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QUALCUNO HA NOSTALGIA DELLE BIN?

I governi europei non si sono accordati per un’azione coordinata contro la  crisi, come richiesto dall’appello lanciato su questo sito e sottoscritto sin qui da oltre 300 economisti europei. Ogni Paese sta quindi adottando in modo indipendente le proprie politiche per arginare la crisi finanziaria. In Italia, sulla  falsariga dei provvedimenti presi dal governo Brown nel Regno Unito, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che prevede la  possibilità per lo Stato di ricapitalizzare le banche in difficoltà  sottoscrivendo azioni senza diritto di voto e una garanzia pubblica sui  depositi bancari, che va ad aggiungersi a quella già prevista dal fondo interbancario. L’assicurazione pubblica sui depositi è solo una protezione supplementare dei depositi, il cui utilizzo effettivo scatterebbe solo nel caso in cui il fondo interbancario non avesse fondi sufficienti per pagare i correntisti. Il valore di questa misura risiede più nel suo aspetto di rassicurazione dei risparmiatori che in quello di protezione effettiva, ma in questi tempi di sfiducia generalizzata, anche segnali come questo possono essere utili. E’ utile è anche il primo provvedimento, cioè la possibilità offerta alle banche, che in questo momento non riuscirebbero a ricapitalizzarsi sul mercato, di farlo con i fondi pubblici. Positiva anche la scelta delle azioni senza diritto di voto, al  fine di ridurre le interferenze dello Stato nella gestione delle banche. La valutazione dei provvedimenti adottati dal governo è dunque favorevole.
L’unica perplessità che rimane è l’assenza di un esplicito orizzonte temporale o delle condizioni sotto le quali lo Stato si impegna a rivendere ai privati le azioni  sottoscritte. Anche le azioni senza diritto di voto consentono a chi ha  partecipazioni rilevanti di condizionare la gestione. Si partecipa ad assemblee (straordinarie o degli azionisti di risparmio) e si può sempre minacciare di ritirare il proprio capitale forzando il management in una direzione piuttosto che in un’altra. Il Ministro Tremonti ha detto che non ci saranno nazionalizzazioni. Bene. Ma non possiamo dimenticare che la politica, in Italia, ha storicamente avuto un forte desiderio di controllo del sistema  bancario. Non possiamo dimenticare i tempi non troppo lontani in cui i partiti si spartivano le Presidenze e i Consigli di Amministrazione delle banche. E non riusciamo neanche a dimenticare che proprio il Ministro Tremonti propose, alcuni anni fa, di porre sotto il controllo della politica le fondazioni bancarie. Questo governo sembra che abbia la nostalgia dei bei tempi passati in cui c’erano il maestro unico, il grembiule e il sussidiario. Speriamo non abbia anche nostalgia delle Bin, le banche di interesse nazionale.

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IL SABBATH DELLE BORSE

  1. mirco

    Perchè non costruiamo un bel gruppo di banche (dei bei campioni europei) che abbiano come mission la difesa dell’interesse dell’europa unita e che considerino il risparmio un patrimonio sociale comune che serve all’economia reale tutta? Anche con azionisti pubblici (governi) perchè no?

  2. Massimo GIANNINI

    Che questo governo abbia nostalgia dei tempi andati non c’é dubbio e non solo per quanto riguarda la nascita delle BIN ma anche della nascita della Banca d’Italia. Purtroppo ora le condizioni del mercato stanno dando al governo una mano realizzando quello che per questo governo sarrebbe inaudito ovvero il punto 5 del Manifesto del Partito Comunista di Marx: "Accentramento del credito in mano dello Stato mediante una banca nazionale con capitale dello Stato e monopolio esclusivo". Quanto all’uso dei fondi pubblici per la ricapitalizzazione ci si é dimenticati di dire che a) soldi non ce ne sono b) se i soldi sono pubblici si devono emmettere titoli drenando liquidità e creando una sorta di partita di giro c) prima di immettere altra liquidità nelle banche sarebbe meglio sapere cosa c’é dentro e non a prescindere (meglio creare una nuova banca e lasciar fallire la vecchia). Se poi le azioni sono senza diritto di voto al mercato non interesserannno. Insomma un provvedimento inutile che invece di dare fiducia la toglierebbe, solo al grido arriva il governo, questo governo.

  3. Marco Giovanniello

    Tremonti vuole prendere il controllo delle banche, soprattutto quelle che non ubbidiscono e disdegnano obiettivi sballati come il mantenimento dell’italianità di Telecomitalia e Alitalia. Purtroppo non è una rottura, ma solo il peggioramento di quanto ha già fatto il Governo Prodi utilizzando i soldi di Intesa, Mediobanca e Generali per ridare la cornetta del telefono all’amico Bernabè. I banchieri che hanno sbagliato (che cosa?) vanno sostituiti e a capo del sistema meglio l’unico di loro che ha lasciato più buchi del groviera e ha la fedina penale maculata. Tutti i Paesi del mondo si danno da fare per sostenere le proprie banche, da noi si vogliono affossare i migliori per il solito italianissimo "particulare". Come sempre "Franza o Spagna, pur che se magna."

  4. Raimondo

    É il modo piú semplice e piú giusto per eliminare il debito pubblico. In questo modo tornerebbe al popolo sovrano anche la sovranitá monetaria ed il signoraggio. Non si capisce come mai dobbiamo acquistare a prezzo facciale banconote il cui valore intrinseco é di qualche centesimo. Nazionalizzare la Banca d’Italia, perché il controllo da parte delle BIN in passato non mutava la destinazione pubblica di BdI, mentre ora che le banche sono private la destinazione é cambiata in modo anti-democratico.

  5. roberto ricca

    Caro professor Boeri, in Comit il controllo dei partiti era pressochè inesistente, al massimo l’Iri poteva pretendere qualche assunzione; la Comit era certamente gestita in maniera privatistica al contrario delll’attuale intesa del genio della finanza passera privata solo sulla carta. Il declino del Paese è iniziato anche con la privatizzazione delle bin e con la scomparsa della comit, sicuramente il centro studi Comit a suo tempo era più ascoltato di quello della confindustria e forse avrebbe previsto per tempo l’attuale crisi dei mercati; oggi forse neanche esiste il centro studi Banca Intesa. Lei parla di spostamenti e lunghe attese per semplici operazioni, ma è mai entrato nelle banche nate dalle Bin? Che si ritorni o non si ritorni alle Bin non è il problema, ma bisogna recuperare l’etica e non rincorrere il profitto ad ogni costo come insegnano le università come Bocconi e le società come Mc Hinsey (non è un caso che passera e profumo abbiano le stesse formazioni). La seguo sempre con grande interesse, ma rimpiangere le Bin oggi è quasi spontaneo visti i danni dei nuovi banchieri.

  6. Pietro

    Ma c’è ancora qualcuno che può credere a Tremonti? Se c’è una persona statalista e conservatrice è questo ministro (e la cosa drammatica è che la destra dovrebbe essere per il libero mercato). Dopo avere statalizzato le perdite Alitalia come si può credere che non nazionalizzeranno il controllo del sistema bancario? Questo non significa che non ci debbano essere regole, anzi, ma non verranno certamente da questo Governo. Basti pensare al recente emendamento "salva manager" che hanno dovuto cancellare una volta scoperti. La proposta poi di una banca o di un fondo comune europeo appare risibile. Quando la situazione precipita e si va verso la recessione volete che ognuno non pensi a se stesso? (vedi il cancelliere tedesco Angela Merkel che ha dato il due di picche a Berlusconi). La situazione è grigia…per non dire di peggio.

  7. Paolo Gallo

    Questo governo non ha nostalgia dei tempi passati! forse chi scrive, invece, ha nostalgia del Governo passato e dei disastri di Prodi e della disennata Costruzione Europea e Globalizazzione. se non piacciono le Bin cosa bisogna fare? lasciare fare Boom al sistema?

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