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SALVIAMO LE BANCHE E SALVIAMO I MUTUI

L’impegno dei governi europei per varare misure adeguate a contrastare la crisi, potrebbe non essere sufficiente. E’ importante intervenire anche sui mutui, aiutando le famiglie in difficoltà perchè indebitate per pagarsi la casa. Negli Stati Uniti Hillary Clinton ha proposto piano di acquisto e finanziamento dei mutui. Con le dovute differenze, anche i governi europei potrebbero pensare a politiche di sostegno per rinegoziare determinate categorie di prestiti immobiliari.

I governi europei ce la stanno mettendo tutta: se guardiamo alla batteria di armi messe in campo lo scenario è impressionante: dall’acquisto dei titoli tossisci per alleggerire i passivi della banche, agli interventi diretti di ricapitalizzazione, alla immissione di liquidità sui mercati, alle garanzie sul mercato interbancario. Eppure la fine del tunnel appare ancora lontana. Come suggerisce Riccardo Cesari bisognerebbe andare più alla radice e intervenire non solo sulle banche, ma sui mutui. Si aiuterebbero così molte persone a uscire dal loro personale e drammatico tunnel ridando slancio a economie sempre più in affanno. In sostanza, visto che il bene “fiducia e speranza” scarseggia decisamente sui mercati finanziari, forse è meglio cercare di produrlo anche nell’economia reale.

HILLARY E LA PATRIA DEI SUBPRIME

Hanno cominciato a pensarci nella patria dei subprime, dove interi quartieri sono ormai costellati da avvisi di case in vendita, e dove la banca centrale ha deciso di acquistare commercial paper direttamente dalle società per finanziare l’economia reale. Al di qua dell’oceano, però, pochi se ne sono accorti. Ad esempio, nessuno ha detto che il primo ottobre è entrato in vigore l’Hope for Homeowners Act (il titolo è significativo): approvato lo scorso agosto, consente a una agenzia, la Federal Housing Administration, di rifinanziare i mutui di proprietari di prime case in difficoltà nel pagamento delle rate. E pochi hanno notato che lo stesso piano Paulson, che si chiama in realtà Emergency Economic Stabilization Act, prevede alle section 109 e 110 la possibilità per il ministero del Tesoro acquirente dei titoli che incorporano i subprime di avviare un piano per attenuare l’ondata di pignoramenti, coordinandosi con le altre agenzie.
Sono ancora formulazioni generiche, tanto che Luigi Zingales ha proposto (LINK) un piano molto più ampio e impegnativo, ma testimoniano la direttrice sulla quale il Congresso si è incamminato seguendo le indicazioni di Hillary Clinton che già nel suo programma per le elezioni primarie e successivamente in un articolo sul Wall Street Journal  ha chiesto ai colleghi senatori di rinverdire le tradizioni di un vecchio piano di acquisto e finanziamento dei mutui, l’Home Owners’Loan Corporation. (1) Lanciato nel 1933 e conclusosi nel 1954 con profitti per il contribuente, il programma ebbe grande importanza per il new deal americano e per la sviluppo delle politiche abitative. (2) Ancor più di recente, poi, John McCain si è impegnato, in caso di vittoria elettorale, a varare un programma da lui stesso definito molto più “aggressivo” con la sostituzione da parte dello Stato di tutti i mutui subprime.
È fin troppo ovvio che è sempre pericoloso importare piani altrui, ancora non sperimentati, senza guardare alla realtà nella quale devono operare: da noi non esiste il fenomeno dei subprime e anche la dimensione delle insolvenze è limitata. Ma è indubbia l’esistenza di situazioni di oggettiva difficoltà nella restituzione delle rate, così come è oggettiva la contrazione nell’accensione di nuovi mutui, con relative conseguenze su tutta l’industria delle costruzioni. Ed è significativo il fatto che la contrazione non investe i finanziamenti superiori ai 200mila euro, quelli relativi agli immobili pregiati, ma colpisce le fasce più basse della popolazione. (3) Fasce più basse per le quali, con il previsto rallentamento dell’economia, si ridurranno ulteriormente le possibilità di accesso ai finanziamenti per la casa.
Gli interventi finora realizzati, come la convenzione sulla rinegoziazione dei mutui, si sono dimostrati di scarsa efficacia per una reale protezione dei mutuatari più bisognosi e comunque inadatti a far fronte a una situazione di sempre più diffuso disagio sociale.
Un programma ambizioso, che vada oltre misure semplici tappabuchi, potrebbe rappresentare un punto importante e significativo dell’agenda politica per ridare fiducia ai mercati, ma anche ai cittadini.

VALE LA PENA RISCHIARE

Certo, da noi non ci sono i subprime, ma non c’è nemmeno Hillary e una struttura amministrativa in grado di dare sufficienti garanzie per un intervento pubblico efficiente e ben organizzato.
Per non finire nelle solite e italiche logiche meramente assistenziali, occorrerebbe definire con precisione le modalità attraverso le quali un soggetto pubblico possa acquistare o rifinanziare determinate categorie di mutui, stabilendo idonei criteri selettivi e adeguate garanzie di merito dei destinatari. La gestione potrebbe essere affidata a un’agenzia indipendente che garantisca una corretta e severa applicazione di questi criteri.
Dovrebbe essere poi un intervento a termine, limitato nel tempo, perché compito dello Stato è far fronte a un’emergenza economica e sociale, non diventare banchiere. Non bisogna, certo, nascondersi che un programma così ambizioso oltre a rappresentare un costo per la collettività comporta anche qualche rischio, di qui il bisogno di selettività e rigore. Ma sono proprio questi i momenti dove, forse, vale la pena di rischiare.

 

(1) Hillary Rodham Clinton, “Helping people keep their homes”, in The Wall Street Journal 26/9/2008.
(2) M. D’Eramo, Il maiale e il grattacielo. Chicago: una storia del nostro futuro, Milano 2004, p. 136.
(3) “Meno contratti, le sofferenze crescono”, in Plus24, 11 ottobre 2008, p. 4.

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LA RISPOSTA AI COMMENTI

22 commenti

  1. Pietro Palermo

    Un piccolo anticipo per i mutuatari in difficoltà potrebbe venire dallo sganciamento ope legis dei mutui variabili dall’Euribor. Daltronde non vedo perché chi possiede casa e mutuo debba garantire attraverso la fiscalità generale una generosa spalla alle grandi banche che per anni hanno rifiutato potenziali mutuatari un po’ rischiosi per comprare magari robaccia e che oggi si vedono bene dal prendersi un mutuo di surroga a qualsiasi condizione e con qualsiasi garanzia(provare per credere) e, contemporaneamente, essere spremuto generando extra-profitti alle medesime banche che hanno tassi passivi indicizzati all’Euribor e prendono in prestito dalla BCE al 3,25% con garanzia pubblica. Quanto alle regole secondo le quali si debbano o no concedere mutui nuovi, sostituzioni e surroghe forse anche forzare sulle banche perché non respingano surroghe che dietro hanno un immobile del valore commerciale del doppio del debito residuo, ma questo, ne sono consapevole, è più difficile da strutturare…

  2. flavio

    Con un aiuto cosi congegnato si rischia solo di fare gli interessi dei venditori di case che straguadagnano sui debiti per tutta la vita degli aquirenti, lasciamo che il mercato si tranquillizzi e i prezzi scendano a livelli più terreni in modo che il risparmiatore possa diversificare l’investimento dei suoi risparmi (e anche consumare qualcosa) e non inchiodarli per 30 anni al saldo di un investimento immobiliare dal dubbio beneficio e dagli alti rischi .Pensiamo alle famiglie che devono lavorare in 2 e non fare figli per pagarsi il mutuo,,se uno perde il lavoro? (con le politiche liberiste di moda adesso non è mica così difficile e poi se non ci sono consumi si lavora per vendere prodotti/servizi a chi).

  3. gianni

    Anche il sottoscritto ha un mutuo, a 30 anni in quanto con una scadenza più breve la rata sarebbe stata troppo alta per il reddito della mia famiglia. Ora la mia ovvia domanda è questa: perchè a me che sono stato avveduto nessuno mi da una lira, anzi devo pagare tutto fino all’ultimo centesimo, mentre proponete di "salvare", il che in soldoni significa sovvenzionare in parte, chi ha comprato una casa magari più grande, più bella e confortevole ed ora non riesce a pagarsi il mutuo?

  4. Rita Trifiletti

    Ho una perplessità sul suo articolo e su quello del prof: Zingales che se non ho capito male si muove nella stessa direzione: vale a dire quella di trovare un sistema per aiutare i mutuatari. Ora è chiaro che il problema delle insolvenze è un problema sociale nella misura in cui queste sono diffuse e non sul singolo caso ; mi è parsa opportuna la soluzione Tremonti-Abi perchè permette a chi ha sbagliato a fare i conti (probabilmente spinto all’errore semplicemente omettendo di sottolineare il fatto che la politica monetaria è ciclica e dunque non esiste un’era di bassi tassi), di tenersi la casa sobbarcandosi di un mutuo più lungo. D’altronde se avessero fatto il tasso fisso, non avrebbero avuto problemi di rata da pagare, ma l’importo da restituire sarebbe stato maggiore. Detto ciò francamente non andrei al dilà, perchè le politiche monetarie si invertiranno sempre e i tassi variabili a fronte di redditi fissi saranno sempre pericolosi . Non è successo nulla che non possa succedere ogni volta che cambia la politica monetaria. La perplessità è che la gravità della crisi finanziaria, dopo essere stata sottovalutata in prima battuta, stia generando adesso la sindrome dell’ombrello.

  5. Tarcisio Bonotto

    Nel 1996 pagavo un mutuo con 11,5% di interesse fisso. Nel 1999, l’interesse per il mutuo per la prima casa è diventato 5%. Alimenti, vestiario, abitazione, educazione sono beni di primaria necessità. La casa non può essere data in mano a speculatori: i costruttori per la struttura e banche per il mutuo, altrimenti questa sarà la situazione. Il problema non sta nei controlli, nelle regole troppo blande, ma nella mentalità e cultura capitalistica: profitto innanzitutto, edonismo integrale, individualismo sfrenato. Il capitalismo deve finire per il benessere collettivo, dice Sarkar, a favore di un sistema ad economia socializzata. Gli economisti hanno fallito nel prevedere gli sviluppi di questa crisi e gli stessi oggi dicono che una economica sociale non è possibile… Guardate le cooperative Mondragon dei Paesi Baschi.

  6. Giampiero Fabbri

    Ma stiamo scherzando. Non ci penso proprio. Io sono in affitto da 15 anni perché un mutuo non posso permettermelo. Lo Stato non mi ha mai consentito di "scaricare" un euro per il mio affitto, eppure siamo una famiglia mono reddito con due figli piccoli. Non ho mai fatto il passo più lungo della gamba perché credo di essere una persona ragionevole. Si arrangino quelli che non sanno fare i conti, si vendano il pezzo di casa che si sono fin’ora comprati e si pentano della loro stupidità. Ora spero che i prezzi diminuiscano o che la gente sia costretta a svendere, magari è il mio turno e tocca a me comprare, ad un prezzo corretto.

  7. Paolo

    Sono fra queli che possono: verso il 2000 ho fatto un mutuo a tasso variabile, 0,7 di spread sopra l’euribor; avendo estinto già nei primi anni, grazie al tasso iniziale basso una buona parte del capitale, oggi, i tassi raddoppiati incidono relativamente sulla mia rata mensile. esiste però tanta gente che attratta dai tassi variabili bassi è stata illusa di poter comprare una casa piccola e periferica con rate già al pelo delle possibilità, ma non abbastanza elevate da consentire grosse estinzioni iniziali di capitale. oggi si trovano con aumenti della rata incompatibili con i loro stipendi: sicuramente hanno peccato di ingenuità ed inseguito un sogno prospettato con disonestà; non mi sento di punire questa gente anche se mi sono spesso chiesto come sia possibile non sapere che quando erano bambini (anni 90) i tassi erano al 16% e che i tassi di oggi al 7 % sono in realtà bassi anche se doppi rispetto al 2000! è questa gente semplice che deve essere aiutata utilizzando opportuni filtri. Apparentemente le banche oggi sono costrette a proporre rinegoziazioni dei mutui che possono spesso condurre a rate fisse a tempo variabile: perchè questo non funziona?

  8. Massimo GIANNINI

    Salvare banche e mutui è quasi un controsenso ed è nei fatti, ma non necessariamente giusto, che si sia optato di salvare prima le banche, con soldi del contribuente e quindi anche dei mutuatari. C’è da domandarsi, come già scritto in un altro commento, perché chi ha un mutuo e paga regolarmente rate a tasso variabile debba essere di questi tempi penalizzato dal fatto che il mutuo è indicizzato a un tasso quale l’Euroribor che è controllato direttamente o indirettamente dalla banche stesse. Un parametro diverso renderebbe il contratto tra le parti più equilibrato e il tasso meno volatile.

  9. CARLO CATALANO

    Se la crisi di fiducia nasce dall’aspettativa che i privati non riescano a rimborsare i mutui alle banche, perché, anziché aiutare direttamente le banche, non si prende in considerazione l’idea di aiutarle indirettamente garantendo da parte dello Stato i mutui ipotecari ed imponendo contestualmente alle stesse a fronte di detta garanzia il costo di una riduzione di tasso sui mutui contratti fino al momento in cui viene annunciata e resa immediatamente operativa detta misura? Gli effetti sarebbero la riduzione delle insolvenze dei privati, poichè una parte di essi potrebbero sopportare le rate rideterminate sulla base del minor tasso, e l’annullamento della predetta aspettativa negativa a seguito della garanzia statale sul rimborso dei mutui. Tuttavia, come al solito, si preferisce aiutare il soggetto più forte e qualificato, che dovrebbe invece sopportare maggiori responsabilità, invece di aiutare le famiglie che si trovano in difficoltà. Credo che la logica della politica prescelta non sia distante da quella che ha generato la crisi ed in particolare modo alle politiche fiscali degli ultimi 15 che hanno redistribuito il reddito verso l’alto anziché verso il basso.

  10. Fernando Luigi Fiori

    L’Euribor sin dalla sua prima applicazione ha consentito l’utilizzo di un parametro sì variabile ma determinato dal mercato, cui veniva sommato uno spread che oscillava dall0 0,75% al 1,5: per chi se ne fosse dimenticato prima dell’Euribor si utilizzava il tasso medio Abi (assai più variabile e in definitiva più alto) che per di più veniva caricato anche di 2 punti di spread; giova ricordare che in precedenza erano anche gli anni di trovate assai ghiotte, per le banche e gli istituti di credito fondiario, quali i muti a doppia indicizzazione o dei convenientissimi mutui a tasso fisso dove il parametro di riferimento era assai poco noto (ancora non si conosceva l’interest rate swap, IRS, poi diventato di uso comune) cui venivano caricati non meno di due punti di spread. Ora il punto è che tra il tasso Euribor e il tasso BCE si ha sempre avuto uno scarto assai basso, tanto da considerarlo ininfluente, ma che poi dal finire dallo scorso anno (0,25 di scarto) ha iniziato a salire sino allo 1,5 di avantieri. Sono convinto che solo con il riequilibrio dei tassi potrà sbollire la febbe sui mutui, proporre oggi un tasso fisso significa consolidare la difficoltà del mutuatario.

  11. Filippo Martinelli

    Sicuramente mettere mano ai soldi pubblici (anche se per ora sono solo soldi promessi, a quanto ho capito) è stato un gesto dovuto e che aldilà di tutte le valutazioni sulla sua giustezza era inevitabile. Penso però che sia ancora più giusto aiutare ciò che sta alla base della agognata liquidità delle banche. Se una famiglia non riesce a pagare il mutuo che ha contratto qualche anno addietro mettendo così in difficoltà la banca prestatrice, bisogna si aiutare la banca ma è necessario anche un intervento a favore della famiglia che altrimenti dopo l’aiuto alla banca rimane sempre con la sua difficoltà. Le banche devono imparare da questa situazione che il loro nome è "Istituto di Credito" e non "Negozio dei Soldi".

  12. marie arouet

    Negli Stati Uniti il piano case ha consentito a tutti indistintamente l’accesso al debito indipendentemente dalla loro solvibilità; in Italia no. Di conseguenza gli eventuali aiuti sarebbero destinati ad una certa categoria sociale e reddituale mortificando quanti stanno ancora peggio di chi ha potuto accedere ai mutui. Un aiuto accettabile potrebbe essere determinato, invece, dalla previsione di meccanismi di integrazione salariale generalizzata per quelle persone che versano in stato di bisogno indipendentemente dalla loro qualità di mutuatari o meno. In fondo abbiamo scoperto che non erano affato inviolabili i limiti determinati dal trattatto di Mastricht sulla dinamica del debito pubblico i quali sono stati prontamente abbattuti per soccorrere le imprese finanziarie e senza garanzia di ritorno.

  13. Leoxyz

    Sono in affitto perché non posso permettermi di pagare un mutuo, visti prezzi delle case in vendita. Questi prezzi sono secondo me molto sopra un livello corretto di mercato e secondo logiche di mercato devono essere liberi di scendere, cosi come sono stati liberi di salire negli ultimi 10 anni. Intervenire su mutui, rate e banche sarebbe una violenza sulla corretta formazione dei prezzi del mercato immobiliare, e ne impedirebbe la giusta la discesa ai valori corretti utilizzando tra l’altro i soldi delle mie tasse. Se i prezzi non scendono io casa non la posso comprare proprio…aiutate chi non ha casa, prima di chi già l’ ha e magari ha quattro prime case intestate a padre madre e figli, governanti incapaci. Se hanno preso delle decisioni sbagliate che paghino, se sono stati imbrogliati dalle banche che le portino in tribunale. Ma non usate i miei pochi soldi per salvare chi già ora ha più di me. Faccio notare che la sbandierata abolizione dell’ICI (valore 5 miliardi all’anno) a me non ha portato ovviamente alcun beneficio. La mia padrona di casa non mi certo ha diminuito l’affitto….

  14. Marco

    Piccola precisazione, caro Leoxyz, l’ICI tolta è solo sulla prima casa. Quindi non è cambiato nulla per la tua padrona…

  15. fernanda

    L’Europa dei banchieri ha finalmente rotto un tabù: i parametri di Maastricht possono essere superati, se in gioco c’è la sopravvivenza del sistema finanziario: questo sistema che ha fallito, che è andato al di là di ogni criterio di buon senso e prudente gestione, che in ossequio alle logiche accaparratorie di breve termine ha bruciato ricchezza per oltre 11 volte il PIL mondiale. Bene. Quanto dovremo attendere per avere politiche di spesa per le famiglie, i lavoratori ed i disoccupati? Perchè non illudiamoci che gli aiuti di stato alle banche abbiano ricadute benefiche sull’economia reale, se al comando delle banche rimangono gli stessi manager che hanno guidato il fallimento e se rimangono in piedi le logiche e gli strumenti speculativi che hanno prodotto il buco attuale. e anche piani di intervento per rifinanziare i mutui in difficoltà non farebbero altro che distorcere ulteriormente il mercato a favore di determinate classi (proprietari di case) e a discapito di altre (affittuari) altrettanto degne di sostegno. Accanto ai piani coordinati di salvataggio delle banche vi deve essere una adeguata proposta di sostegno al welfare per evitare che piova sempre sul bagnato.

  16. andrea

    Egregio professore, non sono d’accordo. Chi è in difficoltà a pagare i mutui è tipicamente la famiglia che ha voluto acquistare beni aldilà delle proprie possibilità. Perché ora dovrebbe riuscire a tenerseli grazie alle economie di chi, piu’ prudentemente, ha rinunciato ad acquistare e ha pagato anni di affitto? Non dimentichiamo che questo denaro di cui tutti gli stati si scoprono improvvisamente dotati verra` in ultima analisi da ulteriori prelievi, tagli di servizi o infine svalutazione. Così facendo incoraggeremo comportamenti ancora piu’ irresponsabili: perche’ non contrarre da subito un mutuo per l’acquisto di una lussuosa villa, confidando poi nell’aiuto pubblico? Una cosa è nazionalizzare, rinnovandone i vertici, alcune grandi banche per evitare un vuoto d’aria del credito. Un’altra è premiare gli irresponsabili e i velleitari. Oppure facciamolo ma nazionalizzando: lo stato estingua il mutuo in cambio della proprietà dell’immobile, e la famiglia imprudente si troverà semplice inquilina.

  17. Massimo GIANNINI

    Le misure adottate sin qui temo si riveleranno largamente insufficienti per i seguenti motivi: a) le banche non prestano e non si prestano più soldi sia perché non li hanno sia perché il rischio di perderli é troppo alto vuoi nei confronti di controparti bancarie (i cui buchi in bilancio loro conoscono… ma noi no ahimé) che d’imprese. Se l’economia ristagna e non si vedono segni di ripresa si tirano semplicemente i remi in barca e si ringraziano i governi per aver dato un’assicurazione alle banche "lemons" e averne nazionalizzate altre invece di lasciarle fallire. Se l’economia é in recessione ci saranno anche meno domande di prestiti, con buona pace di chi vorrebbe spingere le banche a prestare, magari abbassando i tassi o anche con soldi che non hanno. Come si vede l’auto ha grippato il motore, ma forse aveva fatto fumo anche prima della crisi. Alcuni politici ed economisti non se ne erano accorti.

  18. Salviamo i mutui

    Caro Vella, trovo la sua idea molto interessante. Perché non farla diventare una proposta di legge? Se qualche partito vorrà farla sua, bene, altrimenti si proceda con la raccolta di firme per una proposta di legge popolare. E’ necessario che le proposte sagge non restino confinate sui giornali o su internet, ma che vengano alla luce per migliorare la vita dei cittadini.

  19. Giampiero Fabbri

    Dopo il mio commento del 14, ne sono stati scritti parecchi altri dello stesso tono: non avevo dubbi. Ritengo che le persone siano stanche, molto stanche di tutte le sanatorie, i tardivi ravvedimenti, i salvataggi degli sprovveduti (o furbetti?) con i soldi degli altri. Ribadisco il concetto, come hanno fatto in molti altri: le persone in affitto chi le tutela, chi le aiuta, chi spende una parola in loro aiuto. Siamo certi di voler aiutare coloro i quali hanno tentato di comprarsi una casa oltre le loro possibilità, si sono tenuti le loro belle auto, hanno continuato a ricaricare i loro telefonini e a vestire i figli con jeans e magliette firmate?

  20. Roberto Marsicano

    Se lo stato acquistasse (direttamente o indirittamente) lo stock di mutui da una banca da ricapitalizzare si avrebbero numerosi effetti positivi. 1) la banca sarebbe ricapitalizzata senza che lo stato sia presente nell’azionariato; 2) lo stato potrebbe abbassare il tasso e quindi dare sollievo alle famiglie senza toccare la fiscalità 3) il reddito delle famiglie/imprese, liberato dal peso delle rate onerose, ritornerebbe ai consumi; 4) lo stato potrebbe emettere debito pubblico ad un tasso leggermente inferiore a quello praticato ai suoi mutuatari per cui sarebbe un’operazione a suo vantaggio e finanziata da altri risprmiatori e, in un certo senso, si ripristinerebbe il meccanismo delle cartelle fondiarie.

  21. Karl

    Le responsabilità personali di chi ha comprato un immobile e oggi paga un mutuo a tasso variabile in salita, sono fuori discussione. Vale la pena ricordare però l’introduzione dell’Euro con il “cambio effettivo” 1000 lire = 1 euro, che ha fatto schizzare i prezzi dei beni; dal 2001, i prezzi in continua salita degli immobili (dopo la bolla neweconomy); la disponibilità delle banche in epoca di tassi bassi a prestare forti somme di denaro (suggerendo quasi sempre il tasso variabile) a persone a reddito medio-basso per l’acquisto di immobili di poco pregio e quasi sempre sopra valutati (le perizie chi le ha fatte?). Senza dire dell’incoraggiamento del credito al consumo. Il rapporto cliente – banca è basato su ciò che presiede la stragrande parte delle relazioni umane e commerciali: la fiducia. L’unica certezza è che questo rapporto si è rotto, aggravato dal triste spettacolo delle banche che non si prestano i soldi… Una situazione che ha obbligato i governi dei Paesi Ue alla riunione di Parigi di domenica 12 Ottobre per rassicurare “il mercato”, cioè la gente comune. Aiutare le banche e le famiglie, potrà non sembrare giusto ma purtroppo è necessario.

  22. Gianni

    Quanto chiede Vella è profondamente errato sotto il profilo economico: impedisce la salutare liquidazione di investimenti errati dovuti alla manipolazione di tassi e liquidità perpetrata da Trichet e Greenspan proprio con l’obiettivo di sempre: Impedisce cioè il veloce adeguamento dei prezzi ai reali valori di mercato e non farà altro che prorogare la crisi e relegarci alla stagnazione e soprattutto all’inflazione. Bisognerebbe infatti ricordare all’autore che la BCE ha espando il suo bilancio di circa il 30% in poco piu’ di un mese (dalla fine di Agosto alla prima settimana di Ottobre) La richiesta è inoltre ingiusta e eticamente indifendibile: non fa altro che trasferire ricchezza da chi produce a chi ha speculato e sbagliato investimenti. Sussidia i banchieri che oltre a non aver capito nulla di quello che facevano non risponderanno così dei propri errori. Senza considerare che ora l’azzardo morale è senza limite: qualsiasi investitore sa che puo’ buttarsi nelle follie piu’ assurde e sarà sicuramente salvato con soldi pubblici o inflazione a carico del privato cittadino.

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