllare in maniera più esaustiva per le preferenze politiche degli intervistati porta a rivedere verso il basso la stima della correlazione con Fox News (dal 10 all’8%), mentre ciò non accade per CNN.
L’importanza della relazione tra media e opinione pubblica non deve offuscare il ruolo giocato dagli eventi reali, in questo caso la diversa incidenza geografica dell’immigrazione clandestina. Ebbene, un altro risultato forse inaspettato della nostra analisi è che i cittadini residenti in stati con una percentuale maggiore di clandestini sono sistematicamente più favorevoli al piano Kennedy-McCain di regolarizzazione. Sarà vera la stessa cosa per le regioni italiane?

 

(1) https://www.lavoce.info/articoli/-immigrazione/pagina1000688.html
(2) Anna Maria Mayda, “Who is against immigration?  A cross-country investigation of individual attitudes toward immigrants”, Review of Economics and Statistics, Agosto 2006, 88(3): 510-530:http://www9.georgetown.edu/faculty/amm223/immpolpref.pdf
(3) Giovanni Facchini e Anna Maria Mayda, “Individual attitudes towards immigrants: Welfare-state determinants across countries.” Di prossima pubblicazione su Review of Economics and Statistics:
http://www9.georgetown.edu/faculty/amm223/FacchiniMaydaWelfareImm.pdf
(4) Richard Wike per Pew Global Attitudes Project, “Italy’s Malaise: La Vita Non É Cosí Dolce”, 17 Gennaio 2008:
http://pewresearch.org/pubs/695/italys-malaise-la-vita-non-e-cosi-dolce
(5) Tito Boeri, “Una norma pericolosa” Repubblica, 21 Maggio 2008.
(6) I risultati preliminari dell’analisi sono disponibili a richiesta. I dati CCES sono pubblicamente disponibili sul sito http://web.mit.edu/polisci/portl/cces/commoncontent.html

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Perché le regole Ue sulla migrazione restano "preistoriche"
Leggi anche:  Dalle banlieues alla Corte suprema: campanelli d'allarme sull'integrazione

Precedente

PAESE PER PAESE COME SI SALVANO LE BANCHE

Successivo

LA CRISI, IL MERCATO E IL PENSIERO LIBERALE *

16 commenti

  1. raldiri mario

    Dunque la “diffidenza” verso il problema dell’immigrazione sarebbe frutto di un “pregiudizio culturale” ( influenzato inoltre dai mass-media). Le statistiche parlerebbero chiaro, per quanto riguarda l’Italia; stando all’articolo in oggetto. Tuttavia, ritengo che uno Stato più ordinato (con servizi pubblici non alla mercè dei “capricci” dei dipendenti pubblici che li elargiscono, con mezzo Paese non in mano alla malavita e al malaffare, con un minor profluvio di parole e di formalismi burocratici ed un maggiore e più concreto senso delle cose e dei meriti/colpe dei singoli cittadini, etc.) sarebbe in grado di gestire meglio il problema dell’immigrazione (con più afflussi programmati e minori sanatorie). Per quanto riguarda il problema del lavoro ( il ritornello ormai stucchevole del “vengono a fare i lavori che gli italiani rifiutano di fare”), ora che la crisi economica e produttiva è scoppiata non esiste, secondo voi, alcun diritto di precedenza per il lavoro e per i bisogni primari per i cittadini italiani (figli e nipoti di chi nel dopoguerra ha lavorato sodo per raggiungere il tenore di vita attuale, pagando le tasse e i contributi)?

    • La redazione

      Tendenzialmente sono contrario ad un diritto di precedenza per i cittadini nativi per un dato posto di lavoro. Dall’osservazione della realtà mi sembra piuttosto di vedere fenomeni di segno opposto, ovvero di discriminazione contrattuale a danno degli immigrati regolari. Un tipico caso e’ quello dei contratti di affitto residenziali. Per quanto concerne poi i contratti di lavoro io non sottovaluterei l’ipotesi che per certe mansioni con qualifiche basse gli immigrati facciano solo concorrenza a se stessi.

  2. Alessandro Abati

    L’immigrazione è ovviamente un fenomeno sociale, con anche impatto economico, che viene regolato da leggi che sono frutto della politica prima che di atti amministrativi. Pertanto, la quantità, ma soprattutto, la qualità di tale fenomeno dipende fortemente dal grado di provincialismo ovvero dalla capacità di visione della classe politica. In molte aree del nostro paese, gli italiani sono esasperati dal frutto acerbo o marcio che deriva da politiche miopi, provinciali e senza alcuna strategia. Se paragono l’italia ad altri paesi, mi rendo conto che da noi le regole sono frutto di ideologie aperte o chiuse allo straniero, in base alla “stagione” politica. Della qualità dell’immigrato come risorsa, non v’è traccia. Il tutto sembra una commistione impropria fra il sacrosanto diritto di concedere asilo a chiunque soffra nel mondo, con però il requisito della disponibilità a lavorare. Invece, anche ai cittadini Europei che vogliano emigrare all’estero vengono richieste credenziali e documenti che hanno l’intento di innalzare il livello della qualità dell’immigrazione (Ethical Rating?). Così che l’afflusso dall’estero davvero contribuisca ad arricchire alle comunità domestiche.

    • La redazione

      sono assolutamente d’accordo con l’idea che gli immigrati (come i cittadini nativi, del resto!) sono una risorsa che va apprezzata. Naturalmente va evitata la generalizzazione altrettanto nociva, secondo cui tutti gli immigrati sono bravi lavoratori e nessuno di loro e’ un criminale. In un paese come il Canada esiste un sistema di permessi di immigrazione "a punti", attraverso cui si valutano anche le qualifiche professionali e il livello di istruzione di chi vuole entrare nel paese. A seconda delle esigenze produttive e sociali del paese, un tale sistema permette di estendere l’accesso alla manodopera generica in un dato periodo, e a quella qualificata in un altro. Non sono iper-competente su questo tema specifico, ma mi sembra un’idea interessante. Certamente meglio di un blocco totale dei flussi.

  3. Giancarlo

    Ho sposato una ragazza extracomunitaria (albanese), poichè si è laureata in Italia e parla perfettamente l’italiano non ci sono problemi. Noto però che c’è molta ignoranza e un razzismo strisciante. Sarebbe necessario incentivare l’immigrazione “alta” e non rendere impossibile vivere in Italia per i neo-laureati. Oggi spendiamo per la loro istruzione e non “sfruttiamo” la loro professionalità.

    • La redazione

      Gli immigrati sono diversi per qualifiche professionali e livello di istruzione, e vi sono buone ragioni per ritenere che gli immigrati altamente qualificati possano dare un contributo economico e sociale importante al paese che li ospita. Vale comunque il principio della concorrenza: gli immigrati altamente qualificati probabilmente competono con i nativi altamente qualificati per gli stessi posti di lavoro (almeno nel breve periodo), quindi ci sarà sempre qualcuno che non sara’ favorevole ad un’immigrazione massiccia di questo tipo. Ma il tessuto produttivo italiano potrebbe avere esattamente bisogno di immigrati con qualifiche basse. In ogni caso, l’aspetto importante che si tende a dimenticare e’ l’incremento nel medio-lungo periodo della domanda di beni da parte dei nuovi immigrati: questo aspetto allenta il vincolo dei "posti di lavoro dati" che vale nel breve periodo.

  4. Alberto Lusiani

    A me pare evidente che il primo responsabile della cattiva opinione diffusa in Italia sugli immigrati è lo Stato italiano. È lo Stato italiano che ha privilegiato l’immigrazione illegale, dotandosi di norme vessatorie e assieme limitandosi a distribuire ridicoli fogli di via a chiunque arrivasse illegalmente, poi garantendo continue sanatorie e dando agli illegali precedenza perfino sui profughi di guerra che avevano fatto regolare domanda dai loro Paesi. È lo Stato italiano che ha favorito l’immigrazione con le qualifiche più basse di tutta Europa, che offre servizi pubblici miserabili (come scrive l’Economist) e solo facendo lunghe file, che non e’ capace di far rispettare la legge in misura ragionevole e che è solo capace di svuotare le carceri con indulti e amnistie. È lo Stato italiano che favorisce in diverse occasioni gli immigrati cercando di comperarne il voto per i partiti al potere (con cio’ facendo pentire perfino qualche ex-immigrato di essere diventato cittadino italiano). L’immigrazione per essere bene accetta ha bisogno di una societa’ aperta con uno Stato leggero dotato di poche leggi ma applicate con equita’ ed efficienza: l’Italia e’ l’esatto contrario.

    • La redazione

      Appunto perché il fenomeno e’ complesso, mi sembra difficile identificare un solo responsabile da mettere sul banco degli imputati. E’ comunque vero che il potere legislativo ed esecutivo dello stato dovrebbero sempre preoccuparsi di analizzare in maniera sistematica i costi e i benefici futuri delle proprie scelte. Altrimenti ogni azione politica finisce per produrre conseguenze inaspettate e non raramente negative, che devono a loro volta essere oggetto di ulteriori provvedimenti. Un liberista "religioso" direbbe che il problema è l’intervento stesso dello stato; la mia posizione è che l’intervento dello stato deve essere ben congegnato e "ben misurato".

  5. Marìa Belèn Scurto

    Hola mi nombre es Maria Belen Scurto, tengo descendencia italiana, y pienso hacer los tramites de la nacionalidad para poder ir a vivir con mi novio, èl es italiano. Bueno se que la mayoria de los italianos piensan que los inmigrantes causan un impacto negatico en su pais, pero mientras trabajen y no causen daño a otros, que les molestan? En todo caso, todos sabemos que muchos italianos en epocas de guerra vinieron a America del Sur, fomaron sus familias y trabajaron, en Argentina hoy en dìa a esos italianos se los respeta mucho y no existe tanta discriminacion con ellos, es màs,muchos hicieron dinero. Entonces, yo les pregunto a ustedes, què les molestan de los inmigrantes que trabajan y muchas veces dan trabajo a los mismos italianos? Nose, me parece que discriminan mucho y se olvidan cuando ustedes tuvieron que dejar su pais para comenzar todo de nuevo…

    • La redazione

      Bisogna appunto distinguere frequentemente, non attribuire caratteristiche negative ad un intero gruppo quando queste sono valide solo per un sottogruppo di questo gruppo (e per sottogruppi di altri gruppi!) I mass media portano sovente alla semplificazione del messaggio, ma si dovrebbe tenere presente la forza di questa tendenza semplificatrice nel momento di produrre e consumare questi messaggi.

  6. lucyvanpelt

    Cos’è il ddl sicurezza se non l’aberrante risultato di un altrettanto aberrante modo di gestire i flussi migratori mantenuto fino ad oggi? Se un italiano commette un crimine per me è giusto che paghi, così è giusto che paghi l’immigrato: purtroppo questo viene spesso scambiato per un’affermazione razzista sulla base di un malinteso senso del politically correct. Con la conseguenza che gli italiani diventano sempre più razzisti (basta leggere le cronache) e arrivano a stigmatizzare la figura dello straniero, senza accorgersi che nella maggior parte dei casi gli immigrati sono onesti lavoratori. Ora, premesso che il ddl sicurezza introduce misure in alcuni di casi eccessive e inopportune, in linea di massima e con le dovute modifiche, potrebbe risultare una soluzione ad un problema sempre più grave, sentito in maniera diversa, ma in identica misura sia dagli italiani nativi che da quelli acquisiti, tanto più che gli stessi immigrati, interpellati sull’argomento, ritengono che sia giusto concedere diritti alla gente onesta, e cacciare via i criminali.

    • La redazione

      Specialmente in Europa, l’identificazione tra immigrazione e criminalità sembra essere la ragione principale per cui i cittadini nativi pensano male dell’immigrazione stessa. Come discutevo nell’articolo, i mass media possono contribuire a creare o rafforzare questa convinzione, semplificando una realtà che è più complessa. Esiste un insieme di fattori che può spiegare la probabilità che un dato individuo commetta crimini, e tutti questi fattori devono essere presi in considerazione. La povertà e l’emarginazione sociale hanno un ruolo importante, e il non tenerne conto da un punto di vista statistico può far apparire gli immigrati come più "propensi al crimine" di quanto non siano in realtà. La ragione? Si attribuisce allo status di immigrati cio’ che dipende da fattori altri (ma correlati) come appunto l’emarginazione sociale. Come insegnano i filosofi scolastici medievali, bisognerebbe "fare frequenti distinzioni" nel capire un dato fenomeno, ma cio’ (allora come ora) non accade cosi’ spesso come dovrebbe.

  7. Youssef

    Vi segnalo questa petizione per tentare di fermare la proposta della lega di abolire le cure primarie ed essenziali agli immigrati sprovvisti di oermesso di soggiorno, compresi i bambini. Dovete cliccare sull’indirizzo sotto per sottoscrivere, e vi prego la massima diffusione. Grazie. http://appelli.arcoiris.tv/salute Youssef http://www.piazza-pulita.org

  8. antonio p

    Gli immigrati sono nati dalla necessità di persone che hanno bisogno e voglia di lavorare e di crearsi un fututo a loro necessità e somiglianza. Sono da sempre stati sfruttati dalle lobby affaristiche che in Italia sono state sequenzialmente dal settore dei lavori nei campi, delle tessiture, della Fiat e del terziario tipo Benetton che hanno usato gli uomini (non c’è distinzione di colore) in carne da macello o schiavi. Molti schiavi sono poi cresciuti e forse non approfitteranno dei nuovi schiavi.

  9. Angel

    Che l’immigrazione sia un tema spinoso, soprattutto in Italia, é sotto gli occhi di tutti e va bene. Tuttavia la problematicità del fenomeno immigrazione non deve mai autorizzare un approccio demagogico e strumentale. Un approccio di tale tipo rischia di rispondere soltanto ad esigenze elettorali dei partiti anzicché a quelle effettive della collettività. Il fenomeno va invece affrontato tenendo conto dei risultati concreti che si vogliono raggiungere al fine di individuare gli strumenti necessari alla realizzazione degli obiettivi, in una logica di pura funzionalità e scevra da ideologismi. Non é condivisibile l’affermazione per cui, essendo il comune sentire appiattito su un certo tipo di "informazione" e su un certo modo di comunicare le notizie, ci si debba adeguare a tale comportamento, dimenticando le ragioni primarie dell’informazione e cioé la diffusione ed il racconto fedele dei fatti. L’informazione non deve preoccuparsi del gradimento di chi la riceve in quanto essa si esaurisce nel "riferimento dei fatti" e non nella produzione di emozioni. La rilevanza dell’umore dei destinatari si ha soltanto se si vuole perseguire un fine diverso da quello informativo.

  10. Andrea

    Alcuni italiani sono favorevoli all”immigrazione selvaggia e inutile senza regole. Perchè sono favorevoli? Cosa ci guadagnano a far venire milioni di stranieri in Italia? Gli italiani che sono dei criminali e che con gli stranieri ci guadagnano soldi o voti sono favorevoli a far venire in Italia milioni si stranieri! Il povero operaio italiano onesto come me che lavora per una miseria di stipendio e che non ci guadagna nulla dalla inutile immigrazione straniera è contrario a far venire nuovi stranieri magari clandestini! Insomma l”onesto e povero cittadino italiano non ci ha guadagnato nulla con l”immigrazione straniera anzi ci ha rimesso soldi, ha perso il lavoro ed e vittima della dilangante criminalità straniera e di una forma di razzismo straniero a danno di noi italiani! Esempio: se un operaio italiano subisce un torto sul posto di lavoro nessun sindacato lo difende nè riceve risarcimenti! Se è un operaio straniero che si inventa di esser vittima di un presunto torto sul posto di lavoro il sindacato lo difende e gli fà avere un bel risarcimento. Questo io lo chiamo razzismo antitaliano!

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén