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LA STRANA LOGICA DELLA RESIDENZA

Considerare come preferenziale il titolo della residenza nella Regione nella quale ha sede l’amministrazione che indice il concorso pubblico, nel caso di pari collocazione di due o più candidati nella graduatoria finale, non è solo incostituzionale e contrario ai principi del Trattato dell’Unione Europea, è anche una norma illogica. Intanto perché è facilmente modificabile. E non è certo la soluzione al problema della pessima distribuzione territoriale del personale alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni.

Oltre che incostituzionale e contraria ai principi del Trattato dell’Unione Europea, si tratta di una norma sostanzialmente illogica. L’idea in questione è quella di considerare come preferenziale il “titolo” della residenza nella Regione nella quale ha sede l’amministrazione che indice un concorso pubblico, nel caso di pari collocazione di due o più candidati nella graduatoria finale.
Né l’ammorbidimento alla norma proposto dal governo e approvato dalla Camera il 15 ottobre scorso è utile a spostare i termini della questione.
Non siamo, è vero, ai “concorsi padani” indetti dai comuni qualche anno fa, che più volte lo Stato ha annullato su iniziativa dei prefetti per contrarietà alla Costituzione, la norma di oggi è più “ecumenica” e riguarda tutte le regioni d’Italia. Tuttavia, vizi di contrasto con la Costituzione, il Trattato e, soprattutto, la logica risultano manifesti e difficilmente sanabili.

TITOLI E CRITERI DI PRIORITÀ

La legge ha sempre stabilito criteri di priorità nell’accesso agli impieghi presso amministrazioni pubbliche nel caso in cui candidati ai concorsi ottengano pari punteggio: tra gli altri, i carichi familiari, titoli preferenziali per portatori di handicap, l’età. Si tratta di discriminazioni necessarie per potere determinare un ordinamento trasparente e chiaro nella graduatoria. In quanto all’età, mentre un tempo si dava preferenza al candidato più anziano, a partire dal 1997, in un’ottica maggiormente attenta a esigenze “aziendali” che puntino sulla stabilità dell’organizzazione, si dà prevalenza al candidato più giovane.
I titoli di preferenza e di priorità oggi vigenti sono legati a stati e qualità del candidato discrezionalmente valutabili dal legislatore, ma oggettivi, sorretti dalla circostanza che il carico familiare è quello, l’età è quella, la condizione di orfani è data o non è data.
La residenza, al contrario, è facilmente modificabile. E qui sovvengono gli elementi di contrarietà alle norme costituzionali. L’articolo 16 della Costituzione prevede che ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, a maggior ragione, se per motivi di lavoro. L’articolo 35 dispone che la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni: appare, francamente, difficile considerare come “tutela” la prevalenza, in una selezione per l’accesso al lavoro pubblico, il fatto della residenza. L’articolo 51 prevede che tutti i cittadini possono accedere agli uffici pubblici in condizione di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge: ma se detti requisiti costituiscono condizioni di disuguaglianza, non di reale priorità, la legge che li prevede vìola evidentemente il precetto costituzionale.
Ma la norma in discussione, se definitivamente approvata, andrebbe in contrasto anche con l’articolo 39 del Trattato dell’Unione, il quale assicura la libera circolazione dei lavoratori all’interno della Comunità, intesa come abolizione di qualsiasi discriminazione, fondata sulla nazionalità, tra i lavoratori degli Stati membri, per quanto riguarda l’impiego, la retribuzione e le altre condizioni di lavoro, nonché come diritto di rispondere a offerte di lavoro effettive, spostandosi liberamente a tal fine nel territorio degli Stati membri e di prendere dimora in uno di questi al fine di svolgervi un’attività di lavoro. Quest’ultimo passaggio è fondamentale, per far emergere la contrarietà della disposizione contenuta nel disegno di legge 1441-quater collegato alla Finanziaria 2009 con le regole dell’Unione: allo scopo di permettere la libera circolazione dei lavoratori, questi sono liberi, devono essere liberi, di “prendere dimora”, di spostarsi, dunque, nel luogo sede del datore di lavoro. Un tempo, nelle pubbliche amministrazioni era obbligatoria la residenza nel comune sede dell’ente.

LA DISTRIBUZIONE DEL PERSONALE

Se l’intento della norma fosse evitare all’ente impedimenti alla corretta resa della prestazione lavorativa, discendenti da problemi di mobilità e spostamento, basterebbe ripristinare questa norma che, comunque, può anche essere fissata nei bandi come condizione per la successiva assunzione.
Dunque, è soprattutto sul piano della logica che l’idea non funziona. Poniamo il caso che il comune di Rovigo indìca un concorso e finiscano ex aequo primi in graduatoria un residente nel Veneto e un residente in Emilia Romagna. L’applicazione della priorità per residenza darebbe preferenza al concorrente veneto. Ma, potrebbe perfettamente darsi che il concorrente veneto risieda a Belluno, lontanissimo da Rovigo; l’altro, invece, fuori regione ma a pochi passi, a Ferrara.
Certo, in Italia vi è il problema della cattiva distribuzione del personale alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni. Tuttavia, il correttivo a una cattiva gestione della mobilità territoriale, non pare possa essere l’introduzione di elementi di discriminazione così contrastanti con norme e principi da tempo consolidati.
Si potrebbe affermare che la norma, in sé, non produca concreti aspetti di violazione di tali principi, in quanto applicabile solo nei casi di parità. Questo è vero. Tuttavia, commissioni di concorso “poco serene” potrebbero facilmente pilotare i risultati concreti delle selezioni, attraverso mirati ex aequo, incontestabili di fronte a qualsiasi giudice, ma molto graditi a chi intenda valorizzare la “regionalità del lavoro pubblico”.

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25 commenti

  1. mrafesal

    Singolare logica davvero quella espressa nell’articolo! Dice il detto: Contra facta non valet argumentum. E i fatti sono davanti agli occhi di tutti: il Nord è pieno di italiani del Mezzogiorno, che, guardacaso, non brillano esattamente per “spirito imprenditoriale” (che hanno cioè una mentalità che poco si confà alla mentalità (così criticabile?) delle regioni padane). Devo essere breve. Uguali diritti sanciti dalla Costituzione? Per esemplificare: perchè un lavoratore in mobilità del Mezzogiorno ( magari figlio di papà) ha diritto ad un anno in più di indennità rispetto ad un lavoratore “padano” ( con moglie e figli a carico e affitto da pagare)? E’ costituzionale tutto ciò? E rispetta i Trattati europei ei diritti sanciti dal l’Onu?

    • La redazione

      Il testo della norma non è teso (almeno non ancora) ad impedire lo spostamento territoriale dei lavoratori. Vuole creare un ordine di priorità su un elemento come la residenza, semplicemente non rilevante, ai fini, in particolare, di determinare l’esito di una selezione concorsuale, ma, semmai, utile per la gestione successiva del rapporto di lavoro.

  2. Mariagrazia

    Condivido in pieno la sua affermazione: la residenza non può legittimamente trasformarsi in un criterio di selezione per la pubblica amministrazione. Però non bisogna dimenticare che parecchi e molto concreti depauperamenti di organico si sono verificati a seguito di irrazionali trasferimenti di pubblici impiegati ai comuni di origine, fenomeno che ha causato un sovraffollamento di organico al Sud ed una perenne mancanza di risorse umane al Nord. L’unica soluzione, a mio parere, consisterebbe nel vincolare il neo-assunto alla sede di lavoro, almeno per un certo periodo di tempo e soprattutto nel concedere trasferimenti se e quando realmente necessari non al dipendente, bensiì all’ente pubblico.

  3. antonella

    Vorrei contestare un punto minore che all’inizio dell’articolo viene dato pacificamente per scontato: ovvero che la discriminazione in base all’età, in un senso o nell’altro, sia una cosa accettabile. In alcuni paesi (UK, per esempio) è anzi proibita per legge, nel settore pubblico e nel privato.

  4. Laura Proietti

    …Uno dei peggiori e più difficilmente calcolabili danni al Paese lo hanno fatto dal punto di vista economico ed amministrativo le regioni con il federalismo; non il federalismo fiscale che se adeguatamente studiato ed applicato, sarebbe stato un fatto estremamente positivo per comuni, il danno è costituito proprio dal federalismo regionale, ossia dall’istituzione della regione, come "organismo legiferante"…è terribile come questo sia di tutta evidenza ai cittadini…tranne che al "legislatore"…

  5. 3394424051

    Ho partecipato a molti concorsi locali ma i risultati sono stati veramente scarsi. In un caso una sola posizione in pianta organica un solo concorrente ammesso alle prove scritte il risultato lo lascio immaginare a voi lettori. Questa norma è veramente penalizzante per chi studia e non può o non vuole fare la libera professione. A questo punto viene da chiedersi: Che senso ha studiare e consumare gli anni migliori della vita sulle leggiadre carte?

  6. Tarcisio Bonotto

    Sembra una strana logica quella della residenza come presupposto per un posto di lavoro. Ma se ogni Regione o Comune facesse così, avremmo occupati locali che non devono far chilometri per andare al lavoro, non debbono cambiare abitazione, emigrare, consumare risorse energetiche etc. Avremmo un maggiore coesione sociale perché il preside siciliano a Verona, proprio non riesce a capire i tratti culturali locali (Prama Dharma locale) e vi sono da una parte studenti incompresi, dall’altra immobilismo ‘non sense’. Dare lavoro alle persone locali dovrebbe essere lo slogan per ristrutturare la nostra economia. Perché dare lavoro all’idraulico polacco, che depaupera denaro locale e non lo reinveste in loco? Se ogni paese facesse così, semplificando, tutti avrebbero un lavoro. Perché importiamo latte dalla Germania e Francia, quando potremmo produrlo in loco, dando lavoro? Piangiamo perché manca lavoro, ma responsabili sono queste politiche e chi le appoggia. Le multinazionali lavorano con l’idea del “dividi et impera” per poter aumentare i profitti. La liberalizzazione dei mercati, con la promessa di benessere per tutti, è stata una cospirazione di queste corporazioni.

    • La redazione

      La residenza come requisito per l’accesso al lavoro è del tutto contaria ai principi del Trattato dell’Unione Europea. Il quale è improntato al rispetto della mobilità territoriale, come uno tra i fondamentali elementi di sviluppo. Una chiusura dei confini ai lavoratori "oltre regione" porterebbe
      ad una coesione sociale solo apparente, ma ad una reale autarchia e, dunque, a depauperamento di risorse. Proprio la pubblica amministrazione non può organizzarsi in questi termini, essendo chiamata a garantire servizi omogenei su tutto il territorio, avvalendosi delle necessarie professionalità, acquisibili ovunque, nel territorio nazionale. Il problema concreto è apprestare mezzi di buona amministrazione, che impediscano l’emorragia di lavoratori dalle sedi di impiego.

  7. Massimo Gariazzo

    In riferimento all’articolo "La Strana Logica della Residenza" devo osservare che succede spesso nell’Amministrazione Pubblica che graduatorie assegnino posti di lavoro in una regione a residenti di altre regioni. Succede altrettanto spesso che dette persone, lasciato passare un breve periodo di servizio nel posto assegnato richiedendo poi il trasferimento vicino a casa, trasferimento che regolarmente viene accordato, e lasciando scoperto il posto precedente per il quale bisogna nuovamente accedere alle graduatorie per scegliere una nuova figura professionale, formarla nella speranza che non richieda nuovamente il trasferimento. Io penso sarebbe opportuno all’ottenimento di un posto pubblico avere la garanzia di copertura di quel posto per un tempo prefissato (almeno 3/4 anni) o anche questo non è possibile? M.Gariazzo

  8. T. Gennari

    Una amministrazione può richiedere che il lavoratore sposti la residenza a breve distanza dal luogo di lavoro (così fanno le amministrazioni europee), ma chiedere che, prima di iniziare a lavorare, si risieda nella Regione, è veramente assurdo. Anzi, una buona amministrazione, se trova un buon candidato per la posizione che deve coprire, dovrebbe aiutare il candidato stesso nel trasferimento della residenza! Assurda e illegale dovrebbe essere anche la norma che discrimina per età. In Canada, ad esempio, è illegale scrivere nel proprio curriculum l’anno di nascita o l’età (oltre ovviamente al genere).

  9. Disperato

    Non sono d’accordo con l’autore: nel mondo reale del pubblico impiego italiano funziona che da sud vanno a nord a “prendere il posto” (perdonerete le semplificazioni) e poi dopo un minimo periodo obbligatorio (magari, spesso, caratterizzato da assenze per malattie che nessuno controlla, alla faccia del demagogo Brunetta) se ne torna allu paese a ingrossare le schiere di dipendenti pubblici poco-facenti in luoghi dove non ve ne è alcun bisogno. Così è, punto, nella scuola in modo addirittura clamoroso. Bene ha fatto il legislatore a tentare di arginare il fenomeno, male ha fatto a cercare di farlo con un norma approssimativa che peraltro evidenzia l’incapacità di questa classe politica e di governo di cambiare alcunchè, per incapacità o inettitudine o calcolo poco cambia.

    • La redazione

      Quello segnalato è un problema di gestione amministrativa (per altro, segnalato nell’articolo), che va affrontato, ma probabilmente con altri strumenti. Non, cioè, costruendo sistemi per impedire l’accesso al lavoro, sia pure – almeno per ora – piuttosto edulcorati. Bensì, definendo regole sulla gestione del rapporto di lavoro chiare, come un definito obbligo di un tempo minimo di permanenza presso le sedi di lavoro, la cui deroga, ad esempio, implichi responsabilità gestionale in capo ai dirigenti che la consentano.
      Vi sarebbe, inoltre, da affrontare l’altro importante tema, valevole anche per il lavoro privato, della casa e dei servizi. L’assenza di un ampio ed equilibrato mercato degli affitti rende oggettivamente difficile la fluidità degli spostamenti dei lavoratori sul territorio.

  10. luigi zoppoli

    Cultura padana, mentalità padan!? Mi viene da ridere sgangheratamente! E poi penso: povera Italia. Purtroppo l’argomento di cui l’articolo tratta è uno scalino, un avviso di quanto potrà accadere, una norma incostituzionale senza se e senza ma. Lo capirebbe chiunque fosse in grado di intendere e volere. luigi zoppoli

  11. luciano schiavoni

    C’è una grande ipocrisia in questa maggioranza di governo, che evidentemente non ha (ancora) il coraggio delle proprie azioni. Prendono le impronte ai bambini Rom non perchè diffidano di loro, ma per tutelarli meglio. Reintroducono il maestro unico non per risparmiare ma per migliorare la qualità della nostra scuola elementare. Privilegiano i residenti non per tenere lontani i meridionali ma per l’efficienza dell’amministrazione. Benvenuti tanti altri articoli di questo tipo, perchè aiutano a far vedere il re nudo.

  12. LDA

    In linea di principio posso condividere le osservazioni dell’articolo, ma resta un problema pratico. Nelle amministrazioni dislocate in più regioni i vincitori dei concorsi entro breve tempo chiedono il trasferimento per motivi legittimi e tutelati dalla legge (legge 104, figli al di sotto dei 3 anni, riavvicinamento al coniuge e così via). Ne consegue che dopo due anni di fatica per arrivare ad una graduatoria definitiva l’amministrazione si trova con i posti in organico per i quali ha bandito il concorso (specificati nel bando) di nuovo vuoti e sovraffollati quelli già coperti (in sedi più ambite). Questo problema deve essere risolto, ma non è facile…

  13. Arnaldo Mauri

    La logica della residenza è largamente applicata anche da parte delle amministrazioni comunalii. Prendiamo ad esempio il problema parcheggi. In molti comuni li parcheggio gratuito (con o senza limiti temporali) è previsto solo a favore dei residenti, mentre i proprietari di seconde case, i quali non solo pagano l’ICI, ma la pagano ad aliquote massime sonoi trattati come tutti gli altri automobilisti che hanno occasione di transitare dal comune.

  14. luca

    Contra factum non valet argumentum specie se sostenuto da tesi di carattere etnico-razziale dalla dubbia validità.

  15. Giuseppe P.

    Concordo: la proposta di legge è illogica. Basterebbe inserire nei bandi l’obbligo, per il vincitore del concorso, di prendere la residenza nel comune dove ha sede l’Ente presso il quale si è vinto il concorso. Ad esempio, se un piemontese vince un concorso alla Regione Valle d’Aosta, deve essere obbligato a prendere la residenza ad Aosta. Oppure, se un Pugliese vince un concorso all’Ente Parco Nazionale del Pollino (in Basilicata), deve essere obbligato a prendere la residenza in Basilicata. Altrimenti, nessuno si muoverà più! E questo non è un bene né per la società italiana, sempre più immobile, né per l’economia, che invece vuole saperi mobili.

  16. sergio firpo

    Penso al settore della scuola nel quale docenti e personale addetto ai servizi provengono da località distanti per ottenere la "nomina" come personale di ruolo (oggi si dce a tempo indeterminato) e personale precario (supplenze lunghe e corte) e nel giro di poco tempo chiedono il trasferimento (legittimo) in località più vicine alla località di origine.La legittimità del trasferimento è causa di complessi problemi burocratici e didattici.Per questo personale è necessaria quindi l’individuazione di una norma che preveda il cambio di sede almeno dopo una congrua presenza nella sede di titolarità.Si darebbe più continuità alla didattica delle singole materie, si favorirebbe l’arricchimento della conoscenza reciproca fra personale, studenti e famiglie,e inoltre si andrebbe incontro alla semplificazione e rapidità nella esecuzione delle pratiche amministrative applicate per dare corso agli spostamenti del personale.

  17. Piermario

    Questo disegno di legge è il frutto di una subcultura che ammorba parte della cittadinanza settentrionale che si sente minacciata nei propri spazi dai meridionali e, in subordine,dagli extracomunitari, colpevoli di "rubare il lavoro".In più, dietro questa vicenda, si cela un pregiudizio diffuso secondo il quale i meridionali sarebbero avvantaggiati nelle selezioni per concorsi pubblici, per via della generosità delle Università pubbliche al Sud, e quindi questa nuova legge potrebbe essere una soluzione alla loro prevalenza. A parte il contrasto evidente con norme costituzionali ed europee ben evidenziato dall’articolo, ho spesso verificato che le persone che nutrono tali pregiudizi parlano della realtà meridionale senza esserci nemmeno mai stati in vacanza, ma per discorsi sentiti da altri. Nessuno vieta agli studenti settentrionali, che dovrebbero essere attirati da voti più alti, di trasferirsi negli atenei del Sud per gli studi Universitari, mentre nella realtà avviene il contrario, e cioè tantissimi atenei settentrionali non avrebbero lunga vita e casse piene senza i tantissimi studenti meridionali, come corrispettivo di una enorme sproporzione numerica tra atenei di Nord e Sud.

  18. Andrea Marras

    Questo provvedimento con il buon funzionamento della Pubblica Amministrazione non ci "azzecca proprio niente. E’ uno dei tanti che porterà questo paese ad essere sempre più diviso. Ma nessuno pensa che in un mondo sempre più mobile magari conviene avere dipendenti che arrivano da tutte le parti, forse più bravi dei residenti. Dopo la laurea ho fatto concorsi in vari settori della pubblica amministrazione ed ero disposto, pur di lavorare anche ad abbandonare il sole della Sardegna per andare a finire in mezzo alla nebbia della pianura padana. I CCNNLL, almeno quello della dirigenza amministrativa in sanità, prevede che per accedere alla mobilità tra enti devi fare almeno due anni presso l’asl che ti ha assunto.Così io ho fatto e dopo 30 mesi passati a fare il dirigente all’Asl di Olbia, città non molto lontana da Sassari, sono ritornato a casa da due bambini piccoli e da mia moglie, biologa, sulla quale ha gravato il peso della famiglia. Comunque ci penseranno la Corte Costituzionale o la Corte di Giustizia Europea

  19. rokko

    Voglio rispondere al post di Tarcisio Bonotto. Se si compra un rubinetto fatto a 1500 Km di distanza anziché in loco è semplicemente perché nonostante il costo del trasporto costa di meno o magari è fatto meglio. Nessuno impedisce a Caio che vive in loco di tentare la produzione di rubinetti a costo più basso, tuttavia si consideri che producendone meno il costo unitario sarà probabilmente molto più alto. Inoltre, cosa frenerebbe Caio dal chiedere cifre esorbitanti per il suo rubinetto, senza i rubinetti più convenienti provenienti da 1500 Km di distanza ? In linea generale, concordo con l’articolo: la residenza non può essere un fattore discriminante, sarebbe assurdo che un toscano possa lavorare senza problemi in tutta Europa ma sia discriminato in Liguria. Piuttosto, se si vuole limitare il fenomeno dei trasferimenti (qualcuno ha idea se sia davvero così diffuso ?) si potrebbe trasferire sulla base non delle sole richieste ma soprattutto delle disponibilità. Ad esempio: sono di Napoli, vinco un concorso a Venezia, posso chiedere il trasferimento a Napoli ma sarò accontentato solo quando a Napoli serve un profilo come il mio ed a Venezia mi daranno il nulla osta.

  20. Pietro

    Mi sembra l’ennesima trovata di un governo che giorno dopo giorno disarma l’intelligenza e applaude all’ignoranza! Segnalo che anche talune banche (che si dice dovrebbero essere rosse o quantomeno rossastre) rendono i concorsi accessibili a sole persone residenti da un certo tempo (è questa la vera condizione che preclude l’accesso democratico ai concorsi) nei pressi delle zone messe a concorso (l’esempio più lampante che mi viene è quello di una banca toscana largamente diffusa sul territorio)! Insomma: va sempre peggio…

  21. renata gizzi

    Non è da sottovalutare l’assenteismo provocato dalla "lontananza da casa" "il riavvicinamento a casa" e così discorrendo. Quanto costano queste situazioni allo stato?

  22. zt

    Così meno che mai i bamboccioni si muoveranno. E comunque non è affatto impossibile avere la residenza in un posto diverso da dove si abita effettivamente. Basterebbe farla finita coi trasferimenti facili e non giustificare le assenze per neve.

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