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UNA VITTORIA DEL MERCATO

Ieri è stata una buona giornata per il capitalismo. Dopo il salvataggio con una garanzia pubblica di Bears Stern in primavera e di Fannie Mae e Freddie Mac il mese scorso, si era diffusa l’impressione che il governo americano avrebbe salvato chiunque: oggi le banche, domani le case automobilistiche e le linee aeree, dopo domani chissà. Invece, con grande coraggio, il segretario del Tesoro statunitense Henry Paulson ha detto basta. Il costo è stato elevato, il fallimento della terza/quarta banca d’investimento al mondo, ma il mercato ha impiegato meno di cinque minuti a capire. E Bank of America ha comprato Merrill Lynch senza alcuna garanzia pubblica e ad un premio di 70 per cento sull’ultimo prezzo di mercato. Oggi la cintura di liquidità di cui ha bisogno AIG sarà anch’essa offerta dal mercato. Il Tesoro e la Fed si limitano ad un’opera di coordinamento utile e che non costa nulla. E’ una svolta importante, la vittoria del mercato. Con buona pace di chi ripete che ciò che accade negli Stati Uniti è la prova che il è capitalismo finito.

 

17 settembre, postilla

Ieri avevamo tirato un respiro di sollievo. La coraggiosa decisione del tesoro americano di lasciar fallire Lehman, sembrava rappresentare una svolta: banche, case automobilistiche, linee aeree, assicurazioni, avrebbero d’ora in poi dovuto arrangiarsi da sole. Oggi il governo americano ha dovuto smentirsi. E’ una cattiva notizia perché significa che la situazione finanziaria continua ad essere molto grave. Ma è anche una buona notizia perché dimostra che l’economia del mondo è nelle mani di persone responsabili che non decidono guidate dall’ideologia (come pure qualcuno ieri, a Washington, suggeriva), ma dal buon senso.
Fg

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FANNIE, FREDDIE E I FRATELLI LEHMAN

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DUE DOMANDE AL MINISTRO

42 commenti

  1. C. Petrungaro

    Più che altro mi sembra un "capitalismo selettivo", in cui la politica fa la selezione delle opportunità; ossia la "politica del mercato" e mi si perdoni il gioco di parole, a volte forse fa anche "mercato della politica".

  2. Carlo

    Non pensa che il mercato sia una cosa e il liberismo un’altra? Io ho fatto qualche studio sull’industrializzazione ed il fattore statale ha avuto un ruolo nello sviluppo storico-economico. Un’altra cosa ancora è il capitalismo assistito. Il problema è secondo me a che gioco vogliamo giocare e se il gioco del libero mercato in sè porta ad un risultato sempre positivo. Lo Stato, in casi specifici, può decidere di mantenere in vita un attore economico se la sua fuoriuscita dal sistema è causa di effetti distruttivi e deleteri. Ma questa valutazione va fatta caso per caso. Non si può paragonare Alitalia con Lehman Brothers.

  3. Gianni

    La crisi in atto è il risultato della politica concertata della banche centrali e della loro manipolazione sistematica di tassi e moneta creata dal nulla. A loro e a nessun altro è da addebitarsi la conseguente ondata di cattivi investimenti durata per ormai almeno un lustro. Una tragedia che saremmo costretti a vivere ancora infinite volte.

  4. giuovan sergio benedetti

    In Italia il prossimo crack sarà quello di Telecom Italia, per prevenire il quale Tremonti ha già messo dei miliardi in finanziaria alla voce "banda larga". Dovremo ancora pagare tutto noi contribuenti per questi capitalisti inetti o truffatori? E per quanto?

  5. Mario Morino

    Certamente una vittoria del mercato, e se la questione Alitalia si fosse chiusa dopo due o tre anni di perdite, ovvero una decina di anni fa, i cittadini ed i consumatori italiani avrebbero risparmiato un bel pò di quattrini e probabilmente quasi tutti i lavoratori di Alitalia si sarebbero facilmente riciclati in altre compagnie aeree. Ma diciamo che è stata, per molti anni, soprattutto una bella vittoria per i top manager delle banche di affari (quelle 5-10.000 persone sparse tra Usa ed Europa) che hanno guadagnato complessivamente decine (o centinaia?) di miliardi di dollari (quanti, rispetto alle perdite maturate? sarebbe interessante saperlo) più per aver imboccato fortunate speculazioni che per aver oculatamente gestito gli interessi a lungo termine del proprio istituto. Certo quest’anno il reddito sarà bassino, ma qualche dollaro dovrebbero averlo messo da parte. Quel comunista di Obama l’aveva già detto qualche mese fa, che forse c’è qualcosa che non va in un sistema dove il reddito del top manager è qualche migliaio di volte quello di un operaio. Come si regolerà in futuro il mercato?

  6. graziano

    … e i miei soldi?

  7. Pau Flaccido

    Il mancato salvataggio di Lehman sara’ proprio dovuto a fiducia nel mercato? Ai tempi di Bears Stern la FED e il Tesoro non si erano ancora impegnati con Fannie and Freddy ed e’ altamente probabile che gia’ dalla scorso weekend sapessero dei problemi di AIG. E’ almeno legittimo chiedersi quindi se il mancato salvataggio di Lehman non sia dovuto al fatto che Tesoro e FED si trovino ora troppo esposti piu’ che a una vittoria del mercato. Piuttosto mi sembra che la fase attuale dimostri quanto l’intervento statale in economia sia ancora pesante e, a detta dei maggiori capitalisti stessi, necessario.

  8. Anna Puccio

    Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi oggi ha dichiarato: "Non possiamo garantire l’80% dello stipendio a piu’ di 3250 persone". Questo e’ un ricatto chiarissimo ai lavoratori/sindacati. E nel frattempo invece negli Stati Uniti la Lehman con i suoi 50,000 dipendenti fallisce. Impareremo mai qualcosa?

  9. hominibus

    Una prova in più per sostenere le regole del libero mercato, fuori dall’intervento pubblico, che é causa di grandi squilibri in un meccanismo che sarebbe perfetto, se adottato nella sua forma spontanea. Adesso capitalisti, intermediari, compratori ricaveranno vantaggi indebiti a carico della intera comunità, senza poterne trarre insegnamento per il futuro. In un sistema fiscale di tipo patrimoniale ed un mercato lasciato interamente libero questi disastri sarebbero evitati, anche perché gli immobili non sono di marzapane!

  10. francesco piccione

    Faccio molta fatica a comprendere tanto trionfalismo per un fallimento. Le regole del mercato si impongono a scapito dei soggetti più deboli della società, quali i lavoratori della Lehman. Il fallimento della Lehman è anche il fallimento di una certa forma di mercato, molto caro all’autore. Non sono in alcun modo affezionato al liberismo, che ha garantito crescita diseguale ed effimera. Forse sarebbe il caso per gli iperliberisti di fare una valutazione critica di cosa è un mercato senza indirizzo politico, anche da un punto di vista strettamente economico. Da un punto di vista sociale non funziona e produce diseguaglianze. Se fossi l’autore, più che brindare al fallimento della Lehman mi interrogherei sulla necessità degli interventi precedenti, che tanto sdegno avevano suscitato. Dovrebbe almeno sorgere il dubbio che ciò che non va è il modello e non la sua applicazione incompleta.

  11. Piergiorgio Rampinelli

    Condivido la tesi che privatizzare i profitti e fare pubbliche le perdite sia non etico ed anti-economico; ma alla luce di un non-interventismo delle istituzioni pubbliche, chi salverà AIG? E poi mi chiedo: di fronte ad una crisi delle istituzioni finanziarie, un intervento delle banche centrali é da considerarsi "pubblico"?

  12. Massimo GIANNINI

    Credo che quello che accade negli Stati Uniti, ma anche altrove, è la prova che il è capitalismo come diceva Marx deve crollare, cade necessariamente o crollerà sempre e vada comunque superato. Non vedo vittorie per nessuno nelle varie crisi finanziarie, e ancor meno in questa, viste le sue dimensioni, ma una costanza e recidività che non sembra mai imparare dai propri errori. E’ sovrastruttura? Il capitalismo é ovviamente finito (quante crisi ci vogliono ancora per constatarlo?) ma non si é trovato ancora come rimpiazzarlo. Banchieri, bancari e managers che fanno fallire istituzioni come Lehman, AIG piuttosto che Enron o Wordlcom o giocano d’azzardo in altre società che non sono fallite ma quasi distruggono capitali e quindi il capitalismo stesso. A pagare sono i soliti consumatori, contribuenti e i poveri. Poi ci sono gli economisti che dicevano che il prezzo del petrolio a 147 é magari colpa della Cina o di una domanda comunque superiore all’offerta. A me sembra un bel fallimento non solo del mercato, ma anche di certe teorie economiche e finanziarie. Se proprio non si vuole considerarlo finito il capitalismo, come giustamente direbbe Marx, almeno consideriamolo alienato e alienante.

  13. luigi zoppoli

    Caro Professor Giavazzi chi è capace di inventarsi operazioni della risma della cordata per Alitalia privo di ogni sia pur minima cognizione di cosa mercato, concorrenza, competitività, privatizzazioni vogliano dire. Quello che in argomento mi ha lasciato attonito è stato l’intervento del dott. Passera in argomento al workshop di Cernobbio. Quanto a Lehman vero che si trattava di un pezzo grosso del mercato ma di certo non aveva il ruolo di Fannie Mae e Freddie Mac. Mi auguro che da queste parti si prenda esempio anche per le azioni penali che le autorità stanno compiendo ed hanno compiuto per la vicenda Bears Stern e per quelle in fieri. Luigi Zoppoli

  14. Gianki

    Professore, forse era meglio aspettare un paio d’ore. Leggo proprio adesso su cnn.com "The Fed authorized the Federal Reserve Bank of New York to lend AIG the funds. In return, the federal government will receive a 79.9% stake in the company". Detto questo non penso che il capitalismo americano sia morto … lei cosa ne pensa?

  15. gaetano romano

    Gentile professor Giavazzi (o qualunque valente collaboratore de lavoce.info). Sono solo un metallurgico con scarse cognizioni di economia. Sarei grato se venisse spiegato perché lasciar fallire Lehman dimostra la vitalità del capitalismo (americano) mentre i salvataggi di Bear-Sterns,Freddy & Fannie o AIG …pure. Non ho nessun intento polemico ma solo tanta confusione. Grazie e buon lavoro a tutti.

  16. Simone

    Mi pare che con AIG la fed non si sia limitata tanto, visti gli 85 miliardi di dollari di prestito. Può essere pure che il capitalismo non sia in crisi come dice Giavazzi, ma qualcosa in crisi c’è di sicuro e non so di che vittoria si possa parlare dato che continuano a cadere grandissimi gruppi finanziari e assicurativi ogni giorno che passa.

  17. Giordano Puricelli

    …si rimane leggendo il suo commento e la sua incrollabile fiducia nel mercato. Una domanda : esiste ancora un’economia di mercato ? Visto che negli USA stiamo assistendo a degli interventi massicci del governo….Freddie…Fannie….e AIG questa notte (smentendo poi la sua ottimistica previsione). Ritengo che tutto questo dimostri che il mercato, da solo, puo’ creare problemi dalla conseguenze immaginabili ed un leggero "fine tuning" da parte dell’autorità sia necessario. Con stima¨ Giordano Puricelli

  18. Michele Zini

    Mi dispiace per il Professor Giavazzi (di cui sono un ammiratore e che rispetto), ma erano anni che non si leggeva un post cosi’ estemporaneo su un sito tanto importante. La vittoria del mercato, dice il Professore, poche ore prima che il tesoro americano nazionalizzi AIG. Piu’ che "vittoria", a me sembra che il mercato abbia alzato bandiera bianca. Che abbia ammesso che non ci capiscono piu’ nulla. Gli avvenimenti degli ultimi giorni si possono definire solo "RANDOM". Voglio credere che sia sfortuna. Se il Professor Giavazzi avesse aspettato 12 ore a postare il proprio commento, magari saltava fuori qualcosa di più in linea con la realtà.

  19. Tobia Desalvo

    L’ipocrisia dei liberisti della finanza privata è che essa nasce e cresce alimentata dai soldi, stampati dalla Banca Centrale ed esercizio di potere sovrano. Il Sovrano esiste e ha ben chiaro, nel caso americano, che la prima potenza mondiale non deve rispondere ad alcun criterio per esercitare le proprie prerogative sia militari che economiche. Occorre dunque ricondurre il dibattito liberismo/interventismo a capire quanto e come si possano combinare l’uno e l’altro nella politica economica, avendo ben chiaro che nessun Governo piegherà i propri obiettivi nazionali ad una disquisizione per economisti, i quali saranno invece chiamati ad assecondare e giustificare le scelte successive.

  20. andrea

    Stando alle ultime notizie la Fed ha salvato AIG. Direi che l’intervento avviene in tutti quei casi dove c’e’ rischio sistemico. In altre parole Lehman è fallita perchè poteva fallire, Aig e Fannie e Freddie no. Questo criterio potrebbe essere accettabile. Salvare la compagnia aerea di bandiera allo sfascio è un’altra cosa.

  21. kaleydos

    Un attimo dopo aver visto LB fallire, la Fed ci ripensa e salva AIG…

  22. mat

    Mi pare che i fatti ridimensionanano la sua esultanza. E, in questo caso, direi per fortuna. Mi pare necessario scongiurare il precipitare della situazione, arginare il fiume in piena. Del moral hazard non mi preoccuperei tanto. E’ un concetto che secondo me soffre di incoerenza temporale: va bene sbandierarlo prima ma quando la crisi è in atto è dannoso. Poi, passata l’emergenza si potrà, finalmente, parlare di mercato e mettere regole dove non ce n’erano proprio. Il mercato, magari, può rimediare ai propri fallmenti, non a quelli fatti in sua comlpeta assenza cioè senza regole. Mi pare che a questo punto non ci starebbe male anche un mea culpa di chi ha scambiato l’anarchia per liberismo. Non perderei di vista un sano pragmatismo per inseguire ciecamente un ideologia.

  23. diego pampallona

    il capitalismo nonè finito; si sta facendo molto male da solo. L’adagio "più mercato meno stato" va rivisitato

  24. Marco

    …credo che il principio sia stato nuovamente (e a mio modo di vedere) corrattamente applicato. Allego dal comunicato di ieri della FED: " Release Date: September 16, 2008. For release at 9:00 p.m. The Federal Reserve Board on Tuesday, with the full support of the Treasury Department, authorized the Federal Reserve Bank of New York to lend up to $85 billion to the American International Group (AIG) under section 13(3) of the Federal Reserve Act. The secured loan has terms and conditions designed to protect the interests of the U.S. government and taxpayers. The Board determined that, in current circumstances, a disorderly failure of AIG could add to already significant levels of financial market fragility and lead to substantially higher borrowing costs, reduced household wealth, and materially weaker economic performance. The purpose of this liquidity facility is to assist AIG in meeting its obligations as they come due. This loan will facilitate a process under which AIG will sell certain of its businesses in an orderly manner, with the least possible disruption to the overall economy."

  25. "the laughing stock"

    …e la misurazione del rischio? strumenti come il value-at-risk?…come misuriamo le probabilità di default, sia per quanto riguarda la valutazione di prodotti come i derivati sul credito, sia nell’attribuzione del rating delle società (e del rating dei prodotti stessi, i.e. con quali criteri – e con quale efficienza – si da un rating a prodotti di cartolarizzazione)?…non dobbiamo chiederci se determinate applicazioni statistiche non funzionino piuttosto come uno strumento per "rassicurare" i manager – permettendo di operare in maniera altamente rischiosa senza preoccuparsi delle reali conseguenze? … da questo punto di vista, dieci anni dopo LTCM nulla è cambiato…istituzioni affidabili stimolano la fiducia nel sistema economico, generando crescita: sì, ma qui qualcosa ogni tanto scappa di mano…considerazione personale…gli Stati Uniti si risolleveranno – questo è certo – e da ogni punto di vista..io però non amo gli "ups and downs" e i "bulls and bears" ciclici della finanza americana…io "voglio una vita tranquilla": e questo non credo voglia dire opporsi nella sua totalità al capitalismo – che grazie a dio non è solo fatto di mirabolanti creazioni finanziarie…

  26. commonpeople

    …d’accordo, la Fed ha mostrato buon senso…ma la situazione è arrivata a questo punto proprio per l’assenza di buon senso da parte di molti altri agenti all’interno del mercato…

  27. Enrico

    Gentilissimo, mi permetta un’osservazione che va nel senso totalmente opposto al suo commento. Da profano come sono potrei anche sbagliarmi, ma ho la viva impressione che il preciso e puntuale intervento statale in favore solo di alcuni attori di questa tragicommendia finanziaria abbia proprio il sapore della sconfitta. Intendo dire che l’idea del mercato, del "laissez faire" resta valido, a quanto pare, solo fin tanto che il danno arrecato dalla mancanza di controlli e regole serie non sia sistemico, tentacolare e ramificato. Al contrario i fratelli Lehmann possono anche fallire con buona pace di tutti i loro dipendenti e di tutto "l’indotto". Certo non abbiamo la controprova, non possiamo cioè affermare cosa sarebbe accaduto in assenza della vigorosa stretta della mano pubblica, il mercato avrebbe retto ? Qualcosa mi porta a pensare di no. Non comprendo, infatti, perchè all’indomani degli interventi statali le borse abbiano rimbalzato positivamente, ma non dovrebbe accadere l’opposto di fronte ad un alterazione delle regole di mercato ? Forse non stiamo assistendo ad una vittoria e nemmeno ad un pareggio e l’odierno pesante intervento della Fed verso l’Aig è sintomatico.

  28. Marco

    …tutto va bene, è il migliore dei mondi possibili. Caro Pangloss, se il Governo affonda una banca e salva le assicurazioni un motivo ci sarà e di sicuro non è una vittoria del mercato: è un cambio di paradigma. Il capitalismo finanziario è in fase terminale ed un Governo ultraconservatore fa quello che ha sempre fatto: protegge gli interessi USA (le assicurazioni tutelano per diversi soggetti, Lehmann investiva soldi Dio solo sa come). Tutto tranne "è il migliore dei mondi possibili". Si legga l’ultimo libro di Attali, che Voltaire lo conosce bene.

  29. Massimo GIANNINI

    Con quello che sta succedendo e succederà si scrive che si "dimostra che l’economia del mondo è nelle mani di persone responsabili". Da economista sono basito. Ma banchieri centrali, revisori dei conti, finanzieri, managers, agenzie di ratings, controllori di ogni sorta, etc. ma dov’erano quando tutto ciò si stava producendo? Tali persone sono tenute a controllare e prevenire, chiamarle persone responsabili mi pare eccessivo. Mi sembra che tutti, incluso gli economisti, siano stati in colpiti da esuberanza irrazionale, ancora una volta ahimé…

  30. antonio

    Vorrei solo chiarire un errore di fondo che mi sembra di percepire dai commenti. Il sistema di mercato non prevede che le grandi imprese non falliscano mai. Questa semmai è dittatura. Se si osserva ad esempio lo S&P 500 (costruito con le 500 più grandi imprese) si osserverà che delle 500 imprese egli anni ’50 poche decine appartengono ancora oggi all’insieme. Le grandi imprese possono fallire e questo è un bene per il principio di concorrenza.

  31. Andrea

    Se lo stato non salva le banche in crisi vuol dire che è una grande vittoria del capitalismo. Se le salva, è una vittoria comunque, perchè significa che siamo governati da gente seria. Siamo nel bel mezzo della più grande crisi finanziaria dal ’29, partita col disastro Subprime, che ha mandato, e sta ancora mandando, sul lastrico migliaia e migliaia di famiglie che non possono pagare mutui e debiti, che perdono i risparmi o che subiscono licenziamenti. Eppure dobbiamo gioire tutti assieme per la grande vittoria del capitalismo a cui stiamo assistendo. Proprio oggi sono usciti i nuovi dati Fao che stimano un’aumento a 925 milioni del numero dei morti di fame sulla terra a causa dell’ inpennata dei prezzi. Eppure produciamo sul pianeta alimentari sufficienti per sfamare 3 volte l’umanità. Sa perchè, come dice lei, il capitalismo non è finito? Solo perchè la gente non si è ancora decisa a farlo finire.

  32. Francesco Corielli

    Caro Francesco La situazione è complicata e una delle origini di questa complicazione è, come noto, l’asimmetria dell’informazione: noi non sappiamo ancora quali banche abbiano quali posizioni e quanto valgano. Nuova incertezza: chi sarà salvato e chi no? (Sospetto: la residenza dei creditori conta?) Aspettarsi, in questa situazione, che un "mercato" porti ad una qualsiasi dei risultati virtuosi che da esso ci aspettiamo, è forse eccessivo.. Come aspettarsi che in un combattimento tra due pugili, uno bendato e l’altro no, vinca il migliore. Tu dici che il mercato vince quando si lascia fallire una banca ma, nella situazione attuale, ti aspetti veramente che tale vittoria abbia qualche conseguenza positiva? Io penso che il mercato vinca quando valgono le condizioni perchè dia almeno risultati di efficienza. Ma qualcuno avrebbe, ad es, il coraggio, allo stato attuale delle cose, di rendere pubbliche le esposizioni, ragionevolmente valutate, almeno delle banche più importanti? Cosa farebbe il “mercato” una volta in possesso di tale informazione? Ignoro una soluzione al problema e sospetto la ignori pure il “mercato”.

  33. Marco Di Marco

    Gentile prof. Giavazzi, non riesco più a capire che cosa è mercato e cosa no (non è colpa sua, ovviamente). Io ho una visione semplicistica, in cui "mercato" significa l’insieme degli scambi di beni e servizi e tutti gli altri eventi che concorrono a renderli possibili. Quindi, per dire se il mercato ha vinto o perso devo sapere se eventi specifici (o catene di eventi) del periodo recente hanno "migliorato" in qualche senso il mercato, tenuto conto del contesto. I commenti di questi giorni non mi aiutano a capire. Vince il mercato se c’è una selezione "dolorosa" (meno lavoratori e meno banche)? E se cade l’output? Ho due problemi: (1) qual’è il metro di valutazione della vittoria del mercato? Il volume dell’output netto portato sul mercato, cioè il PIL reale? Oppure qualche indice di Borsa? (2) Qual’è il controfattuale degli eventi realmente accaduti? Un mondo più regolato, senza finanza creativa? Prendiamo due macroeventi: la bolla speculativa sul greggio, che probabilmente ha ridotto l’output. Quella sugli immobili USA, che ha innescato l’effetto-domino. Se per ipotesi, con meno speculazione, si avessero più output e meno profitti speculativi, vincerebbe il mercato? O no?

  34. Giuseppe Zelaschi

    Noi Europei abbiamo vissuto nella ‘bambagia’ per un cinquantennio protetti dal muro di Berlino ed automaticamente dagli Stati Uniti. Per noi ‘civiltà dei diritti’ non è neanche immaginabile pensare che una società di dimensioni superiori ad una ‘PMI’ sia soggetto al fallimento. Portroppo nel futuro prossimo venturo, non potremo più ‘ vivere di rendità’ e dovremo attrezzarci anche culturalmente per recepire anche da parte nostra questi eventi drammatici. Lo spauracchio dei fallimenti e dei licenziamenti dovrebbero dovrebbero farci orientare verso una ‘civiltà dei doveri’ dove gli individui devono vivere non di rendita ma ‘vivere di valore aggiunto’. Questo vuol dire che il ‘lavoro’ dovrà necessariamente tramutarsi in ‘valore’.

  35. giuseppe

    A quanto pare il capitalismo vince sempre e comunque! Anche quando le perdite generate dalle iniziative speculative scellerate dei "brillanti" operatori del mercato "perfetto" (che nel frattempo si sono arricchiti) vengono accollate agli ignari contribuenti che pagano le tasse! Perchè non si vuole ammettere che il mercato perfetto è un’utopia?

  36. El

    Proprio una bella notizia, altra socializzazione delle perdite dopo la privatizzazione dei profitti. (Anche se via acquisizione pubblica non tenera). Fa piuttosto ridere quanto lei scrive professore, che vive in un mondo fantasioso fabbricato a propria convenienza, piuttosto lontano dal mondo reale e l’economia reale. Già Gramsci scriveva che certi metafisici stanno sempre li a piangere perche il mondo è diverso dalla propria fantasia. Ma si, alla fine ci sono uomini responsabili, insomma dei praticoni, che decidono senza guardare in faccia la metafisica economica. Con amicizia.

  37. Paolo Figini

    Forse c’è un refuso. L’ultima frase della postilla di Giavazzi si sarebbe dovuta leggere così: "Ma è anche una buona notizia perché dimostra che l’economia del mondo è nelle mani di persone responsabili che non decidono guidate dall’ideologia (come pure ieri qualcuno, su lavoce.info, suggeriva), ma dal buon senso." 🙂 In realtà non decidono né guidate dall’ideologia, né guidate dal buon senso, ma solo e sempre dalla difesa degli interessi di chi è troppo importante per fallire. La nazionalizzazione (pardon, il salvataggio pubblico) allora non è altro che il proseguimento del libersmo con altri mezzi.

  38. luigi zoppoli

    La postilla è stata puntuale. Il buon senso che lei richiama pure. Chissà perchè qualcuno potrebbe sostenere che non c’è un mercato o potrebbe comunque censurare l’amministrazione americana per gli interventi che ha deciso AIG compreso. Oltre a dimostrare pragmatismo, mi pare che il governo faccia solo il suo mestiere che non è ideologico ma di salvaguardia dei cittadini e dei mercati. Ho come la sensazione che le opinioni, tutte ammissibili, per carità, si focalizzino su aspetti teorici e di principio quando la posta in gioco è il risultato. luigi zoppoli

  39. Guido Campanini

    Se Alitalia fosse stata americana… ? ricordate la Pan Am?

  40. FM_nomics

    Gentile Professore, davvero non è chiaro per quale motivo i "suggeritori di Washington" sarebbero mossi da ideologia. Nel suo intervento non c’è che un religioso richiamo alle virtù di un non meglio specificato mercato, che appare – per quanto desumibile – del tutto in linea con la stessa ideologia. Come si giustifica Il suo elogio del buon senso che chiude la postilla di oggi, alla luce di quanto affermato ieri? Anche lei un "libertario mammone"? Lei non ammette, evidentemente, coraggiose smentite. Sembra ingenuo, per quanto si desume da FG-MK1, pensare che la FED non abbia valutato, prima di decidere, tutte le alternative e le relative conseguenze. L’impresa del mondo di Varian (base) è una utile finzione didattica, non una entità reale. Una compagnia di assicurazione e riassicurazione è diversa da una impresa automobilistica per grado di esposizione e di interconnessione con altre imprese commerciali. Questi saranno certamente fattori considerati dagli antiquati interventisti della FED e del Tesoro americano. D’altra parte, aspetterei gli eventi prima di cadere nei facili elogi del salvataggio pubblico, desumibili dal Giavazzi MK2.

  41. umberto

    Solo due settimane fa avevamo la trasparente vittoria del mercato. E ora?

  42. Sono passati esattamente 10 anni. Abbiamo visto che ciò che Giavazzi salutava come una vittoria del mercato e un bel giorno per il capitalismo, si è trasformato in un incubo. Ancora oggi ci lecchiamo le ferite.

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