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PIU’ POTERI ALLA BCE

Neanche le banche universali europee sfuggono alla crisi, con l’aggravante che molte sono troppo grandi per poter essere salvate da un singolo paese. Come dimostra il caso Fortis. Necessaria una risposta a livello di Unione Europea. Da attuare in due mosse. Un nuovo statuto per le banche europee con attività in diversi Stati membri, con poteri di vigilanza assegnati alla Bce. Un fondo di emergenza per i salvataggi costituito presso la Banca europea per gli investimenti.

 

Si pensava che il sistema di banca universale europeo fosse immune alle ricadute della crisi dei subprime. Ora scopriamo invece che tutte le istituzioni finanziarie sono vulnerabili se la leva finanziaria è troppo elevata. Tuttavia, il problema principale dell’Europa non è solo la vulnerabilità delle sue banche più grandi, ma il fatto che siano diventate troppo grandi per essere salvate da un solo governo.

TROPPO GRANDI PER ESSERE SALVATE

Il salvataggio di Fortis, il gruppo assicurativo e bancario belga-olandese, mette in luce con chiarezza le difficoltà nell’eurozona di predisporre difese adeguate contro una crisi bancaria in pieno sviluppo. Non esiste una soluzione europea perché la Banca centrale europea può offrire solo liquidità contro garanzie per consentire ai mercati monetari di funzionare, ma non ha i poteri per risolvere una crisi di insolvenza. In assenza di un Tesoro europeo, tale potere lo hanno le autorità nazionali. Ma queste sono responsabili nei confronti dei propri contribuenti e sono perciò poco propense a pagare per il salvataggio di banche estere. Nel caso di Fortis è stato relativamente semplice suddividere la banca in tre parti, ma sarebbe ben più difficile farlo con altri grandi gruppi bancari europei.
Il problema è che le grandi banche europee hanno filiali, istituti separati sotto il profilo legale e di bilancio, in ciascun paese in cui operano. Allo stesso tempo, la gestione delle attività e passività è centralizzata, così come lo sono le riserve liquide monetarie: in un momento di crisi saranno richiamate dalla casa madre, mentre le filiali riceveranno in cambio titoli che si rivelerebbero carta straccia in caso di insolvenza. Se poi si ha il fallimento e i governi intervengono, diviene inevitabilmente controversa la questione della distribuzione dei costi tra Tesori nazionali e dell’uguale trattamento di creditori e risparmiatori nei diversi paesi. E tutto ciò ritarda le decisioni.
Nel caso di Fortis tre governi – Belgio, Olanda e Lussemburgo – sono stati chiamati a fare iniezioni di capitale per le filiali dei rispettivi paesi. È solo l’inizio di quella balcanizzazione del sistema bancario europeo che potrebbe presto diffondersi, a meno che non si intraprendano subito azioni decisive. Due passi sono necessari.

LA RISPOSTA EUROPEA

Primo: si dovrebbe introdurre uno statuto europeo per le banche dell’Unione o dell’eurozona con attività significative in più di uno Stato membro. Tali banche sarebbero soggette a requisiti di capitale pienamente consolidati e a meccanismi di supervisione globale, con la possibilità di accedere alla liquidità della Bce in caso di crisi. Con la stessa legge, si dovrebbe creare una nuova autorità di vigilanza con sede a Francoforte, preferibilmente all’interno della stessa Bce, ma anche una istituzione esterna dovrebbe essere obbligata per legge a cooperare pienamente con la banca centrale in tutte le sue attività.
Secondo: all’interno della Banca europea per gli investimenti si dovrebbe istituire un fondo di emergenza allo scopo di organizzare le operazioni di salvataggio a livello europeo. La Bei è già una agenzia pubblica che emette titoli garantiti per finanziare le sue operazioni e il suo consiglio dei governatori è composto dai ministri delle Finanze dei paesi membri. Il fondo di salvataggio potrebbe perciò diventare operativo in poche settimane. Si dovrebbe solo consentire alla Bei di acquisire il capitale azionario di istituzioni finanziarie in circostanze ben determinate e di emettere i relativi titoli garantiti.
Si potrebbe anche fare di più e consentire alle autorità europee di agire preventivamente per bloccare il contagio, o perlomeno renderlo meno probabile: costringere le banche europee fortemente esposte e con operazioni su più paesi a ricapitalizzarsi o ad accettare fondi pubblici. Per esempio, un’iniezione di capitale di 280 miliardi di euro sarebbe sufficiente a ridurre la leva finanziaria delle dieci più grandi banche dell’area euro dal valore attuale di 33 a livelli inferiori a 20. Ciò sarebbe sufficiente a restaurare la fiducia dei risparmiatori e ridurre così il rischio di massicci prelievi di liquidità. L’investimento potrebbe essere ritirato una volta che le condizioni di crisi dei mercati finanziari iniziassero a recedere.
L’aiuto della Bei dovrebbe avere caratteristiche tali da preservare il valore dell’investimento di denaro pubblico e far sì che coloro che hanno sbagliato ne paghino le conseguenze. Così, il prezzo (per le azioni privilegiate) dovrebbe essere tale da proteggere il valore dell’investimento, mentre il management delle banche dovrebbe essere sostituito.
Viviamo tempi straordinari: i politici europei non possono continuare a perdere tempo. L’attuazione di queste semplici proposte permetterebbe di anticipare gli eventi della crisi. Rimanere indietro è estremamente costoso, come gli Stati Uniti hanno già scoperto.

 

Foto: La Eurotower di Francoforte, sede della BCE
Fonte: The European Central Bank

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15 commenti

  1. Massimo GIANNINI

    Che la BCE debba avere poteri di vigilanza e controllo sul credito ben superiori a quelli che ha lo si dice da molto tempo. Non credo pero’ che questo risolva il problema che affligge i mercati oggi. Infatti viene da domandarsi perché dei poteri di vigilanza centralizzati sarebbero superiori a quelli nazionali. Se il vigile non vigila, come d’altronde é successo negli US, il problema si sposta solo nella competenza ma non nella sostanza. Visto che le banche europee soffrono anche per le loro attività extraeuropee, con effetti leva, possiamo anche vigilare in Europa ma se non si vigila negli US sarà difficle evitare crisi finanziarie ulteriori. Quanto al fondo alla BEI, sembra un’idea in stile Tremonti. Un fondo alle volte per le infrastrutture alle volte per le banche. L’interventismo non paga. Pagherebbe invece trovare dei veri meccanismi per ridurre o eliminare la leva finanziaria delle banche. E’ chiaro che il modello di assets and liabilities management di molte banche non ha funzionato. E non é questione solo di subprime ma anche di "semplice" corporate governance. Si sono moltiplicate o leveraged le liabilities senza gli assets e come si dice si son fatte le nozze con i fichi secchi.

  2. habsb

    Le misure proposte avrebbero senso se l’Europa fosse una nazione, come gli USA. Ma non lo è. Per quale motivo il denaro di un paese dovrebbe essere speso per salvare banche di altri paesi, che ne approfitterebbero forse per rilevare banche estere nell’ottica di consolidamento degli attori bancari che ha già visto vari istituti italiani finire sotto controllo estero? Quale è oggi la rappresentatività politica del "cittadino europeo", che può solo eleggere un Parlamento che si occupa di frivolezze, che non rappresenta minimamente gli italiani all’estero (il numero di seggi riservati all’Italia è proporzionale ai soli residenti in Italia), mentre tutte le decisioni importanti sono prese da Commissari che nessuno ha eletto? Quale è il sostegno finanziario e economico offerto dall’Europa alle nazioni/regioni storicamente deboli, che dovrebbero essere aiutate creandovi uffici di istituzioni europee, o filiali delle molte industrie a participazione pubblica? Come si giustificano gli sbarramenti alla proprietà azionaria estera (pensiamo a banche e industrie tedesche e francesi): se l’Europa è una nazione, tali sbarramenti dovrebbero riguardare solo i non europei.

  3. franco benoffi gambarova

    Condivido i concetti espressi, condivido la necessità di interventi. Mi auguro che riescano a porli in atto organi "tecnici", quali la BCE, senza dover ricorrere ai politici, che – sotto tutti i cieli, salvo forse Benelux e Francia nei casi Fortis e Dexia – sono specializzati ad agire pigramente, solo all ricerca di facile popolarità, e forse non sordi alle lobbies. La crisi presente non è dovuta a un po’ di poveretti che non hanno pagato i mutui (il classico sbatter d’ali di una farfalla o, al massimo, di un pipistrello), ma alle colpe dei politici USA e non USA, che hanno deregolamentato o non regolamentato determinati mercati, con scopi che credo inconfessabili. Speriamo quindi in BCE, FSF, ecc. nelle rispettive funzioni.

  4. Vince

    Mi felicito nel vedere che dal precedente articolo, "La madre di tutti i salvataggi", gli autori hanno sostanzialmente spostato la loro attenzione dalla BCE (quindi dagli stessi trattati) alla BEI. Come dire… forse le critiche, se pertinenti, hanno davvero un valore e prenderne atto è segno di maturità, piuttosto che incoerenza. Detto questo, però, il problema di fondo rimane. "I tempi straordinari", come ogni crisi di qualunque genere, richiedono saggezza e fermezza, cercando di evitare soluzioni avventate e figlie della paura. Qui, ancora una volta, si chiede a un soggetto, adesso la BEI, di cambiare mestiere per "organizzare operazioni di salvataggio" in grande stile. In ragione di che? Forse e meglio concentrarsi esclusivamente su una regolamentazione e un controllo migliori, anziché sul "salvataggio preventivo". Dico, se so di poter essere salvato comunque, cosa mi tratterrà dal non assumere dei rischi elevati in ragione di opportunità di guadagno allettanti? La risposta è ovvia: sostanzialmente nulla!! Quindi, la proposta di quest’articolo, ancora una volta, sembra poter fare più del male che del bene all’Europa (anche se in buona fede, s’intende).

  5. marie arouet

    La finanziarizzazione dell’economia ha senso nel momento in cui riesce ad allocare le risorse finanziare in funzione propulsiva dell’economia reale. Quando la finanza si avvita su se stessa alla ricerca esclusiva del profitto a breve diventa dannosa per l’economia reale poichè al proprio profitto sacrifica l’equilibrio e la durata dei cicli industriali fagogitando ricchezza presente e negando la produzione di riccheza futura a danno di tutti i soggetti dell’economia reale: il territorio, i lavoratori, le imprese. Non sarebbe il caso di fare un passo indietro?

  6. Piero Torazza

    280 miliardi dovrebbero essere sufficienti a ridurre la leva "reale" (inclusi derivati e rischi vari) a 20 volte la riserva dei big. E se non sbaglio i rischi che la AIG ha venduto all’Europa sono circa 300 miliardi, più o meno casulamente la stessa cifra. Detto questo ho un dubbio paadossale: se la Bce lo fa in modo trasparente "segnala" al mercato quali sono le banche più esposte, e di fatto attira su di loro l’aspettativa che la loro reale situazione sia molto peggiore di quella dichiarata. Forse potrebbe essere meglio un aiuto anonimo che calma i mercati ed allo stesso tempo non addita nessuno? Non sarà molto bello, ma è real politik!

  7. AB

    Lo spettacolo fornito ieri dal Congresso la dice lunga sull’opportunità di dar spazio alla politica nella gestione del sistema finanziario. E’ fondamentale garantire l’autonomia delle autorità monetarie e dotare i sistemi finanziari di nuove regole predisponendo autorità in grado di farle rispettare. La domanda è quindi: quali assetti e quali regole dare ai mercati in futuro? Non ho la ricetta ma credo che due (noti) problemi di base siano rimasti irrisolti: 1) l’orizzonte temporale troppo breve che caratterizza i mercati finanziari, 2) la mancanza di un’autorità monetaria globale (a almeno di un maggior coordinamento). Le soluzioni concrete (anche parziali) non sono certo banali ma credo che questi siano i nodi da sciogliere per evitare crisi come questa.

  8. gianni caroli

    La BCE, in circa un anno di continue "erogazioni di liquidità" alle finanziarie anglo-americane, da depauperato le economie continentali di capitali in misura ben maggiore che i 700 mld. previsti dal Piano Paulson per ricapitalizzare le medesime investment-bank! Lo hanno detto Steinbrueck e Sarkozy, chiedendo anche una revisione, ma al ribasso, dei poteri di Francoforte. Il quale istituto ha fissato tassi da estorsione a imprese, famiglie, consumatori: proprio per consegnare oltreoceano i capitali necessari al Frankenstein di Wall Street. L’Euribor a tre mesi sta al 6%: ecco perché siamo già in recessione, al posto degli USA. La politica economica è una cosa troppo seria per farla fare ai banchieri, tanto più se Trichet e soci: l’Italia è l’unico paese ancora dove, di fronte al salasso dell’euro ai danni dell’Europa, c’è ancora chi vuole aumentare il potere della nomenklatura tecno-finanziaria di Brussel e similari! Mentre in Francia c’ è http://www.stoptrichet.com!

  9. Andrea Coppola

    Un fondo BEI da 280 miliardi… mi sembra un po’ troppo. Credo che si tratti di una cifra più importante dell’intero portafoglio dei prestiti BEI in essere. Senza dimenticare la tradizionale avversione al rischio della BEI che si vedrebbe costretta ad acquistare tutta la spazzatura sui mercati finanziari europei. E gli azionisti della Banca (cioè i vari Paesi Membri, in misura differente), sarebbero tutti contenti? mmm…

  10. Piero Torazza

    Se non ci fosse stata la BCE che frenava i governi locali, l’Italia con suo Debito Pubblico fuori dall’Euro sarebbe già fallita. Inoltre il Tasso Alto che la Bce ha imposto in Europa ha chiaramente Attirato Capitali in Europa sottraendoli agli Usa (questo si è riflesso anche nel cambio del Dollaro che non è influenzato "solo" dal petrolio). Con tutti i grandi difetti che ha e che riconosco: comunque difendo la Bce.

  11. Tommaso Bacchini

    Stimati professori, perdonate l’ignoranza. Io non ho capito una cosa fondamentale. Se la Bei, nel costituire il fondo di emergenza, comprasse capitale azionario delle banche in difficoltà, dovrebbe, come voi dite, mettere titoli garantiti. Dovrebbero essere titoli che si vendono sul mercato suppongo: tipo obligazioni. Ma queste dovrebbero remunerare gli acquirenti. Quindi sarebbe come un debito pubblico di cui si pagano gli interessi ai compatori? Ma se la banca i cui titoli la Bei acquista fallisce? La Bei garantisce le obligazioni, ma sarebbe come spendere in disavanzo. Ho afferrato il punto oppure non ho capito nulla?

  12. stefano monni

    La situazione evidenziata nell’articolo dimostra una volta di più l’importanza di raggiungere una integrazione a livello europeo di natura politica. Il fatto dimostra che l’integrazione economica senza quella politica difficilmente potrà produrre risultati positivi soprattutto in momenti di difficoltà e di crisi come quella che si sta attraversando recentemente. Inoltre tale situazione di difficoltà dimostra ancora una volta di più l’importanza di una corretta ed efficace regolamentazione del mercato, finanziario in questo particolare caso.

  13. Renzo Pagliari

    Salvare grandi banche in crisi è necessario per evitare fallimenti a catena. Vedi esiti della crisi USA del 1929 per il mancato intervento pubblico. Che BCE vigili sulle banche europee transnazionali coordinando la vigilanza delle banche centrali nazionali è necessario. Costituire un fondo almeno virtuale da cui trarre rapidamente fondi al momento della necessità da parte di BCE, finanziato dagli stati per effettuare salvataggi è auspicabile nel momento di crisi purchè non tale da privatizzare utili e pubblicizzare perdite. Salvataggi e vigilanza potrebbero però non bastare senza modifiche strutturali dei mercati che eliminino pratiche speculative rischiose, senza impedire ai governi di incoraggiare l’incremento di valore di assets per i loro scopi vedi mutui immobiliari in USA ed anche in Italia. Al gusto della scommessa degli strumenti della finanza creativa per utili ingenti a breve con poca fatica che porta a perdere tutto come avviene nei casinò deve essere impedito di operare sui mercati regolamentati. Gli operatori devono essere indirizzati con ogni mezzo all’economia reale per finanziare industrie innovative infrastrutture produzione di energia da fonti rinnovabili

  14. Michele Giardino

    Giustissimo intervenire creando nuove possibilità di "enforcement" a livello UE e predisporre risorse finanziarie di sostegno (molto meglio se "non cash"). Però, lasciamo la BCE e la BEI a fare – almeno per ora – le tante cose diffcili che devono e sanno fare, nonostante i dubbi invero un po’ "naif" di molti. Meglio allora un’Autorità nuova e un Fondo ad hoc.Meglio, certo, ma ahimé, temo, solo in via di principio. Basta leggere qui Monni, Coppola, habsb,Vince ecc. per rendersi conto del vespaio che ne nascerebbe. E poi, come fa una UE sempre divisa persino in politica estera, a disegnare e realizzare due Organismi con responsabilità così vaste e profonde, nei tempi brevissimi a disposizione? E’ certo che si scatenerebbe il peggio del repertorio che ben conosciamo, Sarebbe troppo poco, allora, un accordo che intanto impegni i Governi, sotto la pressione delle opinoni piubbliche: 1. a riunire le rispettive Autorità responsabili in un Comitato di crisi per fronteggiare intanto la contingenza, e 2. a seguirne carrettamente e tempestivamente i suggerimenti, mentre altri scrutano il futuro e le sue incognite, alla ricerca di soluzioni più avanzate? Cominciamo così, poi si vedrà.

  15. Paolo Gallo

    Come possono sfuggire alla crisi le Banche se sono le responsabili del disastro "Cahos globale" con la complicità della classe politica, loro camerieri, che ora oltretutto socializza le perdite dopo aver privatizzato i profitti, il piano approvato è un’autentico atto di stampo Corporativo alla Fascista inteso come accezione negativa dei termini, come hanno rilevato e sottoscritto oltre 200 Economisti di orientamento Liberale in America. Leggendo l’intervista: "è in corso un’attacco della speculazione alle Banche" l’altro ieri al Bourse Zeitung rilasciata da Smaghi componente del Board della Bce (autentico mostro giuridico) verrebbe da dire se questi sono i controllori chi sono i Controllanti?" Altro che più poteri alla Bce occorre un organismo Politico controllante eletto dal popolo, ma il vero vulnus stà nell’integrazione delle Economie UE troppo diverse. "Non è la prima volta che il Mondo è in mano al Male" Tremonti. Crescita Bassa alti Tassi e continua iniezioni di Liquidità da parte delle Banche Centrali indica che questa Globalizzazione è un fallimento come la BCE.

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